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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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22/05/2021
( 2448 letture )
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Octagon, alla pari del precedente Requiem è il lavoro più enigmatico, estemporaneo, di difficile collocazione e soprattutto di difficile valutazione all’interno dell’eredità discografica lasciata da Quorthon e la sua creatura Bathory. Esso infatti giunge del tutto inaspettato nel 1995 interrompendo bruscamente il percorso svolto con i primi pionieristici sei album che, come ben sappiamo, sono divenuti quasi istantaneamente lavori fondamentali per la comprensione e la decodificazione stilistica del black e del viking metal oggi comunemente inteso. Octagon non è né riconducibile agli atmosferici, epici e battaglieri album della trilogia vichinga Blood, Fire, Death, Hammerheart e Twilight of the Gods né tantomeno allo sguaiato, grezzo e infernale proto black della triade Bathory, The Return e Under The Sign of the Black Mark, nonostante ne riprenda l’attitudine ferale e violenta sebbene con risultati decisamente differenti.
Octagon è un concentrato di puro thrash metal vecchia scuola riletto e reinterpretato secondo la personale visione di Quorthon, il quale sin da ragazzo, non ha mai nascosto la passione per il genere. Le dieci tracce del disco, più la cover di Deuce dei Kiss, piaccia o meno, sono una sorta di tributo e ritorno all’ovile in aperto contrasto con i grandiosi risultati precedentemente ottenuti. Seppur con diversi difetti, l’ottavo disco dei Bathory, spara in faccia all’ascoltatore una marcissima miscela in parti uguali di Kreator, Slayer, Venom e, in misura minore, rimandi ai Metallica più spontanei e sguaiati. Alcuni dei marchi di fabbrica dei Bathory- nonostante le sonorità differenti- ci sono tutti e si sentono: si va dal missaggio scarno, quasi amatoriale, con suoni particolarmente abrasivi e volutamente poco trattati in linea con le produzioni più estreme dell’epoca e, ovviamente, non troppo distanti dal thrash old school più estremo ed efferato. I brani sono lineari e puntano alla sostanza impilando riff essenziali, asciutti e che puntano sul feeling, sull’urgenza espressiva e sull’attitudine evitando qualsiasi remota deriva tecnica. Stessa cosa per quanto riguarda la sezione ritmica, col basso a fare da collante e la batteria che si occupa, in sostanza, di menare forte su piatti e rullante. Il suono è davvero secco, martellante, ossessivo, ma in definitiva anche anonimo, sebbene riesca a calarsi nell’andamento irruento della musica. Infine la voce di Quorthon, capace di cambiare nuovamente pelle pur rimanendo riconoscibile. La sua performance differisce rispetto al passato perché in quest’occasione egli non si lancia né nelle urla belluine del primissimo periodo, né tantomeno nel cantato pulito evocativo e sciamanico dal grande pathos emotivo che ha contraddistinto il primo periodo viking e che ritornerà in modo massiccio da Blood on Ice in poi. Su Octagon il frontman esibisce una voce urlata che può ricordare un incrocio tra il Mille Petrozza più incazzato -e qui potete pescare tranquillamente un brano qualsiasi tra Immaculate Pinetreeroad #930 e Judgement of Posterity- e le cadenze cantilenanti alla Tom Araya presenti in Grey.
Rispetto al precedente Requiem, Octagon vanta una maggiore cura in termini di songwriting, nel senso che, all’interno della tracklist, qualche momento godibile è presente alla luce di quanto detto fino ad ora. Tuttavia l’album pecca di una certa ripetitività di fondo, con riff sì brutali e ossessivi, ma tutti molto simili nel loro minimalismo e tarpati da un’asfittica monotonia stancante sul lungo periodo, come nelle banalotte War Supply e Schizianity. Ci sono comunque momenti interessanti e totalmente atipici per il sound bathoriano come Century, che altro non è che un mid tempo ibrido col riffing alla Metallica e un cantato slayeriano, o la botta hardcore di Grey, o ancora i picchi di grezza aggressività in Immaculate Pinetreeroad #930, Born to Die o 33 Something. Quest’ultima poi è l’ennesimo tributo agli Slayer sia per la cieca violenza, che richiama il di poco più vecchio Divine Intervention, ma anche per il testo incentrato sul serial killer John Wayne Gacy. Il brano è anche noto perché spesso imputato di una certa puerilità delle liriche, soprattutto nel ritornello in cui Quorthon sbraita:
Drink my cum. Take my rum. Blooded hole. Twisted soul. Eat my shit. Suck my dick. Writhe in pain and die insane.
Effettivamente Quorthon ha scritto brani ben più ricercati e profondi, ma c’è da dire che, visto il tono scabroso del tema trattato, tutto sommato le parole rafforzano il mood marcio e opprimente del pezzo.
Non rimane molto da dire, a parte un’ultima considerazione. Personalmente credo che, in fin dei conti, al fine di rendere giustizia a Octagon e ai Bathory, si debba valutare questo lavoro per quello che è senza cercare sterili e fuorvianti paragoni con gli altri dischi poiché troppo differenti stilisticamente e quindi portatori di aspettative talmente elevate da suscitare un pregiudizio nei confronti dell’album. Sicuramente, al di là del soggettivo gradimento che i fan possono avere nei confronti di questo disco e del precedente Requiem, va detto che parte dello spirito mai domo di Quorthon e dell’essenza della sua musica è passata, passa e passerà anche per queste opere minori e imperfette, ma non per questo prive di un certo fascino.
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8
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Questo e \"Requiem\" sono considerati i \"dischi minori\" dei Bathory. A molti non piacciono granchè, io invece li ho sempre trovati molto buoni. Certo, senza gridare al miracolo... ma son due buoni dischi di violento thrash metal, diretto e veloce. E\' stato il tentativo di Quorthon di tornare ad un metal più grezzo, come nei primi lavori. Personalmente ho sempre preferito di più \"Requiem\", ma anche questo si lascia ascoltare con piacere! |
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6
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Lasciamo perdere...tiriamo lo sciacquone! |
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4
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È stato l’ultimo album dei Bathory che ho preso, e l’ho fatto per puro completismo, visto che già il precedente Requiem non mi era piaciuto. Octagon è forse anche più in basso. Questa versione thrashy dei Bathory non mi ha mai convinto. Si sentono sì gli Slayer, in qualche parte più lenta qualche influenza dei primi Celtic Frost, un pelino di attitudine hardcore... la formula potrebbe sicuramente funzionare anche, ma, a parte qualche sporadico spunto, a mancare sono i pezzi. Alla fine quello che si ricorda meglio è la cover dei Kiss... Si fa anche ascoltare, ma è tranquillamente bypassabile. Voto 62 |
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3
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Adoro i bathory, hanno fatto dischi di una maestosità, di una grandezza inarrivabile. Ma questo ė una porcata senza nessun fascino |
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2
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Secondo me e dico SECONDO ME Se questo disco fosse stato pubblicato da pincopallino, non avrebbe beccato piú di 30 come voto. Comunque... va bene dai...  |
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1
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a me piace come requiem . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Immaculate Pinetreeroad #930 2. Born to Die 3. Psychopath 4. Sociopath 5. Grey 6. Century 7. 33 Something 8. War Supply 9. Schizianity 10. Judgement of Posterity 11. Deuce
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Line Up
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Quorthon (Voce, Chitarra) Kothaar (Basso) Vvornth (Batteria)
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