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Hartmann - Twenty Times Colder
14/10/2025
( 1445 letture )
A 55 anni e con ormai una decina di album solisti alle spalle, il singer, chitarrista e songwriter tedesco Oliver Hartmann prosegue il percorso nell’ambito del melodic hard rock europeo. Twenty Times Colder segna infatti un nuovo capitolo nella sua lunga carriera, la cui traiettoria artistica attraversa oltre trent’anni di musica tra hard rock, AOR e prog melodico. Dopo gli esordi nei At Vance e varie collaborazioni in studio e dal vivo, tra cui vale senz’altro la pena citare i progetti con Avantasia, Avalon e Rock Meets Classic, Hartmann ha consolidato uno stile classico e basato su melodia e solidità esecutiva. Prodotto ancora una volta dall’amico e compagno di tante avventure musicali Sascha Paeth, il disco mostra una coerenza ammirevole e un suono curato e cristallino, ma anche la sensazione che l’ispirazione si sia un po’ affievolita rispetto ai momenti più luminosi della sua carriera.

L’album si apre con decisione grazie alla title track, dal riff energico e dal ritornello accattivante, che subito mette in mostra il tocco elegante e la produzione scintillante di Paeth. Segue No One but You, più groovy e stratificata, con linee di basso pulsanti e una sezione ritmica che dà spinta e dinamismo, mentre This Heart si muove su binari più radiofonici, alternando strofe soffuse e ritornelli aperti da cori ampi e ariosi. Just Fly è uno dei momenti migliori del disco, con un andamento più vivace e un assolo ispirato, che riporta dritti alle sonorità melodic hard rock e AOR dei tardi Ottanta. Tuttavia, non mancano passaggi sin troppo derivativi e momenti in cui si sfiora addirittura il plagio stilistico di Deep Purple e specialmente Whitesnake, tanto nei fraseggi chitarristici quanto nelle armonie vocali, che richiamano apertamente l’era 1987 di Coverdale e compagni. Brani come Alone e Don’t Cryoffrono un lato più introspettivo e raccolto, con chitarre acustiche e tastiere che creano atmosfere delicate e malinconiche. Nella seconda parte dell’album il ritmo cala sensibilmente: Valentine’s Day e Heart Over Mind mostrano melodie sciolte ma prive di mordente, mentre Remember Me chiude in maniera pulita ma sin troppo prevedibile. Complessivamente buina la resa sonora, con le tastiere di Markus Nanz che aggiungono profondità e una patina di una certa eleganza ai brani, mentre la batteria di Markus Kullmann dona compattezza e dinamica, restituendo un suono rotondo e bilanciato anche grazie all’esperta produzione di Paeth.

Naturalmente è la voce di Oliver Hartmann a fare la differenza. Calda, duttile, piena di sfumature, riesce a dare vita anche ai brani meno ispirati e a trasmettere un senso di passione sincera. Tuttavia, il songwriting appare spesso appiattito su formule già rodate e poco coraggiose. Twenty Times Colder è un lavoro onesto e ben realizzato, ma non riesce a sorprendere né a superare la soglia della routine: un album solido e professionale, che garantisce una sufficienza piena, ma che non lascia un segno duraturo e non eleva Hartmann da quelli che restano i momenti più alti della sua carriera in studio e dal vivo, vale a dire a fianco di Tobias Sammet e Sascha Paeth in Avantasia.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
68 su 5 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2025
Sonic 11 / Pride & Joy Music
Hard Rock
Tracklist
1. Twenty Times Colder
2. No One but You
3. This Heart
4. Alone
5. Just Fly
6. Don’t Cry
7. Someone Like You
8. The Time of Your Life
9. Valentine’s Day
10. Heart Over Mind
11. Remember Me
Line Up
Oliver Hartmann (Voce, Chitarra)
Markus Nanz (Tastiere)
Armin Donderer (Basso)
Markus Kullmann (Batteria)
 
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