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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Steven Wilson - The Overview
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22/03/2025
( 3469 letture )
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La sua busta della spesa si rompe mandando uova e farina a schiantarsi al suolo, proprio come in uno scontro di ammassi stellari ma nessuno la degna di uno sguardo loro si trascinano a casa come in trance Le minuscole vite riempiono i loro alveari di preoccupazione per arrivare in chiesa, bene, dovrà sbrigarsi quando più tardi si inchinerà contrita mentre una meteora spegne la luce E in una strada qualunque un’auto non è dove dovrebbe essere normalmente l’autista in lacrime per gli arretrati di pagamento eppure nessuno sente quando un sole scompare in una galassia lontana L’inizio di un nuovo lavoro ed era così nervoso il vestito e la frase fatta “posso rendermi utile?” il suo capo gli fa lavare tutte le auto mentre lui si chiede “C’è vita su Marte?” E nel frattempo le stelle si allineano in ordine mentre noi litighiamo su staccionate e confini ma è meglio non pensarci è meglio vivere senza fatti E ora nel suo vecchio letto nuziale una donna sogna che suo marito sia morto ovviamente è vivo, sarà a casa per le cinque eppure, arriva il silenzio quando una nebulosa si tuffa nella nostra Via Lattea Un tuono e inizia la pioggia, il selciato si bagna e stranamente le prime macchie formano la Cintura di Orione come voi in fila in banca per un’ora perché un’eruzione solare ha fatto saltare la corrente L’infermiera nella casa di cura svuota la vasca da bagno l’acqua scenderà a spirale, un vasto centro di una galassia si sta prosciugando mentre parliamo ma lei perderà il lavoro la prossima settimana E con il suo primo telescopio un adolescente è in piedi pieno di ormoni e speranza mentre strizza gli occhi alla notte, come un dipinto di luce non sa che un buco nero imploderà fra un trilione di lacrime.
Basterebbe forse lo splendido testo di Objects: Meanwhile partorito da Andy Partridge degli XTC per definire The Overview o l’emozionante crescendo di The Buddha of the Modern Age che, come un razzo in accelerazione porta in orbita l’ascoltatore, i cosmici tappeti elettronici che disegnano grandezze spazio temporali in Perspective o l’elegante coda di Permanence per definire quanto sia ricco, variegato ed emozionante l’ultimo viaggio sonoro di Steven Wilson. Basterebbe il grande lavoro di produzione e mixing per descrivere quanto nulla, in questo concept album, sia lasciato al caso, a partire dall’artwork stesso per finire alla scelta di eseguirne le premiere in ambienti audio video immersivi. Che Steven Wilson stesse tornando in qualche modo alle sue origini si era notato già nel precedente The Harmony Codex, con le sue composizioni più “dilatate” e orientate in parte a quella psichedelia elettronica che aveva segnato le prime uscite a nome Porcupine Tree come Up The Downstair o The Sky Moves Sideways. Con questo The Overview il polistrumentista inglese ritorna ad abbracciare pienamente quel sound che è un perfetto connubio fra elettronica ambient, psichedelia Pink Floydiana, progressive rock sospeso fra il vintage e le derive metal moderne e una buona dose di pop e inclinazioni folk. Come un novello Voyage 34 anche questo album è basato su un viaggio o, meglio, sulle sensazioni che derivano dall’intraprendere questo viaggio: se nel concept uscito a nome Porcupine Tree il trip era lisergico e allucinante, in The Overview si parla appunto dell’omonimo effetto che colpisce coloro che si trovano ad osservare la terra dall’orbita. Non solo un senso di meraviglia dato dalla bellezza ed esclusività di tale vista, ma anche una presa di coscienza di quanto piccoli e insignificanti siano gli esseri umani nel singolo rispetto a quanto li circonda e un relativo ridimensionamento dei propri problemi e della propria esistenza rispetto alla vastità del cosmo. Dal lato prettamente musicale dell’opera, è notevole come Steven Wilson abbia assecondato questa sensazione di viaggio e crescente presa di coscienza lasciando da parte partiture troppo complesse o aggressive in vece di atmosfere dilatate, aperte e sognanti, pur non disdegnando di inserire passaggi puramente rock, ma d’altronde l’artista non ha mai nascosto la sua preferenza per ascolti ambient ed elettronici utili a spingere la mente a viaggiare. La prima traccia che compone The Overview è la lunga suite in otto parti Objects Outlive Us, delle due composizioni sicuramente quella più legata al progressive canonico, stratificata e caratterizzata da molti cambi di registro e umore. Si apre con la soffusa No Monkey’s Paw, lento duetto di voce e tastiera, per poi passare al crescendo incalzante di The Buddha of the Modern Age, dove si può avvertire quanto sia centrale lo strumento del pianoforte rispetto la chitarra in tutto lo sviluppo dell’album e la terza bellissima parte Objects: Meanwhile, che racchiude in sé tutto il significato di questa suite. Non mancano nella canzone, usata anche come singolo, stacchi più rock, come giri incalzanti di basso distorto (altro protagonista di The Overview). The Cicerones / Ark rappresentano le due facce di una medaglia, la prima più acustica e dilatata, la seconda con un altro crescendo ancora più emozionale che sfocia nella sezione Cosmic Sons of Toil, dove le melodie più rock e prog diventano protagoniste insieme al primo vero solo di chitarra elettrica ad opera di Randy McStine. I rimandi sono quelli ai primi album da solista di Steven Wilson, specialmente ad alcuni passaggi di Grace For Drowning, ma il tutto risulta più conciso e in focus. L’accoppiata conclusiva No Ghost On the Moor / Heat Death of the Universe riprende l’introduzione aggiungendo una base eterea di batteria, prosegue in uno struggente e bellissimo solo di chitarra che sfocia in un rumore bianco di orchestra d’archi che lascia posto a un lungo silenzio. La seconda composizione, nonché titletrack, sposta l’asticella verso lidi ancora più elettronici e “lisergici”, inframezzando lente partiture ambient dove la moglie di Wilson, Rotem, declama grandezze spazio temporali fra noi e corpi celesti più o meno lontani (in Perspective e in Infinity Measured In Moments), a interventi di raffinato rock anch’esso dai bpm contenuti, segnati da un grande assolo di chitarra di Niko Tsonev prima (la sezione A Beautiful Infinity / Borrowed Atoms) e nel finale quasi completamente dominato dallo splendido sax di Theo Travis. Se in Objects Outlive Us si ha l’impressione di partire dalla terra per trovarsi nello spazio vicino ad essa, con The Overview il viaggio si inoltra sempre più nello spazio profondo, con la sua calma immutabile e un senso di malinconica solitudine.
Cosa rimane dopo la fruizione di queste due mastodontiche tracce? Di trovarsi al cospetto di un’opera di non facile assimilazione, sicuramente che cresce con gli ascolti e che, nonostante sia molto meno complessa a livello puramente tecnico di altri album precedenti di Steven Wilson, sia al tempo stesso più sperimentale. Sebbene in certi frangenti il polistrumentista ricada nel vizio dell’autocitazione e del riciclo di sé stesso, specialmente per quanto riguarda la titletrack, non si può affermare che questa volta si sia svenduto a composizioni più accessibili o commerciali. Dopo due album non convincenti in maniera completa, To the Bone e The Future Bites e un album come The Harmony Codex che segnava un primo ritorno sulla "retta via", con The Overview si può tranquillamente affermare che Steven Wilson sia tornato in ottima forma, sicuramente più ispirato e personale, meno incline alla riproposizione di generi e stili che lo hanno formato come artista e di nuovo pronto a esplorare soluzioni che ne rappresentano pienamente la caratura di ottimo compositore.
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A me The Future Bites è piaciuto molto, anzi ha dimostrato tutte le qualità di Wilson, anche To the Bone se lo ascolti in cuffia presenta una perfezione sonora mai più raggiunta da Wilson. Boh.....sta chiusura mentale non la capisco. Sto conservatorismo \"Ungherese\"......boh, vabbeh. |
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Messi da parte alcuni commenti imbarazzanti come il numero 30, se penso allo spazio mi vengono in mente i Tangerine Dream e tutta la kosmische musik. Sta pataccata non mi dice nulla..uno dei più anonimi di Wilson: il tanto criticato To The Bone rimane una spanna sopra, come anche i primi platter. Dal 2017 in poi, il vuoto. @ant music...quoto in tutto e per tutto. |
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Discorsi puttanate a parte, SIGNOR album. |
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Ma io dico...avete la possibilità di leggere notizie, recensioni, speciali, commenti e chi più ne ha più ne metta sulla nostra musica preferita e per di più gratis e vi lamentate pure....un conto è non essere d\'accordo con le opinioni di chi scrive, un altro è delegittimarlo totalmente con basse insinuazioni. Preciso: non sono amico di nessuno, sono solo un semplice utente, astenetevi quindi da ulteriori basse insinuazioni, |
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Stai andando per conto tuo, non hai risposto a quello che ho scritto, ma ti sei arrampicando sugli specchi solo per confutare le mie oggettive e costruttive critiche. Un caro saluto e buona fortuna. Non é tutto oro ciò che luccica....anzi. |
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@Ant Music: ora capisco meglio cosa intendi. Per quanto riguarda il funzionamento di Metallized, non è che il recensore scrive cose a random e queste vengono pubblicate a prescindere. Mi è personalmente capitato che mi sia stato fatto notare di un voto troppo alto assegnato ad un album dal capo redattore, ne abbiamo parlato insieme e l\'ho rivisto, ma non è stato questo il caso. Per quanto riguarda il voto, ovviamente siamo di fronte a dati soggettivi e opinabili, ci mancherebbe, ma ti posso assicurare che Steven Wilson non mi ha fatto un bonifico per il mio entusiasmo, e in occasione di altre sue produzioni se avrò modo di recensire non sarò così tenero (vedi Grace For Drowning). Semplicemente, nel caso di Overview, genuinamente sono rimasto colpito e lo metto al pari di Raven e Hand.Cannot.Erase. si può giustamente non essere d\'accordo, ci mancherebbe, anzi sarebbe bellissimo essere così in tanti a recensire che per ogni album ci sia un dritto e un rovescio della medaglia, ma purtroppo vi dovete accontentare. |
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E come dovrebbe funzionare? Mi piace tutto di questo sito, rivedrei solo con più attenzione la scrittura di alcune recensioni. Non mi sembra che stiamo parlando di testi che richiedano chissà quale esegesi, ma di semplici recensioni...quindi il voto, il contenuto e la modalità di assegnazione del voto sono tutti facilmente OPINABILI, se rivisti in chiave più oggettiva, a meno che tu non sia il nuovo Umberto Eco, ma non me pare proprio. La disamina è affrontata bene, scritta bene, trovo tronfia la modalità di gonfiare (inutilmente e ruffianamente) il giudizio finale e il, secondo me, é presente dell\'eccessivo entusiasmo che traspare nel corso di tutta la lettura. Cosa ne penso del disco? Ottimo, ma mi associo all\'opinione che il secondo pezzo non meriti l\'acquisto quanto il primo e che il senso di spazio, di ignoto, di oscurità che avrebbe dovuto avvolgere l\'ascoltatore, qui é presente solo a metà. Le belle parole, dunque, se non supportate dalla realtà, rimangono semplice retorica..e sinceramente dopo 20 anni che ascolto prog,con tutto il rispetto per i novizi,mi rendo conto quando siamo di fronte ad un capolavoro e quando, semplicemente, si sta ascoltando un buon platter. Ma non voglio dilungarmi troppo..solitamente non amo per nulla Ondarock, ma credo che in questo caso la recensione redatta da loro sia stata oggetto di una disamina più distaccata. Trovo, quindi, che l\'ego debba restare fuori dalle recensioni, anche per riuscire a donare alle analisi dei singoli album un sapore più enciclopedico, indipendentemente dal recensore e, la maggior parte delle volte, Metalized ci riesce meravigliosamente. Ecco il mio dubitare se fossi o meno del mestiere da dove derivava, ma sicuramente scrivi meglio del 90percento degli italiani. Ciao,buona serata. |
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@Ant Music: se segui tanto pedissequamente Metallized dovresti sapere come funziona, e non mi pare. Detto questo, invece di sparare sentenze che lasciano il tempo che trovano sarebbe interessante una tua critica costruttiva all\'album in questione, o non l\'hai nemmeno sentito? Perché ti faccio notare che si può dire sicuramente molto del mio modo recensire, ma difficilmente che utilizzi uno stile tronfio, visto che personalmente è un registro che detesto. |
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@awake infatti amo metalized e sono 10 anni che lo seguo pedissequamente. Stavo criticando il recensore... 2 p 3 non mi concinvono e non danno continuitá alle recensioni passati dello stesso artista, a mio avviso. Quindi stai calmino, prima di fare il carabiniere avvocato del diavolo.
Non devo scrivere io perché faccio un altro mestiere, ma non sono così cretino da non notare che una recensione sia tronfia e inutilmente entusiasta (tra l\'altro mi sembra che il voto utenti parli chiaro).
@ gt oro bravo ne sai di accenti... perché non fai ripetizioni alle elementari allora? Magari qualcuno in quell\'ambito troverebbe grandiosa questa recensione. |
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@Ant Music: dovresti solo ringraziare il recensore e tutti i ragazzi/e di Metallized che occupano larga parte del loro tempo per permetterti di usufruire di un servizio di recensioni completamente gratuito... puoi sempre provare a farle tu le recensioni al fine di mostrare la tua competenza in merito. |
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Commento #22: e il commentatore lo è? Casomai mettendo l\'accento nel verso giusto, che non guasta mai. |
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Il recensore é del mestiere? |
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the future bites non mi era tanto piuciuto perchè stewen wilson sta meglio su lidi prog.....e quest\'album lo dimostra molto bene! |
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Con gli ultimi due dischi é tornato a livelli altissimi, per la piega che aveva preso con “The future bites” (sotto i suoi standard qualitativi, non per il genere proposto) non lo avrei mai pensato. Questo lavoro é anche migliore del precedente, solo lui riesce a essere al contempo citazionistico e moderno. La prima suite é migliore, ma anche la seconda merita, ha un groove incredibile. |
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Disco \"Stellare\" sotto ogni aspetto.
Complimenti Sir Steven Wilson. |
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Mi è piaciuto molto. Meno male che si è riavuto dal pop danzereccio di The Future Bites. Questo segue Colosure/Continuation e The Harmony Codex che hanno riportato Steven Wilson sul terreno che più gli rende merito, Due pezzi bellissimi, anche se come giustamente rilevato, il secondo è inferiore al primo. Ma siamo sempre su ottimi livelli. Bene, molto bene. Au revoir. |
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89... quasi quanto ok computer. Senso critico in pasto ai leoni. Bravi. |
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Devo ancora metabolizzare la seconda traccia, per quanto riguarda la prima un vero capolavoro. Non sentivo Wilson (solita intendo) così in forma da Hand. Cannot.Erase. |
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Dannato correttore, volevo ediventemente scrivere to the bones e future bites |
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Mentre attendo fiducioso e senza ascolti liquidi l’invio del vinile ci tengo a precisare che tra la qualità di “to the bonus” e “future bimestrali” ci sono almeno 4 universi, per restare in tema spaziale ) |
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@Max: assolutamente. Considera però che a) le recensioni prima di essere pubblicate sono poste a revisione dai capo redattori, quindi avessi proprio scritto delle eresie (che ci sta, per l\'amor di Dio) mi sarebbe stato fatto notare e b) le recensioni che citi non le ho scritte io, infatti, fosse dipeso solamente da me, almeno Raven avrebbe passato il 90. Detto questo, vi ringrazio per i feedback costruttivi, che sono sempre apprezzati. |
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Forse sarebbe il caso di riscrivere la recensione e aggiustare il voto. Ridicolo il fatto che Hand. Cannot. Erase. e The Raven siano votati un punto in meno. un po\' più di oggettività e coerenza con le altre recensioni non guasterebbe. É un consiglio eh, prima che ti prendi male, Horus 🤪 |
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Acquistato, lo sto ascoltando, carino, nulla di eccezionale. 70 al massimo |
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Gt_oro il tuo ragionamento ci può stare..fino a un certo punto,
Ci sarebbero stati svariati modi per evidenziare quella sensazione di vuoto cosmico malinconico... sarebbero bastati anche solo 3 minuti magari posti sul finale della traccia... per me album come The Raven e Hand.Cannon. Erase stanno decisamente ad un livello superiore... comunque lasciando da parte la Votazione esagerata davvero bellavla tua recensione.. |
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9
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La seconda traccia è stata molto difficile da inquadrare, lo ammetto. Mi ci sono voluti un botto di ascolti per trovare una chiave di lettura completa... Alla fine l\'aspetto che mi ha colpito è proprio questa semplicità e impalpabilità che mi ha ritornato una sensazione di spazio profondo, di galleggiare nella solitudine e nella pace. Che poi sia una traccia anche ossessiva da un certo punto di vista è vero, ma non era così anche Voyage 34? Comunque per me quando una traccia di 18 minuti vola e ti sembra \"solo\" di 10 per me vuol dire che l\'esperimento è riuscito. Non l\'ho scritto nella rece, ma la sensazione di leggerezza che mi hanno dato queste due tracce è proprio questo, i minuti volano via, non sono assolutamente pesanti. Ecco anche il perché del voto per alcuni forse troppo alto, ma d\'altronde lo metto ai livelli dei primi album da solista sicuramente, che stanno tutti lì come voti. |
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8
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Siamo senz\'altro ad alti livelli, la prima traccia è fra le cose migliori di Wilson, la seconda....così e così, diciamo che si fa ascoltare per la sua vena cosmica, ma stringi stringi a me pare un tantinello annacquata...ma a Steven si perdonano questi alti e bassi che hanno caratterizzato gli ultimi (10?) anni di carriera, in fondo ci regala gemme indiscutibili da 30 anni suonati e per uno come me cresciuto ascoltandolo nelle sue varie incarnazioni - chi se la scorda la prima volta sulle frequenze di Radio Rock! - è sempre un dono incommensurabile poterlo ascoltare. |
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7
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Concordo in tutto, quotando il commento n°5, davvero un peccato non aver sviluppato meglio il disco, trovo la seconda traccia veramente banale e inutile..20 minuti di buona musica e altri 20 che annullano tanta bellezza. Il mio voto 70. |
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6
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È il primo disco di Wilson che mi ha lasciato molto tiepido se non freddo. Sento proprio che questo ritorno al prog è stato un compitino. Il voto è veramente alto, certo che non nego che sia prodotto e suonato da Dio ma si ferma lì, ad un 75 pieno. Rivaluterò. |
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5
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Ottimo lavoro, ma secondo me il voto della recensione é troppo alto. La prima suite é un pezzo da 90, potente, suadente, psichedelico... chitarre e songwriting al top... un caleidoscopio di emozioni e un vero trattato che racconta cosa voglia dire scrivere prog nel nuovo millennio.
La seconda suite, invece, mi é sembrata piuttosto didascalica... solite influenze Autechre/Vangelis e solita voce femminile parlata ricamata sopra. Le parti di chitarra con le conseguenti linee vocali, in questo caso non risultano abbastanza incisive ed emozionanti... anzi, la sensazione é quella di un certo piattume. Troppa testa, poco cuore, in questo caso. Buono il risultato finale, ma abbastanza disomogeneo nel complesso e non credo che Wilson abbia trovato ancora il perfetto equilibrio tra sperimentazione elettronica e prog...
Artwork semplice, ma eccellente. Tematica dello spazio forse troppo abusata...Come voto 80 sarebbe stato più onesto, a mio avviso, ma probabilmente ascoltare tutto con il supporto video, e non l\'ho ancora fatto, donerebbe qualche punto in più all\'opera. |
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3
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Disco strepitoso, erede di Peter Gabriel |
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2
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Aggiungo solo che in certi momenti la chitarra sembra quella di Fripp...spettacolo. |
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Pink Floyd,ELP e Vangelis in un tutt\'uno meraviglioso.
Anch\'io non impazzisco per To The Bone e The Future Bites ma con gli ultimi due si è ripreso alla grande,come scrive anche GT_Oro(bella recensione)...questo è da assimilare pian piano ma già con i primi ascolti si capisce il grande livello compositivo che possiamo definire un viaggio di 40 minuti dove l\'ascoltatore gode e non poco.voto90. |
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INFORMAZIONI |
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Fiction Records / Virgin Music
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Tracklist
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1. Objects Outlive Us I. No Monkey’s Paw II. The Buddha of the Modern Age III. Objects: Meanwhile IV. The Cicerones V. Ark VI. Cosmic Sons of Toil VII. No Ghost On the Moor VIII. Heat Death of the Universe
2. The Overview I. Perspective II. A Beautiful Infinity I III. Borrowed Atoms IV. A Beautiful Infinity II V. Infinity Measured In Moments VI. Permanence
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Line Up
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Steven Wilson (Voce, Chitarra, Tastiera, Basso, Percussioni) Randy McStine (Chitarra, Effetti, Moog, Ukulele, Voce) Adam Holzman (Tastiera, Mellotron, Organo Hammond, Pianoforte) Russell Holzman (Batteria in traccia I) Craig Blundell (Batteria in traccia II)
Musicisti Ospiti Willow Beggs (Voce in traccia I) Rotem Wilson (Voce narrante su traccia II) Niko Tsonev (Chitarra solista su traccia II) Theo Travis (Fiati su traccia I e II) Andy Partridge (Testo su traccia III)
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