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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
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PERIGEO – ONE SHOT REUNION - MusArt Festival, Piazza SS. Annunziata, Firenze, 23/07/2019
27/07/2019 (2659 letture)
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L'annuncio della reunion dei Perigeo è stato un autentico fulmine a ciel sereno. Un nome che ha messo la ciliegina sulla torta ad un festival organizzato da MusArt, che si è impegnato a portare nel capoluogo toscano dei grandi nomi della musica: Piovani, Bolle, De Gregori, Steve Hackett, Danilo Rea sono solo alcuni di essi. Questa quarta edizione del festival, ha confermato l'ottima scia tracciata negli anni precedenti, grazie anche alla scelta di alcune location a dir poco mozzafiato. La bellissima Piazza SS. Annunziata dove si è svolto il concerto offriva al background del palco dei Perigeo il colonnato della Basilica della Santissima Annunziata, senza tralasciare i monumenti presenti e i porticati sulle sezioni laterali. Per citare un'altra location storica del festival si può pensare al chiostro degli uomini presente all'interno dello Spedale degli Innocenti, primo orfanatrofio d'Europa basato su un progetto di Filippo Brunelleschi che risale al quindicesimo secolo. In quest'ultima location ho avuto modo di assistere al concerto all'alba -fiore all'occhiello di MusArt- tenuto da Danilo Rea qualche ora dopo i Perigeo. Tornando alla bella Piazza SS. Annunziata, fin dai primi momenti si è percepita un'ottima organizzazione per l'evento. L'ammissione all'evento concedeva la possibilità ai partecipanti di visitare gratuitamente diverse strutture presenti sulla piazza, inoltre erano presenti servizi di guardaroba, stand per bere e per mangiare.
PERIGEO Le luci sul palco, fra aloni blue e fumogeni, calano per annunciare l'entrata del gruppo. Le prime note di pianoforte, sostenute dall'epico e sinfonico incipit di La Valle dei Templi, aprono il concerto in maniera tanto magistrale quanto inaspettata. La performance inizia letteralmente con il botto e -dopo la prima pausa a circa due minuti e mezzo- i Perigeo attaccano al completo con uno dei motivi centrali della loro discografia, mostrando non solo una forma smagliante ma anche una cura ai dettagli minuziosa. L'acustica è buona e vi è molta attenzione ai volumi, così come alle sfumature del sound che rimane in un confine sottilissimo fra il mood vintage degli anni settanta e l'impatto inevitabilmente moderno dei nuovi impianti. La formazione si presenta in una veste -quasi- originale (Sidney, Fasoli, Tommaso, Biriaco) vista l'assenza di Franco d'Andrea al piano, con Claudio Filippini a sostituirlo e la partecipazione di Alex "Pacho" Rossy impegnato in una seconda batteria e percussioni di ogni tipo. Proprio grazie all'ausilio di due batterie e di un percussionista dedicato, l'esecuzione della lunga e ricercata Azimut prende forma in maniera egregia. Va sottolineato in questo brano -così come per gli altri- un grande lavoro al pianoforte del giovane Claudio Filippini, impegnato a confrontarsi con le parti di uno dei più grandi pianisti jazz italiani come Franco D'Andrea. Le sensazioni più cupe e tese lasciano spazio a quelle più distanti e pacate di Sidney's Call. Dopo una prima sezione lenta e placida il gruppo riattacca in una versione più rock -chiaro retaggio del chitarrista Tony Sidney- trasmettendo una grande energia anche attraverso la coppia di batterie Biriaco/Rossy intente a sostenere un autentico show. Continua il tempo dei grandi classici con la mesta e intima Abbiamo Tutti un Blues da Piangere, introdotta da Giovanni Tommaso al contrabbasso con una lunga e profonda sezione solista. Senza ombra di dubbio uno dei momenti più riflessivi e alti del concerto, dove l'indimenticabile assolo di sax soprano mette la ciliegina sulla torta con tante sfumature, tecnicismi e soprattutto molto sentimento. L'emozione sul palco è palpabile e Giovanni Tommaso prende in mano il microfono diverse volte per commentare quanto sia bello vedere la piazza piena e quanto nonostante gli anni passati il gruppo si voglia ancora molto bene, rendendo questa occasione tanto speciale per noi quanto per loro. Dopo un momento di unione, viene presentata Quartiere, gemma che esalta il sound -molto curato e ricercato- della chitarra di Tony Sidney. L'assolo levita in maniera ricca di lirismo su un tappeto di synth, seguito da una parte di sax. Il brano tratto da Alice (disco della formazione Perigeo Special del 1980) è un'autentica chicca che che dona un'aura Floydiana alla serata e ha l'unico difetto di essere troppo breve per quanto bella. Si torna rapidamente su i classici e sulle atmosfere jazz dalle venature acide e psichedeliche con Polaris, altro pezzo da novanta tratto da Genealogia (1974). Gli stacchi secchi e imprevedibili vengono eseguiti con gran classe, asciugando il suono e prendendo il posto del sound ricco di riverberi del pezzo precedente. Il risultato è un gran tiro sul ritmo e sull'impatto generale del pezzo, che riesce a essere psichedelico e galoppante al tempo stesso. I ritmi si placano momentaneamente con Cantilena, ricercato brano di La Valle dei Templi (1975) in cui sezioni più leggere si alternano a delle rapide parti di pianoforte che danno molto movimento al brano. Terra Rossa, scritta da Claudio Fasoli nel 1976, è l'unico brano in scaletta estratto da Non è Poi Così Lontano, ultimo disco dei Perigeo. ed unico ad essere registrato e prodotto su suolo canadese. La bella e longeva interpretazione di Terra Rossa viene arricchita da un bellissimo assolo di Alex Rossy prima alla batteria e poi alle percussioni.
Essendo ormai in pieno concerto, il tempo stringe e l'arrivo di altri grandi classici è inevitabile. La bellissima Genealogia, che ruota interamente su un leitmotiv musicale viene eseguita con grandissima classe e in alcune parti in maniera più intima ed elaborata. La bella introduzione di chitarra di Tony Sidney apre la pista alle parti di sax e synth riprodotte alla perfezione, arricchite dal contrabbasso di Giovanni Tommaso suonato prima con l'archetto e poi con le dita. Genealogia torna quindi sul palco con una veste rinnovata e ancora più formale rispetto al disco, ricca di dettagli e manifesto di una classe stilistica invidiabile che risulta incredibilmente moderna. Il mood si apre successivamente con Pensieri, breve intermezzo il cui protagonista è il pianoforte di Claudio Filippini. Un momento di riflessione bellissimo e distensivo, che ci permette di rifiatare dalle tante composizioni articolate ascoltate fino ad ora. Successivamente vi è Via Beato Angelico, uno dei brani più famosi dei Perigeo, autentico capolavoro di scrittura musicale: un'introduzione cinematografica che richiama alcuni dettagli musicali dello stile dei Goblin, lascia il passo ad un tema che negli anni è divenuto un classico. L'intreccio tra l'assolo di chitarra di Tony Sidney e i colori donati dalle conga di Alex Rossy viene arricchito da una linea di synth che ricalca il tema principale, cercando di rivitalizzare il brano del 1974. Un oceano di applausi ci traghetta successivamente verso l'aria festosa di Il Festival, brano tratto sempre da Alice dei Perigeo Special. Si torna a galoppare su ritmi fusion che hanno un gran tiro: la sezione ritmica composta da basso e batteria non ha nulla da invidiare a tanti blasonati sound moderni, Le tante parti soliste, prima quella di chitarra e quella di sassofono dopo si alternano in quello che sembra il frenetico e rapido ultimo giro di un'emozionante corsa. Dopo la longeva composizione, che lascia spazio a molte improvvisazioni è il momento del finto finale, gli inchini e una breve pausa fatta di qualche parola spesa da Giovanni Tommaso al microfono. Al di là dei ringraziamenti, il bassista del gruppo annuncia la prima di due piacevoli sorprese. La figlia di Giovanni, Jasmine Tommaso viene accolta calorosamente sul palco per cantare una bellissima versione di Abbiamo Tutti un Blues da Piangere, in un bis che dona una rivisitazione a un grande classico della band. Ad accompagnare questo pezzo ed il successivo salirà sul palco anche il trombettista Fabio Morgera, già sotto il palco dei Perigeo, come appassionato nel lontano 1977 sempre a Firenze, in quello che fu l'ultimo concerto del gruppo in quel periodo. Difficile -e probabilmente inutile- compararla con l'originale visto l'approccio al brano radicalmente differente: musicalmente il bis è risultato più blues e fruibile dell'originale, aiutato da un cantato molto moderno in inglese che però non ha fatto fatica ad integrarsi con la base. Un esperimento dunque ottimamente riuscito e non facile, poiché quando si rimettono le mani su grandi classici è complesso tirare fuori risultati che portano la stessa personalità delle versioni originali. La seconda sorpresa è stata poi quella di vedere un maestro come Danilo Rea chiamato sul palco per l'ultimo brano della serata. Rituale è una bellissima chicca tratta da Abbiamo Tutti un Blues da Piangere (1973). Gli ospiti si integrano perfettamente con il resto della band: Jasmine Tommaso aiuta gli stacchi con dei vocalizzi, mentre Fabio Morgera ci delizia con un bellissimo assolo di tromba. Successivamente è il turno di Danilo Rea -osservato con ammirazione da un sorridente Claudio Filippini- che si esibisce in un lungo assolo di pianoforte, suonato con carattere e determinazione, fatto di complessi fraseggi e stacchi netti che reintroducono l'intero gruppo al tema portante. Un finale a dir poco magistrale, che nonostante il mood rilassato e allegro a metà tra il jazz e il funk, lascia un po' di nostalgia di fine concerto. La sensazione di aver appena assistito a qualcosa di irripetibile è palpabile e -nonostante il gruppo non si sia sbilanciato sulle intenzioni future- questa serata a Firenze rimarrà come una pagina di storia della musica italiana e del jazz rock in generale.
In conclusione, grazie alla disponibilità del gruppo e di MusArt è stato possibile anche rivolgere un paio di domande su i preparativi a Giovanni Tommaso dopo il concerto.
Michele Ridolfi: Quali sono le impressioni a caldo dopo il concerto? Durante la performance ha detto una cosa molto bella, ovvero "Dopo tutti questi anni ci vogliamo ancora molto bene". Trovo che non sia scontato che dopo tanti anni un gruppo che si ritrovi a suonare abbia ancora questa sinergia e questo "bene". Giovanni Tommaso: È quello che mi ha molto emozionato. Ritrovarsi come ai vecchi tempi e avere le stesse sensazioni, le stesse emozioni legate a un repertorio che ha segnato la nostra giovinezza. Ritrovarsi con questa musica credo che somigli molto all'emozione di qualche fan che ci seguiva fin da allora, quindi vi è una simbiosi fra noi che suonavamo e il pubblico per noi importantissima. Guarda ti dico la verità, era bellissimo.
Michele Ridolfi: Avete avuto sorprese durante le prove? È stato facile per voi rimettere insieme i diversi background dopo tutti questi anni o avete avuto qualche difficoltà? Giovanni Tommaso: Il primo giorno di prove ero molto scoraggiato, però provando piano piano ho pensato che avremmo potuto farcela. Sta a voi giudicare se è andata così. (Dice sorridendo n.d.r.)
Michele Ridolfi: Sicuramente, grazie ancora della disponibilità e della bellissima performance.
I sentimenti della serata possono essere riassunti in una breve ma simbolica scena che si è consumata durante l'esibizione: Giovanni Tommaso -chiaramente emozionato- ha preso il microfono in mano, dicendo "Non potete capire cosa stiamo provando a ritrovarci dopo tanto tempo". Una gran voce, dal centro della piazza risponderà "Anche noi!".
SETLIST Perigeo
1. La Valle dei Templi 2. Azimut 3. Sidney's Call 4. Abbiamo Tutti un Blues da Piangere 5. Quartiere 6. Polaris 7. Cantilena 8. Terra Rossa 9. Genealogia 10. Pensieri 11. Via Beato Angelico 12. Il Festival 13. Abbiamo Tutti un Blues da Piangere 14. Rituale
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4
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Anche io ero in piazza..veramente bello. Giovanni ha detto che lo registravano..sapete qualcosa? |
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3
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Da quello che ho capito temo sia un evento unico, purtroppo... |
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Beato chi c’e’ potuto andare. Speriamo in un tour italiano |
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1
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C'ero, concerto fenomenale. |
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