Mio padre gioca a tennis da quando è piccolo, diciamo che nel suo piccolo se la cava molto bene, e sperava di trasmettere un po' di passione a me e mio fratello.
Mi piace giocare a tennis, ma non sono uno sportivo e non sono competitivo. Così, all'unico torneo cui ho partecipato (piccola gara organizzata dal centro dove andavo, nulla di importante) sono arrivato quarto, ma in realtà solo perchè un avversario non si è presentato agli ottavi, quindi ho disputato una partita in meno degli altri
In ogni caso,
l'esperienza maturata mi ha capire che posso giocare solo con gente rilassata.
Qualche aneddoto sulla mia
splendida carriera:- Partita con un tipo che, mi dicono, sia uno tosto. Grande il doppio di me (non ci vuole tanto, io sono magrissimo), arriva 30 minuti prima della gara e inizia coi riscaldamenti, tutto concentrato, avremo avuto 14 anni eh, preciso, mi guarda male, corre, fa stretching...Inizia la gara, lui è bello tonico e tira delle legnate assurde. Però gli astri sono dalla mia parte. Insomma, in qualche maniera, vinco. Faccio per stringere la mano al bimbo, ma lui è troppo concentrato a saltare sopra la sua racchetta e imprecare. Boh. Non sapevo fosse una gara importante.
- Partita (semifinale) con un tizio molto, molto taciturno. Arriva, mi guarda, si perde a guardare non so cosa attorno. Di sicuro non le ragazze, visto che non ce n'erano. Inizia la sfida, lui è un mostro, praticamente per dieci minuti non vedo quasi la palla. E, siccome lui adora mandarmi palle difficili e io odi(av)o correre, il più delle volte, sapendo che comunque sarebbe uscita lo stesso, la lascio uscire con solo un timidissimo tentativo di recuperarla.
Morale: con enorme disappunto per mio padre, per cui "a te non manca la tecnica, manca proprio l'impegno!!", io, ovviamente perdo, e anche in maniera piuttosto pesante (tipo 6-1 6-2). Ci stringiamo la mano: lui gronda sudore da tutti i pori ma è chiaramente soddisfatto, io sono fresco come una rosa e sono quasi soddisfatto uguale, perchè vabbè mica è Wimbledon. E invece no, cavoli, papà sostiene che io non sia competitivo. Ecco, lì ho capito che la strada dell'agonismo non faceva per me
E mio fratello? Si impegnava più di me, ma era terribilmente polemico verso gli arbitri