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Bathory - Blood Fire Death
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( 13688 letture )
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Sangue, Fuoco, Morte e i ricordi di ciò che un tempo eravamo. Una notte senza stelle e l’immortale voracità di una selvaggia caccia notturna. Odino guida la nordica cavalcata di Asgard e i Bathory ne compongono la sua più temibile sinfonia. Sotto il segno di Blood Fire Death sorge l’alba di una nuova attitudine musicale, quella che nel successivo Hammerheart galopperà intrepida sino ai più sacri cancelli del Valhalla, prendendo il fiero nome di viking metal, creazione indiscussa del mai abbastanza compianto genio artistico del defunto Quorthon.
Non so quanti anni siano ormai trascorsi, eravamo ragazzini su un sentiero di montagna e il disco ci era arrivato da qualcuno di cui ora non rammento neanche più il nome. Farneticavamo di Nord e musica estrema e le giornate non erano che un soffio alla ricerca della vita e di una tanto anelata quanto impossibile eternità. La copertina mi giunse allo sguardo in tutta la sua più intensa passione: una maestosa opera del pittore romantico norvegese Peter Nicolai Arbo, Åsgårdsreien il suo titolo, dipinta nel 1872. Odens Ride Over Nordland, la strumentale traccia d’apertura dell’opus, diede corpo al travolgente universo di suggestioni racchiuso in quella così evocativa immagine. Lo sferzante tocco dei venti avversi e l’eco dei nitriti in lontananza si fonde, infatti, in un possente crescendo atmosferico che ancora oggi mi raggela il sangue nelle vene, un misto di atavico terrore ed estatica frenesia, la gloria del fuoco, del ghiaccio e di un tempo che fu. Da brividi anche l’avvincente intro acustica dell’immensa A Fine Day To Die: degno preludio alla battaglia che divampa, ruvida distorsione che incalza sino ad invocar la morte. Die, die, die è il grido che ancora riecheggia nell’aere prima che la devastante tempesta di The Golden Walls Of Heaven ci scuota le pavide budella: un’inesorabile assalto di incontenibile razzia sonora che, incattivita dal grezzo ringhio di Quorthon, tutto deturpa, stupra e distrugge. Le velleità anticristiane da sempre professate dal nostro appaiono, inoltre, ben manifeste negli acrostici inseriti sia nel pezzo in questione (SATAN) che nel settimo Dies Irae (CHRIST THE BASTARD SON OF HEAVEN). Con la malvagia Pace ʼTill Death e la seguente Holocaust, un po’ meno tirata, ma parimenti putrida, le grida di Quorthon innalzano cupi scenari di guerra e desolazione. L’anima pagana ritorna, invece, a far capolino nella più cadenzata For All Those Who Died, le cui barbare urla mai si stancano di imprecare contro i turpi massacri compiuti all’ombra di un’empia croce di bestialità. Neppure le fiamme hanno smesso di crepitare che già s’appressa la cruda carneficina di Dies Irae, laddove l’incontrollata foga di un cruento macello si rallenta in una più sommessa marcia di sottile ferocia. Ed è ormai tempo per gli epici pigli di Blood Fire Death, l’ultimo, squarciante grido di Quorthon destinato a tessere la materia di ciò che è ora leggenda, un capolavoro di furia e orgoglio nordico, la cui ispirazione parrebbe provenire dallo stesso, fragoroso schianto del martello del dio del tuono:
Blood Fire Death
Children of all slaves Unite be proud Rise out of darkness and pain
A chariot of thunder and gold Will come loud And a warrior of thunder and rain
With hair as white as snow Hammer of steel To set you free of your chains
And to lead you all Where horses run free And the souls of the ancient ones reign
Outro: un rimbombar di pelli ed è ora per l’impresa di svanire: mantenga il coraggio colui che si risveglia.
Registrato presso l’Heavenshore Studio di Stoccolma, prodotto dallo stesso Quorthon in compagnia di Boss, il fantomatico uomo dietro la Black Mark Productions, e masterizzato presso i CBS Studios di Londra, Blood Fire Death è un album di transizione che, pur mantenendo l’aspra efferatezza del black dei primordi e uno sguardo sempre proteso ai veloci impeti di derivazione thrash, non teme di addentrarsi nei nuovi territori che presto costituiranno la radice del viking, un’imponente lezione di epica che da sempre marchia a fuoco la storia del metal di stampo nordico.
Non so quanti anni siano ormai trascorsi, eravamo ragazzini su un sentiero di montagna e il disco ci era arrivato da qualcuno di cui ora non rammento neanche più il nome. Da principio ostici, gli sgraziati latrati di Quorthon ci spalancarono le porte ai sentieri dell’estremo, una dionisiaca pulsione verso il clangore della battaglia, quel luogo in cui potente la terra continua ad esalare aromi frammisti di sangue, fuoco e morte. Alzo gli occhi al cielo, sorge un sole rosso, la caccia di Odino non è ancora conclusa e massiccio si leva verso l’alto un ultimo, commosso saluto a quell’uomo, il cui spirito visse da indomito guerriero:
Westu hàl. Ferðu, Quorthon, Ferðu.
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VOTO LETTORI
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95.60 su 112 voti [
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Il miglior album dei Bathory....stupendo !!!!!!!! |
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Quorton da vero europeo abbandona le stupidaggini giudaiche black metal ed abbraccia la gloria eterna della rinascita del vero culto pagano europeo. |
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Ecco l\'album della maturita\',le canzoni sono piu\'\"melodiche\" e strutturate;i testi ora non sono piu\' solo centrati su omicidi e contesse sanguinarie ma la mitologianordica e il paganesimo.Qurthon e\' stato quello che Schuldiner e\' stato per il death:uno dei padri fondatori e-al tempo stesso-innovatore e genio visionario.Se uno ascolta Viking metal e non conosce quest\'album deve lasciar perdere.... |
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Probabilmente insieme a \"The Return\" è il mio disco preferito dei Bathory. Ci sono legatissimo! L\'ho sempre definito l\'album più completo della loro discografia: si va da un intro epico e suggestivo come \"Odens Ride Over Nordland\" a pezzi che potremmo definire \"epic black metal suites\" come \"A Fine Day To Die\" a la title-track (una roba fuori dal comune) inframezzati da una serie di songs sparate e cattive nel mezzo (con il culmine raggiunto dal capolavoro \"Dies Irae\"). A completare l\'opera una copertina superlativa! 100 a mani basse! |
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VOTO 95: Semplicemente brutale, nudo, crudo e soprattutto grezzo..
E' tutto perfetto, posso solo dire che l'intro e la prima title track (ovvero Odens Ride over Nordland e A Fine Day to Die) sono spettacolari ascoltate insieme, poi l'intero album è da brividi, azzeccata anche l'immagine della copertina.
Ho letto un pò i commenti ed ho trovato coloro che definiscono questo album un "flop", però vi invito a riascoltarlo, è un capolavoro che ci ha lasciato Quorthon, è tutti ne dobbiamo privilegiare.
Pace a tutti. |
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60
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Altro disco seminale, anche più di hammerheart, l idea di rendere il black eroico ha fatto nascere la sottoetichetta viking: per me 90 |
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Capolavoro.....non mi stanco mai di ascoltarlo....l’intro e’ tra i migliori di sempre....gruppo molto influente...per molte band...soprattutto gli immortal altra mia band preferita... |
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Quorton con i primi tre album aveva estremizzato il Venom sound...poi si mise in proprio creando un genere personale...il pagan black metal. Che dire...un genio. |
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Posso solo dire che è malvaggio come album..
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solo l'inizio e' da brividi...album che se la gioca con hammer
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Per me questo è il miglior album di Quorthon, uno dei migliori degli anni 80, in ambito estremo, inarrivabile. |
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Album che ha fatto scuola e ispirato tantissime band che sono venute dopo, pietra miliare voto 92 |
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Per me questo rimane insuperato. Gli album successivi sono bellissimi, ma sono "altri" Bathory, che hanno poco o nulla a che vedere con il black. Ma a prescindere dal genere, a mio parere pur continuando ad altissimi livelli Quorthon non ha più raggiunto la magia di questo album (magia che negli anni a venire ben poche altre black metal band hanno saputo ricreare). Ribadisco il mio 100 |
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bellissimo, ma il meglio arriverà con hammerheart , twilighrt of the gods e Nordland1 |
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Capolavoro, stop! impazzisco per quest'album. 8 tracce incredibili (anche l'intro è uno dei più belli della storia), sia quelle più epiche che quelle più propriamente black, hanno tutte un tiro incredibile. Gli arpeggi di A Fine Day to Die (quelli prima della coda finale) mi fanno letteralmente venire i brividi ogni volta. Voto 100. |
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Con quest'album Quorthon ci affidava una visione molto più grande. Dopo la tombale claustrofobiia di UTSOTBM qui ci fa alzare lo sguardo al cielo. Ma la mmusica è sempre carica di violenza e di dramma. Amato da subito, appena uscì. |
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Guarda Lisa però non nella nostra cerchia, avevo un amico fissatissimo con Scream Blood Gore, Seven Churches e appunto Bathory, e quando quest'album uscì rimase estasiato. Lui ed altri facevano i simposi su questi 3 album e su quelli precedenti di Quorthon. Io ripeto non ne rimasi colpita (ero più sul thrash classico americano) ma sentivo che avrebbero avuto un grande impatto. Certo se un recensore ascolta AOR (esempio) come può capire un lavoro simile? |
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Sai l'88 è stato un'anno fenomenale per il Metal, te lo ricorderai di sicuro, non occorre sia io a dirtelo. Questo purtroppo è passato un po' in sordina, in mezzo ad altre uscite importanti. Comunque per me nessun album firmato Bathory è da stroncare... |
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@Lisa, sì assurdo non accorgersi dell'impatto che stava avendo. I miei amici ci impazzivano dietro |
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io l'ho ascoltato nel periodo sbagliato, quindi mi ha lasciato indifferente, invece poi nel 98 ho fatto il passaggio diretto dai Dark Tranquillity (che secondo me in Chaos e The Gallery hanno pezzi puramente black, musicalmente parlando) alla seconda ondata black, cioe' tutto quello che stava fra i Dissection (che peró considero forse piú death melodico) e gli Emperor, passando x Satyricon, Arcturus, Isahn etc etc |
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Come si fa a stroncare un gioiello come questo? Miglior album di Quorthon, per me, la perfetta unione di black e viking..voto illimitato. La title track è da infarto. |
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@Maurizio, grazie x aver condiviso! Ma Piccini era tutt'altra storia, se la memoria non mi inganna era molto competente e di aperte vedute nelle sue recensioni |
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Klaus Byron è quello che scriveva su Flash " il thrash ha rovinato l'heavy metal",non è da considerare.... |
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Correva l'anno 1988, sulla rivista Metal SHock fu recensito questo album, stroncato impietosamente dal redattore Klaus Byron dopo un ascolto che la stesura della recensione palesava essere stato superficiale se non addirittura incompleto. Contemporaneamente, sulla rivista concorrente H/M il disco veniva invece osannato da Paolo Piccini come capolavoro. Io avevo già sentito parlare diverse volte dei Bathory, ma non li avevo mai sentiti, per cui, incuriosito da questo contrasto tra le due recensioni, ho deciso di comprare il disco. Che è diventato uno dei miei preferiti di sempre quasi da subito. Al che scrivo una lettera a Metal Shock, nella quale contesto la recensione del suddetto redattore, il quale mi pubblica e mi risponde, quasi sbeffeggiandomi per quello che avevo scritto, concludendo il suo intervento con la seguente frase: "I Bathory, se continuano così, neanche facendo 700 dischi riusciranno a lasciare una traccia di sè nella musica metal". Quanto mi piacerebbe fargli rileggere quella sua frase adesso... |
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40
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Assolutamente d'accordo con Lemmy. Anche pero' il commento al 30 di Carmine ci sta tutto.😆 |
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Ogni volta che lo riascolto sono intensi brividi, la furiosa epicità che sprigiona questo disco mi entra immediatamente in circolo nelle vene fino a raggiungere dritto il cuore per poi sollevare vibrantemente e intensamente l'animus, magia pura, e stesse intensissime sensazionali emozioni me li provocano egualmente Hammerhearth e Blood on Ice.Grande e indimenticabile maestro di epicità pura il compianto Quorton. |
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Il mio preferito di sempre, l' ho ascotato fino a consumarlo questo meraviglioso disco,musica grezza e molto ispirata.....album cosi' oggi e' difficile eguagliarli.... |
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200,quanto mi manca quorthon,genio assoluto |
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Oden's ride..., A fine day to die e la TT sono brani superlativi, ma il resto mi lascia assai freddo. Sicuramente faranno meglio dopo 75 |
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Questo album è di una ferocia e di una potenza allucinanti...mi ha colpito molto the golden walls of heaven,somiglia a Hell awaits degli Slayer e cè una parte che assomiglia ai Kreator..ci vedo molto di queste due band in questo album. |
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Disco appena comprato, lo desideravo da tanto, canzoni come a fine day to die e dies irae sono pura furia vichinga. Purtroppo mi è giunta la versione della Kraze, in cui non esiste booklet e la carta dell' artwork sembra bagnata e poi asciugata, tanto è di scarsa qualità, così come è di scarsa qualità la stampa. Ma fa niente, la musica e l'artwork valgono tutto l' acquisto. Voto:95 |
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Sono sfacciatamente di parte, e concordo quindi con gli ultimi 2 commenti, puro orgasmo musicale, questo e',ogni altra parola sarebbe superflua per me. |
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Voto 100..niente da aggiungere |
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riascoltato 4 0 5 volte qualche giorno fa... non ci sarebbe neanche da commentare... disco perfetto... dalla prima all'ultima nota... |
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@ Interstellar Overdrive: CAMBIA SPACCIATORE. |
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"Blood Fire Death", quarto LP dei Bathory, arriva nei negozi nel 1988. Dopo successi black metal come "Bathory" (1984), "The Return..." (1985) e "Under the Sign of the Black Mark" (1987), l'album si resentava con una copertina diversissima dalle altre: ninete copertina horror serie B come le precedenti cover, ma un'orda di volante di valchirie armate in sella a cavalli neri, sproate dal dio Thor che solleva il suo Mjollnir in un virtuso gesto di sfida, mentre un gurriero coperto da una pelliccia di lupo solleva una ragazza completamente nuda dalla erra sottostante. Un'immagine tratta da un quadro romantico del pittore norvegese Peter Nicolai Arbo, che ritrae la "caccia selvaggia" o "Oskorei" del folklore norreno, che viene rievocata nell'intro "Odens Ride Over Nordland". Un'immaginario epic - simile e ancora più suggestivo delle copertne degli LP di band statunitensi come Manowar, Manilla Road, Cirith Ungol, Omen, Warlord, Brocas Helm, Virgin Steele e in quelle di band ancora più underground come gli Slauter Xstroyes, Medieval Steel o le band europee come gli Adramelch, Dark Quarterer, Heavy Load ecc. - che rievoca Odino che galoppa lo Sleipnir, il cavallo a otto zampe, diretto verso il Valhalla. Ma è Thor, il dio del tuono, l la divinità che viene rievocata nella titletrack: "Figli di tutti gli schiavi/ Uniti, siate fieri/ Risollevatevi dall'oscurità e dal dolore/ Un cocchio di tuono ed oro verrà con fragore/ Ed un guerriero con tuono e pioggia/ Con capelli bianchi come la neve/ Un martello d'acciaio/ Per liberarvi dalle vostre catene/ E per condurvi tutti/ Dove i cavalli corrono liberi/ E regnano le anime degli antichi". Come scrivevo nel precedente commento, "Blood Fire Death", ponte fra il black e il viking, è un LP immenso! All hail Quorthon! |
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Album imbarazzante. Salvo soltanto la prima traccia, che in qualche modo fa da ponte verso il loro periodo viking, decisamente più convincente. |
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A mio parere uno dei migliori lavori pubblicati sotto il marchio bathory e senza dubbio quello a cui sono più affezionato.Voto:97 |
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Ascoltato a più di vent'anni di distanza, rimane un ottimo disco, di non facile ascolto per via della qualità della produzione che lo rende caotico ma superando questo ostacolo la "fatica" viene ripagata in pieno. A mio avviso i testi non sono nulla di eclatante se non per For All Those Who Died |
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Semplicemente IMMENSO Uno dei dischi più importanti del metal estremo |
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Perfezione. Quorthon da brividi nella title track. |
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Eccellente esordio per un genere, il viking, che fonde sonorità gloriose ed epiche con il sound abrasivo e gelido del black scandinavo. Se voessimo volgarizzare, "Blood Fire Death" è Epic Metal + Black Metal = Devastazione alla corte di Odino!!!! |
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Recensione a dir poco precisa! 98:: Riposa in pace grande Quorthon! |
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semplicemente la nascita del viking...ma la recensione è anche meglio del disco!!! \m/ |
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capolavoro!!! per me i bathory sono stati sempre il gruppo dei "se" ; se Quorthon avesse proseguito su queste sonorità, se avesse avuto una produzione migliore, se non avesse avuto una voce così "cartavetrata"...se se se...ps: sono io che ho delle allucinazioni o qualcun' altro ha notato che l'inizio di Dies Irae è una Fight Fire With Fire estremizzata?? |
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Semplicemente leggenda. |
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Uno dei più grandi capolavori dei Bathory e di tutto il Metal. La recensione gli da tutto il risalto che merita. |
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Undercover: ok i primi sei dischi, ma anche Blood on Ice (uscito nel '96 ma registrato molto prima se non erro) e il primo Nordland a me sono sempre piaciuti un casino, soprattutto il primo che credo sia uno dei dischi più epici mai registrati. Requiem e Octagon invece li ho sempre trovati debolucci a dire il vero. Comunque, a conti fatti, posso dire che il mio preferito è proprio Blood Fire Death e confermo il 95 (voto che credo di aver dato 4-5 volte al massimo). |
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Uno dei migliori dei Bathory. Da avere! |
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Padre o non padre, ha avuto fra le mani il più grande guerriero che il metal estremo abbia mai avuto l'onore di glorificare. Che riposi in pace. 98\100. |
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A mio avviso la loro opera migliore,perfetto bilanciamento delle varie anime dei Bathory.CAPOLAVORO. |
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Disco che chiude il cerchio di quelle produzioni Bathory che hanno influenzato il movimento black dal 1990 in poi. Disco immenso...anche se il mio preferito e' Under the sign of the black mark....Ahhhh il famoso Boss che compare in tutti i lavori del buon Quorthon se non ricordo male e' il papa' del nostro eroe. |
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Oh... adesso si che iniziamo a ragionare  |
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Mitico! (Per dirlo alla Homer Simpson..) |
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Disco epocale, il mio preferito insieme a Blood on Ice...95 |
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@Sambalzalzal: appena trovato il clip (spettacolo!), grazie mille sia a te che a Ulvolc! |
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Sul palco con i Watain Boss ha fatto anche un discorso dicendo appunto di essere il padre di Quorthon... su youtube dovrebbe anche esserci il clip... per quanto riguarda la differenza di età non mi sembra tanto strano... ci sono persone che hanno procreato a 12 anni anche eheheheheh |
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@Ulvolc: hai fatto bene a porre l'accento su questa sorta di "enigma" che, a mio parere, rimane ancora tale! Faccio soltanto una piccola precisazione permettendomi di riportarti quanto scritto in un'intervista a Quorthon a proposito delle voci relative al fatto che Boss fosse suo padre: Rumours persist that Börje "Boss" Forsberg, the owner of Black Mark Productions, is Quorthon's father, but Quorthon himself denied these claims, stating "Boss is 52, I'm 37. Add that up yourself. All these rumours surrounding Bathory are crazy". Inoltre, cito testualmente quanto esposto in un recente articolo sulla vita di Quorthon (ottobre 2010): "Un'altra leggenda mai chiarita è se Börje "Boss" Forsberg, capo dell'etichetta Black Mark che ha avuto sotto contratto i Bathory dal primo all'ultimo disco, fosse realmente suo padre: per la cronaca Quorthon ha sempre smentito (mentre invece la rivista svedese Sweden Rock lo ha confermato negli scorsi mesi, in coincidenza del tributo dal vivo ai Bathory ad opera dei Watain)". Che dire? Per parte mia, io continuo a considerare quest'uomo "fantomatico", ma se voi aveste avuto modo di leggere qualche fonte ufficiale (e attendibile) a me ignota, vi pregherei gentilmente di sciogliermi l'enigma!!! Thanks e un saluto a tutti!!!  |
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99 voto uguale per tutti i primi sei dischi della band che per me dopo poteva anche non esistere più. |
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"Boss, il fantomatico uomo dietro la Black Mark Productions", mica tanto fantomatico, era suo padre! Grand disco. |
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Semplicemente fantastico |
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Difficile, molto difficile, trovare le parole quando si è al cospetto di opere d'arte di così rara bellezza. La sola A Fine Day to die polverizza intere discografie di gruppetti power che vengono spacciati per viking metal. Inutile rimarcare l'importanza di Blood Fire Death nel panorama viking, ormai è cosa più che nota ed è stato anche illustrato chiaramente nella disamina di Persephone. L'ennesima prova, da parte di Quorthon, che non servono onanismi tecnici per confezionare un capolavoro. 97/100 e venerazione. |
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