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29/04/24
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Rise of the Northstar - Showdown
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19/04/2023
( 936 letture )
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Non sono mai stati particolarmente prolifici i Rise of the Northstar, e questo nuovo disco non fa eccezione. Terzo full-lenght in ormai 15 anni di attività, Showdown vede la luce ben cinque anni dopo The Legacy of Shi, pubblicato nel 2018. Questo ritmo a dir poco misurato non fa che alimentare un hype pazientemente costruito nel tempo, imperniato attorno ad una fortissima identità visiva che unisce l’universo dell’hardcore arrogante e cafone à la Madball con la cultura shōnen manga giapponese: due mondi all’apparenza ben lontani, ma che si fondono in questo caso in un’entità all’apparenza improbabile, chiassosa quando dannatamente unica ed efficace. Un’occhiata ai numerosi clip ufficiali, dove queste due dimensioni convivono costantemente, spesso all’interno dello stesso video, rende l’idea di quanto appena detto. Se a ciò si aggiunge un suono capace di spazzare via i tre quarti della concorrenza, si capisce come mai, che piaccia o no, ogni nuova uscita dei Francesi sia di per sé un piccolo evento.
A questo giro i Rise of the Northstar, che si presentano con una sezione ritmica totalmente rinnovata, hanno dato in pasto ai fan quattro singoli prima di far atterrare Showdown sulle piattaforme di streaming e sugli scaffali dei negozi. Un’anticipazione che lasciava presagire qualche tenue accorgimento, puntualmente confermato dall’ascolto integrale del disco. Il quintetto francese prosegue ed estremizza la sterzata verso lidi più crossover intrapresa dal precedente The Legacy of Shi, che metteva in secondo piano le influenze thrash degli esordi in favore di un approccio più statico, groovy e maggiormente contaminato dagli influssi rap comunque sempre sfoggiati dai Nostri. Non si parla quindi di una rivoluzione, quanto piuttosto di un appesantimento generale del tutto coerente con l’identità del gruppo. Showdown compie quindi un ulteriore passo in questa direzione: le accordature si abbassano, i brani si fanno ancora più boombastici, l’impatto più massivo, come mettono subito in chiaro le bordate pachidermiche sferrate dalla title-track o da Third Strike, che esplodono dopo l’autoreferenziale intro di rito.
Per il resto, ritroviamo i Rise of the Northstar che conosciamo e che ci servono la loro collaudatissima ricetta, fatta di mid-tempo granitici, repentine accelerazioni, breakdown assassini, gang vocals e tanta, tanta attitudine, che esplode soprattutto nelle strofe rappate del singer Vithia. Ed è proprio la prestazione del leader a dettare i tempi di questo lavoro, le punchlines declamate che si librano sulla strumentale compattissima, fugando così il rischio di immobilismo sonoro. Crank It Up ne è un esempio e colpisce duro nella sua alternanza tra una strofa sospesa sulla melodia tessuta in secondo piano dalla chitarra e un ritornello che, all’immagine degli altri, si riassume alla ripetizione del titolo del brano. Il primo singolo One Love ne ripete lo schema, appesantendolo, e sfoggiando per l’occasione qualche vaga reminiscenza nu metal, specialmente negli stacchi e nelle ripartenze filtrate. Spiccano inoltre per tutta la durata della tracklist coloriti versi nella lingua madre, che contribuiscono ancor più all’unicità del risultato. In alcuni brani, pensiamo specialmente a Shogun No Shi o alla devastante Raijin, fa poi la sua comparsa un growl ultra-gutturale e filtrato, che risulta quasi eccessivo nell’economia del disco. Golden Arrow rappresenta uno dei pochi momenti dove la band scioglie la briglia per davvero, dimostrandosi a proprio agio anche nei tempi veloci. Il brano è impreziosito dai continui assoli ad opera di Eva-B, che si ritaglia un paio di succosi momenti sotto i riflettori: il primo è il lungo assolo posto in coda a Clan, uno dei brani più articolati e interessanti della scaletta condito per l’appunto dalla pregevole costruzione chitarristica ad opera del calvo strumentista. Questi conferma le sue ottime qualità anche nella conclusiva Rise [ライズ] che, oltre che ripescare qualche asperità thrashy nel riffing, si dipana in una sorprendente progressione, che non è fuori luogo definire epica.
In definitiva, i Rise of the Northstar confermano una volta ancora di valere ben più delle maschere e dei travestimenti che li caratterizzano. I Francesi mettono in campo una potenza di fuoco che ha davvero pochi eguali all’interno della scena crossover/metallic hardcore, rileggendo un genere non più nuovissimo in chiave fresca e personale. Rispetto al passato, in special modo all’esordio Welcame, Showdown perde un po’ di dinamismo, sacrificato in favore della potenza e dell’impatto, ma offre una scaletta sufficientemente variata e senza veri cali di tensione. Insomma, dopo 15 anni di carriera, la band non ha ancora finito la sua ascesa.
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3
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Ho ascoltato qualche canzone ma oltre Madball sento pure Biohazard, curiosissimo vedrò di dargli un attento ascolto, mi garba parecchio |
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2
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È un genere che non conosco e non mi piace (mi sembrano i Pantera col rap) ma la prima canzone con il uatatatatata alla Ken Shiro mi ha fatto morire |
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Mentre il resto del mondo commenta l\'agonia Metallica, i cinque samurai francesi tirano fuori un disco che è una botta di vita. Certamente non si può dire che siano prolifici o originali ma anche questo album conferma che il loro crossover è quanto di meglio e coinvolgente si possa trovare oggi. Nove canzoni, nove anthem che dal vivo possono creare una bolgia. I breakdown di Showdown e Third strike saranno tanto telefonati quanto coinvolgenti; Shogun no Shi e Golden arrow sono due pezzi thrash stupendi; Crank it up sembra fatta dai migliori Biohazard, e Rise chiude alla grandissima un album decisamente ben riuscito. Dritto tra i migliori dell\'anno. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Anthem 2. Showdown 3. Third Strike 4. Crank It Up 5. One Love 6. Shogun No Shi 7. Clan 8. Raijin 9. Golden Arrow 10. Rise [ライズ]
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Line Up
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Vithia (Voce) Eva-B (Chitarra) Air One (Chitarra) Yoru (Basso) Phantom (Batteria)
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RECENSIONI |
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