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STEVEN WILSON - Auditorium della Conciliazione, Roma (RM) , 22/09/2015
28/09/2015 (2413 letture)
PROG: UN AFFARE DI FAMIGLIA
A circa metà Gennaio, venni a sapere che Steven Wilson sarebbe passato al Teatro Sistina di Roma. Senza sapere con chi andare e convinto che tanto avrei avuto tempo per comprare i biglietti temporeggiai. Il pensiero che mi alleggeriva era "Mica farà sold out, te pare.", tuttavia mai pensiero si rivelò più sbagliato. Andai a prendere i biglietti verso metà Marzo (due settimane prima dell'evento) e la cassiera mi disse che era da un bel po' che erano finiti.
Il fato questa volta ha deciso di essere gentile e donarmi una seconda possibilità, così, dopo il sold out delle due date italiane, vengono annunciate altri due show sul suolo nostrano. Per un fortuito caso in quel giorno mio zio mi chiamò, chiedendomi di andare a vedere il 23 Settembre Steve Hackett, così colsi la palla al balzo accettando e proponendo in risposta l'ex-leader dei Porcupine Tree. Con un colpo solo mi ero aggiudicato due date da urlo e avevo risolto i miei problemi di solitudine a questo genere di concerti. D'altronde chi meglio di Steven Wilson poteva unire due generazioni diverse di prog? Il chitarrista e cantante inglese infatti è fautore di una miscela tra moderno e storico eccezionale, capace di attirare un pubblico estremamente variegato. Giunti infatti a Via della Conciliazione, a due passi dalla meravigliosa Basilica di San Pietro, abbiamo trovato persone di diverse fasce di età e gusti: da alcuni ragazzi con le magliette del festival goth M'era Luna a interi nuclei famigliari, passando per adulti sulla cinquantina. Entrati nell'auditorium facciamo un salto al banco del merchandising, scarno e con prezzi esagerati. L'unica chicca che attirava la mia attenzione era una specie di rivista che raccontava il concept di Hand. Cannot. Erase. con immagini e testi, tuttavia la fattura non era delle migliori e ho lasciato perdere. Nella sala del concerto invece abbiamo dedicato immediatamente le nostre attenzioni al palco e alla strumentazione presente. Da chitarristi, non abbiamo esitato infatti a volgere gli occhi verso le meravigliose sei corde presenti, prevalentemente Gibson e PRS. Continuando a fare due passi lungo il palco, in attesa dell'inizio del concerto, abbiamo dato un'occhiata da vicino anche ai mobili antichi in legno che ospitavano le tastiere e i computer, un vero tocco di classe. Soddisfatti del breve giro, torniamo ai nostri posti in attesa dello show.

STEVEN WILSON
Le prime note di First Regret vengono messe in loop a lungo e creano un attesa spasmodica per l'inizio del concerto. Il primo a salire sul palco è Adam Holzman, che ci delizia subito con il pianoforte che apre il concept di Hand. Cannot. Erase.. Non tardano poi ad arrivare, fra un mare di applausi Steven Wilson, David Kilminister alle chitarre, Nick Beggs al basso e Craig Blundell alla batteria. Dopo la breve intro, il gruppo parte in quarta con 3 Years Older, brano che mette in risalto tutta la bravura dei musicisti e sopratutto l'impatto energico che il batterista da al pezzo. Grazie ai vari intermezzi, acustici e non, i cambi di tempo e la proposta musicale estremamente varia, la canzone è perfetta per calibrare al meglio l'acustica dell'auditorium, che nei primi minuti vedeva un basso eccessivamente gonfio e presente. La presentazione dell'ultimo album procede track by track, ad eccezione di Perfect Life, fino a Routine. L'artista si concede una breve pausa, presentando quest'ultima canzone con qualche parola in più. Racconta come l'Inghilterra sia la patria della poesia della tristezza e della malinconia e di come ci sia un collegamento per questo genere tra il suo paese e il nostro. Wilson dice di trovare qualcosa di meraviglioso e di bello in questo genere di sensazioni e proprio questo lo ha spinto a scrivere canzoni come Routine. La commistione di musica ed immagini è veramente toccante e l'ambiente che si crea grazie al megaschermo alle spalle del gruppo rende gloria al discorso del cantante e chitarrista inglese. Durante tutto il concerto seguiranno un'infinità di immagini meravigliose, sempre d'effetto e azzeccate. Così, sull'esecuzione di Index, tratta da Grace for Drowning del 2011, vi sono le angoscianti e tetre immagini del video: una scelta che ha provocato una certa sensazione di oppressione, puramente voluta, ma decisamente forte. E' il momento della meravigliosa coppia Home Invasion e Regret #9: il primo pezzo è un capolavoro assoluto e dal vivo rende benissimo, sia nella sezione iniziale sincopata, che in tutta l'evoluzione floydiana e vintage. Lo strumentale seguente invece vede alternarsi la bravura di Holzman e Kilminister, il primo riproduce fedelmente il proprio assolo di tastiere, mentre il secondo mette un po' del suo sull'assolo di Guthrie Govan. Il confronto non è molto agile, tuttavia l'esecuzione rimane meravigliosa, seppur con un briciolo di pathos in meno e con un po' di fraseggi tecnici in più. Ancora con la pelle d'oca, dopo aver presentato il gruppo e aver preso un milione di applausi, arrivano i primi pezzi dei Porcupine Tree. La solitaria e psichedelica Don't Hate Me scorre con delle stupende immagini di Londra, cantata in maniera estremamente sentita, mentre Lazarus regala grandi gioie anche agli amanti delle ballad acustiche. Con gran sorpresa Steven Wilson presenta un nuovo brano, che sarebbe dovuto essere incluso in Hand. Cannot. Erase., ma che per problemi di lunghezza e soprattutto di poca affinità musicale con il concept del disco, venne estromesso. Così l'artista annuncia My Book of Regrets, che farà probabilmente parte di un nuovo EP in uscita a Gennaio 2016. Il pezzo parte con una sezione ben scandita, quasi hard rock, tuttavia non passa neanche un minuto che il Mi cantino della Gretsch di Wilson si spezza, ponendo fine alla sua esistenza. Con estrema professionalità e con qualche risata per l'inconveniente, giunge un tecnico e il cambio strumento avviene nell'arco di una decina di secondi. Il brano riparte dall'inizio e presenta una costruzione non tanto lontana da 3 Years Older, per quanto le sonorità siano leggermente diverse. Il brano evolve in maniera complessa ed è particolarmente longevo, risultando anche difficile da giudicare e raccontare con un solo ascolto. Torna poco dopo il concept che aveva aperto il concerto con Ancestral, che scorre come nel disco, previo una lunghissima sezione finale in cui Craig Blundell da il 110% e il gruppo ci regala un finale praticamente prog metal. Dopo lo sfoggio di violenza abbiamo la meravigliosa Happy Returns, uno dei brani che più mi è entrato nel cuore: un'esperienza toccante, una musica delicata e malinconica, cantata da un Wilson fortemente ispirato, che trova la propria fine con Ascendant Here On..., che vede di nuovo Holzman da solo sul palco. Sulle ultime note di pianoforte cala un telo bianco e trasparente, mentre tutte le luci si spengono. La formazione risale sul palco e lentamente tutto si tinge di una tinta blu: sul telo viene proiettato un meraviglioso effetto visivo che ci fa vedere il gruppo come se fosse dietro delle fiamme prima e dei flussi dopo. Quest'effetto perdura per tutta la profonda Dark Matter e l'angosciante Sleep Together, entrambi pezzi del repertorio dei Porcupine Tree. Il telo cade e le luci si spengono, il gruppo fa finta di uscire e sparisce per un po. Richiamato a gran voce inizia l'encore del concerto, con il cantante che presenta tre ultimi brani. La ballad The Sound of Muzak, proveniente da In Absentia è una perla che infiamma il pubblico, mentre la successiva Open Car è introdotta da un riff grezzo e graffiante. In quest'ultimo pezzo la miscela tra lo psichedelico floydiano degli anni settanta e le sezioni dalle ritmiche metal risulta particolarmente ben riuscita. Ovviamente il concerto non poteva che concludersi con uno dei pezzi più belli scritti dall'artista, ovvero The Raven That Refused to Sing, proveniente dall'omonimo album del 2013. Durante tutta l'esibizione, impeccabile e con un Wilson che si lancia in una prova vocale emotivamente molto carica e ricca di tensione, il filmato del brano scorre sul megaschermo alle spalle del gruppo. In molti frangenti avevo gli occhi calamitati sulle immagini e la storia rappresentata ha creato un'esperienza a dir poco totalizzante.

Finisce così la lunga setlist della data romana, fra applausi e standing ovation. La varietà di generi toccati e sensazioni provocate è veramente ampia. Il gruppo fa' il proprio inchino e dopo aver lanciato come al solito bacchette e plettri sotto palco tutti si ritirano a sinistra, tranne Wilson che si ritira sbadatamente a destra, per poi accorgersi che effettivamente la porta dell'uscita è dall'altra parte. Regalandoci un'ultima risata grazie alla sua distrazione, l'artista ci lascia. Non ci sono molte altre parole per descrivere un show di tale intensità, o forse sì.

Chapeau, Mr. Wilson!


SETLIST STEVEN WILSON

1. First Regret
2. 3 Years Older
3. Hand Cannot Erase
4. Routine
5. Index
6. Home Invasion
7. Regret #9
8. Don't Hate Me
9. Lazarus
10. My Book of Regrets
11. Ancestral
12. Happy Returns
13. Ascendant Here On...
14. Dark Matter
15. Sleep Together
16. The Sound of Muzak
17. Open Car
18. The Raven That Refused to Sing



MorphineChild
Giovedì 1 Ottobre 2015, 14.55.59
6
da "veterano" dei live Wilsoniani, sono uscito dal concerto di Cremona profondamente soddisfatto. Blundell e Kilminster sono meno estrosi di Minnemann e Govan, meno portati all'improvvisazione, ma la band ne guadagna in coesione, facendo risaltare il lavoro ritmico di un Beggs straordinario. non che siano scarsi comunque, Blundell oltre ad essere simpaticissimo di persona è un fenomeno. Dark Matter, Routine, Ancestral e una Happy Returns emotivamente devastante i momenti migliori, ma è difficile scegliere...
GT_Oro
Lunedì 28 Settembre 2015, 13.02.39
5
Io ne ho già presi due di biglietti per firenze! costano na cifra però, più di 50 dindini...
xxx
Lunedì 28 Settembre 2015, 10.53.19
4
Mannaggia!!!! A Cremona non ha fatto niente da The Raven...Che peccato!
Michele "Axoras"
Lunedì 28 Settembre 2015, 9.51.30
3
Andateci ragazzi, andateci.
GT_Oro
Lunedì 28 Settembre 2015, 9.30.31
2
Segnalo che ci sono altre due date in programma per il 2016, una il 27 aprile a Firenze e una a Trieste. A Firenze sbrigatevi che la platea è quasi sold-out.
Pùlaster
Lunedì 28 Settembre 2015, 9.02.34
1
Visto la sera prima a Cremona.. Devastante!
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