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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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DREAM THEATER + DEVIN TOWNSEND - Mediolanum Forum, Assago (MI), 06/05/2022
10/05/2022 (1805 letture)
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E’ un Forum di Assago che richiama al dovere gli appassionati di prog metal milanesi in una serata di metà primavera, un venerdì sera in cui i Dream Theater si riaffacciano nella medesima location di cinque anni fa, quando si presentarono in gran spolvero per un lungo show celebrativo in occasione del venticinquesimo anniversario di Images and Words, vale a dire il primo vero e proprio capolavoro capace di proiettare la band su scala globale. Dopo due anni di pandemia e il recente lavoro discografico a titolo A View from the Top of the World è dunque lecito attendersi una band vogliosa di riabbracciare i fans italiani con tre date a Roma, Padova e appunto Milano.
DEVIN TOWNSEND Sono le 19.45 quando si presenta sul palco l’opener di lusso Devin Townsend, geniale quanto imprevedibile e talentuoso songwriter, chitarrista e cantante canadese che dopo un esordio da giovanissimo singer nella band di Steve Vai ai tempi di Sex and Religion si affermò a partire dalla metà degli anni Novanta in una carriera solista e in parallelo alla guida di una moltitudine di progetti ora a cavallo tra prog metal aggressivo, crossover, industrial e talvolta raffinato ambient. Una mente schizzata e certamente non priva di straordinaria creatività che questa sera nel corso dell’ora a disposizione sciorina un lato senz’altro aggressivo, diretto e senza troppi fronzoli pescando tra i pezzi più tirati dalla propria sfaccettata discografia, scelta amplificata da una formazione a quattro senza tastiere on stage. La scaletta si apre con Failure dall’ottimo Transcendence del 2016, guidato da una band compatta e saldamente condotta dai riffs imprevedibili e secchi e dalle linee vocali variegate di Devin, per poi lasciare spazio a un set di pezzi tiratissimi come Kingdom (da Physicist del 2000) e By Your Command, interpretati in modo estremamente aggressivo a livello vocale e con un piglio da frontman navigato frutto di anni di alternanza tra studio e stage. Non manca un passaggio dal progetto Strapping Young Lad con Aftermath così come la potenza dei riffs di Regulator (da Ocean Machine del 1997) ci immergono in una concezione di prog metal davvero tirato e tagliente con venature thrash, industrial e crossover, ben scandito da una sezione ritmica aggressiva allo stesso tempo precisa. L’atmosfera si fa più rarefatta bel corso del mid-tempo Deep Peace dallo straordinario Terria del 2001 prima di un nuovo finale incendiario segnato dalle conclusive tiratissime March of the Poozers e More! (quest’ultima un impensabile mix tra Foo Fighters, Motorhead, Coroner e Ayreon) che confermano l’ottima prova di Devin Townsend e della sua band, capace di ben celare alcuni problemi gastrointestinali che per sua stessa ammissione lo hanno colpito nel corso del pomeriggio e in grado di regalare un ricco antipasto al menù principale della serata.
DREAM THEATER Giusto il tempo di una birra sulle gradinate del Forum (che nel frattempo raggiunge circa il 50% della capacità), assistendo a un rapidissimo ampliamento del palco e all’innesto di un set scenografico che consente ai Dream Theater di presentarsi alle nove in punto sulle note di The Alien dal nuovo A View from the Top of the World, ottimamente eseguita a livello strumentale e con un James LaBrie in grado di confermarsi sui livelli più che discreti ascoltati in studio. La successiva 6:00 ci riporta alla magia di Awake scaldando i presenti e ci porta nei meandri di una scaletta decisamente interessante, in grado di alternare brani dall’ultimo lavoro (in tutto quattro, comprensivi della lineare Invisible Monster e delle lunghe Awaken the Master e la decisamente ispirata titletrack) con perle pescate un po’ a sorpresa dalla qualitativamente e quantitativamente vastissima discografia. E’ una goduria ammirare Jordan Rudess, ormai padrone costante di una fetta di palco con la sua imponente tastiera roteante e inclinabile, alternarsi ai virtuosismi mai stucchevoli di John Petrucci, vero protagonista in momenti strumentali ad altissimo contenuto di feeling come Bridges in the Sky (da A Dramatic Turn of Events del 2011), The Ministry of the Lost Souls (da Systematic Chaos del 2007), Endless Sacrifice (da Train of Thoughts del 2003), o About to Crash (da Six Degrees of Inner Turbulence del 2002). Non c’è spazio per assoli strumentali fuori programma o virtuosismi individuali oltre a quanto scritto sul pentagramma dei vari brani prese tati, con i Dream Theater che si presentano come una band compatta ed affiatata, grazie anche a un John Myung colonna portante e sempre preciso, solidissimo e affidabile al basso sei corde, così come un Mike Mangini pienamente padrone dello strumento senza mai avvertire i fantasmi di Mike Portnoy, questa sera con un set di batteria più essenziale e ridotto rispetto a quanto ammirato in altre occasioni, proprio segno di personalità e parziale discontinuità rispetto al predecessore, ma assolutamente impeccabile nel corso dello show come testimoniato tra l’altro dalla maestria nel finale di The Ministry of the Lost Souls. Il climax strumentale, interpretativo e scenografico è tuttavia tenuto nel finale e lasciato ai venti minuti di The Count of Tuscany, gran pezzo da Black Clouds and Silver Linings in cui passaggi vocali raffinati si intrecciano in una moltitudine vorticosa di tessuti strumentali, amplificati da una suggestiva scenografia in cui sfilano in background verdi vallate toscane, viali alberati del Chianti e immagini di palazzi rinascimentali. I Dream Theater sono tornati e sia pure non all’apice della loro carriera dimostrano di essere ancora padroni indiscussi del genere e capaci di pescare sapientemente e con coesione da grande band da una discografia senza pari nel panorama prog metal.
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La varieta’ delle scalette e la possivita’ di pescare da una svariata discografia sono punti di forza e non limiti di una band. Li stesso Labrie dopo il primo brano disse:”It’s great to be back, first time here was in 1992 and then back many times, We can play Pull me Under until we are 85 years old but tonight we are going to play something different”. Chi voleva Images and Words se l’e’ addirittura goduto dall’inizio alla fine 5 anni fa, certe polemiche sotto sono patetiche. |
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Io dopo aver visto la scaletta abbinata al prezzo ho declinato l'invito. |
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Con la loro produzione e svariati brani molto lunghi i concerti dei DT dovrebbero durare minimo 8-9 ore  |
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In parte sono d'accordo con Janko nel senso che anche io dal mio gruppo preferito mi aspetto qualche cavallo di battaglia in sede live.
I DT variano (a differenza di altri gruppi) molto le loro scalette e se per qualcuno può essere cosa buona, altri rimangono delusi.
Io che li ho visti già 3 vote di cui Metropolis pt2 e il 25 di Image ora vado solo in base alle scalette |
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@Janko non vedo perchè lo trovi così scandaloso, un artista può disporre come meglio crede delle sue creazioni (che siano canzoni, dipinti o opere di altro genere); in questo caso una band può decidere di togliere dei pezzi dalla scaletta, in favore di altri, non mi sembra ci sia niente di vergognoso... |
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Trovo abbastanza sconcertante che una band con così tanti anni di carriera 3 successi alle spalle faccia un concerto senza mettere dentro le canzoni che li hanno resi famosi, a partire dalle canzoni da images and words e così via. Lo trovo veramente inconcepibile e vergognoso. Fortuna che non ho comprato il biglietto. |
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Già mettere insieme “qualitativamente”, e “seguito commerciale”, è una cosa che mi lascia perplesso… Se si parla di numeri (vendite di dischi, concerti, ecc.) i Dream Theater erano e rimangono al top (ma non è quello il punto ovviamente); io più banalmente mi riferivo invece alla qualità dei dischi, allo stile proposto e alle idee (?) messe in campo negli ultimi dieci, quindici anni (fate voi). In ambito prog non ci sono stati artisti, gruppi che hanno contribuito ad arricchire la scena realizzando opere paragonabili a quelle realizzate da Petrucci e soci, se non addirittura migliori?? Deserto assoluto?? |
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Ma oggettivamente e qualitatovamente, nella ‘scena odierna’ chi puo’ competere con i Dream Theater? A me vengono in mente te solo Morse e i Mastodon, che comunque non raggiungono il seguito commerciale dei DT. |
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Qua di “triste” o di “divertente” (n. 4) c’è solo il becero fanatismo di gente che deve fare l’agiografia della propria band di riferimento e non accetta che si possa esprimere non una critica nei loro confronti, ma semplicemente dei ragionevoli dubbi sul ruolo che la stessa avrebbe all’interno della scena odierna (e sottolineo, odierna). “Soggetti” che non si prendono neanche la briga di leggere quanto ho scritto, altrimenti avrebbero notato che ho parlato del “valore indiscusso” (n. 2) della band, di cui tra le altre cose sono anche un moderato estimatore, visto che ho amato le opere da loro realizzate negli anni ’90. Purtroppo, per alcuni gruppi, prima di aprire bocca e provare a dire qualcosa di diverso dalle solite filastrocche, bisogna prima fare le dovute premesse, ed esibire magari la tessera di qualche stupido fanclub, altrimenti il rischio è che gli innumerevoli tifosi presenti in rete, anziché replicare a ciò che ritengono essere un pensiero sbagliato, inizino invece a starnazzare, e ad usare impropriamente termini quali, “haters” (n. 3), “rosicatori” (n. 4), e così via. Che poi sarebbe curioso sapere da questi scienziati (forever) in che modo sia possibile “rosicare dietro ad un gruppo che non ha più nulla da dimostrare” (n. 4) se si possiedono addirittura alcuni dei loro dischi. Ridicoli! Se taluni “soggetti” evitassero di fare inutili congetture sugli altri e leggessero meglio, forse si potrebbe parlare di musica, certo si tratterebbe per costoro di uno sforzo immane visto il livello di fanatismo che pare emergere da alcune loro esternazioni, però sarebbe quantomeno auspicabile.
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@Salvatore comunque i Dream Theater sono nati a Boston, non a New York...  |
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Vero che è anche facile essere in un certo modo, visto che il prog metal a parte loro, lo hanno fatto davvero in pochissimi, anche dopo la loro uscita. Almeno quello di tipo allo stesso tempo melodico, più o meno pomposo, con influenze in gran parte di roba classica del prog rock e del metal di qualità dai '70 agli '80 e oltre, escludendo quindi le forme completamente diverse che c'entrano poco o nulla, come il prog death o il techno/thrash-death o forme ancor più contaminate definite di solito "avant-garde" ecc. (anche se oggi molti bambini ignoranti recensori o meno ci etichettano gruppi che neanche sono prog "normale" di striscio, figurarsi avant-garde o roba del genere). Ma anche tutta la scena che si inflazionò subito come sempre quando un gruppo dallo stile originale o anche solo molto personale ha più o meno successo e iniziano a provare ad imitarlo altri, era formata molto spesso da gruppi più rock che metal, pochi avevano l'approccio duro dei DT, nei suoni, nel tipo di riff e tutto, erano molto più soft e/o comunque molto meno elaborati e particolari, meno caratterizzazione dei vari brani sia all'interno del singolo disco che tra i diversi dischi, ma del resto il talento musicale e la capacità di prendere (avendo una cultura e curiosità da appassionati da sempre, prima che da musicisti, vedi Portnoy su tutti) da tutto quello che si è ascoltato e si ama per crearci un modo proprio di fare musica, uno stile personale e in continua evoluzione nel tempo (specialmente nei primi dischi), pur mantenendo anche tratti riconoscibilissimi e coerenti, è da pochi, pochissimi. |
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Per fortuna ci sono certezze nella vita, cose che non cambiano mai, tipo i rosicatori dei Dream Theater ancora oggi esistenti (veterani o più o meno giovani a seconda dei casi) e che non si sono ancora stancati evidentemente, dopo anni o lustri o decenni magari. E detto che la band mi interessa molto più relativamente rispetto a un tempo, da ormai molto tempo e in particolare da quando Portnoy è uscito ed è entrato Mangini. Ma vedere i suddetti soggetti voler negare ancora pure le cose oggettive magari, e rosicare dietro ad un gruppo che non ha più nulla da dimostrare a nessuno in realtà da lustri o da oltre 20 o 25 anni, e solo per questioni di gusti (che nessuno discute, come sempre e per qualsiasi band), criteri personali di giudizio sulla musica e sui musicisti, o rosicando perché semplicemente altri gruppi - nel genere o nel proto-tale o anche in tutt'altri - non hanno mai raggiunto nemmeno alla lontana il loro successo, riconoscimenti e influenza (in Italia e nel mondo), è veramente sempre tra il triste e il divertente. |
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Lo sono Salvatore e lo rimarranno. Spiace per haters ma è così. |
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Quando leggo che i Dream Theater “dimostrano di essere ancora padroni indiscussi del genere” non so se ridere o piangere… Cioè, capisco il prestigio, l’importanza storica, e il valore indiscusso dei newyorkesi, ma non so davvero quanto certe frasi siano aderenti alla realtà… |
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Buonissima scaletta, band in spolvero strumentale e Labrie decoroso, nel complesso uno show decisamente buono. Applausi per Townsend, performance ben rappresentata dal report di Michael. |
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