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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 7099 letture )
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Fra i grandi ritorni dei primi anni del nuovo millennio c'è da segnalare quello dei Bathory, progetto che non ha bisogno di presentazioni. Dopo Twilight of the Gods -personalmente il fiore all'occhiello dell'intera discografia dello svedese- il progetto ha cominciato a zoppicare con le proposte più thrasheggianti e dai connotati di bassa lega di Requiem e Octagon finché, nel 1996, accade quello che nessuno si sarebbe aspettato, ma che tutti un po' speravano: il ritorno ai lidi più epici di Hammerhearte Twilight of the Gods. Blood on Ice è stata la piccola rivincita di Quorthon che ha dimostrato di saper ancora scrivere un album che riprendesse il percorso intrapreso con il passato e che chiudesse questa ipotetica trilogia. Il progetto Bathory cela la propria attività sotto un velo di silenzio fino al 2001, quando l'entusiasmo di tutto il mondo metal si fa carico e le attese per il "ritorno" sono trepidanti. Purtroppo con il rientro in campo si ripresenta anche il vizietto di Quorthon di concludere quelle ipotetiche trilogie stilistiche che si compiono saltando un album. Ecco infatti che Destroyer of the Worlds si configura come un grande flop non affatto all'altezza delle aspettative: uno zoppicante mix di thrash metal levigato però sull'esperienza dell'album precedente con composizioni che non sanno né di carne né di pesce. Quando, poco tempo dopo, il nostro svedese annuncia l'intenzione di scrivere una quadrilogia sulla mitologia norrena gli umori dei fan non sono più alle stelle come potevano essere un anno prima. Eppure Quorthon stupisce ancora tutti, come fece nel '96, con il primo capitolo della saga Nordland. Chitarre melodiche e pompose fissano saldamente le colonne di queste costruzioni, synth e atmosfere glaciali sono accompagnati dalle convincenti prove vocali, calde e orecchiabili come in Twilight of the Gods e Blood on Ice.
Ma qui ci atteniamo a parlare del secondo capitolo il quale, per il sottoscritto, ha anche quella marcia in più rispetto al primo. Fanfare è un ottimo intro che ci cala direttamente in mezzo alle montagne del nord, dove i grossi nuvoloni neri avvolgono i picchi innevati e i laghi ghiacciati, archi e zampogne condiscono ulteriormente quell'odore mattutino che si può sentire in quelle lande selvagge. Blooded Shore inaugura l'album con le sue cadenze in mid-tempo, i riff che danno un accenno di thrash solo a chiusura del giro, la voce al limite fra il coro e l'urlo -come in Hammerheart- è la solida base su cui si staglia una moltitudine di cori che enfatizza l'epicità dei testi. Sea Wolf ricalca le orme del brano precedente con una tastiera che crea la melodia principale, assecondata da cori e chitarre; il finale è un trionfo di fraseggi di chitarre e synth nella più limpida e trasognante tradizione bathoryana. Vinland rallenta ancora di più i tempi conservando però la massiccia dose di intrattenimento: una chitarra acustica accentua i passaggi del brano con degli accordi mentre i cori e il ritornello riecheggiano di continuo nelle orecchie dell'ascoltatore. The Land è forse il brano che spunta fra tutti gli altri grazie alla sua miscela di easy-listening, fraseggi di chitarra e linee vocali. Mentre Quorthon descrive gli anni di antiche battaglie sul suolo nordico non manca di sventolare il suo nazionalismo attraverso i testi. Ma quello che ci importa di più è la carica che questo brano riesce a trasmettere: sembra letteralmente di volare alla velocità del vento attraverso le epiche guerre appena descritte. La chitarra solista incalza ed enfatizza ogni strofa fino all'assolo e alle bellissime e tormentate strofe di chiusura, ultimo urlo di battaglia del vichingo Quorthon. Partono le scorribande più aggressive e thrash con Death And Resurrection Of a Northern Son però questa volta, a differenza degli album del passato, sono inscritte in quella cornice trionfale che prima non c'era. Con The Messenger i tempi rallentano notevolmente ma mantengono l'assetto di una marcia. I riff si susseguono atonali e serrati, cori e synth trainano tutta la strumentazione e gli effetti sonori (cavalli che corrono, rumori d'ambiente) descrivono ulteriormente la valle di Asa Bay, mondo immaginario dove sono ambientate le storie musicali dei Bathory più epici. Chiude l'album la lunga ode malinconica intitolata The Wheel of Sun. Le atmosfere si ricollegano all'inizio del disco, le chitarre soliste tracciano trame drammatiche mentre Quorthon, ormai stanco ma inesorabile, canta del ciclo della vita e della morte fra boati di tuono e i colpi della batteria. Un lunghissimo outro si pone in chiusura di questa traccia, prima dei corni finali che terminano il disco: le porte del Valhalla si sono spalancate e Quorthon le ha descritte alla perfezione.
Vorrei parafrasare Roberto Calasso quando, descrivendo i dipinti di Gianbattista Tiepolo, dice: "Tiepolo dipinge gli angeli in un modo talmente naturale e familiare da pensare che egli li veda tutti i giorni ed abbia una quotidianità con loro". Si può drammaticamente dire che Quorthon abbia descritto il Valhalla così bene che questi due capitoli di Nordland ce li abbia fatti recapitare proprio dalle porte del paradiso dei vichinghi. Egli non tornerà sulla terraferma a continuare la battaglia per gli Dei, non tornerà a completare la quadrilogia che aveva in mente. Il 3 giugno del 2004 il suo cuore ha ceduto ed una valchiria lo ha trasportato nel regno dell'eternità.
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Fratello gemello di \"Nordland I\", due dischi composti e registrati nello stesso periodo, divisi in due parti ma con la stessa struttura portante (intro suggestivo, pomposo e dannatamente epico, pezzi più tirati inframezzati da altri più cadenzati, ed altri più magniloquenti, ecc.). Un viaggio meraviglioso nelle terre del Nord. Pezzi favolosi come \"Blooded Shore\", \"Vinland\", \"The Land\", \"Death And Resurrection Of A Northern Son\", e la commovente suite finale \"The Wheel Of Sun\" (da lacrime anche per il testo). I due \"Nordland\" sono stati la degna chiusura di uno dei gruppi più importanti in assoluto nella storia del metal (ed uno dei miei più cari di sempre). |
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The Wheel of Sun è un\'opera a parte, iconica, monumentale. |
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The Wheel of Sun è un\'opera a parte, iconica, monumentale. |
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The Wheel of Sun è un\'opera a parte, iconica, monumentale. |
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Bello, ma non vale il primo episodio. Vinland è di una spanna sopra al resto |
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Bello ma preferisco Nordland. 75 è il voto che darei anche io a questo disco. |
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@Undercover: invece dovresti riprendere in mano i due Nordland.. sono davvero dei capolavoretti |
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Non mi hanno mai fatto impazzire, per me i Bathory finiscono con "Twilight Of The Gods", ciò che è accaduto dopo mi è sempre interessato davvero poco. |
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5
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@Moro..per quanto mi riguarda il migliore dei Bathory rimane Blood On Ice, seguono Hammerheart e Twilight of the gods e l'ottimo Under The Sign Of The Black Mark. |
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Per quanto mi riguarda Twilight of the goda rimarrà imbattuto. Meglio di Hammerheart, ancora troppo grezzo. |
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3
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*degli stessi Bathory...pardon |
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Nordland II è il giusto sequel del primo capitolo, ovviamente non siamo al cospetto di uno dei capolavori di Quorthon (Blood on Ice Hammerheart) ma di un disco di ottima caratura a mio avviso superiore a molti altri lavori dello stessi Bathory...voto 85... |
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1
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diciamo che in generale i due Nordland sono entrambi di buon livello, nulla per cui strapparsi i capelli, ma cmq godibili. Forse questa seconda parte è più costante come ispirazione, ma a cui manca un gioiello puro come era la title-track della prima parte...a mio avviso l'ultimo capolavoro del compianto Quorthon |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Fanfare 2. Blooded Shore 3. Sea Wolf 4. Vinland 5. The Land 6. Death and Resurrection of a Northern Son 7. The Messenger 8. Flash of the Silverhammer 9. The Wheel of Sun 10. Outro
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Line Up
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Quorthon (Musica e testi)
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