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07/12/25
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Styx - Circling From Above
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02/11/2025
( 687 letture )
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Cinquant’anni di carriera non sono uno scherzo. Nel caso degli Styx, poi, rappresentano una storia fatta di cicli, cambi di formazione, qualche sbandata e parecchi ritorni in grande stile. Con Circling From Above, il loro diciottesimo album in studio, la band americana dimostra che si può invecchiare bene anche nel rock, senza però scadere nell’autoparodia e senza doversi aggrappare forzatamente al passato come unica ancora di salvezza. Il nuovo lavoro, infatti, non punta a stupire o riscrivere le regole, ma si presenta come un disco solido, onesto, ben suonato e soprattutto credibile. La produzione è limpida e moderna, ma lascia respirare quella patina vintage che è sempre stata parte del DNA Styx. Il suono è pulito, equilibrato, ben costruito. L’impianto è decisamente classico, ovvero chitarre, tastiere e le “tipiche” armonie vocali che riportano alla mente la stagione d’oro dei seventies, ma il modo in cui tutto viene assemblato restituisce una freschezza inaspettata. Non è un album nostalgico nel senso stanco del termine, ma un lavoro che prende atto della propria storia rimettendola in gioco, con gusto e misura.
L’apertura dell’album, con la title-track, stabilisce subito l’atmosfera. Quelle tastiere sospese e la costruzione quasi “spaziale” evocano un certo spirito floydiano, ma filtrato attraverso il marchio di fabbrica Styx. È un’introduzione che prepara bene al resto, un modo elegante di dire: “siamo sempre noi, ma non ci stiamo ripetendo”. Da lì in poi, il disco scorre con una coerenza che è uno dei suoi punti di forza. Build and Destroy, che si candida a mani basse ad entrare nella lista dei “nuovi classici”, porta in primo piano la componente rock della band, con i suoi riff rotondi, voci intrecciate e un’energia che ci ricorda quanto Shaw e soci sappiano ancora costruire pezzi immediati ma tutt’altro che superficiali. Michigan, invece, si prende il tempo di respirare: è un mid-tempo melodico, con un arrangiamento curato e un tocco di malinconia che funziona bene. Brani come King of Love e It’s Clear mostrano il lato più riconoscibile del gruppo: grandi armonie, tastiere ben presenti e quella capacità di far convivere l’anima pop-rock con una più ambiziosa, quasi prog. Qui si percepisce il gusto per il dettaglio, per la costruzione armonica precisa, senza scivolare mai nell’autocompiacimento. C’è spazio anche per momenti più tranquilli e riflessivi, come Forgive, che si muove su toni acustici e mette in risalto la voce, oppure per episodi più giocosi come Everybody Raise a Glass, dove i richiami ai Queen diventano quasi un omaggio dichiarato. È uno di quei pezzi in cui la band si concede di essere teatrale e leggera allo stesso tempo, e sorprende quanto riesca a funzionare. In Blue Eyed Raven il mood cambia ancora: il brano profuma di folk-rock dalle sfumature gipsy, con strumenti acustici che danno colore e respiro. È uno dei momenti in cui si percepisce meglio la maturità della band, la voglia di inserire variazioni senza perdere coerenza. Lo stesso vale per She Knows, dove Lawrence Gowan e Will Evankovich si prendono qualche libertà creativa, sperimentando timbri e arrangiamenti meno prevedibili. Man mano che l’album avanza, si nota come la scaletta sia costruita con equilibrio: alterna slanci e pause, momenti più energici e passaggi quasi introspettivi, fino al finale di Only You Can Decide, che chiude tutto con tono riflessivo e una certa serenità. È una conclusione che sa di bilancio, come se il gruppo volesse rimarcare il loro essere presenti qui ed ora facendo la musica che più preferiscono. Sul piano stilistico, i riferimenti non mancano: i Queen si affacciano qua e là nelle armonie e nella teatralità di certi arrangiamenti, i Pink Floyd tornano nelle atmosfere più sospese e nella cura per i suoni di tastiera. Ma non si tratta di imitazioni, gli Styx sono troppo navigati per cadere nella trappola del citazionismo, e prendono tutte queste influenze e le usano come colori per ridefinire la propria tavolozza. Dal punto di vista tecnico, nulla da eccepire. La produzione è limpida e spaziosa, con ogni strumento al suo posto. Le voci si intrecciano ancora con quella precisione che è marchio di fabbrica della band e i musicisti mostrano un mestiere che è frutto di decenni di esperienza, di conoscenza reciproca e di gusto. Non c’è virtuosismo fine a sé stesso, ma una ricerca costante dell’equilibrio e un lavorare costantemente per le canzoni e per il sound della band. Ovviamente, non è un album che rivoluziona nulla. Qualche brano resta più convenzionale e certe parti possono sembrare eccessivamente levigate per chi ama il lato più ruvido del gruppo. Tuttavia, nel complesso, Circling From Above riesce dove molti falliscono, ovvero suona autentico. È un disco maturo, scritto e arrangiato con attenzione, capace di evocare il passato senza rimanervi intrappolato. Pur non essendo un album “epocale”, risulta comunque essere un gran buon disco nel senso più concreto del termine: piacevole da ascoltare, curato, coerente, suonato da musicisti che sanno ancora comunicare qualcosa. Gli Styx non cercano di dimostrare nulla, semplicemente fanno quello che sanno fare meglio, e lo fanno con la sicurezza di chi non ha più bisogno di dimostrare niente a nessuno.
In tempi in cui molte band storiche vivono solo di revival o di autocelebrazione, Circling From Above è una prova di dignità artistica e lucidità. Gli Styx non inseguono mode, ma nemmeno si rifugiano nel passato. Stanno nel loro presente, con eleganza e consapevolezza. Ed è forse proprio questo il merito maggiore del disco: ricordarci che la maturità, quando è sincera e ben espressa, può essere ancora una forma di ispirazione.
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8
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Ottimo disco. Forse il migliore dei cloni Styx, perchè senza il leader Dennis DeYoung questa è una buonissima band, ma la grandeur dei tempi di DDY è andata per sempre. Mi è piaciuto molto un 75 pieno. Qua è là si vede ancora il trademark della band, ma con DDY era un’altra cosa, lo si vede anche dalla assoluta mancanza di brani di lunga di rata e dalla quasi assenza di fughe strumentali. |
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7
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Per AfterDark : Innanzitutto, Buon compleanno.. Per quanto riguarda Bella Ciao, non conosco le idee politiche degli Styx, però, vista la notorietà a livello mondiale del Brano, ( che piaccia o meno, è un altro discorso ), non vedo così improbabile la possibilità che abbiano, in maniera consapevole e volontaria, voluto rendergli \"omaggio\" riprendendone le melodie. |
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6
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Il precedente Crash of The Crown a me era piaciuto tantissimo: è un parere assolutamente soggettivo (e legittimamente non condivisibile), ma per me rimane il loro miglior album dai tempi d’oro. Questa nuova release non è a quel livello lì, ma è comunque l’ennesimo album valido (soprattutto la prima metà) di questa grandissima band. Sempre di classe superiore per quanto riguarda la cura per gli arrangiamenti e per l’amalgama e l’alternanza/compresenza delle varie voci; e qui sicuramente il ricordo dei Queen ci può sicuramente stare, così come per quanto riguarda la varietà stilistica che si riscontra da un pezzo all’altro. Grande band che difficilmente delude. Voto 78 |
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5
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@LUCIO77 non conosco la versione di Bella Ciao che citi tu, ma la progressione di note nella canzone in questione, é assolutamente molto simile; in sede di ascolto anche a me ê venuto in mente subito il brano, ma ho reputato non inserire specifica in recensione, in quanto, nonostante tutto, é non dico impossibile, ma molto improbabile, che Shaw e soci abbiano pescato effettivamente da lì; cosa diversa per le altre influenze, che essendo più trasversalmente conosciute, sono chiaramente più facilmente riconducibili. Poi tutto ci sta, solo gli Styx potrebbero rispondere alla domanda… 😉😉 |
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4
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Vedo che secondo il recensore siamo in linea con Crash Of The Crown come voto, che non faceva gridare al miracolo ma era sicuramente buono. Sono interessato anche a questo anche perché di loro ho tutto. Poi c\'è Ricky Phillips e Gowan, quest\'ultimo artista scozzese attivo in Canada, che ha dato alle stampe un gioiello pomp ( come il primo \'Gowan\' 82 ) e di aor davvero non convenzionale come Great Dirty World ( 87 ) e Lost Brotherhood ( 90 ), in cui compaiono gente come Jon Anderson e Alex Lifeson, infatti leggo con piacere che anche qua Matteo dice che si prende qualche libertà creativa.....interessante |
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3
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Ho dato un 80.
Avrei potuto dare anche qualcosa in più ma....
quanta consapevolezza c\'è da parte loro nell\'aver scritto un brano praticamente simile a \"Bella ciao\" ossia \"Blu eyed ravenn\"?
Mi piacerebbe avere un parere da parte di Tommy Shaw sul citato brano. |
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2
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Gli Styx che coverizzano la versione dei Modena City Ramblers di Bella Ciao. |
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1
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Blue Eyed Raven o Bella Ciao??? ...Cmq bel disco diverso dal classico stile Styx,voto 77. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Circling From Above 2. Build and Destroy 3. Michigan 4. King of Love 5. It’s Clear 6. Forgive 7. Everybody Raise a Glass 8. Blue Eyed Raven 9. She Knows 10. Ease Your Mind 11. The Things That You Said 12. We Lost the Wheel Again 13. Only You Can Decide
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Line Up
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Tommy Shaw (Voce, Chitarra) James “JY” Young (Chitarra, Voce) Will Evankovich (Chitarra, Cori) Lawrence Gowan (Tastiera, Voce) Ricky Phillips (Basso) Todd Sucherman (Batteria, Percussioni)
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RECENSIONI |
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