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19/09/24
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Stone of Duna - Moonsplitter
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26/12/2023
( 9168 letture )
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Anche se l’informazione sembra essere andata appannandosi a causa di una seconda parte di carriera che ha molto diviso i fan e la critica, è indubbio che i Mastodon siano stati la più importante e influente band emersa negli anni Duemila. Altri nomi potrebbero ambire a questo titolo e ognuno avrà i propri, ma è certo che l’ibridazione compiuta dalla band di Atlanta tra sludge, heavy metal classico, prog, psichedelia e alternative metal, con un’attitudine trasversale e aperta, che ha sempre scelto la libertà artistica al rispetto delle aspettative altrui, abbia aperto la strada verso il futuro a un sacco di altre band. In tal senso, quasi tutti i gruppi successivi, specialmente in ambito sludge, stoner e post metal, hanno dovuto fare i conti con loro (come con i Maestri Tool, a partire dai Baroness), con un’ondata di cui si continua ad avvertire il riflusso di modernità. Questa premessa diventa fondamentale per inquadrare tanti lavori che escono negli ultimi anni e sicuramente per avere una idea iniziale di cosa contenga il debutto degli Stone of Duna, Moonsplitter. Formatisi recentemente a Gothenburg, Svezia, per opera di tre amici, ai quali si è unito il chitarrista e cantante Marcus Asplund Brattberg (ex Grimner), gli Stone of Duna hanno subito iniziato a lavorare su materiale originale, pubblicando qualche singolo anticipatore nel corso del 2023 e producendo in proprio Moonsplitter, disco di debutto, sul finale di anno.
Composto da cinque lunghi brani per un totale di quasi trentanove minuti, Moonsplitter è una piacevole e riuscita sorpresa. Come premesso, l’approccio della band è sincretico, unendo tra loro le evidenti basi sludge/stoner e doom a una vena prog che richiama in maniera esplicita i Tool e porta alla memoria, appunto, Mastodon e Baroness, anche per qualche venatura alternative che, invece, potrebbe ricordare i Soundgarden. Avendo fatto tutto da soli, ci si potrebbe aspettare una qualche più che comprensibile sbavatura e, invece, Moonsplitter è un disco già piuttosto maturo e consapevole dei propri mezzi, anche a livello di produzione, praticamente perfetta. Certo, maneggiare brani che viaggiano dai sei agli oltre dieci minuti non è mai facile e il rischio che un ascoltatore meno attento si perda nelle spire dei brani è tangibile, ma nel complesso il difficile equilibrio ricercato può dirsi raggiunto in pieno. Strutture aperte, seppur con linee melodiche e ritornelli quasi sempre ben identificabili, poliritmie, quintali di riff, arpeggi, cambi di atmosfera e via discorrendo: il repertorio è quello che abbiamo ormai imparato a identificare, collegato a questo tipo di proposta. Dal canto loro, oltre all’evidente padronanza strumentale, gli Stone of Duna cercano di non somigliare soltanto a qualcuno, ma di proporre una sfumatura propria e riconoscibile e, in questo, la bella e versatile voce di Marcus può senz’altro aiutare. Certo, per ora la matrice di partenza risulta ben visibile, ma a livello compositivo è già evidente quel qualcosa in più che in pochi possiedono e che fa la differenza, in un campo letteralmente straboccante di emuli improbabili. In maniera intelligente i quattro piazzano in apertura il brano forse più forte a livello melodico: Dirge for Fallen Giants riflette infatti l’atmosfera della stupenda copertina (che ricorda e non poco quelle dei Captain Beyond), proponendo uno sludge pesantissimo, ma tecnicamente raffinato e pieno di cambi di tempo, sul quale si cala una bella linea melodica dell’ottimo Marcus, che libera un refrain epico, spettacolare e coreografico, quasi da colonna sonora sci-fi, al quale si aggiunge un break basso/chitarra che non può non ricordare i Tool, omaggiati in maniera esplicita. Canzone da urlo, poco da dire e apertura col botto. Deathbright coi suoi sei minuti scarsi è il brano più corto del disco, ma a livello di complessità strumentale non teme confronti, anzi. Anche in questo caso, compaiono quei cori già sentiti nel brano precedente e opera del batterista David Wijing che, in ottica futura, potrebbero elevare il grado di personalità della band. Sviluppo interessantissimo del brano, che riesce a ricavarsi momenti di apertura molto validi nel contesto di claustrofobia tipico del genere, con ancora un refrain coinvolgente. Stygian Slumber richiama influenze doom, ma a questo punto a prendere il sopravvento sono le melodie alternative e le armonizzazioni validissime che contrastano melodicamente l’atmosfera cupa e opprimente della musica. Perfetto il break centrale atmosferico arpeggiato, con un lavoro clamoroso di basso e batteria e il ritorno di atmosfere "futuribili" e sci-fi, completano un brano tutto da scoprire. Scelto come singolo, The Three Aspect Snake è il brano più vicino allo stoner, seppure l’ottimo e fluido solo iniziale già indichi una competenza tecnica non comune nel genere. L’atmosfera è quanto di più ai Tool, ma pur in presenza di un gran ben passaggio tra strofa e ritornello, stavolta le evoluzioni strumentali sono decisamente l’aspetto più rilevante della canzone, come a rimarcare il titolo. La titletrack, coi suoi quasi undici minuti potrebbe sembrare il brano più impegnativo. In realtà, in questo caso è l’elemento psichedelico ed epico a venire fuori, con Marcus che richiama Chris Cornell nelle strofe e un andamento ondeggiante e ossessivo, grungy, che viene poi superato dal lungo break strumentale psichedelico centrale. Bell’assolo liquido, parte cantata armonizzata e ulteriore parte strumentale, che riporta poi alla strofa e all’epico refrain, con finale in fading. Nel complesso, forse la canzone che scorre in maniera più veloce e lineare del disco.
Esordio di grande spessore per questa nuova band svedese, che solleva chiare aspettative di ulteriore crescita. Tecnica di alto livello, qualità compositive superiori alla media, melodie vincenti e ancora migliorabili, un cantante che fa la differenza, e un immaginario che rimanda a band di valore assoluto senza che queste oscurino l’identità degli Stone of Duna. Difficile chiedere di più a un debutto, che pure conserva una complessità strumentale non indifferente e ulteriori margini di miglioramento. Volendo cercare il pelo nell’uovo, visto che persino copertina e produzione sono praticamente perfette, forse il monicker prescelto non è proprio il massimo dell’originalità e rischia di passare inosservato; il che sarebbe un vero peccato. Nome da segnare e da seguire con estrema attenzione, per l’ennesima ottima sorpresa di un anno che ha lasciato il segno. Fateli vostri.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dirge for Fallen Giants 2. Deathbright 3. Stygian Slumber 4. The Seven Aspect Snake 5. Moonsplitter
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Line Up
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Marcus Asplund Brattberg (Voce, Chitarra) Max Hed (Chitarra) Arvid Enemar (Basso) David Wijing (Batteria, Voce)
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RECENSIONI |
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