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Thom Yorke - Anima
17/05/2020
( 2022 letture )
Terzo album da solista per Thom Yorke, storica voce e leader dei Radiohead. Un album particolare, che nasce in un momento particolare. Yorke ha infatti dichiarato di star passando un momento non felice, di vera ansia patologica e sindrome del “foglio vuoto”, con poca o nessuna ispirazione e difficoltà nel mettere in fila le proprie idee in maniera lucida. Ecco quindi che all’artista si prospetta uno spiraglio: un’esibizione di Flying Lotus, autore di musica elettronica che usa improvvisare molto dal vivo sui loop. La soluzione sembra assolutamente congeniale a Yorke, che può così abbandonare la struttura tradizionale del brano e lasciar semplicemente fluire le proprie emozioni ed ispirazioni destrutturate, all’interno di una cornice in movimento. Col proprio fidato collaboratore e produttore Nigel Godrich inizia così un fitto scambio di lavoro che passa tanto dallo studio quanto dalle performance live, nel quale Yorke invia a Godrich i propri brani non conclusi o abbozzati e il produttore ci costruisce sopra sample e loop da rinviare al cantante, che riprende a lavorarci sopra, portandoli anche così dal vivo, per continuare a costruirli in maniera spontanea e libera. Il risultato di questo peculiare modo di lavorare, peraltro non una novità assoluta, è questo Anima, titolo che Yorke ha voluto dargli con un intento chiaro di volerne esaltare tanto la purezza espressiva e l’urgenza musicale e personale e che riflette uno dei pensieri ricorrenti del cantante: la contrapposizione junghiana tra anima e animo.

Come intuibile, quello che nasce è un album particolare, un flusso di coscienza e un veicolo che Yorke utilizza per razionalizzare e far esplodere in maniera creativa i propri stati di ansia e frustrazione, legati al momento peculiare che stava vivendo. Questo non deve far pensare ad Anima come a un album senza un costrutto e senza controllo. Parliamo comunque di un artista che ha una particolare e fervida visione, la quale, anche se sceglie di non esprimersi in maniera pienamente strutturata, viaggia comunque lungo binari piuttosto profondi e ricercati. Potremmo dire che Anima sia un disco molto concettuale, in effetti, freddo, notturno o comunque scarsamente illuminato, nel quale la costruzione tenta di rendere alcuni flash di idee ed ispirazioni disordinati, ma comunque più o meno coerenti ad alcuni principi e assunti di base. Si parla di distopie, di stati allucinatori e sogni, di deprivazioni sensoriali, di società oppressive e spersonalizzanti, di meccanismi ai quali non si può sfuggire e che stritolano l’individuo fino a renderlo parte del meccanismo stesso. Realizzato come detto parte in studio e parte dal vivo, l’album è quasi totalmente elettronico, con qualche rara intrusione di strumentazione, come nel caso di The Axe e, soprattutto, Impossible Knots che vedono rispettivamente la partecipazione di Joey Waronker (Atoms for Peace) e del batterista dei Radiohead, Phil Selway. Per la maggior parte, protagonisti sono i sample e i loop, accompagnati da melodie più o meno sviluppate da Yorke, come nel caso della opener Traffic, nella quale la voce cerca di emergere sommessamente dal rumore di sottofondo. Più avvolgente e al tempo stesso straniante la seguente Last I Heard, con le sue voci che compaiono spettralmente qua e là e i pochi accordi sbilenchi che sostengono il brano a dare una sensazione inquietante e allucinata. La lunga Twist sembra quasi volerci mesmerizzare e deprivare sensorialmente, fino ad una riuscita apertura centrale che spezza l’atmosfera creando quasi uno sprazzo di musica new age sulla quale ben si adagiano il sussurro di Yorke e voci campionate di un coro di bambini. Più fredda e distante Dawn Chorus, nella quale è soprattutto la musica ad evocare quasi cinematograficamente le immagini del titolo, con Yorke che sceglie una via di mezzo tra cantato e spoken word monotono. Si tratta comunque del brano forse più rappresentativo dell’intero lavoro assieme a Twist e Not the News. Stesso approccio anche per I Am a Very Rude Person, nella quale il sottofondo vocale e musicale tende quasi a creare un abbozzo di musica etnica africana e funky. Not the News è invece ripetitiva e ossessionante fino quasi all’insopportabile, per poi aprirsi ad una melodia più strutturata e all’intervento della sezione di archi e del coro della London Contemporary Orchestra and Choir, che svoltano il brano dando sostanza e colore al cambio di atmosfera e dinamica, che poi si allunga anche alla successiva The Axe, altro brano destrutturato e piuttosto rarefatto, nel quale anche la melodia vocale, pur essendo forse la più vicina all’ispirazione dei Radiohead, appare comunque appena sbozzata e neanche troppo convincente, con una lunghezza francamente ingiustificata. Finalmente, in Impossible Knots è possibile apprezzare un passaggio quasi funky jazz di basso, accompagnato dalla batteria (o per meglio dire dal charleston) di Selway e dai vocalizzi di Yorke, per una traccia comunque ossessionante e che rende per l’ennesima volta l’atmosfera di tutto il disco, con le sue chiusure martellanti e opprimenti. Runwayaway gira attorno ad un ennesimo loop accompagnato però dai delay e dai reverberi di una chitarra elettrica, che inizialmente ricorda un giro di Jeff Buckley, fantasma già apparso nelle prime battute di Last I Heard, sulla quale si arrampicano voci salmodianti e una principale narrante, femminile, oltre ai sempre inquietanti archi dell’Orchestra.

Essere un grande artista, famoso e riconosciuto in tutto il mondo, può essere anche una gabbia, col carico di aspettative e responsabilità che crea, implicazioni economiche, pressioni commerciali, solitudine, vita sregolata e randagia, logiche che niente hanno a che vedere con l’Arte. Oppure può essere una grande opportunità, lasciarti margini di manovra enormi, perché ormai non hai più niente da dimostrare a nessuno e puoi semplicemente seguire istinto e ispirazione. Fregandotene di tutto il resto e affrancandoti anche dal tuo essere leader di una band strafamosa e adorata a livelli di fanatismo, che ha già il preciso imprinting del rompere barriere ed essere imprevedibile. Thom Yorke si è preso questa libertà e ha deciso di essere coraggioso. Anima, si sarà capito, non è un disco facile, non è un disco immediato, è un disco freddo e straniante, richiede immersione e accettazione. Si tratta di lasciare che la musica narri una storia frammentata, fatta di flash confusi e non necessariamente legati tra loro, estemporanei e sfuocati. E’ un disco nel quale quasi non si trova una melodia sviluppata pienamente, che si affida moltissimo alla ripetizione, all’ossessione e al pulsare dell’elettronica e che rare volte riesce davvero ad aprire, a sconvolgere, a cambiare le carte in tavola aprendo alle emozioni e alle suggestioni. E’ un disco per il quale non è forse del tutto sbagliato utilizzare il termine di avantgarde, per quanto poi non sia neanche propriamente rivoluzionario, né nell’idea né nell’approccio, né nel risultato. Si tratta di uno di quei dischi che, come anticipato, vale tantissimo l’idea dell’arte concettuale, nel quale non è tanto quello che si ascolta, ma il metaracconto e le intenzioni a contare davvero, completando e dando senso al tutto, per quanto alla fine in questo caso il senso resti quasi tutto appunto nell’intenzione. Non mancano i momenti affascinanti e avvolgenti, come la capacità di rendere un’atmosfera, ma appunto si tratta di flash estemporanei, di un’onda onirica in un pulsare continuo e stordente. Disco che riflette un momento particolare e difficile di Thom Yorke e che gli ha consentito di uscire da un empasse personale ed artistico molto forte, ritrovando ispirazione ed entusiasmo, tanto che dal concept del disco è stato realizzato anche un cortometraggio di quindici minuti diretto da Paul Thomas Anderson, con protagonisti lo stesso Yorke e la moglie Dajana Roncione, attrice professionista. L’album è stato anticipato da una lunga promozione condotta sulle piattaforme digitali e ha ottenuto ottimi riscontri di critica e pubblico, dando poi il via ad un tour di successo che si è interrotto come purtroppo tutti gli altri eventi a causa della pandemia mondiale.
Non è un album per tutti e, al di là di tanti giri di parole, si fa fatica ad ascoltarlo per intero, anche lasciandolo di sottofondo. Pur con tutte le buone intenzioni, quanto detto finora non lo rende un capolavoro, anzi. E’ un disco ostico e refrattario, che ben poche volte comunica davvero qualcosa all’ascoltatore e ancor più raramente è capace di scatenare una reazione emotiva, se non una lunga quanto sfiancante sensazione di oppressione e deprivazione sensoriale. In sostanza, Anima è un disco pretenzioso e lungamente inconcludente, che si nasconde dietro la cortina delle idee, per anestetizzare un’ispirazione confusa e superficiale. Il classico disco che fa impazzire i critici, del quale non si può dire male per non sembrare incompetenti e che una volta preso e ascoltato finisce invariabilmente nella lista degli album che non ascolterai mai più, se non in rari momenti per cercare ancora di convincersi che ne valga la pena o per giurare pena abiura a tutti che è davvero un capolavoro. Ma no, non lo è. E’ un disco complessivamente brutto, con qualche momento valido, che avrebbe potuto essere interessante, se non fosse così autocompiaciuto e inconcludente.
Ma questo, diciamolo piano, sottovoce, a tratti, senza voler formare un discorso compiuto, come fa Thom Yorke per tutti i cinquanta lunghissimi minuti di durata di Anima.



VOTO RECENSORE
50
VOTO LETTORI
77.75 su 45 voti [ VOTA]
L' Étang Aux Nénuphars
Mercoledì 17 Febbraio 2021, 19.59.31
21
Lizard. Un soprannome appropriato. Solo un rettile strisciante potrebbe non avere l' udito adatto per capire che questo album sia un ottimo album! Certo, ci sono alcuni punti di stanca e sicuramente siamo lontani dal capolavoro... Ma Anima é un platter minimale e di classe che, senza scomporsi mai troppo e sempre attraverso una modalità estremamente intima di raccontare se stesso, fa la sua bella figura. Lo definirei una versione moderna (e meno brillante) del seminale Kid A (non capisco perché i Radiohead trovino così poco spazio su questo webzine). Inoltre la produzione é perfetta e i testi sono i soliti alla Tom (e dici poco). Per me il voto oscilla tra il 70 e il 75. Che dire, Monsieur Strisciante Comellini... Lei si meriterebbe una bella tiratina d' orecchi di quelle che solo le nonne o le zie più intransigenti sanno dare! Optando per un' opzione più pacifista, le consiglio di vedere il documentario di Anima su Netflix... 15 minuti (apposta per lei che non sopporta le cose "lunghissime") di musica e immagini che le potrebbero far capire il messaggio che traspare dal lavoro di Yorke, attraverso la sua contestualizzazione. Nel caso non dovesse cambiare idea, si dia all' ippica, perché non c'è cosa peggiore di vedere un recensore confondere un' analisi con le sue opinioni personali. Au revoir.
Davide
Martedì 16 Giugno 2020, 11.08.41
20
Un ottimo disco e il cortometraggio "Anima" su Netflix è spettacolare. 50? Ma siamo seri, con tutta la mediocrità derivativa metal che prende qua dal 70 in su, andiamo a demolire un ottimo esempio di cantautorato mischiato a Intelligent Dance Music. Bisogna recensire ciò che si comprende.
Lizard
Giovedì 28 Maggio 2020, 13.49.21
19
Ho sempre pensato che il "ma" usato in questo modo di fatto annulli tutto cio' che lo precede, ma... Niente. Continuo a pensarlo.
Vizioassurdo
Giovedì 28 Maggio 2020, 12.52.42
18
Rispetto la varietà delle opinioni, ma "brutto", "ostico e refrattario" non si possono sentire.
Lizard
Domenica 24 Maggio 2020, 8.08.59
17
Giustissimo, grazie mille della segnalazione!
tosaerba
Sabato 23 Maggio 2020, 22.01.26
16
cmq l'album e' uscito a giugno dell'anno scorso, non nel 2020!
Lizard
Giovedì 21 Maggio 2020, 8.12.53
15
E pensare che finora ero riuscito cosi' bene a dissimulare... Prima o poi tutto finisce...
Vulgar Puppet
Giovedì 21 Maggio 2020, 4.02.32
14
Eheh Lizard dovevi aspettartelo ahah
Lizard
Mercoledì 20 Maggio 2020, 15.55.54
13
Esatto!!! Eh vabbe'... Dopo dieci anni e mezzo qualcuno doveva pur accorgersene... Alla rete non la si fa...
Kruger
Mercoledì 20 Maggio 2020, 15.31.38
12
Non capisce nulla di metal, figurati di elelettronica
Klimt 1917
Mercoledì 20 Maggio 2020, 15.11.02
11
Il recensore ascolta hard rock, non capisce nulla di elettronica. Ha scritto la recensione solo per fare il figo e stroncare Yorke.
Lizard
Mercoledì 20 Maggio 2020, 9.42.44
10
@Vulgar: dovendo scrivere la recensione l'aspetto concettuale mi doveva interessare necessariamente, a maggior ragione perche' ad accompagnare l'album c'e' anche un film che ne sviluppa le tematiche. E' evidente che anche per Yorke questo e' un aspetto importante del "pacchetto" di Anima. Sono contento che tu abbia apprezzato la parte musicale a prescindere, la mia critica consiste proprio nel fatto che l'ho trovata comunque poco interessante e stimolante, se non per alcune cose, tanto appunto da risultare un topolino rispetto all'elefante concettuale. Quanto ai suoni... Beh dischi del genere devono averli stratosferici, direi che e' una condizione essenziale.
Silvio Berlusconi
Mercoledì 20 Maggio 2020, 7.33.07
9
se cerco la parola "lagna" nell'enciclopedia ci trovo una foto di Thom Yorke
Autechre
Mercoledì 20 Maggio 2020, 7.29.21
8
Che competenze ha il recensore in ambito di musica elettronica?
Vulgar Puppet
Martedì 19 Maggio 2020, 22.47.26
7
Io di molte delle premesse non ero al corrente e personalmente non le trovo più interessanti della musica. La confusione c'è ma non penso sia eccessiva, i testi possono sembrare inconcludenti ma mi dicono qualcosa e a tratti sono proprio brillanti, e la produzione è stupenda, certi suoni mi fanno impazzire. A me è rimasto tanto, sebbene non sia un lavoro eccezionale per me è veramente figo, che non sarà un complimento da critico ma è quello che ho pensato oggi mentre me lo riascoltavo. Comunque io tutto ok! Tu stai bene? P.S: ho dato 70 al disco quindi ho abbassato il voto lettori ahahaha
Lizard
Martedì 19 Maggio 2020, 21.40.12
6
Ciao Francesco, tutto bene? grazie della segnalazione, errore mio. Parlando di arte concettuale ho voluto mettere in evidenza quanta fosse dal mio punto di vista la sproporzione tra le premesse concettuali (collegamento con i sogni, societa' dispotiche, pulsioni psicoanalitiche, improvvisazione e via aggiungendo) e il risultato musicale effettivo. A parte l'atmosfera, che davvero non manca e anzi forse e' anche troppa, rispetto all'effettivo contenuto dei brani, non trovo particolari emozioni, ne' particolari intuizioni melodiche o ritmiche. Molta confusione e poca sostanza. Quanto all'accoglienza e' stata direi quasi trionfale, almeno per questo album, non parlo dell'intera carriera da solista. Ho letto diversi commenti e francamente trovo che tanti entusiasmi siano poco corrispondenti al disco.
Vulgar Puppet
Martedì 19 Maggio 2020, 17.59.29
5
Perché concettuale? Freddo sì, lo posso capire, ma non mi sembra proprio che il concetto sia più importante dell'atmosfera e dell'emozione. Io non ce lo vedo neanche un concetto. Poi se non si apprezza il senso di oppressione e alienazione è un altro paio di maniche e lo capisco. Avrei voluto capir meglio traccia per traccia cosa c'è che non va, l'album non è chissà cosa ma minimo un 65-70 se lo merita, coinvolge su più piani, fa ballare, emoziona, stordisce in positivo. Poi non mi pare che la carriera solista di Thom Yorke venga così tanto incensata, e giustamente, ma questo è forse il suo lavoro più riuscito e qualitativamente più compatto. P.S.: il regista del cortometraggio è Paul Thomas Anderson, non Michael.
Autechre
Lunedì 18 Maggio 2020, 19.36.54
4
Che competenze ha il recensore in ambito di musica elettronica?
gamba.
Lunedì 18 Maggio 2020, 1.10.55
3
Uhuh! La recensione non mi trova molto concorde, ma è ugualmente un piacere leggerla. L'album l'ho ascoltato molte volte, francamente non l'ho trovato per nulla ostico e per me il tempo dell'ascolto è più o meno sempre volato, mai percepito che non finisse più. Per i miei gusti sta un gradino sopra tomorrow's modern boxes.
Galilee
Domenica 17 Maggio 2020, 16.34.51
2
Sinceramente non conosco. Sto ancora approfondendo la discografia dei Radiohead che ai tempi non apprezzai, ora si. Quando la finirò proverò anche ad ascoltare qualcosa del Thom solista.
Black Me Out
Domenica 17 Maggio 2020, 16.26.24
1
Recensione molto equilibrata ed obiettiva, che mi sento di condividere in buona parte. Yorke fa parte ormai di un circolo di "intoccabili" ed è quasi un sacrilegio criticare una sua opera, ma è anche vero che questo Anima è un disco veramente complesso da assimilare. Personalmente mi piace quando un disco "mi sfida" in questo modo, paradossalmente fa aumentare il mio interesse, ma purtroppo la longevità non è stata dalla sua parte questa volta. Continuerò a preferire Tomorrow's Modern Boxes e The Eraser, ma anche la soundtrack di Suspiria si fa ascoltare con piacere. Se poi vogliamo andare su altri lidi tiriamo fuori gli Atoms For Peace, che rimangono un universo a parte, per me ancora godibilissimo (magari dessero alla luce un secondo album). Anima rimane quel che è, una sfida per l'ascoltatore, portato a provare a decifrare un collage sonoro astratto e senza capo né coda, facile specchietto per le allodole per critici con la puzza sotto il naso e intellettualoidi da due soldi, che sono ormai le categorie cui la musica di Thom Yorke viene più frequentemente associata. Poi ripeto, a me piace e non lo boccio, i suoni - intesi nella loro essenza acustica - sono di gran qualità e l'ascolto è gradevole. Ma non è "piacevole", il che è diverso. Gli scorsi album di Yorke rimangono su altri livelli di impatto per il mio gusto personale. Da questo punto di vista io sono del "partito Greenwood", che secondo me rimane un compositore forse meno eclettico, ma con un ottimo gusto, dimostrato attraverso praticamente ogni sua colonna sonora e non solo.
INFORMAZIONI
2019
XL
Elettronica
Tracklist
1. Traffic
2. Last I Heard (…He Was Circling the Drain)
3. Twist
4. Dawn Chorus
5. I Am a Very Rude Person
6. Not the News
7. The Axe
8. Impossible Knots
9. Runwayaway
10. Ladies & Gentlemen, Thank You for Coming (bonus track)
Line Up
Thom Yorke (Voce, testi)

Musicisti Ospiti
Joey Waronker (Batteria su traccia 7)
Philip Selway (Batteria su traccia 8)

London Contemporary Orchestra and Choir

Hugh Brunt (Direttore, Orchestrazioni)
Talia Morey – copy
Galya Bisengalieva (leader), Alessandro Ruisi, Zara Benyounes, Alexandra Caldon, Venetia Jollands, Patrick Savage, Anna Ovsyanikova, Marianne Haynes (Primo Violino)
Eloisa-Fleur Thom, Emily Holland, Gillon Cameron, Guy Button, Nicole Stokes, Francesca Barritt, Violeta Barreña, Ed McCullagh (Secondo Violino)
Ian Anderson, Clifton Harrison, Matt Kettle, Matthew Maguire, Diana Matthews, Alison D'Souza, Jenny Lewisohn, Meghan Cassidy (Viola)
Brian O'Kane, Reinoud Ford, Jonny Byers, Gregor Riddell, Zoe Martlew, Sergio Serra (Violoncello)
Dave Brown, Roger Linley, Laurence Ungless, Gwen Reed (Contrabbasso)
Pasha Mansurov (solista: piccolo, alto e basso), Zinajda Kodrič (Secondo: alto e basso), Gareth Mclearnon (Terzo: alto, basso e contrabasso) (Flauto)
Craig Apps, Zands Duggan, Louise Anna Duggan (Percussioni)
Josephine Stephenson, Héloïse Werner, Fiona Fraser, Harriet Armston-Clarke, Laurel Neighbour, Eleanor Gregory (Soprano)
Rose Martin, Katie Schofield, Amy Lyddon, Emma Lewis, Lissie Paul, Judy Brown (Alto)
 
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