Moro ha scritto:mi trovi in pieno disaccordo.
Gli Shining secondo me hanno sempre fatto un disco migliore dell'altro, e la loro parabola più sperimentale e debitrice di influenze è cominciata dal III in avanti.
mentre prima secondo me l'unica cosa che li rendeva fuorvianti era la presenza di Hellhammer (capace di aver rovinato un capolavoro come IV:eerie cold), con Halmstad secondo me erano riusciti a creare un vero diamante grezzo.
Nonostante hanno rispolverato tutti i cliches del blackmetal di stampo depressive (i pianti sugli arpeggi, le rivisitazioni melanconiche "retrò", il re-edit di musica classica) hanno praticamente fatto capire a tutti che come loro nessuno li sa riusare meglio. Apportare a questo tipo di blackmetal elementi jazz, blues e flamenco fa ridere ma loro ci sono riusciti e nel migliore dei modi.
Il sesto capitolo proprio non mi entra in testa, oltre a non avere nulla dei precedenti Shining (neanche il filo conduttore), trovo azzardata sia la svolta groove, sia la merdata di mettere tutti quegli assoli alla Marty Friedman.
Peccato, una caduta che più a picco non si può: come passare dalle stelle alle stalle in una sola release.
Mah, non sono d'accordo.
Per quanto manchi sicuramente la sperimentazione in modo massiccio, a mio modo di vedere l'innovazione c'è tutta comunque. Se hanno lasciato da parte elementi flamenco o jazz a favore di una presenza maggiore (e migliore) della chitarra solista e la vena melodrammatica a favore di un'oscurità più nichilista non lo trovo un cambiamento da bocciare (e nemmeno così radicale). Marty Friedman non lo sento proprio, qui secondo me gli Shining hanno semplicemente messo più odio e claustrofobia a discapito di sonorità più "easy" e melodiche, diciamo che sono più vicini al black depressive delle origini e meno alle loro precedenti release più multisfaccettate. Non mi dispiace questa maggior cattiveria, anzi, credo sia un album veramente nero che vada ascoltato parecchie volte e in determinate situazioni emotive, che abbia una ricettività più profonda e meno immediata degli album precedenti e questa, sinceramente, è una caratteristica che personalmente amo in un'opera d'arte.
Poi, che sia il loro album migliore sicuramente non è mia intenzione affermarlo, ma non è assolutamente il peggiore o una caduta nello scontato, nel banale, o nella sterilità stilistica.
"...perchè tutto ciò che nasce / è tale che perisce / perciò meglio sarebbe / che nulla nascesse" Goethe, Faust