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Skindred - Smile
09/09/2023
( 1007 letture )
Sono ormai scientificamente provati gli effetti benefici del sorriso: riduce lo stress, migliora l’umore, riduce la percezione del dolore, rafforza il sistema immunitario, favorisce la comunicazione migliorando le relazioni ed aumenta la fiducia in se stessi. Tuttavia il sorriso può essere anche sarcastico, isterico e quindi amaro, ma la sua positività è caratteristica imprescindibile del reggae (le famose good vibes) ed è forse sempre stato mal percepito l’accostamento ad un ambito quasi opposto qual è il metal. Tra i primi ad aver affiancato questi due rami si possono nominare probabilmente gli Hed P.E. (Let It Burn, Shadowridge); anche i P.O.D. che, tra un “grazie Signore grazie” e l’altro, provarono ad infilare qualche brano reggae nella loro discografia (Eyes of a Stranger, Ridiculous) e poi sono arrivati gli Skindred, che hanno fatto di quel mix un marchio di fabbrica.

Babylon, uscito nel 2002, ha fatto letteralmente esplodere la band, ma nonostante questo dopo la sua pubblicazione gli Skindred vennero inaspettatamente abbandonati dalla RCA Records. Il trattamento loro riservato non piacque ai due membri originari Martyn 'Ginge' Ford (batterista) e Jeff Rose (chitarrista), poi sostituiti da Arya Goggin dietro le pelli e Mikey Demus alla chitarra. All'epoca ciò richiese il trasferimento del duo a Newport, città natale del frontman Benji Webbe, per la precisione sotto una palestra di pugilato, il St. Joseph's Boxing Club, e in uno spazio sotterraneo soprannominato "the crimson room of doom", dove si prepararono per i tour e imbastirono le canzoni che alla fine formarono il secondo album del 2007, Roots Rock Riot e, tenendo botta in questi oltre vent’anni di carriera, sono giunti a pubblicare, col sorriso, il loro ottavo album. Smile è l’incarnazione della gioia musicale, infonde carica e vitalità, abbatte i confini di genere riuscendo a mostrare esempi pregevoli di crossover tra i due stili (This Appointed Love). Pubblicato il 4 agosto 2023 via Earache Records (Misfits) e prodotto da Julian Emery (Nothing But Thieves), che rende questa raccolta dinamica, sfruttando l'abilità di quest’ultimo di fondere i generi senza perdere solidità o atmosfera, Smile si avvale soprattutto della coinvolgente interpretazione di Benji Webbe che mantiene lo slancio per tutti i 42 minuti di durata dell’album. Talvolta rischia, qua e là, di scadere in qualche melodia scontata, ma la sua voce ed il songwritng restano indubbiamente il punto forte di quella che lui definisce musica "afro-caraibica-circense".

Our Religion suona favorevolmente esoterica: è basata su un riffone nu-metal basilare, nel ponte decolla grazie al basso che fa un gran lavoro di tensione, per esplodere in un ritornello che riprende l’evocazione iniziale ma con potenza e decisione; il brano vuole ricordare alla band gallese e ai loro fan quanta strada hanno fatto tra porte sbattute in faccia e sacrifici vari. Gimme That Boom è il tipico “singolone” alla Skindred ma questa volta, a differenza di Big Ting, il risultato appare più banale. Il pezzo è, tutto sommato, carino ma la scelta della parola "Boom" scade nella prevedibilità e riporta a brani ormai da tempo superati come Boom dei sopracitati P.O.D. o Click Click Boom dei Saliva e se pensate che questo sia il pezzo di punta vi sbagliate perché è con Set Fazer che inizia la polpa succosa da assaporare: sembra cominciare riferendosi ad Eye of the Tiger, ma Benji riesce a condurre il brano in un groove divampante che critica le ipocrisie guerrafondaie-dem internazionali. Life That’s FreeIf I Could continua a mantenere alto il livello con un brano che rivela il suo apice nelle evoluzioni vocali di Webbe e conduce a L.O.V.E. (Smile Please), il brano sorridente e solare per eccellenza di questo disco dove l’amore è la sola cosa che conta e che unisce, scandendo la parola nel ritornello:

l’amore è ciò che la gente vuole
l’amore è ciò di cui abbiamo bisogno
se l’amore è ciò che la gente vuole
allora l’amore è garantito.


Prendersi cura di sé e del prossimo, lasciarsi i pensieri negativi alle spalle e zero vibrazioni ostili sono solo alcuni degli ingredienti dello Skindred-style esternato nel coloratissimo video di L.O.V.E. tra pupazzi, arcobaleni, hippy-bus e cuori sparsi per il mondo da una nuvola. This Appointed Love, poi, è la perfetta espressione di come essi riescano a mischiare reggae e alternative metal in modo egregio e indiscutibilmente unico. Black Stars, State of the Union e Addicted sono certamente i brani più socio-politici del disco, Mama, incentrata sul moog, ripiomba nel reggae più esaltante, irresistibile e trionfale mentre Unstoppable è la traccia finale che sarebbe stata serenamente evitabile perché non scadesse ancora nell’ovvietà e che avrebbe ridotto positivamente il minutaggio.

Smile è un ottimo ritorno, non perfetto, ma ha colto nel segno e soddisferà senza dubbio i fan degli Skindred. Usa il suono per viaggiare nello spazio, infuria e si calma ma sempre ondeggiando per poi tornare a colpire come un uragano con rimproveri pungenti all’establishment mondialista com’è consuetudine fare nella cultura rastafariana. Suona celebrativo della bellezza della diversità e dell’unità umana tra culture attraverso il recupero della vena afrobeat unita a chitarroni nu-metal, estetica dub, orecchiabili ganci pop e all’elettronica. Un disco assolutamente piacevole, positivo e maturo, che ha il difetto di perdere punti a causa di alcune tracce prevedibili, ordinarie e quasi citofonate (Gimme That Boom, Addicted, Unstoppable), ma è comunque ciò che ci si aspetta dalla band e, vista la qualità di Smile, glielo si perdona grazie anche al topic che gli Skindred ci consegnano ancora una volta: sorridete che fa bene ed è anche contagioso.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2023
Earache Records
Crossover
Tracklist
1. Our Religion
2. Gimme That Boom
3. Set Fazers
4. Life That’s Free
5. If I Could
6. L.O.V.E. (Smile Please)
7. This Appointed Love
8. Black Stars
9. State of the Union
10. Addicted
11. Mama
12. Unstoppable
Line Up
Benji Webbe (Voce, Synth)
Mikey Demus (Chitarra, Cori)
Daniel Pugsley (Basso, Cori)
Arya Goggin (Batteria)
 
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