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Motley Crue - Quaternary
01/11/2025
( 766 letture )
Per dieci anni eravamo stati invincibili. Nessuno poteva toccarci. Il nostro narcisismo sfuggiva a ogni controllo. Tommy e io avevamo pensato: al diavolo Vince Neil. Non scrive i pezzi, beve come una spugna e sa essere un gran rompicoglioni. Avevamo creduto che si trattasse solo di noi, Nikki e Tommy, i Terror Twins. Ci eravamo dimenticati di essere una squadra e che Vince era l’attaccante. Avevamo scordato che cosa erano i Mötley Crüe, la collisione casuale di quattro personalità molto dotate, diverse e piene di difetti.

(The Dirt)

Dopo un intero decennio di gloria e sfrenato edonismo la macchina tutta sesso, droga e rock’n’roll brinda alla propria celebrazione ignara di quanto stia per accadere di lì a breve: ironia della sorte, la raccolta Decade of Decadence ‘81-‘91 esce appena un giorno prima di Nevermind, simbolo di quell’ondata di musica alternativa che travolgerà il carrozzone glam metal e ridefinirà il volto dei primi anni Novanta.

Stremati dai ritmi massacranti dei tour e indeboliti dai litigi fra i vari membri (in particolare Sixx e Lee contro Neil), i Motley arrivano al punto di non ritorno con l’abbandono dello storico frontman, licenziato o andatosene volontariamente all’inizio del 1992. Mentre l’uragano da Seattle miete sempre più vittime lungo il peccaminoso Sunset Strip, il gruppo riparte assoldando al posto del biondo sciupafemmine il cantante dei The Scream John Corabi, individuato nel sottobosco losangelino grazie a Let It Scream (1991), full-length d’esordio che ha ricevuto i complimenti di Nikki direttamente sulle pagine di Spin.
Rispetto all’ex-singer (nel frattempo dedicatosi alla carriera solista all’insegna dell’hard/glam in Exposed e dell’alternative rock in Carved in Stone), il talentuoso John ha una voce roca, potente e maschia, tutto il contrario di quella stridula e lasciva di Vince; oltre a ciò, il fatto che sia un songwriter e un chitarrista aiuta molto il processo di scrittura in quanto Mick Mars per la prima volta si trova a dialogare con un “suo pari” e il bassista non è l’unico a doversi sobbarcare la totalità delle composizioni.

Per dare forma concreta al successore di Dr. Feelgood occorre un biennio e solo il 15 marzo del 1994 arriva Motley Crue, sin dal nome un tentativo di affermare il rinnovamento di un’identità musicale non più legata al ruvido istinto di Too Fast for Love, al cerchio perfetto di Shout at the Devil e tantomeno al rombare libidinoso di Girls, Girls, Girls o allo smaliziato hard rock prescritto dal Dottore. No, il disco omonimo elide la carica sessuale del glam e la bastardaggine sleaze, respira il vento del grunge nelle chitarre distorte e nei segmenti unplugged, ma alla fine abbraccia una più ampia dimensione rock, ispiratissima, tradizionale eppure contemporanea nonché matura come mai ci si sarebbe aspettati da bad-boys di quel calibro. Ne siano fulgida testimonianza i granitici mid-tempo di Power to the Music, Hooligan’s Holiday, Hammered, Til Death Do Us Part o Droppin’ Like Flies, il pugno allo stomaco di Uncle Jack, le più sbarazzine Welcome to the Numb/Smoke the Sky, il pathos di Misunderstood e la delicatezza acustica di Loveshine e Driftaway.

Flop commerciale e ripudiato quasi all’unanimità, l’album a dire il vero è il migliore che la band potesse realizzare nel suo momento peggiore: boicottato da MTV, non pubblicizzato a dovere dall’Elektra Records, imparagonabile alle uscite precedenti e senza Vince Neil, il self-titled banalmente non era quello che il pubblico voleva e richiedeva ai Motley Crue, il simbolo più luccicante del vizioso filone glam metal.

Al di là dell’impatto deleterio e della rivalutazione chiaramente tardiva, l’era Corabi nasconde un’ulteriore sorpresa, ovvero una sorta di prolungamento anomalo intitolato Quaternary, extended-play in tiratura limitata ordinabile via posta da chi aveva scelto di comprare il disco, mentre in Giappone si poteva acquistare una variante deluxe con nove brani per un totale di quarantacinque minuti.
Ognuna delle quattro tracce iniziali reca la firma di un diverso componente del gruppo (the power of four si legge in The Dirt), invece le altre -escluso il remix a cura degli Skinny Puppy- sono eseguite dalla line-up al completo. Questo fa sì che il maxi-EP da un lato conservi l’impronta dell’album madre, dall’altro se ne allontani a favore di un inedito approccio all’industrial, genere che all’epoca rientrava tra gli ascolti di T-Bone e del mastermind Nikki Sixx.

Speak the language of rhythm

Campionamenti, pattern ritmici in loop, riff quadrati, synth, distorsioni vocali e un grossolano flow hip-hop: boom over here, boom over there, boom everywhere! Apre Tommy Lee e sono guai immediati dato che Planet Boom osa abbinare al moniker dei Crue un azzardo industrial rap metal in netto anticipo su Generation Swine e i Methods of Mayhem. Puro oltraggio e candida eresia, la bravata è in realtà un guilty-pleasure da non sottovalutare e il batterista non se n’è mai pentito anzi, solo due anni dopo l’ha riproposta in una forma aggiornata (Welcome to Planet Boom) per la colonna sonora di Barb Wire, film dove recita l’ex-moglie Pamela Anderson.
Di ben altro tenore Bittersuite, strumentale blues dalla quale emergono la raffinatezza e le qualità tecniche di Mick Mars, intento ad omaggiare i suoi guitar hero in un esercizio virtuoso che fonde gli insegnamenti dei vari Jeff Beck, Hendrix, Blackmore e Gary Moore. Da bravo “gemello cattivo”, anche Nikki Sixx gioca la carta dell’industrial nel vivido rancore di Father, a differenza di Nona (interludio di Girls, Girls, Girls) dedicata ad un membro della famiglia che ha rovinato parte della sua vita. Lo sfogo, grezzo e umorale, attinge a piene mani dai Nine Inch Nails di Trent Reznor (l’interpretazione canora è al limite del plagio) e a completare il ventaglio di influenze ci pensa John Corabi nella dilettevole Friends, due minuti al pianoforte coronati da armonie di marca beatlesiana. I quattro si ritrovano in corrispondenza della trascinante Babykills, hard rock solare e contagioso a metà fra Poison Apples e Welcome to the Numb per un efficace outtake in grado di rispolverare la vecchia attitudine rock’n’roll, dedita a sostanze proibite e donne altrettanto pericolose.

L’edizione del Sol Levante aggiunge al computo il torrenziale rifacimento elettronico di Hooligan’s Holiday (11 minuti nei quali gli Skinny Puppy si divertono a creare un’orgia breakbeat insostenibile per i fan ottantiani), un solido work-in-progress di Hammered e due ulteriori prelibatezze, la maleducata grinta hard rock di Livin’ in the No (hendrixiana nell’ossequio introduttivo a Voodoo Child) e la gemma luccicante di 10.000 Miles Away, power ballad con una forte anima blues impreziosita da un secondo tributo al grande Jimi (Little Wing) e dalle meravigliose sfumature vocali di Corabi agghindanti “la Misunderstood delle B-Sides”.

Frutto di sessioni tanto allegre (le battutacce/siparietti con Bob Rock tra un brano e l’altro) quanto produttive, Quaternary è l’immagine di una band in salute, coesa e aperta al cambiamento nel voler sperimentare differenti linguaggi musicali. Purtroppo, la sintonia creatasi venne bruscamente interrotta per le deficitarie vendite dell’album (esordio nella top 10, poi un crollo verticale) e un tour andato a rotoli nel giro di poche settimane; il cantante, reo di non essere una star (…), a malincuore dovette fare i bagagli e i tre membri superstiti, obbligati da management e avvocati, richiamarono Vince Neil all’ovile disseppellendo controvoglia l’ascia di guerra.

L’EP giapponese, incastonato nella fase più tumultuosa della carriera, ha quindi il merito di rimarcare la bontà stilistica dell’omonimo e di piantare semi industrial che tuttavia non germoglieranno nell’aridità del confuso Generation Swine, l’ultimo atto (in veste di compositore accreditato solo in un paio di canzoni) della sfortunata parentesi John Corabi, un ottimo vocalist a torto ritenuto non idoneo per quegli scapestrati dei Motley Crue.



VOTO RECENSORE
73
VOTO LETTORI
65 su 1 voti [ VOTA]
Shock
Giovedì 6 Novembre 2025, 16.01.06
7
Quasi tutti i gruppi della scena hair metal tentarono di restare a galla all\'epoca del grunge cercando di fare album con un sound moderno, fallendo quasi tutte miseramente. Però ci furono eccezioni (dal punto di vista qualitativo), tipo i Crue con Corabi e i Shotgun Messiah che con Violent new breed tirarono fuori un disco fenomenale.
P2K!
Giovedì 6 Novembre 2025, 8.56.03
6
Spesso per i dischi usciti all\'epoca dell\'esplosione del grunge (e tutti andati malissimo come vendite), sento attribuire la causa al fatto che le band dell\'epoca \"d\'oro\" del metal/hardrock avessero cambiato stile per adeguarsi ad un mood che non gli apparteneva. Secondo me i Motley Crue, anche fossero rimasti con Vince Neil alla voce e avessero tirato fuori un disco sul genere di \"Doctor Feelgood\", avrebbero comunque fatto flop perché all\'epoca l\'audience voleva altro, e vedere comunque nei negozi un disco a marchio Motley Crue (o qualsiasi altro nome di quel movimento) non attirava all\'acquisto, anche se il disco era valido, perché associato ad un genere che non andava più... Questo discorso è da ricondursi un po\' a tutte le band dell\'epoca. Le uniche band che riuscirono a reggersi furono i Metallica (che si ripresentarono cambiando DRASTICAMENTE il sound e look), gli Aerosmith e i Bon Jovi, per il resto abbiamo una sequela di dischi uno più fallimentare dell\'altro, colpevoli solo di avere un nome in copertina che rimandava troppo al Metal/hardrock patinato degli \'80.
Aceshigh
Mercoledì 5 Novembre 2025, 16.32.57
5
Babykills e 10.000 Miles Away meritano: sono due pezzi molto belli (anche se inferiori al 95% di quelli presenti sull’omonimo del ‘94). Bello lo strumentale di Mars, non male il brano di Corabi e Livin’ in the No. Per il resto la grandezza di Hooligan’s Holyday è inversamente proporzionale all’utilità di questa sua extended version e della demo di Hammered. I pezzi di Lee e Sixx per me peggio pure di quello che faranno su Generation Swine (e ho detto tutto). Voto 65
Kronos
Domenica 2 Novembre 2025, 19.47.03
4
Morti nel 1985 e risorti nel 1989.
Epic
Domenica 2 Novembre 2025, 17.00.08
3
Resta un buonissimo album, anche se i fan dell\'epoca lo hanno ripudiato. Non sono i MC, veri mancano le mega hit degli anni 80, però un ottimo lavoro. 75
Galilee
Domenica 2 Novembre 2025, 11.08.13
2
Non l\'ho mai ascoltato. Ovvio la maggior parte delle canzoni le conosco. Diciamo che fino all\'omonimo è tutto oro colato. Generation swine invece se escludiamo 3/4 pezzi è abbastanza una cagata. E qua mi sa che se ne respirava già l\'aria.
Shock
Sabato 1 Novembre 2025, 17.31.05
1
Che porcheria, almeno per la maggior parte. Le uniche cose che salvo sono Babykills (ottima veramente), e 10.000 miles away (con un grande Corabi). I pezzi di Lee e Sixx sono una gran porcata. Il peggio arrivò col ritorno del panzone e Generation Swine.
INFORMAZIONI
1994
Elektra Records
Industrial/Alternative
Tracklist
1. Planet Boom
2. Bittersuite
3. Father
4. Friends
5. Babykills
6. 10.000 Miles Away
7. Hooligan’s Holiday (Extended Version)
8. Hammered (Demo)
9. Livin’ in the No (Demo)
Line Up
John Corabi (Voce, Chitarra, Pianoforte su traccia 4)
Mick Mars (Chitarra, Cori)
Nikki Sixx (Basso, Cori, Voce su traccia 3)
Tommy Lee (Batteria, Sintetizzatori, Cori, Voce su traccia 1)

Musicisti ospiti:
Skinny Puppy (Tastiera, Sintetizzatori su traccia 7)
 
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