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26/04/25
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Acherontas - Faustian Ethos
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18/06/2018
( 1852 letture )
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Sette album in undici anni di carriera costituiscono l’invidiabile curriculum dei black metallers Acherontas. Una prolificità piuttosto sorprendente se si considera la formula affinata nell’arco della loro attività. La band ellenica difatti, pur avendo un approccio alla composizione di tipo classico basato sul trittico basso-chitarra-batteria, non rientra certamente fra i nomi che fanno della semplicità il principio fondante del proprio songwriting. Assodato il retaggio black metal che include il concetto tipicamente swedish dell’applicazione della melodia in ambito estremo, l’arte dei Nostri è difficilmente definibile in maniera univoca e convenzionale. Chitarristicamente parlando soprattutto, i brani scritti nel corso degli anni mostrano un continuo percorso di sviluppo dove nulla è lasciato al caso. Il nuovo platter Faustian Ethos, che succede di un solo anno ad Amarta अमर्त (Formulas of Reptilian Unification Part II), non contraddice quanto appena affermato, alzando l’asticella qualitativa della proposta nelle otto tracce inserite in questa release, a prima dopo il ritorno sotto la polacca Agonia Records.
L’ecletticità della musica degli Acherontas trova subito conferma nell’opener The Fall of the First Pillar, un articolato susseguirsi di diverse sezioni stilistiche legate magistralmente l’una con l’altra, a cominciare da una introduzione prettamente black metal cangiante nel prosieguo in una struttura multiforme guidata da un ben congegnato lavoro di chitarra che raggiunge il picco in un inserto solistico finale di grande pregio. Molto appropriato l’uso di voci narranti, una soluzione ripresa in seguito in più di un’occasione che dona un tono oscuro e apocalittico alle composizioni. La successiva Sorcery and the Apeiron, aperta da un preambolo incisivo e veloce, si configura come una reinterpretazione degli elementi chiave del metallo nero di sponda svedese, declinati in un ottimo fraseggio chitarristico cui si aggiunge, in chiusura, un imponente tocco di epicità rivisto secondo un’ottica tipicamente nordica ed attuale. Tale lato epico trova continuità nel supporto corale del preambolo di Aeonic Alchemy (Act I), che fa da contraltare a un cantato cupo, dai tratti quasi operistici. Questo brano mostra una stretta correlazione con i temi del black moderno, venature avanguardistiche, atmosfere lugubri e claustrofobiche e progressivi cambi di tempo. La titletrack si dischiude secondo un incedere moderato, ribadendo l’interesse verso le parentesi strumentali dal sapore avantgarde, sino a sfiorare gli ambiti del black doom arricchiti ancora una volta dalla teatralità di vocals recitate e salmodiche. Si torna quindi a viaggiare su binari più prettamente black metal con The Old Tree and the Wise Man, una traccia lineare che, per quanto concerne l’approccio alla stesura, stavolta vira verso la scelta di un riffing canonico, collocandosi così in più definiti standard del genere, non rinunciando ad interessanti ed ariosi arrangiamenti canori. The Alchemists of the Radiant Sepulchre (Act II) pone l’accento sul ruolo predominante svolto dalle sei corde, messo in opera da ricercati e e prolungati intrecci. Ed è proprio in tale caratteristica del songwriting che comincia ad affiorare, a questo punto dell’ascolto, il più evidente tallone d’Achille di Faustian Ethos, ossia una talvolta eccessivamente prolissa stutturazione del guitar work che penalizza i pezzi in termini di fluidità, rendendone l’assimilazione più ostica. Ciò tuttavia non mette in discussione la competenza e la varietà della scrittura, come confermato da Decline of the West (O Ιερεας και ο Ταφος) che ingloba nel proprio DNA sfumature di un certo tipo di post black metal e dove ancora l’ottimo spoken word occupa ampia percentuale del cantato. La conclusiva Vita Nuova è emblematica di uno stile versatile che ancora affonda saldamente le radici nella profondità del fertile terreno della musica più estrema, condito da un gusto melodico che riporta alla memoria i primi Naglfar.
Alla luce dell’inevitabile confronto diretto che normalmente si compie con il lavoro precedente quando si discute di una nuova uscita discografica, Faustian Ethos è giudicabile come un ulteriore miglioramento. Rispetto al recente passato la produzione suona decisamente più curata, risultato del lavoro effettuato in tre studi differenti localizzati in Grecia, Germania e Gran Bretagna. Tutti gli strumenti vengono esaltati efficacemente con nitidezza e bilanciamento, senza che venga meno la potenza e il giusto grado di abrasività che il genere richiede. Dal punto di vista strettamente musicale, i pezzi mostrano innegabilmente una band navigata e in perfetta salute, capace di sfoderare nuovamente un prodotto incentrato sull’equilibrio tra melodia e violenza di qualità rimarchevole. È bene sin dal principio precisare che, sebbene ci troviamo al cospetto di un buon full-length, questo non riesce però a mantenere per tutta la durata le ottime premesse evidenziate nella prima metà. Come accennato durante la disamina, il limite che talvolta affiora risiede intrinsecamente nel trademark del sound degli Acherontas. Le evoluzioni chitarristiche che danno forma alla dorsale dei pezzi si presentano in alcune situazioni troppo contorte, non aggiungendo alcun contributo artistico di rilievo ed ottenendo il solo risultato di una evitabile dilatazione in termini di minutaggio. In ogni caso, al netto della succitata flessione percepibile nella seconda parte, il platter in questione permette al combo greco di piazzare un altro interessante colpo in una discografia con pochi punti bassi. Faustian Ethos riceverà, in definitiva, consensi dagli aficionados degli Acherontas, e si farà comunque apprezzare anche da chi predilige una visione non unidirezionale del black metal, colma di ingredienti distintivi e di diversa estrazione che hanno reso celebre la scena estrema dell’area mediterranea.
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5
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@alessio. mitico man! macabre omen non ero a conoscenza ma li segno. gran piacere per la dritta In questo istante ho come sottofondo l ultimo degli Hoth...non so se li conosci...americani ma pare siano i figliastri di Dissection che incontrano i primissimi In Flames...nn male i ragazzi  |
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4
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@df800, ciao e seguiro i tuoi consigli! Anche io prendo dall'Agonia. Ottimo l'ultimo Varathron e sempre da loro anche Blaze of perdition e Thy Darkned Shade. Tutta roba di qualità. Acherontas, oggi come oggi penso siano i nuovi "padri spirituali" nella scena ellenica. Se ti piace anche qualcosa di piu epico segnati anche Macabre Omen "Gods of War", dalla Van records però. Un viaggio nell'antica e gloriosa Hellas |
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3
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@Alessio. Ciao, devo dire che ultimamente sto prendendo tanti lavori dell' Agonia Records, e ti posso dire che sto rimnendo davvero sorpreso positivamente sia per la qualità delle bands sotto contratto che da tutto ci che ne concerne produzione, pakagin e quant altro. Se ancora non ti è capitato dai un ascolto all ultimo dei Varathron che quello dei The Konsortium. davvero ottimi lavori.
Tornando a questo Acherontas, il metal estremo in grecia sta vivendo di una seconda giovinezza e, se ti piacciono questo tipo di sonorità faranno per te assolutamente gli Embrace of Thorns.
Fammi sapere! ciao!!!  |
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2
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Per ora ascoltato solo poche volte. Mi serve piu tempo, in effetti l'ottimo Amarta era più immediato. Qui forse hanno voluto tornare sulla via della ricercatezza tipo Ma-Ion. Dice bene comunque Df800. Band che comunque da Vamachara in poi ha fatto solo dischi di spessore, ad avercene di piu ed infatti per me sono tra i migliori al momento. |
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1
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Un buon album ma no ai livelli del predecessore Amarta. meno vario e piu monocorde. tuttavia un disco di sicuro piacere per chi ama la band. 75 sicuro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Fall of the First Pillar 2. Sorcery and the Apeiron 3. Aeconic Alchemy (Act I) 4. Faustian Ethos 5. The Old Tree and the Wise Man 6. The Alchimists of the Radiant Sepulchre (Act II) 7. Decline of the West (O Ιερεας και ο Ταφος) 8. Vita Nuova
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Line Up
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Acherontas V. Priest (Voce, Chitarra) Saevus H. (Chitarra) Indra (Chitarra) Hierophant (Basso) Dothur (Batteria)
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RECENSIONI |
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