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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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The Darkness - Dreams on Toast
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22/04/2025
( 1371 letture )
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Nati all’inizio degli anni Duemila, la band britannica The Darkness salì alla ribalta grazie a due dischi di grande impatto, energia e immediato successo commerciale. Capaci di mescolare hard rock, hair metal e glam rock, il gruppo si è distinto fin da subito per un look glitterato, eccentrico, sopra le righe, autoironico tanto nei testi quanto nelle pose, il tutto ben ancorato a una buonissima preparazione tecnica e vocale e alla forte personalità dei fratelli Hawkins. Il grande pregio dei The Darkness è stato quello di far tornare nel mainstream e nelle rotazioni MTV, al tempo dominate da sonorità molto lontane dall’hard rock e dall’heavy metal, un sound sfacciato e smaccatamente debitore della lezione di Queen, Van Halen, Status Quo e AC/DC. Indimenticabili i video di grandi successi come la graffiante I Believe in a Thing Called Love o la power ballad Love is Only a Feeling dal milionario esordio Permission to Land del 2003, o la terremotante title track di One Way Ticket to Hell…and Back del 2005, che portarono fiumi di energia e curiosità a una generazione pressata da dosi massicce di hip hop, rap, pop e nu metal. Il successo e l’ascesa del gruppo mise tuttavia sotto pressione i membri della band e specialmente portò effetti indesiderati alla vita del frontman istrionico Justin Hawkins, vistosi proiettato tra le stelle per poi rapidamente deragliare dai binari del successo a causa di un mix di stress e abuso di alchool e droghe, tanto che la band rimase in un lungo periodo di pausa fino a rientrare sette anni dopo con Hot Cakes nel 2012, seguito da una manciata di album senz’altro degni di interesse ma ben lontani dagli apici di inizio carriera.
Leather jacket, no sleeves Harley-Davidson, yes, please Zippo lighter, Marlboro Reds Jack Daniels (big party) Spiderweb tattoos, sewn on patches (Lots of booze) Ponytail, bandana, snake bite (Big party)
Questo ottavo lavoro in studio Dreams on Toast, a quattro anni dal precedente Motorheart, ci restituisce il quartetto del Suffolk in ottimo spolvero, grazie a un tiro strumentale esaltato dalle chitarre dei fratelli Hawkins, ben supportati da una sezione ritmica precisa e martellante composta da Frankie Poullain al basso e dall’ultimo entrato Rufus Tiger Taylor, figlio d'arte del grande Roger Taylor drummer dei Queen. Ciò che colpisce è un parziale ritorno alle origini, con testi molto ironici e irriverenti, mescolati a diversi momenti di maggior spessore lirico e musicale, il tutto condito dalla sempre molto solida preparazione strumentale e dall’inconfondibile range vocale di Justin Hawkins, capace di spaziare da momenti graffianti e tonalità medio basse al falsetto che negli anni ha costituito il vero trade mark della sua sfaccettata vocalità. I dieci brani scorrono in modo assolutamente fluido e la durata poco sopra la mezz’ora consente di mantenere alta l’attenzione senza filler, anche grazie alla produzione potente e ficcante di Dan Hawkins. L’opener Rock and Roll Party Cowboy è un brano contagioso grazie a una dose di ritmo e ironia, che mescola AC/DC e Aerosmith e soprattutto fa venire la voglia di scatenarsi sotto a un palco, degna continuazione dei succitati successi di inizio anni Duemila.
I'm a rock and roll party cowboy And I ain't gonna read no Tolstoj Electric guitars, bad boys Hey, where the ladies at? (Bring the noise) Heavy metal, hard rock, soft rock (Big party)
Energia a fiumi scorre anche nelle note delle elettriche Mortal Dread, hard rock con venature glam esaltate dal falsetto di Justin Hawkins, e The Battle for Gadget Land, tra riff intrisi di punk e alternative rock. La varietà dell’album è senz’altro lodevole ed ecco susseguirsi momenti in stile Sweet della liricamente impegnata I Hate Myself, con sprazzi di country e folk mescolati ad armonie beatlesiane di Hot on my Tail, Cold Hearted Woman e Don’t Need Sunshine (quest’ultima con nitidi richiami ai Queen, da sempre grande fonte di ispirazione della band), con fattore comune un’ottima prestazione vocale di Justin. Irresistibile anche l’AOR frizzante di Walking Through Fire, che ci porta sulla West Coast con un refrain patinato e ancora il falsetto di Hawkins a stamparsi su riff quanto mai azzeccati e un assolo alla Brian May. Non mancano momenti più intimisti come la sognante Weekend in Rome, tre minuti narrati, quasi sussurrati, in cui scorrono immagini di un weekend romano con delicate melodie vocali intrecciate a arpeggi acustici e ottimi e arrangiamenti orchestrali, gran finale cinematografico di un disco senz’altro riuscito e che ci riporta i The Darkness in buonissima forma e pronti a presentare Dreams on Toast in tour. Bentornati!
Meandering like the Tiber Hand in hand, we scale the Spanish steps The night air, thick and sultry I kiss you beneath the Italian moonlight This was my dream There was turbulence in our descent As we flew in I'd hoped to witness beauty there In the ruins Weekend in Rome I have seen you finally (weekend in Rome) Weekend in Rome Oh, I still love you Italy
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@Galilee: secondo me quello che chiami lato parodistico è uno dei loro punti di forza... sono scanzonati, si divertono, divertono e ci sanno fare. Prendersi troppo sul serio se ci pensi è perfino fuori posto se si parla di rock o anche di punk. |
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15
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Band che all\'inizio non mi prese molto per il suo lato parodistico, col tempo invece ho iniziato ad apprezzarli e a capire che sono una grande band che fa dell\'ottimo rock n roll. Prima o poi li recupererò. |
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14
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quasi ad ogni nota, volevo dire
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13
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quasi ad ogni nota, volevo dire
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Ascoltato un paio di volte... bello. Davvero sembrano riusciti a riprendere il filo dei primi dischi ed è una gran cosa perchè pur tributando quasi ad ogni grandi nomi del rock, sono maledettamente unici e riconoscibili.. gli Hawkins sembrano nati per fare questo, hanno talento. |
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11
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Grande ritorno, perfetto per regalarsi una mezz’ora di hard rock - bella prova del cantante che per fortuna pare ristabilito al 100% |
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10
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Ok, la copertina fa veramente schifo (ma cosa cazzo pensano quando propongono certe idee?) ma quello che importa è la musica e questo album è il migliore del gruppo da anni, facciamo direttamente dal secondo album! Puro e semplice hard rock \'n\' roll come sanno fare e qui lo fanno benissimo. I hate myself e\' Il pezzo r\'n\'r più bello e trascinante che abbia ascoltato da anni, e Hot on my tail non puo\' non ricordare One for rock and roll (e se non sapete di chi è andate aff....). Tutto il disco è bellissimo e dimostra come ancora oggi, alla faccia di tanti, si possa ancora fare grande rock. |
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9
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Non toccatemi John Taylor che vi uccido. Oltre ad essere un super bassista ha 64 anni ed è ancora il più figo di tutti. 😌 |
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Aggiungo che oltre al già citato bassista John Taylor c\'era in formazione anche Andy Taylor nei Duran Duran...Tutti Taylor insomma  |
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Roger Meddows Taylor batterista dei Queen.
Roger Andrew Taylor batterista dei Duran Duran. |
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Esatto Lucio77, John è il bassista dei duran duran, mentre Rufus è il figlio di Roger Taylor dei Queen. |
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Commento 3 : John è il bassista dei Duran Duran se non ricordo male. |
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...mai piaciuti...e poi la voce la trovo fastidiosa.... |
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Cmq il batterista dei Queen si chiama Roger, non John! |
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Disco che spacca davvero |
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Ditemi per favore che la copertina é finta.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Rock and Roll Party Cowboy 2. I Hate Myself 3. Hot On My Tail 4. Mortal Dread 5. Don’t Need Sunshine 6. The Longest Kiss 7. The Battle for Gadget Land 8. Cold Hearted Woman 9. Walking Through Fire 10. Weekend in Rome
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Line Up
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Justin Hawkins (Voce, Chitarra, Tastiere) Dan Hawkins (Chitarra) Frankie Poullain (Basso) Rufus Tiger Taylor (Batteria)
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