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Nota Amara - At the Line
( 1265 letture )
Dalla Russia con Amore arriva il debutto dei Nota Amara, un gruppo dalla formazione veramente ridotta all'osso. Senza condizionali, infatti, la creatura russa è un vero e proprio duo formato da Natalia Kononova alla voce e Alexandr Bryl al resto degli strumenti. Il disco preso in esame oggi si pone come obiettivo il miscelare le strutture e le innovazioni del progressive metal con le melodie neoclassiche e gli elementi tipici dell'opera d'orchestra del symphonic metal.
Proprio quest'ultimo genere è quello in cui (soprattutto negli ultimi quindici anni) si è detto molto, soprattutto nelle sperimentazioni: basta pensare alle numerose prove con il black dei primi Cradle of Filth e Dimmu Borgir, ed a quelle con il power degli Angra e dei nostri connazionali Rhapsody.
At the Line è un disco che principalmente presenta grosse influenze progressive metal, e in parte gothic. Fortissimi sono poi i richiami alla musica classica: non si parla soltanto di scale usate nella composizione o sonorità, ma anche del massiccio uso di cori e sezioni d'orchestra che sembrano trasportarci proprio al centro dell'opera di un teatro.

Dorian apre il platter con un'intro costituito da tastiere di sonorità note, nulla di realmente originale, sviluppandosi in una canzone forse troppo prolissa e ripetitiva rispetto ai contenuti. Quando i sintetizzatori lasciano spazio al pianoforte con The Third Wish, le cose iniziano a diventare più profonde e toccanti, ancora non brillanti, ma sicuramente più trascinanti e piacevoli. La titletrack At the Line dona finalmente al disco un tono d'originalità che fino a quel momento mancava: la canzone riassume pienamente lo stile del duo, regalandoci linee vocali più articolati e complete, ed una composizione più ricercata e curata nei dettagli. Nella seconda metà della canzone è degno di nota tutto il guitar work, composto da numerose scale di matrice puramente neoclassica: il tutto sembra un incrocio fra la tecnicissima orecchiabilità di John Petrucci (Dream Theater) e la classe di Yngwie Malmsteen. Beatrice è invece una canzone con troppi alti e bassi che trasmette momenti decisamente esaltanti, più violenti e serrati, e momenti invece di incredibile lentezza, che allungano il brodo in maniera quasi seccante. La parte centrale della canzone, con la voce narrante di Natalia Kononova, uccide tutto il pathos accumulato durante la prima metà del brano, che viene fortunatamente salvato da una nuova accelerazione ritmica che conduce a un degno finale.
Too Late to Wait e Sirens, riportano il disco a degli standard più orecchiabili e diretti alle masse. Nonostante vengano meno le strutture progressive, comunque i brani scorrono piacevolmente (in particolar modo il primo), senza enfasi e senza pecche evidenti. Come molti dischi, dopo una partenza decente, e uno sviluppo dimenticabile, avvicinandosi alla chiusura At the Line inizia a dare il meglio. Faust riprende le ritmiche heavy, e dona nuovamente un tono maestoso e imponente all'esordio dei Nota Amara, decollando in una cavalcata veramente veloce ed emozionante, che richiama in parte alcune sezioni di Beatrice. Dopo il batticuore di Faust, con Nosce te Ipsum riprendiamo fiato, con un breve (forse troppo) intermezzo in cui la narrazione viene alternata tra la voce femminile di Natalia e una voce maschile, che spezza la monotonia delle linee vocali del disco. Il tutto viene accompagnato da un magistrale crescendo in pianoforte, bellissimo ed efficace. A questo punto, come in molti dischi progressive che si rispettino, arriva la suite, ovvero la prova del nove. In questo genere la suite è l'ancora di salvezza del gruppo, o il peso che affonda definitivamente il vascello con tutto il suo equipaggio a bordo. Purtroppo, le influenze progressive dei Dream Theater vengono paurosamente, troppo a galla in The Dark Tower: si spazia dall'uso dei sintetizzatori alla scelta di tempi tipici della formazione americana, passando per alcuni fraseggi veramente noti. Tuttavia, nel complesso, la suite risulta ben strutturata e anche l'utilizzo dei filtri vocali concede alla lunga canzone quella punta d'originalità che i toni vocali richiedevano. La chiusura dell'album è affidata a La Comedia, traccia strumentale di un paio di minuti, che non è completamente da buttare, ma a mio avviso chiude l'album in maniera quasi caotica. Dire che era meglio l'album finisse con The Dark Tower forse è esagerato, ma di sicuro male non avrebbe fatto.

Dietro al grande lavoro dei due singoli individui vi è una produzione buona, pulita e discretamente omogenea. L'unica pecca è l'assenza di un vero e proprio batterista, poiché viene usata una drum machine che in certi momenti non dona quell'energia e quella potenza che un musicista in carne ed ossa potrebbe dare. Infine, in alcuni frangenti sembra venire meno la pienezza del basso, anche se ciò appare riscontrabile solamente in alcune parti della prima metà dell'album.
Molti di voi, anche leggendo ad inizio recensione la parola “Russia”, non avranno pensato ad un dettaglio: il disco è interamente cantato nella lingua del paese di provenienza del duo, ovvero in russo. Queste linee vocali, inevitabilmente hanno complicato notevolmente l'ascolto di At the Line, rendendolo più difficile da analizzare. Foneticamente il russo risulta una lingua con i suoi pro e i suoi contro, soprattutto mischiata all'impostazione lirica di Natalia Kononova: a tratti dona una maggiore imposizione nel tono, e risulta più forte e determinata, giocando un ruolo fondamentale in tracce come Nosce te Ipsum, ma in altri casi risulta più spigolosa e fredda, limitando il calore trasmesso e soprattutto creando una sensazione di scarso adattamento alla traccia musicale.

Mi sono chiesto più volte, durante la stesura della recensione, se il fatto che il disco fosse interamente cantato in russo fosse un fattore da prendere in considerazione in fase di giudizio. Alla fine fa parte dell'effetto complessivo dell'album, tuttavia è anche qualcosa di estremamente personale, e nonostante non mi convinca sufficientemente, credo sia opportuno rendere il giudizio più oggettivo possibile. At the Line è un album con dei buoni spunti, tuttavia (aldilà di un cantato non facile da digerire) cozza contro il grande scoglio di tutti gli album dalle influenze sinfoniche: in buona parte della sua durata risulta già sentito, necessitando un tocco di originalità e personalità in più. Un esperimento non totalmente riuscito, dietro la quale vi è un grande sforzo e un ascolto che sicuramente può piacere in particolar modo agli appassionati del genere.



VOTO RECENSORE
71
VOTO LETTORI
65 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2014
Autoprodotto
Symphonic Metal
Tracklist
1. Dorian
2. The Third Wish
3. At the Line
4. Beatrice
5. Too Late to Wait
6. Sirens
7. Faust
8. Nosce te Ipsum
9. The Dark Tower
10. La Comedia
Line Up
Natalia Kononova (Voce)
Alexandr Bryl (Chitarra, Tastiere, Sintetizzatori, Basso, Batteria)
 
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