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Heretoir - Heretoir
( 3750 letture )
Erano mesi che la mia pazienza fremeva, in vista dell'uscita del primo full-lenght degli Heretoir: dopo continue sollecitazioni in redazione, informazioni sulle disponibilità di promo, tartassamenti settimanali al caporedattore fino quasi a giungere a proposte di favori di qualsiasi natura, sono riuscito ad arrivare alla data di release di questo disco.
La piccola promettente band bavarese si era già fatta notare in uno split con i corregionali Thränenkind. La raccolta riuniva quel labile concetto, del tutto contemporaneo, di coniugare il blackmetal più furioso, caotico e saturo (i Thränenkind, appunto) con le più recenti atmosfere trasognanti ed orecchiabili, "dreamy" ma malinconiche (gli Heretoir); l'abbondanza di parti strumentali era enfatizzata dalla notevole dilatazione delle strutture blackmetal e dalla presenza di tracce acustiche al suono di pianoforte. Così, con un curriculum di un demo a testa (in tutti e due i casi ristampato e rimasterizzato), una traccia blackmetal e un paio strumentali per entrambi, oltre che un brano suonato insieme, gli Heretoir tagliano il traguardo dell'opera prima con l'album in oggetto, vincendo (momentaneamente) sui cugini bavaresi.

Mi duole un po' ammetterlo, ma il grande entusiasmo iniziale è stato parzialmente oscurato dai ripetuti ascolti di questo disco e dalla successiva digestione; le zone di luce e di ombra aumentavano e diminuivano continuamente fino a raggiungere un certo grigiore, il quale è forse la tonalità che più si addice a questo lavoro; sia per quello che riguarda il campo sensoriale sia per quello che potrebbe indicare un'ipotetica valutazione basata su una scala cromatica, il responso appare un po' nebuloso.
I nostri riescono anche ad evocare interessanti paesaggi sonori - del tutto debitori dei vari Alcest, Les Discrets e Lantlôs - sfoderando un notevole songwriting che, però, rischia seriamente di rimanere sommerso sia dai nomi di questa triade, sia dalle altre piccole costellazioni che recentemente hanno sfornato prove analoghe.
Ci sono, tuttavia, dei brani notevoli che, loro malgrado, si trovano in questa scomoda situazione (Fatigue, Graue Bauten) e, anche espletando nel migliore dei modi il proprio eseguito (arpeggi nebulosi, cori eterei, fraseggi pieni di riverbero), l'impressione è sempre quella di trovarsi di fronte a dei b-sides delle varie band sovracitate; inoltre, in molti casi, quando l'ascoltatore comincia a registrare in testa le melodie che sta contemporaneamente ascoltando, si accorgerà subito che esse cambieranno e finiranno in un modo che non aveva immaginato; è come se la nostra band creasse delle melodie che si stampano subito nella mente del fruitore, ma, pur continuando a muoversi simultaneamente e all'unisono, differiscono in chiusura in modo brusco e malconcio.

C'è spazio anche per degli imbarazzanti tentativi di rispolverare lo stile più drammatico e contorto che animava i tempi passati risalenti agli anni del fatidico split: Weltschmerz sarebbe forse l'unico brano da cancellare dall'album perché si spinge un po' troppo oltre; la batteria è sparata incomprensibilmente a mille e fatica a legare con il resto della strumentazione che, in questa traccia, non crea nemmeno delle soluzioni degne di nota.
Quello che è da segnalarsi è, in realtà, sparso un po' qua e là. Come la bellissima Retreat to Hibernate (dai sapori tipicamente amesoeursiani) che parte con quell'alternative pop acustico sulle note dei The Sundays per poi fondersi nel proprio climax con i frangenti più estremi della musica, pur conservando questa scia soave e distratta.
Belli e surreali come in passato gli interludi acustici (The Escape part I e part II, 0), che hanno come unica pecca quella di durare troppo poco; degna di attenzione anche To Follow the Sun: l'acuta voce iniziale passa dall'imitazione di una figura angelica ad una specie di rapace notturno, accompagnando le belle melodie che provengono da un blackmetal passato al filtro della new wave (sulla sezione ritmica) amplificato da una produzione veramente azzeccata; anche le urla più disperate che chiudono il brano sono dilatate e smaterializzate, contribuendo perfettamente a quella sensazione di luminoso, pallido e nebbioso grigiore.
Stupendo il brano omonimo in chiusura, il quale poteva costituire (assieme agli altri buoni pezzi citati) la somma per uno dei più bei EP di sempre, piuttosto che "l'ultimo pezzo di un disco così così". Le melodie sono prese dalla tradizione indie-rock e i riff si sovrappongono e si evolvono come nel post-rock, creando il solito interessante - ma prevedibile - climax che sfumerà sulle chitarre acustiche e sulle solite voci eteree. Tempo un paio di minuti e queste voci duetteranno in una specie di pastorale buckleyana con delle carinissime e sboccianti chitarre acustiche.

Nonostante un certo piattume, quindi, ci sono 3-4 pezzi (esclusi gli strumentali) che sanno decisamente riportare l'album in superficie; questo, però, accade tendenzialmente alla fine, quando la soglia di assimilazione rischia di essere già da un po' di tempo sott'acqua. Se l'ascoltatore riuscirà nell'impresa si ritroverà, in conclusione, magicamente risollevato e potrà anche azzardare dei paragoni con i vari Alcest, Klimt1918 e Amesoeurs. Se non ci riesce (e posso ben capirlo) può sempre tornare ad ascoltare i gruppi già citati e scommettere, magari, sulla prossima uscita degli Heretoir.



VOTO RECENSORE
69
VOTO LETTORI
37.63 su 22 voti [ VOTA]
remy
Sabato 12 Novembre 2011, 11.34.03
4
Piaciuto molto.
Moro
Lunedì 2 Maggio 2011, 12.57.19
3
insomma... il percorso degli Amesoeurs era molto più vicino al dream-pop dei primi anni '90. Gli Heretoir sono un po' il b-side neanche degli Alcest (che hanno delle melodie da paura) ma dei Les Discrets e degli ultimi Lantlos (che già hanno accantonato un po' le melodie).
storytotell
Sabato 30 Aprile 2011, 15.39.58
2
mi sembra un pò pochino 69 alla luce anche di una recensione che sembra più che positiva. comunque gli amesoeurs si sono sciolti e questi heretoir a me sembrano molto preparati per seguirne il percorso tracciato.
Arvssynd
Sabato 23 Aprile 2011, 12.43.20
1
Uhm, non mi è piaciuto molto, raggiunge giusto la sufficienza.
INFORMAZIONI
2011
Northern Silence
Black
Tracklist
1. The Escape: Part I
2. Fatigue
3. Retreat to Hibernate
4. 0
5. Weltschmerz
6. Graue Bauten
7. The Escape: Part II
8. To Follow the Sun
9. Heretoir
Line Up
Eklatanz - All instruments, vocals
 
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