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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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BONGZILLA + MARGARITA WITCH CULT + BLACK GROOVE - The Underworld, Camden-Londra (UK), 17/06/2023
27/06/2023 (446 letture)
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Reduci da quattro recenti date su suolo italico, il trio statunitense dei Bongzilla fa imprescindibile tappa a Londra, varcando le soglie dell’Underworld, locale storico della musica alternativa locale, in vincente accoppiata con due band musicalmente affini. Prendiamo strategicamente postazione nel rialzo a fianco del palco, potendo così contare su un bar appena alle spalle, vista privilegiata (circa due metri dallo stage) finanche un comodo appoggio per il bicchiere e gli arti! Il contesto è d’atmosfera, molto psichedelico con unico limite nei diversi pilastri in mezzo alla sala che limitano talvolta la visuale. Ambiente piuttosto variegato ed in fermento fin dai primi vagiti, ecco le valvole degli amplificatori già belle calde ad accogliere i primi esecutori.
BLACK GROOVE Giovane quartetto proveniente dal Sussex, si avvalgono di due Sg + basso Fender amplificati da ampli HoverCraft ed Orange. Di contorno, pochi ma essenziali effetti, il solista si avvale infatti di un mero wha e classico fuzz/muff. Il secondo chitarrista suona mancino laddove la presenza di una seconda ascia risulterà comunque marginale. Basso a quattro corde suonato con le dita, tonnellate di fuzz, propongono uno stoner dinamico con voce acidissima che ricorderà a tratti quella del più noto Mike Makela. L’impronta degli Sleep è ben marcata mentre con l’avanzare della performance spunta anche l’ombra degli Electric Wizard fino, nelle parti più accelerate, ricordare taluni High On Fire; nulla di originale, pertanto, ma portato avanti con discreta convinzione, soprattutto da parte del valente solista. Qua e là si percepiscono evidenti sbavature ed imprecisioni, elementi che verranno senz’altro superati con una maggior acquisita esperienza. Su tutti, come accennato, emerge il primo chitarrista che coadiuva nelle parti vocali e porta avanti la performance in maniera furiosa ed ispirata fino a gettarsi a terra, nel finale, per leccare la chitarra! Unica pecca il batterista che, colto da raptus da improbabile rockstar, a termine butta giù tutto il set, se non altro perché lo strumento era in condivisione coi successivi ensemble.
MARGARITA WITCH CULT Ci spostiamo nel pit quando ecco spuntare una nostra vecchia conoscenza, alla voce/chitarra ritroviamo difatti Scott Vincent Abbott, cofondatore dei magnifici Table Scraps che abbiamo personalmente conosciuto nel 2018 a Milano in occasione del concerto dei Monster Magnet. Fortunatamente Scott ci rassicura che il gruppo di provenienza è ancora attivo e, nell’occorso, non manchiamo di fargli i complimenti per la loro adorabile, e bravissima, batterista Poppy Twist! Ma torniamo al progetto attuale, sempre di provenienza “Brum” e con un recente omonimo album d’esordio che consigliamo quale ascolto privilegiato. Sulla pedana spunta un basso Rickenbacker (top) e la solita assemblata Flying V + manico Fender di Abbott, che indossa canotta e crocefisso in vista che non tradisce l’amore per i maestri, nonché compaesani, Black Sabbath! Tra uno stuolo di birre sparse ovunque e un soundcheck fin troppo lungo, che per un attimo ha fatto temere vi fossero delle criticità di sorta, finalmente inizia lo spettacolo, che fin dalle prime note spazza via ogni qualsivoglia perplessità anzi, suoni cristallini e fin troppo potenti! Rispetto ai più sperimentali Table Scraps, il trio vira verso uno psycho/stoner più tradizionale, suonato con maestria da musicisti di evidenti qualità tecnico/sceniche. Nel terzo brano, Be My Witch, l’intro di batteria ricorda alla lontana Run to the Hills salvo poi riprendere i consueti territori sonori che, nel successivo quarto pezzo riportano alla memoria perfino certi Motorhead! In definitiva meno originali rispetto al citato progetto di Abbott ma tremendamente coinvolgenti e con maggiore proiezione alla dimensione live, dove hanno facile ed immediata presa uscendo quali vincitori assoluti della kermesse. Con due ulteriori brani, tra i quali un’incredibile e stravolta cover di White Wedding di Billy Idol si chiude così quella che a conti fatti sarà la migliore esibizione della serata. Dato che a luglio saranno in Italia per tre date imperdibili, se vi capita date un ascolto al loro episodio discografico, non ve ne pentirete!
BONGZILLA Ecco il turno degli headliner, affermata realtà dello scenario stoner internazionale. Non sappiamo se si tratti di coincidenza, ma allo scoccare della prima canzone si avverte in platea un chiaro olezzo di marijuana (siamo certi si trattasse di quella legale, sia chiaro!). E’ effettivamente noto come i Bongzilla da sempre promuovano la legalizzazione mondiale della citata pianta. Reduci da quattro date nel bel paese, ultima delle quali al Solidar Rock con ingresso gratuito (a riprova che al momento non siamo secondi a nessuno), il trio è in forma e galvanizza fin da principio gli astanti. Il loro sound è ipnotico, con parti vocali il più delle volte trascurabili, e contraddistinto da improvvisi ed improvvidi cambi di tempo, elemento realmente caratterizzante dei tre. E in tal districarsi di cambi di marcia, risulta oltremodo impressionante la perfetta sincronizzazione della band, con musicisti di oramai comprovata affidabilità ed esperienza, che sanno il fatto loro e non perdono un colpo lungo tutta la scaletta. Ed è a tal riguardo l’unico, ma non marginale, rammarico, quello di una prova fin troppo ridotta che terminerà con ben oltre 20 minuti di anticipo rispetto al cartellone. Evidentemente, alla fine della fiera, tutto il mondo è paese. Anche se rispetto allo scenario internazionale risultano un nonnulla sopravvalutati, soprattutto in veste di gruppo principale, sul loro valore c’è poco da aggiungere, chiunque ami il genere certamente già li annovera tra gli ascolti irrinunciabili e, in conclusione, in sede concertistica sono tutt’ora una garanzia. Alla prossima (possibilmente senza lesinare sulla durata del concerto)!
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