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Universal Mind Project - The Jaguar Priest
29/05/2016
( 1773 letture )
Sarà perché il primo quadrimestre del 2016 ha visto la pubblicazione di ottimi album quale quello degli Haken oppure quello dei Vektor, sarà perché il recensore è profondamente convinto che la standardizzazione verso stabiliti canoni stoni con l'etimologia di "progressivo" (da lat.: "pro" + "gressus" = passo avanti), fatto sta che The Jaguar Priest, disco di esordio degli Universal Mind Project (da questo momento abbreviati in UMP), non è certo una release degna di essere definita con toni ottimistici o positivi.
Sia ben chiaro fin da ora: non si sta parlando di una pubblicazione orribile o totalmente mal riuscita -vi sono anche brani che possono coinvolgere chi li ascolta- ma la sua mancanza di personalità è un'aggravante che non è possibile non considerare.
Ed è davvero un grave peccato, perché le possibilità in fase di produzione sono state tante e di sicuro valore per una band all'esordio, a partire dall'ottimo lavoro di mixaggio di Simone Mularoni presso gli studi di registrazione Domination (gli stessi cui si deve il perfetto sound di DGM e Ancient Bards su tutti) fino ad arrivare alle numerose collaborazioni di artisti che possono vantare un'esperienza decennale nel panorama hard 'n' heavy internazionale. Si deve infatti sapere che gli UMP hanno potuto avvalersi di contributi di non poco conto: da Nils Rue, voce storica dei Pagan's Mind, al primo vocalist dei Dream Theater, Charlie Dominici; da Mike LePond dei Symphony X ad Alessandro Bissa dei Vision Divine; da Mark Jansen degli Epica a Diego Valdez degli Helker; da Emanuele Casali dei DGM a Johan Reinholz degli Andromeda. Insomma, si parla di musicisti dal talento eccezionale e nomi di punta del panorama prog-metal dagli anni '90 ad oggi che si sono prestati a fornire performance più o meno importanti all'interno del lavoro in questione -se Casali ha ad esempio suonato le tastiere in ogni brano e può considerarsi un membro della formazione a tutti gli effetti, il contributo del chitarrista degli Andromeda si limita a venti secondi di assolo nella penultima traccia-, eppure senza riuscire a incidere in modo tale da rendere il tutto meno conforme alla "solita zuppa" di genere.
È però bene sottolineare che il talento musicale si respira anche solo guardando il nucleo fondativo degli stessi Universal Mind Project che presenta una line-up costituita da musicisti garantiti dal marchio di qualità: tutti i fan di Luca Turilli conoscono Alex Landenburg per il lavoro svolto dietro le pelli della sua batteria al fine di garantire una sezione ritmica di alto livello all'album Prometheus, Symphonia Ignis Divinus del 2015; Henrik Båth è invece già noto per la sua attività di cantante del gruppo svedese Darkwater con il quale ha due release all'attivo. A questi due pezzi da novanta se ne aggiungono poi altri due: Michael Alexander, shredder di indiscusso valore, ed Elina Laveira, che è stata definita dalla critica come l'enfant prodige del metal di oggi e principale autrice delle lyrics del platter in questione.

Fatte queste premesse ed elogiati tutti coloro che hanno lavorato a questo The Jaguar Priest, è chiaro che il problema della mancata realizzazione del progetto è da ascrivere ad altri problemi e da ricercare, per prima cosa, in un songwriting estremamente banale (torniamo a usare questo termine negativo perché è difficile trovarne uno più adatto) e scontato: non si riuscirà a trovare con facilità momenti in grado di lasciare a bocca aperta. Si tratta infatti di un pptpourri di ottime performance singolari che mal si amalgamano tra loro e che non riescono assolutamente a penetrare i più profondi strati della scorza di un ascoltatore esigente e che ricerca nel progressive qualcosa in più di una fredda esibizione.
Sono davvero poche le tracce che lasciano il segno, forse soltanto due: The Bargain of Lost Souls e Dreamstate. Si tratta del terzo e del quarto brano del platter, ossia delle due composizioni in cui sembra essere più efficace l'alternanza tra voci clean e voci in growl (una costante di quasi tutto il platter) e in cui le aperture in concomitanza dei ritornelli, pur in contrasto con le strofe caratterizzate da sonorità più graffianti, risulta decisamente piacevole.
Ben confezionata è anche la title track, The Jaguar Priest, in cui Dominici dà dimostrazione di cosa significhi essere sulla cresta dell'onda da trent'anni: ottima la sua prestazione vocale e assolutamente riuscita la sezione finale in cui sono le tastiere di Casali a farla da padrone.
Purtroppo per gli UMP e per coloro che questo disco l'hanno acquistato, questi tre brani sono dei semplici fuochi di paglia all'interno di un platter che non riesce a dare molto di più.
Che altro dire di una release decisamente sottotono? Forse si può fare un appunto sulla cover, dozzinale anche quella? Oppure si potrebbe parlare forse del concept a tema mesoamericano che ormai dopo il 2012, anno della fine del mondo secondo i Maya, è diventato anche troppo frequentato in musica così come al cinema e in letteratura?

A conti fatti, per gli Universal Mind Project arriva una bocciatura, e non potrebbe essere altrimenti. È arrivato il tempo di dire che nel prog-metal c'è bisogno di una ventata di novità, di affermare anche il proprio fastidio nei confronti di questi progetti che nascono a nidiate ogni anno, soprattutto constatato il fatto che non tutti possono possedere l'estro compositivo di Arjen Lucassen, quasi l'unico che negli ultimi anni è sembrato essere realmente in grado di sfornare buoni dischi da collaborazioni collettive.



VOTO RECENSORE
55
VOTO LETTORI
48.33 su 3 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2016
Inner Wound Recordings
Prog Metal
Tracklist
1. Anthem for Freedom
2. Truth
3. The Bargain of Lost Souls
4. Dreamstate
5. Awakened by the Light (Universal Mind)
6. A World That Burns
7. Seven
8. The Jaguar Priest
9. The Force of Our Creation
10. Xibalba
Line Up
Elina Laivera (Voce)
Henrik Båth (Voce)
Michael Alexander (Voce, Chitarra)
Alex Landenburg (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Nils K Rue (Voce nella traccia 3)
Diego Valdez (Voce in traccia 5 e 7)
Charlie Dominici (Voce nella traccia 8)
Mark Jansen (Growl nelle tracce 1, 2 e 4)
Johan Reinholz (Chitarra nella traccia 9)
Emanuele Casali (Tastiere)
Mike LePond (Basso nelle tracce 2 e 9)
Alessandro Bissa (Batteria nelle tracce da 1 a 5)
 
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