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Styx - The Grand Illusion
13/04/2024
( 588 letture )
Uno dei lati oscuri del “mestiere” del recensore, quello di cui nessuno parla o a cui nessuno solitamente pensa, è quello di riuscire a inserire le band che recensisce all’interno di un genere specifico o, nella peggiore delle ipotesi, all’interno di un filone di riferimento, anche se a volte un po’ generalista.
L’obiettivo di questa azione è sostanzialmente quello di dare riferimenti largo circa specifici al lettore di turno, in maniera tale che già possa capire se il prodotto in questione lo interessa o meno, e così poter decidere l’eventuale approfondimento.
Questa cosa, che all’apparenza sembra un nonnulla, nasconde però insidie perigliose, in quanto non tutte le band o gli artisti sono semplici da catalogare, vuoi perché la natura umana (e così la musica) è spesso multi-sfaccettata in sfumature, vuoi perché più semplicemente le band in questione si divertono a non mettere confini alle canzoni che creano e spesso spaziano tra i generi, creando un vero e proprio melting point di influenze.
Tra le tante band che possono essere inserite all’ interno di questa categoria di difficile determinazione, una di quelle che spesso spicca, sono i mai troppo lodati Styx, band statunitense che in una carriera ormai cinquantennale ha dato alla luce vere e proprie perle musicali.
Indicati molto spesso come band progressive rock dagli amanti dell’hard rock e come hard rock dagli amanti delle sonorità progressive rock, gli Styx si sono in realtà sempre mossi in entrambi i generi, sfociando spesso, come li loro connazionali Kansas, anche nei territori di un pomp rock vitaminizzato da suntuosi arrangiamenti tastieristici di matrice AOR.
Composta negli anni da musicisti diversi, ma di sicura perizia tecnica ed enorme capacità compositiva, la band ha vissuto il suo maggior periodo di successi commerciali negli anni 70, guidata da Tommy Shaw e Dennis DeYoung, rispettivamente chitarrista e tastierista dalle qualità compositive (e tecniche) sopraffini, nonché entrambi cantanti eccezionali e completata dal chitarrista James Young, anche lui saltuariamente voce principale e dai fratelli Chuck e John Panozzo al basso ed alla batteria.
Siamo nel 1977 quando la band dà alle stampe il suo settimo sigillo, The Grand Illusion, secondo disco con il neoentrato Tommy Shaw, il quale, come tutti i grandi artisti, è riuscito immediatamente a portare il suo valore aggiunto nella band, firmando addirittura la titletrack del precedente disco, ovvero l’immortale Crystal Ball.

Dopo appena un anno, passato per lo più in tour, la band da appunto alle stampe il nuovo lavoro, nel quale gli equilibri intravisti l’anno prima prendono finalmente una forma ben più precisa e dove i nostri inanellano una serie di canzoni dalla qualità talmente elevata da risultare a tratti disarmante.
Siamo infatti di fronte ad uno dei dischi manifesto del genere pomp rock, degno rivale dell’altro masterpiece dell’anno, ovvero Point of Know Return dei Kansas, al quale forse è leggermente inferiore per la mancanza del pezzo “asso pigliatutto” che fu Dust In the Wind.
Certo non mancano nell’album canzoni in grado di rivaleggiare anche dal punto di vista di appeal radiofonico, vedasi la bellissima Come Sail Away che, introdotta dallo splendido pianoforte di DeYoung e cantata proprio da quest’ultimo, si snoda per i successivi 6 minuti su una struttura dapprima sognante di solo piano, voce e tappeti di tastiera, per crescere poi fino alla parte elettrica, dove gli intrecci vocali del ritornello mettono in mostra le qualità tecnico/compositive dei nostri, per tornare nella parte centrale su un break strumentale dominato dalle tastiere, e poi chiudere nuovamente in elettrico.
Che dire poi di Man In the Wilderness, splendida canzone lenta e cadenzata dalle mutevoli scelte cromatiche, cantata da un ispiratissimo Tommy Shaw, che ne è anche autore, nella quale tutta la band da sfoggio di bravura, cesellando il tutto con arrangiamenti decisamente sublimi, sia dal punto di vista vocale che strumentale. Piccolo inciso, nonostante le voci principali siano quelle di DeYoung e di Shaw e su almeno un brano ad album anche quella di James Young, tutta la band, Panozzo Brothers compresi, partecipa costantemente alla costruzione delle armonie vocali e dei cori dei singoli pezzi.
Come non citare l’opener/titletrack The Grand Illusion, la quale con il suo maestoso incedere, le tastiere magniloquenti e le ottime melodie di DeYoung è di fatto uno dei migliori biglietti da visita che la band potesse regalare a se stessa, in quanto vero e proprio manifesto del genere pomp.
Andiamo al sodo, le chiacchiere stanno a zero, ogni canzone di The Grand Illusion è assolutamente un piccolo gioiello nel suo genere: prendiamo ad esempio Fooling Yourself, canzone se vogliamo dalla struttura “semplice”, ma talmente ben scritta, con ritornello ispiratissimo e ottime partiture tastieristiche, da lasciare quasi perplessi all’ascolto, oppure la successiva Superstars, baciata anch’essa da un bellissimo ritornello armonizzato messo subito in apertura, e cantata come la precedente dal mai troppo lodato Tommy Shaw.
Discorso a parte lo merita la rude Miss America, sicuramente il brano meno pomp (o più hard rock) del disco, la quale già a partire dal cantato meno “delicato” ad opera di James Young, ci mostra il lato più muscolare della band, che qua si lascia andare a virtuosismi davvero rimarchevoli sia di chitarre che di tastiera, sempre sorretti dall’ottima sezione ritmica dei fratelli Panozzo.
In chiusura di album troviamo l’epicheggiante Castle Walls, dai bellissimi intrecci vocali e dall’andamento cadenzato e malinconico, arricchita da un bellissimo (e leggermente inquietante) loop tastieristico che ricorda da lontano la splendida Profondo Rosso dei nostrani Goblin pubblicata un paio di anni prima, e la conclusiva The Grand Finale, di fatto un reprise dell’opener, che va a chiudere degnamente un disco di assoluto valore.

Anche questa volta siamo giunti alla fine del nostro viaggio musicale, un viaggio che ci ha portato a riscoprire una band sicuramente poco conosciuta nelle italiche lande, ma del cui valore artistico non si può assolutamente discutere, se non in termini positivi. The Grand Illusion non è certo l’unico ottimo disco che ci hanno regalato, ma certo il migliore da cui partire per avere idea di chi sono gli Styx, e cosa sono stati in grado di fare.
A voi la scelta se continuare ad ignorarli, oppure (ri)scoprire una band immensa!



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
89 su 5 voti [ VOTA]
Aceshigh
Lunedì 15 Aprile 2024, 20.39.46
12
Grandi Styx e grande album, sebbene anch\'io preferisca su tutti Paradise Theatre. Ma, come dice Rob, da Equinox fino appunto a quell’album è una serie ininterrotta di grande musica. Questo qui è giustamente uno dei più famosi, anche perché c’è Come Sail Away che è praticamente una loro hit, ma il mio pezzo preferito è Miss America (forse perché già ci sento l’indirizzo più rock di Paradise Theatre). Grande band comunque. E ora sotto con le recensioni di altri loro album. Voto 86
Transcendence
Lunedì 15 Aprile 2024, 0.46.37
11
Discorso Dennis DeYoung, gusti, è una di quelle voci il cui timbro non sopporto a pelle (non conosco i dischi solisti per questo motivo tra l\'altro). Supertramp direi tutta la discografia, pure qualcosa di quelli senza Roger Hodgson (nonostante la lunghezza mastodontica e stile ancora più \"musica da ascensore\" di prima). Ho tante prese di posizioni nette, non sono solito esternarle buttandole in caciara, parlavo degli Styx visto che ho ascoltato (di striscio) buona parte della loro discografia.
Rob Fleming
Domenica 14 Aprile 2024, 22.30.28
10
Una presa di posizione così netta da parte di @Transcendence non me la ricordo. Così oggi mi sono andato a riascoltare i due album solisti di Dennis DeYoung 26 East. Li trovo, soprattutto il primo, assolutamente magnifici e cantati benissimo. Invece condivido l\'entusiasmo per i Supertramp di Crime of the century e Crisis? What crisis? Immagino ti riferisca a questi due album
Transcendence
Sabato 13 Aprile 2024, 13.35.17
9
Dal poco o niente che ricordo del gruppo, tanti anni fa mi ascoltai quasi tutta la discografia fino a Cyclorama. Dovrei riprenderla, certo, il problema è che già dall\'inizio, nonostante i pezzi, i singoli, gli arrangiamenti e argenteria varia, ai tempi avevano uno dei peggiori cantanti che io abbia mai sentito in vita mia (ossia Dennis Deyoung, roba che Ozzy Osbourne spostati proprio), quindi a parte Suite Madame Blue e qualcosa nel debutto non ho mai avuto grande interesse (credo di aver ascoltato anche Edge of the Century ma anche lì, la memoria latita). Parlando di progressive all\'acqua di rose, ho sempre preferito (e amato alla follia a tratti) i SUPERTRAMP.
progster78
Sabato 13 Aprile 2024, 13.14.53
8
La title track di Pieces Of Eight è un qualcosa di incredibile.
Rob Fleming
Sabato 13 Aprile 2024, 13.08.44
7
Il loro primo disco che ho comprato con Piece of eight. Rispetto ai Kansas erano un filo più ruffiani nella ricerca della melodia, ma sapevano pestare anche duro. Io mi son fermato a Paradise Theater, ma da Equinox sino a lì hanno infilato una serie di album assolutamente strepitosi. Poiché ho il vinile posso dire che ad un lato A magnifico, fa seguito un lato B che è capolavoro totale. E, poi, dai, tre cantanti diversi tra loro. C\'era una varietà di atmosfere che rendevano ogni uscita un gioiello. Media 85
Fabio
Sabato 13 Aprile 2024, 13.01.16
6
Per me con Pieces Of Eight è il loro disco migliore, ed è quello che ha segnato il successo internazionale, grazie a brani come Fooling Yourself e Come Sail Away. Da avere assolutamente, clamoroso. X Galilee, ho Edge Of The Century, sicuramente un buon disco anche quello, con Glen Burtnick alla voce, aggiornato agli anni 90, cioè meno pomposo e più aor
progster78
Sabato 13 Aprile 2024, 12.57.09
5
Galilee,splendido disco...c\'era ancora DeYoung e la qualità si sente,come il successivo Brave New World ultimo con il buon Dennis.
Galilee
Sabato 13 Aprile 2024, 12.03.57
4
Qualcuno conosce il bellissimo Edge of the century?
Epic
Sabato 13 Aprile 2024, 11.55.08
3
Sottovalutatissimi gli Styx, ma davvero incredibili. I capolavori che hanno scritto si sprecano
Galilee
Sabato 13 Aprile 2024, 10.45.09
2
Gran bel disco. Gli Styx sono una delle prime band rock che ho ascoltato da giovane. Non con questo disco che invece ho recuperato di recenti. Band un po\' sottovalutata. Davvero bravi.
progster78
Sabato 13 Aprile 2024, 10.20.10
1
Grazie per aver recensito un album degli Styx per la prima volta(a parte il Crash...),che dire,dopo il Paradise Theatre quello che amo di più anche se con loro c\'è solo l\'imbarazzo della scelta...Title track,Come sail away e soprattutto Miss America stupende. Grande band,voto 88.
INFORMAZIONI
1977
A&M Records
Prog Rock
Tracklist
1. The Grand Illusion
2. Fooling Yourself (The Angry Young Man)
3. Superstars
4. Come Sail Away
5. Miss America
6. Man in the Wilderness
7. Castle Walls
8. The Grand Finale
Line Up
Dennis DeYoung (Voce, Tastiera)
Tommy Shaw (Voce, Chitarra)
James Young (Voce, Chitarra)
Chuck Panozzo (Basso, Voce)
John Panozzo (Batteria, Voce)
 
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