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ALCATRAZ - MILANO

Forefather - Steadfast
( 2359 letture )
Quinto capitolo della saga (è il caso di dirlo) dei Forefather dei fratelli Athelstan e Wulfstan, entrambi membri anche del colorito carrozzone chiamato Folkearth, i quali continuano a percorrere la strada tracciata ormai quasi dieci anni fa col primo, ottimo Ours Is The Kingdom.

Questo platter non si discosta dai precedenti per quanto riguarda le tematiche, sempre ancorate al folklore anglosassone (il fatto che si definiscano anglo-saxon metal la dice lunga), ma aggiunge una buona dose di maturità nel songwriting, quanto mai vario nel suo viaggiare in bilico tra viking, epic e metal classico.
Ad accogliere l'ascoltatore ci pensa Brunanburh e da subito si capisce come il combo britannico non sia intenzionato a prendere prigionieri: ritmi serrati basati su un blastbeat preciso e ferale quanto basta, ma conditi da evidenti rimandi alla vecchia NWOBHM, come anche alla musica tradizionale della terra d'Albione. Ottimamente calibrate le aperture melodiche ma soprattutto sugli scudi la prestazione vocale di Wulfstan. Cween of the Mark (omaggio alla Eowin tolkieniana?) cambia le carte in tavola inserendo un mood decisamente power metal mischiato a reminiscenze che sanno di Norvegia, contribuendo alla riuscita di un pezzo compatto che dal vivo deve far male sul serio. La terza traccia si apre con un riff che è un palese omaggio alla NWOBHM, nonostante il DNA della composizione si muova su coordinate completamente diverse. Con Hallowed Halls viene un po' meno il fattore sorpresa, le strutture appaiono un poco ripetitive e nel complesso, nonostante la band ci metta del suo, la traccia risulta meno convincente. Steadfast purtroppo conferma quanto appena detto, nonostante una vena rock n' roll più pronunciata, cominciando a far sorgere qualche dubbio sul fatto che il sound monolitico sbandierato dall'album nelle prime tracce si possa ritorcere contro con l'andare dei pezzi.

Prese singolarmente, tutte le tracce di questo platter hanno le carte in regola per provocare dei seri danni alle cervicali dell'incauto headbanger, essendo veloci, ottimamente suonate, con un tiro non indifferente, ma quando arriviamo a metà cd, con Three Great Ships, la ripetizione di soluzioni armoniche troppo simili tra loro comincia a logorare l'ascoltatore, a meno che non si tratti di un oltranzista del genere.

La settima traccia, la strumentale Eostre, avrebbe potuto essere la chiave di volta per riportare l'attenzione dell'ascoltatore a livelli degni di nota: purtroppo però i nostri mantengono gli stessi suoni saturi sentiti nelle tracce precedenti, rendendo lo stacco di fatto inesistente. Dove fallisce la strumentale riescono le vocals, nella fattispecie quelle del ritornello di Fire from the Sky, ottantiano e trascinante, che provoca un'inaspettata ripresa del movimento sussultorio della fida capoccia redazionale. La ripresa continua con Mellowing of the Maids, con quel nonsochè di moderno che a sorpresa si integra alla perfezione con il trademark folk della compagine d'Albione. Dopo queste relative variazioni sul tema si arriva a Wolfhead's Tree, e qui il black metal reclama la sua paternità sul sound dei Forefather, prima di lasciare spazio ancora una volta alle splendide clean vocals di Wulfstan. A concludere ci pensa Miri It Is, pezzo cadenzato e con un'intro sfacciatamente al limite tra folk e Iron Maiden. Decisamente un finale di classe, di quelli che si fanno ricordare.

Un unico appunto alla produzione, in quanto l'eccesso di riverbero e i suoni troppo grassi delle chitarre a volte creano un senso di “troppo pieno”.
In conclusione pollice in su per i Forefather, autori di un album ben realizzato sotto tutti gli aspetti, forse un po' monolitico nella parte centrale, ma godibile dall'ascoltatore medio come dal fan del genere.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
61.02 su 40 voti [ VOTA]
VIKING2000
Sabato 26 Aprile 2014, 15.38.56
5
Gran bell'album che a mio parere si merita molto di più di un 70... Certo non è una pietra miliare del viking-folk ma è veramente molto bello. Io voto 80.
fabriziomagno
Venerdì 14 Ottobre 2011, 0.10.20
4
non male, da 65, a mio parere il disco meno riuscito dei fratelli inglesi. Speriamo bene per il nuovo full lenght!!!
Luke25
Lunedì 25 Gennaio 2010, 12.31.51
3
Completamente d'accordo con il recensore. Però essendo un oltranzista del genere il mio voto deve essere per forza superiore ad un 70... Gran bell'album!!!!
Arbèla
Sabato 20 Dicembre 2008, 11.42.12
2
un gran bel cd, è vero un po' lento nella sezione centrale, ma ci sono pezzi davvero degni di nota. I testi sono eccellenti.
master444
Martedì 11 Novembre 2008, 21.28.06
1
io alzerei il voto a 80...è davvero un bellissimo cd
INFORMAZIONI
2008
Seven Kingdoms
Viking
Tracklist
1. Brunanburh
2. Cween of the Mark
3. Theodish Belief
4. Hallowed Halls
5. Steadfast
6. Three Great Ships
7. Eostre
8. Fire From the Sky
9. Mellowing of the Mains
10. Wolfhead's Tree
11. Miri It is
Line Up
Athelstan: chitarra, basso, tastiera
Wulfstan: voce, chitarra, basso
 
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