Qui di seguito posto una mia personalissima recensione sull'album di esordio di questa mia amata band
Once Sent From the Golden Hall
Amon Amarth - 1998
Tumba ( sobborgo di Stoccolma), città di circa 35.000 abitanti, capoluogo amministrativo della municipalità di Bothyrka.
Una cittadina come le altre, tranquilla e normale in ogni fibra della sua essenza; ma sotto sotto nell’underground della città vi è una realtà del tutto diversa.
La chiesa cristiana oramai controlla il culto della Svezia intera da i tempi dell’invasione romana- cristiana, da allora il cosiddetto culto “ Odinista†è divenuto quasi un leggenda metropolitana, ma nascosto nell’oscurità della sotto città , evitata dai più, esso permane e il profondo odio verso quella religione conquistatrice e distruttrice diviene sempre più motivo di ribellione giovanile.
I Giovani che sono pressati sempre più oggi giorno dagli errori del passato, che beneficiano poco e male delle scelte degli avi, quei giovani che non tollerano che si decida per loro e per la loro vita; giovani che hanno detto no al fanatismo cristiano e rivendicano con orgoglio l’appartenenza pagana della Svezia e degli svedesi.
Quei giovani guerrieri con barba e capelli lunghi che da Tumba ( anonima cittadini della Svezia) hanno trovato in 5 ragazzi un motivo di lottare e voler cambiare schemi dogmatici teocratici:
Gli Amon Amarth ( dalla lingua antica di Mordor = Monte Fato) , 5 normanni veri risorti dalle ceneri lasciate dalle guerre del passato adesso voglio riconsegnare l’antica Svezia al suo popolo libero.
Once Sent From The Golden Hall è la metafora , non troppo metafora, di questo antico e profondo ideale di libertà , racconta tramite ogni singolo pezzo una parte di questa storia :
Presenziato dalla potente voce in Scream di Johann Hegg, frontman vero e puro, l’album si affaccia sulla scena Death Metal scandinava senza troppe pretese, ma le sonorità cupe e grave, i testi crudi e violenti e l’assoluta presenza scenica dei 5 rendono l’opera nella sua totalità una notevole sorpresa nel panorama musicale.
Si apre con quella che ormai è un pezzo immancabile nei concerti degli Amon Amarth, "Ride for Vengeance" (ispirata a un film islandese il cui titolo in inglese è "The revenge of the Barbarians"). Il tema centrale è appunto la vendetta, dato che "The Men of the Single God" (gli uomini con un solo dio) hanno ucciso il figlio del protagonista. La situazione, però, si allarga: vengono mobilitati cinquecento uomini (nella canzone successiva, The Dragons' Flight Accross the Waves), e cominciano le razzie per mare. Com'è inevitabile, qualcuno muore: ma muore Without Fear (originariamente pubblicata in un demo), ovvero senza paura, poiché sa che Odino lo accoglierà nel Valhalla. Dopo aver devastato razziato e bruciato, si marcia vittoriosamente verso casa (Victorius March), altro cavallo di battaglia dalla durata che sfiora gli otto minuti. Una versione in tedesco (Siegtersch Marsch) è stata pubblicata in onore dei fan teutonici. Poi, si continua a viaggiare per mare con Friends of the Suncross. Segue Abandoned, vista da parte delle vittime anziché dei carnefici: un vichingo convertito al cristianesimo assiste inerme mentre i cinque guerrieri (che compaiono in quasi tutte le canzoni, il che fa supporre che siano gli Amon Amarth stessi) devastano il suo villaggio e la sua casa, uccidendo la sua famiglia. Ma ciò che gli mette più angoscia è l'accorgersi di essere destinato al Nifleheim. Si accorge troppo tardi del suo errore. La penultima perla di questo disco è la canzone che porta lo stesso nome dei suoi creatori: parla di una brutale e sanguinaria battaglia ai piedi del Monte Fato. La title-track è posta in retroguardia: ispirata, per stessa ammissione del chitarrista Olavi Mikkonen a "War Ensemble" degli Slayer, è stata creata apposta per dare un "finale assassino" (testuali parole del frontman Johan Hegg) all'album d'esordio.
Questi pionieri del Viking ( anche se per stessa ammissione del cantante Hegg loro si tengono lontani da questa classificazione in quanto non concordi nella determinazione) hanno aperto nuovi e sorprendenti scenari nel mondo vichingo/normanno, da questo momento in poi ogni nuova band Death/Folk/Viking Metal della zona scandinava ha appreso profondamente l’appartenenza alle antiche terre e con forza e profonda fede portano avanti la grande battaglia ideologica.
Anche se non poco influenzati dal panorama musicale preesistente sono riusciti ad allontanarsi e caratterizzarsi in una maniera del tutto unica, hanno dato quel coraggio ai giovani che mancava, la spinta di dire : “Sono pagano, credo in odino e nei suoi figli e tu maledetto cristiano non riuscirai a catechizzarmi , non saranno le armi a mettermi in ginocchio, io che ho rispetto nelle virtù guerriere e che servo il Dio metallo con saggezza e umiltà . Fai ritorno nelle tue terre e liberaci dall’oppressione dogmatica, noi che siamo liberi Scandinavi!â€
Voto : 7.0