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07/12/25
BATTLE BEAST + DOMINUM + MAJESTICA
LIVE CLUB - TREZZO SULL\'ADDA (MI)
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Human Fortress - Stronghold
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19/10/2025
( 739 letture )
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Gli Human Fortress tornano con un nuovo capitolo nella carriera di una band che, più di vent’anni fa, aveva sorpreso la scena power metal con un debutto inaspettatamente maturo. Lord of Earth and Heavens Heir, uscito nel 2001, fu infatti un vero fulmine a ciel sereno: un disco raffinato e sinfonico, capace di unire la potenza del metal teutonico con melodie maestose e arrangiamenti orchestrali di grande gusto. Merito soprattutto della voce cristallina di Jioti Parcharidis, dotato di un timbro teatrale e di una tecnica espressiva fuori dal comune, che lasciò il gruppo per problemi di salute, unendosi poi a Victory e Herman Frank, per poi allontanarsi definitivamente dalle scene. Da allora la band, pur attraversando vari cambi di formazione, ha mantenuto una coerenza di fondo, continuando a proporre un power metal epico e melodico, anche se via via più diretto e asciutto rispetto agli esordi. Con questo nuovo Stronghold, settimo album in studio della band, gli Human Fortress si ripresentano in una veste moderna ma fedele alle proprie radici, sotto la produzione vigorosa di Alex Krull (mente di Atrocity e Leaves’ Eyes).
Il disco parte con energia grazie alla title track, costruita su riff incisivi e un ritornello immediato che richiama i fasti dei primi anni Duemila, seguita da The End of the World che prosegue sulla stessa linea, mescolando atmosfere eroiche e power melodico di scuola Kamelot, mentre Pain offre uno dei momenti più ispirati con un crescendo emotivo ben supportato dalla voce dell’esperto singer brasiliano Gus Monsanto (già sentito negli anni con i power prog metallers francesiAdagio e con i Revolution Renaissancedi Timo Tolkki) e qui in grande controllo, non dotato di una tecnica sopraffina nè del tocco interpretativo del predecessore, ma sicuramente di sostanza e mestiere. The Abyss of Our Souls è il vertice del disco, con una costruzione narrativa che rievoca le orchestrazioni e il senso epico a cavallo tra Kamelot e Blind Guardian. Nella seconda parte emergono episodi più oscuri come Under the Gun e Silent Scream, brani che si muovono su territori mid-tempo dal gusto quasi doom, dove si avvertono echi del power più robusto e drammatico dei Nineties, in particolare di Morgana Lefay e Tad Morose. La produzione mette in risalto le chitarre e la sezione ritmica, restituendo un suono potente e nitido, ma a tratti penalizzato da un’eccessiva uniformità nelle strutture. La copertina si inserisce perfettamente nell’immaginario epico degli Human Fortress, raffigurando un castello imponente e misterioso, circondato da nubi e bagliori di battaglia, che richiama l’iconografia classica del power metal di stampo europeo. L’artwork, realizzato da Gyula Havancsák (nota firma del metal contemporaneo, già al lavoro con Stratovarius, Grave Digger e Destruction), incarna l’essenza del disco con un tocco vintage e allo stesso tempo cinematografico, un’immagine che racconta visivamente e con efficacia la direzione sonora del gruppo.
Nel complesso, Stronghold è un album solido e piacevole, che conferma la buona forma strumentale della band e la prova vocale autorevole di Gus Monsanto. Tuttavia, la prevedibilità del songwriting e l’assenza di veri momenti memorabili impediscono all’album di spiccare nella discografia del gruppo. Pur offrendo un ascolto gradevole e ben prodotto, Stronghold rimane un lavoro di mestiere più che di ispirazione, lontano dall’impatto e dal fascino dei primi capitoli.
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5
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Defender of the crown uno dei giochi piú belli mai giocati in vita mia. La nostalgia mi resterà sempre. Defenders of the crown grande canzone. Il disco peró non l\'ho sentito tutto.
Ascolteró questo disco su Spotify, per amore del gioco, della canzone (che parla di Templari e della difesa di Gerusalemme e quindi mi piace), di Gus Monsanto (bravissimo negli Adagio e nei Revolution Reinassance di Tolkki, chi se li ricorda?). |
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4
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Ho ascoltato un singolo dell\'album e, niente, imbarazzante/i. |
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3
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Defenders of the Crown era effettivamente un capolavoro di power epic metal con uno Jioti Parcharidis da brividi. |
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2
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I primi due album con Jioti Parcharidis per me sono quasi dei capolavori. Col cambio di voce e genere poi li ho abbandonati. Proverò comunque a dare un ascolto a questo album |
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1
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Bello rittovarli. I primi due col cantante greco era no davvero ottimi lavori, 20 anni fa pero! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Stronghold 2. The End of the World 3. Pain 4. Mesh of Lies 5. The Abyss of Our Souls 6. Under the Gun 7. Silent Scream 8. Death Calls My Name 9. Road to Nowhere 10. The Darkest Hour
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Line Up
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Gus Monsanto (Voce) Todd Wolf (Chitarra) Volker Trost (Chitarra) André Hort (Basso) Apostolos Zaios (Batteria)
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RECENSIONI |
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