IL VIAGGIO:Non ero mai stata ad un concerto dei Depeche Mode, specialmente a Milano , specialmente assieme ad un compagno che non sapeva manco chi fossero
’sti tizi che cantano. Comunque quella del 18 luglio allo stadio San Siro era la prima volta, e di certo non me la sarei persa.
I biglietti mi furono gentilmente regalati da Max - il mio homo, il giorno del mio compleanno, a dicembre. Erano gli ultimi posti rimasti e, come leggerete più avanti, i peggiori.
Premesse a parte, passiamo al giorno fatidico.
La sveglia comincia a suonare alle otto e mezza del mattino, quella definitiva alle dieci. Dopo un’abbondante colazione a base di pancakes e un paio di rutti di gradimento, siamo partiti alla volta di quella brutta metropoli verso le undici dalla periferia di Bologna. Neanche a metà del percorso che subito c’imbocchiamo nel traffico. Bestemmie su bestemmie da parte degli automobilisti incazzati (come li chiamerebbe Giole Dix), motori spenti e mezz’ora d’attesa sotto il sole cocente del mezzogiorno, ripartiamo, scoprendo che l’incidente che ha causato l’intasamento era dall’altra parte dell’autostrada.
Max: <<MAVAFFANCULO!MALEDETTICARTELLIEAGENTIDELTRAFFICOMACHECAZZOSCRIVONOâ€POSSIBILI RALLENTAMENTIâ€QUANDOL’INCIDENTEVIENEFATTODALL’ALTRAPARTEDELLACORSIA…>>
E un
sòcmel tanto per concludere da buon bolognese. Direi che la giornata è cominciata fin troppo bene.
Arrivati in centro, alle due e mezza circa, cerchiamo l’albergo ove passare la notte - e un kebab per poter rimpinzarci le viscere. Tra innumerevoli semafori posizionati allo scroto di gibbone, vie sbagliate e g.p.s. andati in tilt per il sovraccarico, oltre che per l’afa torrida, i nostri prodi paladini trovarono il rifugio.
L’hotel era situato a pochi metri dallo stadio (per la precisione 4 km…), indi per cui ce la saremo fatta a “piotti†senza alcun tipo di problema. Sistemati i bagagli, lavati, profumati, imbellettati - o meglio imbellettata, letto qualche rivista/fumetto - il resto evitiamo di menzionarlo, partiamo dall’hotel alle diciannove. Nel cammino incrociamo un’altra coppia intenta a raggiungere lo stadio:
Max: <<Anche voi qui per il concerto?>>
Tizio: <<Ehssì! E’ più di un hora he ce la si fa a piedi…>>
Max: <<Ahppérò, e di dove siete?>>
Tizio: <<Firénze>>, e si hapiva perfettamente dall’acciento, << vhoi?>>
Mara/Unia: <<Tra Bergamo e Bologna…>>
E dopo aver lasciato la coppietta in balia della perplessità , continuiamo il cammino come Sam e Frodo Baggins - o meglio come Gandalf e Frodo Baggins, visto che tra me e lui vi è una leggera differenza di statura.
L’ARRIVO ALLO STADIO:Proseguendo “la seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino…â€, raggiungiamo il beneamato stadio, in anticipo di un’ora e con un brulichino allo stomaco non indifferente.
Ci prendiamo una cotolettina dal paninaro e una bottiglietta di birra a soli sei euri, in tutto.
Max: <<LADRISCHIFOSIAPROFITTATORI…>>
Ok, so di esagerare con le parole. Non è sempre arrabbiato, il suo lo definirei un modo un po’ estremo di dimostrare il suo disappunto nonché disgusto per questa città , con la differenza che lui non ci ha vissuto per quattro lunghi anni, per sua fortuna.
Detto ciò, ci posizioniamo all’entrata dello stadio.
Mara/Unia: <<Entrata 14 c’è scritto sul biglietto.>>
E noi giustamente c’infiliamo nell’entrata 14.
Uno degli addetti: << Spiacente, dovete spostarvi perché hanno cambiato l’entrata.>>
Pensate sia finita? Era solo l’inizio.
Non dovete passare di qua… A sinistra, il secondo girone… No questa è la zona rossa, voi dovete andare… E via discorrendo. Questo la dice lunga sulla gentilezza degli addetti e sull’organizzazione.
Comunque, arrivati all’anello blu, cerchiamo di prendere posizione.
Max: <<Lo sai che i nostri biglietti non sono numerati, vero?>>
Mara/Unia: <<Massì dai! Magari ci va di culo che qualcuno non arriva…>>
Altra frase da aggiungere alla lista de’ “le mie ultime parole famoseâ€. Tempo cinque minuti scarsi e una baraonda di gente si accalca per il posto assegnato; noi, ovviamente ci accovacciamo sugli scalini, e lui non può fare a meno di guardarmi in modo piuttosto contrariato…
Come supporters della band c’erano i
Motel Connection, band nostrana di musica elettronica con Samuel e Pierfunk dei Subsonica (alla quale non abbiamo assistito), e gli scozzesi
Chvrches.
Max: <<Wow! Forti questi, spero anche i Depésc’ siano così bravi.>>
E in effetti questi
Chvrches erano davvero bravi. Non solo per la voce quasi infantile della cantante Lauren Mayberry – la quale ha tentano di leggere alcune frasi nell’italiano di Google, ma anche per il riuscire a ricreare quelle atmosfere synthpop tipiche anni ’80-’90, insomma “depechemodianeâ€.
L’INIZIO:Dopo di loro, ci furono i fatidici minuti d’attesa. La gente era in fermento. Mentre io prendevo appunti da brava scolaretta e il mio compagno si divertiva a fare foto col suo “cellulare†– che secondo lui chiamarlo così equivale ad un’offesa, il buio e le urla d’incitamento ricoprirono tutto lo stadio; era scoccata l’ora. Dalla nostra postazione vediamo il gruppo avvicinarsi al palco. La folla è in delirio puro, specialmente le donne.
Comincia il
Delta Machine Tour 2013 italiano.
Welcome to my world,
step right through the door.
Leave your tranquilisers at home,
you don't need them anymore…E’ così che Dave Gahan ci dà il benvenuto, nel loro mondo. Un gioco di luci (non solo quelle dei telefonini), video e suoni rock-elettro, che fuoriescono vivaci dalle tastiere e dalle corde, marcano tutto lo stabilimento, con un potente Christian Eigner alla batteria ben calibrata con la voce e gli arrangiamenti di Gore e Fletcher.
Oltre che alle novità del nuovo album – in particolare “Angelâ€, “Heavenâ€, “Should Be Higher†e “Soothe My Soulâ€, le hit del repertorio non mancano di certo, assieme alle giravolte del leader e agli interventi del pubblico.
Dalla
celebrazione a “Policy of Truth†- che vede Gahan destreggiarsi in mosse sensuali, dalla magica “Preciousâ€, alle due imperdibili canzoni che hanno segnato la loro carriera: “Enjoy the Silence†(e già a questa l’intero stadio era in fibrillazione) e successivamente un lento
Your own… Personal… Jesus… ad alimentare l’atmosfera, di seguito, l’esplosione:
REACH OUT AND TOUCH FAITH!Null’altro da aggiungere, il resto si commenta da sé.
Purtroppo siamo quasi alla fine quando un Martin Gore alla voce di una melancolica “Home†ringrazia la folla milanese e non per il calore ricevuto:
And I thank you for bringing me here…
For showing me home,
for singing these tears.
Finally I've found
that I belong here…Il pubblico, dal canto suo, ringrazia a sua volta con un sentito coro!
Dopo “Never Let Me Down Again†– un riconoscimento alla loro eterna giovinezza, è davvero tutto finito. Gli appalusi, gli inchini, il sipario che cala, i fari che abbagliano, e poi più nulla.
SETLIST:
1) Welcome to My World
2) Angel
3) Walking in My Shoes
4) Precious
5) Black Celebration
6) Policy of Truth
7) Should Be Higher
"Otto") Barrel of a Gun
9) Higher Love
10) Shake the Disease
11) Heaven
12) Soothe My Soul
13) A Pain That I'm Used To
14) A Question of Time
15) Secret to the End
16) Enjoy the Silence
17) Personal Jesus
18) Goodbye
ENCORE:
19) Home
20) Halo
21) Just Can't Get Enough
22) I Feel You
23) Never Let Me Down Again
CONCLUSIONI:Non posso fare commenti riguardo l’organizzazione e il luogo, perciò mi limito a tirare le somme su ciò che abbiamo assistito.
Da parte mia – tralasciando il problema "posto", è stato un buon concerto, neanche troppo esagerato riguardo gli effetti scenici, la musica già bastava per conto suo, inoltre era la prima volta. Ora passiamo ad un’opinione totalmente diversa.
Mentre ci accingevamo sulla strada del ritorno, pronunciai la domanda fatidica, con un palese presentimento per la risposta:
Mara/Unia: << Allora? … Come ti sono sembrati? … >>
E con aria stravolta sentenziò:
Max: << Dunque… Se dovessero propormi di rivederli, risponderei con un assolutamente no. Neanche se mi dessero milioni o addirittura il rimborso dei biglietti! >>
Era prevedibile, non è che mi aspettassi un gradimento stemperato da
devoto.
<< Però, ammetto che alcune canzoni mi sono piaciute molto, ho fatto un po’ di foto, ma soprattutto ho passato una bella giornata con te, tra incazzature varie. Questa è la cosa più importante… >>
Questo invece, no, non era per nulla prevedibile. E da quel commento un piccolo sorriso si fece visibile su entrambi i nostri volti, assieme ad uno stretto abbraccio e alla fetta di cotoletta fredda dimenticata nello zaino.
Anch’io posso dire che, in quel momento, mi sentii a
casa…
Non più dopo aver speso due euro di tassa di pernottamento.