di GioMasteR il mer feb 22, 12 13:02
Idea di per sè interessante, schematizzare la musica e le sue strutture è un pò come mappare la sensibilità delle persone che la producono per cercare di arrivare ad un'idea universale; l'inesauribile desiderio di comprendere l'essere umano.
Va detto che l'articolo è di livello piuttosto basso (ma forse ad hoc per essere accessibile ad un maggior numero di lettori), tanto che molte delle affermazioni fatte fanno sorgere domande spontanee ad un lettore attento, ad esempio:
- quanto in profondità è andata l'analisi, cioè ci si è limitati alla musica classica e ad autori "popolari" (passatemi il termine) o è anche stato concesso spazio a forme più sperimentali? La musica metal, che contiene una certa quantità di sperimentazione e ricerca, è stata presa, anche lontanamente, in considerazione?
- il ritorno di specifiche strutture ritmiche è visto anche in termini armonici o in semplici considerazioni di metrica su cui è stata applicata della matematica per estrapolare una sorta di legge?
Ripeto: l'idea sembra interessante ma non sviluppata appieno, un pò come se avessero limitato il settore di ricerca e, di conseguenza, puntato ad un target che non è che una parte di un fenomeno molto più complesso.
Slay The False King And Claim The Throne!