|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
|
24/03/2025
( 915 letture )
|
Dei cyborg inarrestabili. Non si può definire in altro modo i Darko, subito operativi dopo l’eccezionale maratona di Starfire, best-album 2024 in campo deathcore o qualunque sia il genere proposto dai due marziani Tom Barber e Josh “Baby J” Miller. Solo pochi mesi fa avevano regalato diciannove canzoni e settanta minuti di goduria “extreme-future metal”, ora tornano sull’astronave e sganciano un’altra bomba chiudendo perfettamente la Dethmask Trilogy, avviata nel 2020 e completata in un lustro orwelliano tra pandemia e intelligenza artificiale.
Il side-project (?) dei Chelsea Grin, contraddistinto da una totale libertà artistico-produttiva, è salito alle cronache per aver rivoluzionato il deathcore e questa nuova versione “hyper” ha velocemente annientato la concorrenza tramite un paio di Ep e tre album uno meglio dell’altro (Darko - 2021; Oni - 2022; Starfire - 2024). La spinta evolutiva promossa da Tom e Josh non dispone infatti di paragoni o confronti ravvicinati (i Brand of Sacrifice?) e basta mettersi all’ascolto di una loro traccia per capirlo: i suoni hi-tech galattici e ultra-pompati, la creatività nella scelta degli effetti digitali e dei campionamenti, l’applicazione fantasiosa nel reparto elettronico e il bombardamento deathcore garantito dalle harsh vocals di Barber, dai riff ibridati col djent e dai breakdown asteroidali concorrono a plasmare le varie sfaccettature dell’anomalo D-style, unicum originale e deliziosamente innovativo.
Settle, settle Tonight we have a very special performance From a couple of fine young gentlemen These men go by the names Tom Barber, Baby J They came all the way from another galaxy They came tonight to bring you a very, very special experience Now put your hands together for… Darko! Lo speaker/DJ extraterrestre che gasa il pubblico nel finto-live di Introduction ha ragione! I Darko “from outer space” non parlano un linguaggio umano e la clamorosa Mallet Pulse va a dimostrarlo azzerando la gravità in tre minuti così ricchi di spunti da valere un album intero: dagli ipertrofici registri unclean del frontman (in scandaloso upgrade rispetto ai CG) alla chitarra sprigionante vortici di autentica dissonanza, dalle smitragliate di batteria alle manipolazioni di tastiere/synth ogni dettaglio è rifinito e tirato all’estremo in uno spettacolo di arrogante modernità. L’impertinenza dei gemelli osa ancora di più nella spavalda The Chain Hand, un cubo di Rubik multidimensionale aperto da livelli EDM “discotecari” poi inghiottiti da onde alien-core e dalla violenza fuori misura dei breakdown, l’ultimo in particolare dilatato come un buco nero grazie ad un ritmo percussivo elettronico da sballo. Le fitte dei blast-beat e le inumane declinazioni harsh di Barber (shriek, false chord, fry scream, picchi gutturali, c’è veramente di tutto) accostano l’horror psicologico di Blood Host a un’idea blackened deathcore, ma il raptus del breakdown glitchato alle soglie dell’outro è pura follia advanced metal attuabile solo dai Dioscuri. A proposito del brano, a fine 2024 i novelli Castore e Polluce hanno lanciato il Blood Host Vocal Contest e il vincitore Keilokey degli Slay Squad 111 (insieme ad un altro classificato, il quindicenne Caleb Douthett dei Trash Can Murder Ride) figura sulla rovinosa Have You Ever, uragano deathcore spezza-ossa dall’abominevole tocco groovy. L’elettronica maleducata, le sinusoidi alien-core e i riff caterpillar di Supra (oltre agli abituali breakdown da esplosione atomica) continuano a bersagliare senza pietà e dunque si rimane in apnea fino all’ambient sintetico dell’interludio Gizamachi, portale d’accesso all’ennesimo ribaltone corrispondente a Grim Reaper and a Uzi, soave dream pop affidato alla leggiadria della vocalist indie Layzi.
Arrivati al culmine della trilogia è naturale rimanere esterrefatti da quello che stanno combinando i Darko, un progetto deathcore all’avanguardia per il mix stilistico, la produzione fantascientifica, le magie vocali di un top-player come Barber e il meticoloso regime DIY in vigore fin dall’esordio. Il Dethmask vol. 3 diventa quindi un’altra uscita irrinunciabile e i suoi ventisette minuti confermano la qualità strabordante dell’accoppiata Tom-Baby J, attuali numeri uno del futuristico digital/cyber-core.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
Secondo me dei tre (tutti usciti in poco tempo e comunque di livello altissimo) questo quello uscito meglio. |
|
|
|
|
|
|
2
|
@Carmine: Unsylence cercali su metal archives, sono ancora attivi. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Trovatemi una band deathcore che si destruttura così. QUESTI sono i gruppi innovativi. |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Introduction 2. Mallet Pulse 3. The Chain Hand 4. Blood Host 5. Have You Ever 6. Supra 7. Gizamachi 8. Grim Reaper and a Uzi
|
|
Line Up
|
Tom Barber (Voce) Josh “Baby J” Miller (Chitarra, Batteria, Tastiere, Sintetizzatori, Programming)
Musicisti ospiti:
Keilokey (Voce su traccia 5) Caleb Douthett (Voce su traccia 5) Layzi (Voce su traccia 8)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|