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Airless - Changes
( 1464 letture )
E’ con grande piacere che ritrovo Danny Vaughn tra gli ospiti che hanno collaborato a questo Changes: le collaborazioni eccellenti, è vero, non dovrebbero rubare la scena agli artisti che ascoltiamo, ma Forever Young dei Tyketto (datata 1991) rimane per me una dichiarazione d’amore dal fascino desolante ed un potente inno generazionale, sintetizzati in quell’impalpabile equilibrio dolce/amaro come solo l’hair-metal di quegli anni sapeva fare. Ed è una canzone che mi lega al ricordo di persone care che non ci sono più, e che sembra fatta apposta per ricordarle tutte. Quarto album in carriera, a cinque anni dal precedente Fight (già promosso sulle pagine di Metallized), Changes è il risultato di due anni di composizione ed un anno sabbatico preso dal quartetto spagnolo prima del ritorno sulle scene; un album che vede crescere ed affinarsi tra i suoi solchi il suono degli Airless grazie al nuovo contributo del tastierista Diego Rois, alla conferma delle capacità tecnica e melodica di Robert Rodrigo alle sei corde e ad una sezione ritmica sempre presente e compatta.

Autori di un hard rock di stampo americano che non trascura un tocco europeo nella progressione degli accordi e nelle melodie, gli Airless vantano oltre dieci anni di onorata carriera durante i quali hanno condiviso il palco con Riot, Tyketto, Dare, Vega, Serpentine e Reckless Love, e citano tra le proprie influenze nomi sacri quali Van Halen, White Lion e Harem Scarem. La sensazione di equilibrio, di giusto dosaggio, è uno degli elementi che racconta questi pimpanti Airless del 2013: alle primissime, scintillanti note di tastiera di Start Again (che mi ricordano il riff di Dream On dei canadesi Boulevard, recentemente coverizzata da Issa) fa infatti da contrappunto un lavoro di chitarre piuttosto imponente, tanto nella presenza quanto nella vivacità della ritmica. Il bello di questo ambivalente approccio è che l’ascolto può essere personalizzato in base agli strumenti ai quali l’ascoltatore sceglie di rivolgere l’attenzione: le linee vocali sono infatti dolcissime, così come gli inserti di tastiera (ancora protagonisti nella successiva I Don’t Care), mentre chitarra e sezione ritmica lavorano i fianchi con maggiore efficacia, creando una tensione tra “melodic” e “rock” che finisce per l’accontentare i gusti classici di tutti. Gli Airless non hanno pretese moderniste, preferendo evolvere la dolcezza del proprio suono senza intenti rivoluzionari. I suoni, in particolare quelli delle tastiere, sono smaccatamente ottantiani, la voce di Iñaki Lazcano graffia solo lo strato più superficiale del nostro coinvolgimento ed i cori lo supportano con puntualità ed efficacia (Reach For You): da un punto di vista compositivo le cose non vanno meglio, ma poi nemmeno peggio, con brani ed accordi funzionali per tutta la loro durata ai rispettivi ritornelli. La tracklist non prevede episodi dotati di una spiccata personalità, tuttavia gli spagnoli riescono con esperienza e sensibilità mediterranea nell’intento di riproporre la stessa formula senza che essa risulti monotona: in particolare, Upstream, Rescue Me e la conclusiva Latest Prophecy sono veloci e potenti, sostenute da una bella linea di basso, ed a parere dello scrivente il temporaneo riposo concesso alle tastiere -e soprattutto ai loro melliflui intermezzi- fa ritrovare alla band un’auspicabile e rockeggiante compattezza ritmica, con una spigolosità ed un’irruenza che probabilmente sentiamo più consone ai nostri travagliati tempi. Gone Too Far spinge anch’essa sull’acceleratore e merita particolare menzione non solo per la potenza ritmica espressa ma anche per il mood introdotto dai resoconti televisivi su guerre ed eccidi, dal Rwanda al Darfur, alla Bosnia: il coraggio col quale si introducono tematiche complesse all’interno di un disco di rock melodico non è altro che la conferma della doppia anima che convive, civilmente, all’interno del quartetto spagnolo. Da una parte troviamo infatti amoreggiamenti banali (cioccolatini con la ciliegia dentro, come “You changed my life and stormed my heart away") e tastiere scintillanti che pensavamo di aver consegnato ai ricordi, dall’altra scopriamo la capacità di parlare anche di altro ed una title-track che, dimostrazione finale e perfetta del teorema Airless, combina con relativa naturalezza il martellante doppio pedale di Pako Marinez de Musitu con cori dolcissimi ed immagini romantiche, di appeal furbo ed universale: la somma delle parti è piacevole, perché nel complesso si ha comunque l’impressione che Changes sia un disco sempre coerente, saldo sulle sue inossidabili coordinate ottantiane, dotato di un buon groove (Dead Inside, non irresistibile ma interpretata con discreta personalità dal guest Vaughn) e volutamente spuntato quando i richiami retromelodici si fanno più ingombranti.

Il risultato ottenuto con questa quarta release è un tentativo interessante e dotato di vita propria, soddisfacente nella fusione di stile americano e coraggio europeo, contemporaneo-con-riserva e melodico più di ogni altra cosa. Il disco intrattiene con garbo e si ascolta tutto d’un fiato, senza cali e senza picchi: frutto di una grande professionalità, Changes è soprattutto quarantotto minuti di buona musica, un viaggio tranquillo senza sorprese e la “buona continuazione” discografica che i più educati augurano a chi, imperturbabile alle mode, sceglie invece di rimanere.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2013
Lion Music
Hard Rock
Tracklist
1. Start Again
2. I Don’t Care
3. Upstream
4. Dead Inside
5. Changes
6. Till The End Of Time
7. Rescue Me
8. Gone Too Far
9. Reach For You
10. Come Back Home
11. Latest Prophecy
Line Up
Iñaki Lazcano (Voce)
Robert Rodrigo (Chitarra)
Miguel Manjon (Basso)
Pako Marinez de Musitu (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Danny Vaughn (Voce sulla Traccia 4)
Diego Rois (Tastiere)
 
RECENSIONI
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