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Avatarium - Between You, God, the Devil and the Dead
19/04/2025
( 955 letture )
C’era curiosità e un fortissimo senso di anticipazione tra i fan degli Avatarium in attesa del seguito di Death, Where Is Your Sting del 2022, album che stilisticamente aveva segnato un progressivo abbandono da parte della formazione svedese del doom metal delle origini, e parallelamente, un distacco quasi totale dal padre fondatore Leif Edling. Negli ultimi cinque anni, infatti, la coppia, (in seno alla band così come nella vita), costituita da Marcus Jidell e Jennie-Ann Smith, si è posta saldamente al timone degli Avatarium, conducendoli con caparbietà attraverso mari burrascosi verso una ritrovata stabilità artistica e di formazione. Prima della registrazione del seguito di Death, Where Is Your Sting, è vero che la band svedese ha assistito di recente alla defezione di Daniel Karlsson alle tastiere, ma per quattro quinti è rimasta immutata ormai da sei anni, con il risultato di cementare l’affiatamento dei membri della formazione scandinava, tanto in sede live che in studio di registrazione. Sempre sotto l’egida della label tedesca AFM Records, l’ultima release degli Avatarium, Between You, God, the Devil and the Dead, ha visto infine la luce dopo una lunga gestazione; l’album, prodotto dallo stesso Jidell e masterizzato da Svante Forsbäck (Candlemass e Amorphis tra i tanti) era pronto a fine estate 2024, ma si è poi deciso di posticiparne la pubblicazione ad inizio 2025.

Fin dal titolo il nuovo nato in casa Avatarium riprende tematiche e idee dall’album precedente, immergendosi nelle profondità della psiche umana, indagando sui rapporti che l’uomo crea con i suoi simili e contemporaneamente su come il concetto di morte, di fine dell’esistenza per lo meno fisica, influisca sulle scelte e sulla psiche umana. In questo senso il lavoro come psicoterapeuta di Jennie-Ann Smith gioca un ruolo preponderante nello scrivere i testi delle composizioni di Between You, God, the Devil and the Dead, conferendo credibilità ai versi e al significato dei brani, approfondendo concetti ed idee spesso solamente scalfiti o banalizzati da tanta musica estrema. Nella stesura preliminare a quattro mani il duo Smith / Jidell ha utilizzato quasi esclusivamente il pianoforte come base e accompagnamento, alla ricerca di un’ulteriore intimità dei testi, partendo da un solido nucleo, da embrioni di canzoni, per poi svilupparli successivamente in architetture più complesse e articolate assieme agli altri membri della formazione. Stilisticamente il nuovo album si pone al centro di una sala di specchi, dove ogni specchio rappresenta un genere e assume di volta in volta, di brano in brano, le fattezze modulate dalle immagini riflesse. Partendo da un’ossatura prettamente doom, mantenuta prevalentemente nelle ritmiche e nei temi affrontati, gli Avatarium esplorano senza paura di cadere nel plagio, stili diversi, approdando spesso e volentieri all’hard rock con sfumature di psichedelia. L’apertura di Between You, God, the Devil and the Dead è affidata a una delle composizioni più epiche mai scritte dagli Avatarium: Long Black Waves sembra uscita dalla penna dei Black Sabbath con Dio o Tony Martin alla voce, con piacevoli inserimenti dell’organo Hammond a richiamare i Deep Purple. E proprio i maestri dell’hard rock inglese tornano protagonisti in Being With the Dead, dove l’intrecciarsi della chitarra di Marcus Jidell con l’organo, tanto ricordano i funambolici duelli di Ritchie Blackmore e Jon Lord. E se ci fossero dei dubbi sull’importanza del chitarrista inglese, ecco che irrompe I See You Better in the Dark, brano dove affiorano le atmosfere epiche dei Rainbow, nonché uno dei picchi più alti del nuovo album. Il doom figlio dei Candlemass riappare nella malinconica My Hair Is on Fire (But I’ll Take Your Hand) e soprattutto in Until Forever and Again dove Marcus Jidell, tra riff e assoli di squisita fattura, legittima la sua passata militanza in band del calibro di Evergrey, Soen e gli stessi Candlemass. Anche il lato più romantico della musica rock ha il suo momento nella semi acustica Lovers Give a Kingdom To Each Other, brano atipico ma non per questo meno riuscito, capace di rinverdire i fasti settantiani delle sorelle Wilson negli Heart. Un album così variegato e profondo necessita di una degna conclusione, e con la title track in chiusura gli Avatarium piazzano la zampata vincente. L’intro, affidato quasi interamente alla divina voce di Jennie-Ann Smith accompagnata dal solo pianoforte, è da togliere il fiato. Come nei migliori pezzi dei Savatage, il brano è un crescendo dove gradualmente si inseriscono gli altri strumenti per raggiungere un climax emozionale che solo pochi artisti sono in grado di veicolare.

Il nuovo album degli Avatarium prosegue il percorso iniziato con il precedente Death, Where Is Your Sting, ma approfondisce e consolida le nuove idee e i nuovi stili introdotti, risultando un prodotto più omogeneo e memorabile nell’ascolto. Il binomio formato da Marcus Jidell e Jennie-Ann Smith sfugge dal rischio di suonare troppo autoreferenziali da un lato ed eccessivamente citazionistici dall’altro. Anche nel recuperare sonorità prettamente doom, ci sono sostanziali differenze rispetto a quanto prodotto nei primi tre album. Il songwriting compie quel necessario salto di qualità in grado di conferire personalità e omogeneità a brani anche molto diversi tra di loro. Lo stesso Marcus Jidell mette a frutto l’esperienza maturata in altre band senza temere di valicare i confini imposti da un genere ed esplorare sonorità diverse; perizia tecnica e ispirazione esplodono senza freni e pastoie nella strumentale Notes From Underground, portando sotto ai riflettori un chitarrista di assoluto livello, rimasto troppo a lungo nell’ombra. Ogni parola spesa per descrivere la caratura e il pathos interpretativo della voce di Jennie-Ann Smith non è mai sprecata, ed è giusto rimarcare con orgoglio come nel firmamento metal brilli una stella di assoluta grandezza, regina Mida della musica heavy. Rimane il sapore di fiele in bocca a pensare come un talento così puro e cristallino non sia in grado di vivere della propria arte, ma purtroppo è inutile andare a scoperchiare il vaso di nefandezze e contraddizioni dell’attuale music business. Between You, God, the Devil and the Dead è un album riuscito sotto tutti gli aspetti e riesce nel non facile compito di far confluire il doom delle origini con il rock più melodico degli ultimi album, in un equilibrio che solo grandi artisti sono in grado di mantenere. E’ inconfutabile che gli Avatarium meriterebbero maggiori riconoscimenti e le luci della ribalta di palchi ed arene più prestigiose, ma almeno tra le schiere dei fan del metal, e non solo, hanno legittimamente conquistato un posto in prima fila, laddove arde la passione più fedele, incondizionata e luminosa: il nostro cuore.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
71.61 su 13 voti [ VOTA]
Vittorio
Martedì 22 Aprile 2025, 10.02.09
4
Tra le migliori uscite di questo 2025, ovviamente bisogna essere nel mood giusto.
Slow
Martedì 22 Aprile 2025, 9.56.12
3
Grande album. Disco del mese (gennaio)) per me, per quello che conta.
Deathrider
Domenica 20 Aprile 2025, 15.50.32
2
Bellissimo album, a tratti sembra quasi di ascoltare un incrocio tra Candlemass e Rainbow. Stupenda la voce della cantante
Barfly
Sabato 19 Aprile 2025, 18.02.59
1
Questo è un album intenso: il doom viene scomposto, diventa rock psichedelico, ballata, dramma, malinconia e ridiventa doom, grazie soprattutto all\' interpretazione magistrale della sempre più brava Jennie-Ann Smith. Tutte le otto canzoni sono di livello alto, cito Lovers give a kingdom to each other (splendida la chitarra) ma potrei menzionarle tutte. È un disco di cui, se ci entri in sintonia , ti innamori. 85
INFORMAZIONI
2025
AFM Records
Doom
Tracklist
1. Long Black Waves
2. I See You Better in the Dark
3. My Hair Is on Fire (But I’ll Take Your Hand)
4. Lovers Give a Kingdom To Each Other
5. Being With the Dead
6. Until Forever and Again
7. Notes From Underground
8. Between You, God, the Devil and the Dead
Line Up
Jennie-Ann Smith (Voce)
Marcus Jidell (Chitarra, pianoforte)
Mats Rydström (Basso)
Andreas Habo Johansson (Batteria, Percussioni)

Musicisti ospiti
Rickard Nilsson (Tastiera)
Daniel Filipsson (Pianoforte)
 
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