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DUEL CLUB, VIA ANTINIANA 2A - POZZUOLI (NA)

Kodiak / Nadja - Split 2009
( 3284 letture )
La spazzatura. Il drone.
L’avanguardia. Il drone.
Confuso, inutile, rumoroso, assordante, scriteriato, molesto.
Questo è ciò che sostengono i detrattori.
Geniale, riflessivo, stimolante, fragoroso, moderno, tenebroso.
Questo è ciò che controbattono gli appassionati.

Io invece dico: avete mai ascoltato qualcosa di seriamente drone? Se si, vi ha trasmesso qualcosa? Se si, cosa? Fossero rivolti al sottoscritto, risponderei “si” ai primi due quesiti e “dipende” al terzo. Perché? Perché il drone “dipende” da come ci si sveglia, da cosa si ascolta, da dove si ascolta, da quanto si ascolta. Ed ovviamente dipende dal drone stesso; e quando dico “dipende”, intendo “dipende” per sul serio! Perché quando ci si spinge in territori che definire “di nicchia” sarebbe niente meno che eufemistico, le reazioni dei sensi possono anche mutare secondo quelle variabili esogene (tante) che condizionano l’umore, lo stato psicofisico e che provengono dalla natura genetica dell’individuo o dall’inpriting più remoto di ogni concentrato cerebrale. Detto questo l’unico modo di confrontare differenti drone-sound, per comprenderne legittimità, fondatezza ed esito è quello di concedersi ascolti ripetuti a brevissima distanza, fissando in tal modo un preciso state of mind che mantenga sufficientemente stabile il metro di giudizio adottato. Ed è proprio così che è stato fatto.

Ascoltando d’un fiato questo split album di Kodiak e Nadja (1 brano a cranio) ciò che appare subito evidente è come le due realtà siano genericamente accostabili ma dissimili se analizzate nel dettaglio. Se i poco più che debuttanti Kodiak propongono infatti un drone doom molto vicino al moderno ambient/funeral di Until Death Overtakes Me e compagnia bella, solo un po’ più “chiuso”, duro, massiccio, tuttavia ammorbidito (melodicizzato?) grazie alle tastiere penetranti e ben inserite all’interno dei fitti ma distinguibili fruscii della chitarra, dall’altro -con i quasi “veterani” Nadja- si fanno i conti con quella vision che punta all’ambient, con il suo tipico approccio destrutturato, ripetitivo e -proprio per questo- molto meno impattante sull’emotività diretta. Per quanto concerne le ritmiche si rimane per 40 minuti al limite di una bradicardia equiparabile ma, ancora una volta, concettualmente antitetica: “fisicamente” pacati i Kodiak, che scandiscono la loro litania con i rintocchi scarni e morenti dei tamburi acustici; “emotivamente” bradipici i Nadja, che nella propria integerrima lettura artistica, non “battono” ciglio, astenendosi dall’inserire qualsivoglia percussione nella propria jam.

Le differenze nello stile -molte- sono poi decifrate nell’atteggiamento strumentale. Mentre i Kodiak utilizzano buona parte dell’attrezzatura basica del rock, ovviamente convogliata in una direzione che evita scientemente forme e nozioni grammaticali riconducibili alla normale composizione, i Nadja caratterizzano il loro prodotto con un’amorfa mescolanza di risonanze (e ridondanze) chitarristiche la cui piattezza e monotonia lascerebbe (a chi ne fosse capace) notevole libertà interpretativa. Chiaro anche che l’ausilio ingegneristico riguardante le varie scelte timbriche, l’elettronica e la produzione si distanzi anni luce dalle regole che guidano l’ascolto di ogni metallaro esistente sulla faccia della terra: le distorsioni, leggermente meno eccessive nella regolazione dei Kodiak, sono tanto sature da lasciare pochissimo spazio alle tonalità naturali delle corde, così come i bilanciamenti, pesantemente squilibrati sulle frequenze basse dello spettro auditivo, precludono un ascolto istintivamente sereno. A tal proposito MCCCXLIX The Rising End suona claustrofobica, cadenzata, lentissima, orrorifica e meno “rumorosa” (in senso stretto) della sorella Kitsune Fox Drone che parrebbe invece un’interminabile ed inconcepibile low frequence di 20 (e passa) minuti. In realtà anche l’avvio di MCCCXLIX The Rising End ruota ciclicamente, per almeno 5 minuti, su una spirale chiassosa e zanzarosa che potrebbe scoraggiare i meno volenterosi ma che lascia intravedere labili spiragli di luce; abbandonare proprio ora non permetterebbe di giungere all’apoteosi dei minuti centrali che, con i molti contributi (della solista, del pianoforte, dei timpani), giunge ad un risultato interessante ed apprezzabile. La voglia di intercalare qualcosa di estremamente personale negli stilemi del drone è la più grande qualità (raggiunta) dei Kodiak; al contrario l’interpretazione artistica dei Nadja risulta più rigorosa: se esiste un drone (in senso letterale), questo non si può modificare o mercificare; tutto ciò a discapito dell’estetica, del sentimento ed -ovviamente- della logica. Un gruppo col paraocchi, insomma.

Parliamo chiaro: i Kodiak, di cui mi sono pure scaricato gratuitamente il full-lenght edito dalla stessa Denovali Records che ha prodotto lo split, mi sono piaciuti tanto da meritarsi un bel 70; i Nadja invece mi sono sembrati l’ennesima bufala camuffata da “boccone del prete”. Per loro 30 è già tanto: penosi.

P.s.: Un'ultima notizia, utile alla comprensione. Mentre ascoltavo Kitsune Fox Drone mia moglie mi ha chiesto se la televisione si fosse rotta. Fate vobis…

P.s.2: Mi sono ascoltato qualche altro brano dei Nadja sul loro myspace, per non lasciare nulla al caso. Non solo non sono per nulla male, ma sono pure molto meno eccessivi degli odierni compagni di viaggio. Che al posto della TV si sia rotto lo stereo?



VOTO RECENSORE
s.v.
VOTO LETTORI
24.76 su 25 voti [ VOTA]
Moro
Domenica 3 Gennaio 2010, 11.25.20
6
Personalmente sono più abituato a un abbassamento di tono da parte dei Nadja (visto la loro longevità), piuttosto che dai Kodiak, che col disco precedente hanno fatto un vero e proprio gioiellino.
Giasse
Sabato 2 Gennaio 2010, 15.30.48
5
Il SV è motivato da due aspetti: 1-la differenza di qualità dei due drone è troppo evidente; 2-il drone è davvero molto "personale", tanto è vero che Moro trova lecitamente buono un brano che io al contrario giudico come "ignobile". Seconda osservazione: i Nadja sono un gruppo che suona meglio quando segue una strada più aperta e meno "costretta". Prova ne è l'ottima collaborazione con i Pyramids (non è uno split nel senso letterale della parola).
Moro
Sabato 2 Gennaio 2010, 14.27.12
4
Mi discosto un po' dal coro in quanto trovo il pezzo dei Nadja molto particolare, di effetto mentre quello dei Kodiak, più sulle righe, niente di nuovo rispetto al full. I Nadja sono una band calderone, ma hanno tirato fuori grandissimi album come Corrasion, Bliss Torn, o il meraviglioso split con gli A Storm of Light. lo split pyramids/Nadja è molto bello. ps: la rece dell'omonimo pyramids ce l'ho in cantina, dovrei solo rispolverarla. attendo conferme oppure la propongo. voto onesto: 62
Christian
Giovedì 31 Dicembre 2009, 10.29.13
3
Finalmente, a quando la recensione dello split dei Nadja con i pyramids e dell'album omonimo dei Pyramids? Comunque bell rece, mai il voto s.v. è stato più azzeccato
Khaine
Mercoledì 30 Dicembre 2009, 23.26.11
2
errata corrige: ho appena ascoltato il primo dei due brani ed ora sto ascoltando il secondo (si, pare si sia rotto il televisore). Non li ascolterò finchè sono alla guida...
Khaine
Mercoledì 30 Dicembre 2009, 23.11.22
1
Corro subito a scaricare il cd dei Kodiak dal sito che hai segnalato! Domani so cosa ascolterò nel mio tragitto verso le ferie...
INFORMAZIONI
2009
Denovali Records
Drone Doom
Tracklist
1. Kodiak - MCCCXLIX The Rising End
2. Nadja - Kitsune Fox Drone
Line Up
Kodiak:
Tommy - Bass
Seppo - Guitar
Maik - Drums

Session: Roland Wiegner - Piano

Nadja:
Aidan Baker - Guitars, Piano, Drum Programming, Woodwinds & Vocals
Leah Buckareff - Bass & Vocals
 
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