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07/12/25
ECLIPSE + REACH + ANDY AND THE ROCKETS
LEGEND CLUB - MILANO
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Blut Aus Nord - Ultima Thulée
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( 6584 letture )
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Ultima Thulée è un esordio col botto. Nel 1995, quando nomi importanti come Dimmu Borgir, Cradle of Filth e Emperor erano appena entrati a far parte di quella scena che di lì a poco avrebbero piegato al proprio volere, i Blut aus Nord, band francese creata da nomi e volti allora ancora anonimi, pubblicarono una release che, a tutt’oggi, rimane tra le più rappresentative all’interno della propria discografia. Ultima Thulée, infatti, era e ancora è una produzione notevole, intensa e fluente, il cui valore aumenta se si considera che, all’epoca, i membri dei Blut aus Nord non avevano (volendo considerare anche il progetto Vlad) che due anni di esperienza.
Ultima Thulée è soprattutto Vindsval: la mente e l’ideatore storico di questo combo proveniente dalle cupe lande della Normandia, infatti, dà ottima prova di sé, componendo un album ricco di influenze molto diverse tra loro, che creano uno stile originale e caleidoscopico. Ad un ascoltatore dell’epoca, Ultima Thulée deve aver aperto un mondo nuovo. Un mondo dominato sopratutto dagli onnipresenti contributi di tastiera di W.D. Feld che, per esempio in Rigsthula, danno vita ad un atmosfera che ricorda i primissimi lavori targati Burzum, interpretati però in una chiave maggiormente ambient. Le chitarre, invece, fanno subito pensare ad uno scenario in cui i Satyricon e Immortal si siano uniti per mettere in piedi un progetto dallo stile ancora più oscuro di quanto questi due nomi storici ci abbiano abituato ad ascoltare. Ciò avviene soprattutto in tracce come On the Way to Vigrid e Till I Perceive Bifrost, dove le due chitarre si distinguono molto tra loro, l’una optando per un’esecuzione aggressiva e più grezza, l’altra continuando a seguire lo stile elegante preponderante negli altri brani. Questa scelta paga, in quanto i Blut aus Nord riescono a catturare l’attenzione dell’ascoltatore con un’interpretazione notevole, che rende perfettamente l’idea di trovarsi in una landa nordica innevata e buia, mentre si è in viaggio verso una lontana e misteriosa destinazione. Ciò comporta che, come spesso accade con i Blut aus Nord, se si ascoltasse questo disco a scatola chiusa, si rimarrebbe certo stupiti nel scoprire che non è stato composto in Scandinavia, visto il notevole, costante e innegabile influsso, soprattutto norvegese, che si coglie durante l’ascolto. C’è ovviamente da ricordare che, se comparata alle produzioni moderne, quella di Ultima Thulée non è qualitativamente altissima, ma per essere una release pubblicata quasi vent’anni fa, quest’album rimane uno dei migliori in circolazione, soprattutto considerando che si tratta pur sempre di un esordio.
Una Ultima Thulée in tutti i sensi, dunque, quella dei transalpini, non solo per le atmosfere che evoca, ma anche per come questa release si ponga realmente come ultimo baluardo raggiungibile, percorrendo al rovescio la brillante produzione artistica della band di Mondeville. Un disco che ancora oggi si conferma un must per i fan del black metal e certamente rimane uno degli esordi migliori della seconda parte dei gloriosi anni Novanta.
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11
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Black d' autore.. Preferisco i Peste Noire, ma anche qua c'è profondità di sentimenti.. |
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10
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Ottimo esordio che si ricorda nel tempo, manifesta un approccio misantropico come solo il vero BM dispensa,ed una produzione gelida. |
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9
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Bellissimo esordio per i Blut Aus Nord, che con questo primo passo mostrano uno stile già personalissimo e affascinante. Anche se, per come la vedo io, è dal successivo Memoria Vetusta I che cominceranno a calare gli assi, brani come The Plain of Ida, l’opener o The Last Journey sono veramente suggestivi. Voto 84 |
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8
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*ascotatore  |
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7
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Pazzesco. The work wich trasforms God è nulla in confronto. Qui c'è una genialità compositiva capace di trasportare l'ascoltare in un mondo freddo e misantropo, l'Ultima Thulèe per l'appunto. Credo di aver sentito pochi dischi che creino una atmosfera così ricercata quanto questo capolavoro. Onore ai Blut aus Nord! |
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6
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un esordio davvero notevole |
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5
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carriera in continua ascesa, mai un passo falso. GRANDISSIMI |
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4
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Secondo me questo è un buon album con picchi di eccellenza (The Plain Of Ida, The Son Of Hoarfrost). Il meglio per me comunque arriverà col successivo Memoria Vetusta e poi con The Work Which Transforms God. |
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3
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A mio modesto parere il paragone con Burzum è leggermente forzato, e nonostante Ultima Thule sia un ottimo disco di Black Metal paragonarlo a pietre miliari come Hvis Lyset tar oss e Filosofem onestamente mi pare un azzardo, a prescindere dai gusti personali che ovviamente sono rispettabilissimi. A parte questo, sono convinto che la band abbia dato il meglio di sé con la trilogia 777, e qui quoto Undercover circa il fatto che la vera classe della band in questo disco non era ancora emersa. |
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2
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Come al solito non concordo con Undercover. Questo è il disco che Burzum non è mai stato in grado di comporre. Black ambient ai massimi livelli. |
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1
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Buon disco ma il meglio arriverà solo dopo qui ancora la classe non era stata neanche mostrata di striscio. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Son of Hoarfrost 2. The Plain of Ida 3. From Hlidskjalf 4. My Prayer Beyond Ginnungagap 5. Till' I Perceive Bifrost 6. On the Way to Vigrid 7. Rigsthula 8. The Last Journey of Ringhorn
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Line Up
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Vindsval (Voce, Chitarre) W.D. Feld (Tastiera, Batteria)
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