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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Intaglio - Intaglio XV Anniversary Remix
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25/12/2020
( 1115 letture )
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La colonna sonora del proprio funerale, questo si potrebbe dire una volta terminato l’ascolto di Инталия, il primo e unico album del duo russo Intaglio, pubblicato per la prima volta nel 2005 ed oggi, a distanza di quindici anni, remixato e ristampato dalla stessa etichetta dell’epoca, Solitude Productions. Non si può di certo dire che la band abbia goduto di grandi riconoscimenti negli anni, dal momento che questa release del 2005 rimane l’unica testimonianza della propria musica, ma nondimeno si può affermare che all’interno della nicchia funeral doom metal europea l’album d’esordio degli Intaglio abbia ancora molto da dire e da far scoprire agli ascoltatori che desiderino – mai verbo fu più ambiguo – avvicinarsi ad esso. Non conosciamo le ragioni per cui sia stato deciso di effettuare questa operazione di remix, ma l’unica certezza ben percepibile è che i due musicisti russi Maksim “Nezz Black” Mazin e Evgeny Semenov si sono impegnati duramente per donare alla loro unica creatura una veste consona ai tempi e che magari possa riaccendere un interesse per la band che non è mai sbocciato.
Ultimando le premesse necessarie all’ascolto è curioso leggere i crediti del disco originale, dove si afferma con orgoglio che gli Intaglio sono la prima band funeral doom esistente al mondo, formato da membri di due progetti già esistenti – Yachur e S.C.A.L.P. – per donare al mondo un concept album contenente la migliore espressione di musica funerea e depressiva mai concepita. Al di là dell’altisonante presentazione, c’è un fondo di verità nelle parole del booklet: difatti Инталия (che è la traslitterazione in cirillico della parola “intaglio”) è un disco che si discosta per molti versi dall’idea di funeral doom portata alla luce, all’epoca, da band come Mournful Congregation, Evoken, Skepticism o Esoteric per avvicinarsi maggiormente agli albori di questo stile, rappresentati più di ogni altro dai Thergoton. Ciò si traduce con un uso pressoché inesistente delle tastiere o dei synth, che lasciano spazio invece a una chitarra lancinante nei suoi gelidi arpeggi e ad un basso forse mai così presente in un album funeral doom. A ciò si unisce il growl inclassificabile di Nezz Black, che se già nel disco del 2005 risultava catacombale, nel remix del 2020 sembra provenire direttamente dal più nero degli inferni. La prima versione dell’album vedeva Evgeny Semenov ad occuparsi di tutto il comparto tecnico, fatto di registrazione, missaggio e master – quest’ultimo diviso con Pavel Peristy, chitarrista dei già citati S.C.A.L.P. e presente sul primo brano con un assolo dai toni ambient – oltre alla programmazione della drum machine, che è il particolare che più differenzia il disco del 2005 da quello attuale. Se il risultato dell’epoca non risultava comunque sgradevole, ma lasciava intravedere la poca dimestichezza di Semenov dietro la console, la versione del 2020 cancella definitivamente ogni sbavatura per arrivare ad un livello di eccellenza produttivo sbalorditivo, se si pensa che non è stato riregistrato nulla da zero. Tutte le parti strumentali sono state ripulite e la voce ha subito un trattamento tale per cui si fatica a credere che siano le stesse registrazioni del 2005 quelle che ascoltiamo su questa nuova versione. Ma la band ha dichiarato che, oltre a certi inserti di chitarra aggiunti per evidenziare meglio determinate sezioni di alcuni brani, solamente la batteria è stata registrata nel 2020; la novità inoltre è che nell’album remixato possiamo finalmente ascoltare una batteria acustica suonata da Roman ‘V’, musicista già al fianco di Semenov nei progetti S.C.A.L.P. e Sorrowful Land. La batteria è davvero determinante per la buona riuscita dell’opera, poiché la spazialità che riesce a creare all’interno dei ritmi dilatati e soffocanti dei singoli brani è ben diversa da quella posticcia ricreata sulla drum machine originale. Per chiudere il cerchio Semenov ha lavorato da solo al remix facendo masterizzare stavolta l’album al finlandese Mika Jussila, del quale vi basta aprire la relativa pagina su Discogs per scoprirne le credenziali. In definitiva, Инталия è oggi un disco nuovo, che ha poco da spartire con la sua versione originale a dire il vero, riuscendo ad estremizzare se possibile ancora di più quel sentimento di gelida solitudine che caratterizzava l’album del 2005 nella maniera più organica e viscerale possibile.
Passando alla musica e provando a riassumere con poche parole, possiamo dire di trovarci di fronte a un manifesto di puro nichilismo sonoro, dove la depressione e la morte sono gli argomenti principali, non solo nei testi, ma anche nelle singole note degli strumenti. È il freddo della tundra e delle vaste lande solitarie della Russia, una mescolanza di sensazioni e suggestioni puramente (nord) europee, che rendono subito chiaro da dove proviene questa musica così estrema per l’animo. The Beginning | Начало è un avvio perfetto per settare la giusta atmosfera mortifera: la temperatura cala rapidamente in pochissimi secondi e ci ritroviamo di colpo immersi nella neve, quella stessa neve presente in copertina (in realtà si tratta solamente del negativo della foto di copertina del 2005, che con il suo bianco accecante trasforma quello che all’epoca era fango in neve). La chitarra si prodiga nel tratteggiare arpeggi delicati e lentissimi nel proprio svolgimento, il suono è talmente pulito da risultare tagliente e quando entra l’assolo di Pavel Peristy sembra di trovarsi lungo un viale contornato di alberi spogli, durante un corteo funebre nel pieno dell’inverno. Poco più di tre minuti fortemente descrittivi. Con Dark Cherry Day | Темно-вишневый день ha inizio la cerimonia vera e propria, inaugurata dalla voce di Nezz Black che si erge dal fondo della propria tomba. È un rituale che non ha tregua e toglie il respiro, grazie ai tempi dilatati all’inverosimile resi coesi da un’abbondante dose di riverberi, assenti nella versione del 2005. Gli strumenti fanno poco, letteralmente, ma lo fanno con estrema coerenza e credibilità, passando da tonalità diminuite di scuola Black Sabbath (il brano, non la band) ad altre più epiche, dove anche il ritmo si alza leggermente. È facile immaginare come la noia potrebbe sopraggiungere presto, ma questo non avviene praticamente mai poiché gli Intaglio sanno gestire bene gli elementi di ogni brano, senza creare lungaggini non necessarie, ma sapendo dove interrompere le proprie litanie funeree. Passato poco più di un quarto d’ora arriva il momento più estatico dell’album, Interlude | Интерлюдия, che originariamente costituiva la coda strumentale dell’ultimo brano nel disco del 2005, mentre qui è presentata a metà scaletta, dotata della propria giusta autonomia. Sebbene si parli sempre di funeral doom, qui i toni si fanno più distesi e sognanti, in bilico tra malinconia e incubo imminente. Ancora una volta la chitarra detta i tempi e le coordinate del pezzo, ma la batteria si lascia andare a fill più fantasiosi che contribuiscono a rendere questo episodio decisamente interessante. La seconda metà del disco è tutta in crescendo, con la finale Wind Of Autumn | Ветер Осени, che in dieci minuti condensa epicità e desolazione con maestria, lasciando senza fiato dall’inizio alla fine attraverso una chitarra ancora più intensa nei suoi tormentati arpeggi e un basso che entra direttamente nella carne dell’ascoltatore, lasciando che il grugnito infernale di Nezz Black si confonda con la sezione strumentale per emergere davvero solo alla fine, in un tripudio di ritualità doom che ha davvero il sapore di una celebrazione funebre, con tanto di campane a morto (ancora Black Sabbath?).
Bisogna dirlo: Инталия aveva decisamente bisogno di essere rivisitato: questo album forse non sarà l’opera funeral doom metal più estrema di sempre, ma ci va davvero vicino e il remix effettuato per il suo quindicesimo anniversario rende giustizia a un lavoro che se all’epoca passò in sordina, ci si auspica che oggi possa guadagnare un po’ di visibilità in più. Non possiamo sapere se gli Intaglio, dopo questa esperienza, si dedicheranno a nuova musica, ma potranno certamente essere fieri di aver composto uno dei dischi più desolanti e depressivi che la scena doom abbia mai partorito.
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Ciao Alex. In parte hai ragione nella tua disamina: questa nuova versione valorizza alcuni temi del disco che migliorano il feeling rispetto alla vs che conoscevo. Scrivo "in parte" perché a mio avviso la base è bassina di suo e non si può molto per migliorarla. Nelle recensioni di alcuni generi molto particolari mi piacerebbe trovare un posizionamento nel "tutto" più lucida, non essendoci una discografia così vasta. Ma è una mia prerogativa recensoria assolutamente bypassabile dalla redazione. Riguardo la scena di cui stiamo parland ti giro qualche nome; a partire da questi non sarà difficile scovare altri contributi usando i più noti streamer: Ea, Narrow House, Ennui, Woe unto Me, Dryom, Everlasting, Funeral Tears. Gli Ea li avevo un po' sminuiti nella recensione di Au Ellai ma devo dire che con il tempo e l'evoluzione discografica mi sono ricreduto. Dryom, Everlasting sono tra i miei preferiti nella lista che ti ho fatto. I Comatose Vigil, che citi ance tu, restano il riferimento cardine. Un abbraccio a tutti. M.
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Ciao @Giasse, grazie del tuo commento e del tuo punto di vista sempre attento! Ti dirò che concorderei con te se stessimo parlando del disco del 2005, francamente bypassabile, mentre invece ha senso parlare e recensire questa versione perché - a mio parere - nobilita ciò che di buono c'era in questo disco dandogli nuova luce (si fa per dire), una luce che personalmente mi ha colpito molto proprio perché conoscevo già il disco del 2005. Certamente rimaniamo lontani dai picchi del genere, questo è chiaro, ma il mio voto alto era anche volto a far nascere l'interesse intorno a un album che ritengo valido in questa attuale versione. Per curiosità mi delucideresti sulla scena ex URSS dandomi qualche nome funeral proveniente da la? Perché di nomi ne conosco - When Autumn Is Sad, Who Dies In Siberian Slush, Comatose Vigil, Until My Funerals Began (ucraini se non ricordo male), Ethir Anduin e Spetic Mind direi siano tutti i gruppi di quell'area che ho ascoltato almeno una volta (sto controllando nel mio listone ^^) - ma sicuramente tu ne avrai altri da propormi e sono sempre in cerca di nuovi ascolti. Grazie!
@LUCIO 77 Con voce femminile, pur essendo un po' distanti dal funeral doom ti posso consigliare anche gli Angellore, che ho recensito e trovi anche in db. Personalmente non li apprezzo molto, ma al nostro simpatico Marchese aggradano alquanto, perciò te li butto lì.  |
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Bene. Pareri così contrastanti esigono l'acquisto per farsi un'idea propria. Anche perché da Solitude devo prendermi più di qualcosa, l'ultimo Towards Darkness,
Ea, Comatose Vigil, Doom:vs, Mesmur e ci metto anche questi Intaglio. |
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Sì, ho chiesto apposta perchè di questo genere conosco praticamente nulla.. Grazie.. |
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Lucio 77, attento alla produzione dei Thergothon, pessima e che parzialmente potrebbe rovinare l'ascolto se sei un nofita del genere. Se accetti un consiglio di un veterano... avvicinati con la compilation "Rising Of Yog-Sothoth" della Solitude Prod. E' prodotta bene e ci suonano interpreti moderni. Se poi ti piace il genere fiondati sugli originali, che sono sempre la migliore scelta. Ciao. M. |
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Grazie a tutti per i consigli.. Partirò allora dai Thergothon visto che mi dite all'unisono che tutto è nato da lì... |
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Alex ciao. Vado un po' controcorrente. Per me il disco è banale e lontanissimo dalle milestone del genere, anche volendosi fermare alle sole referenze dell'area ex URSS. Sfrutta logiche doom, più che funeral, anche se l'arpeggio d'accompagno è effettivamente uno stilema del genere. Per me però il disco non arriva nemmeno alla sufficienza ed è il motivo per cui nel 2005 fu abbastanza bypassato da tutta la critica specialistica (ce l'ho originale dell'epoca, credo promo della Solitude, ma credo di averlo ascoltato 4 volte). Mi permetto di aggiungere a beneficio di Lucio 77 anche Worship, Pantheist e Dolorian, anche se i più funeral di sempre resteranno i Thergothon (da dove tutto è partito) e gli Skepticism (che interpretano il massimo picco di tale genere). Inizierei da loro per poi andare su tutti gli altri. Un abbraccio a tutti. M. |
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@ LUCIO 77: Omit, Skumring, Rememberance, i già citati Shape of Despair e Cult of Herodias, per ora mi vengono in mente questi. |
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Grazie.. Da domani sera dalle mia parti dovrebbe nevicare.. Magari l'atmosfera mi aiuterà.. o mi deprimerà totalmente.. Ma forse lo scopo del Funeral doom è proprio quello... Altra cosa: C'è qualche gruppo di questo genere che fa uso di Voci femminili? |
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Grazie dei bei commenti ragazzi, sono felice di aver stimolato l'interesse di qualche ascoltatore. Sicuramente @LUCIO 77 non parliamo di un ascolto semplice e "piacevole" nel senso stretto del termine, quindi capisco il tuo commento iniziale ed è legittimo; questa è musica anche molto umorale a mio parere, quindi può benissimo darsi che in un altro periodo ti prenda meglio chissà... Comunque sì, i nomi che ho citato possono darti una panoramica completa sul funeral doom dagli esordi ad oggi, mentre per citare due nomi più recenti rientrano nel calderone anche Shape Of Despair, Ahab e i magnifici Bell Witch, il cui ultimo album è da ascoltare assolutamente. Direi che un po' di ascolti per le feste ne hai ora ahah, fammi sapere se vorrai! |
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Anche a Me la recensione ha convinto ad ascoltarlo.. Sono arrivato in fondo con qualche cedimento di attenzione qua e là però è andata.. Non è un (Sotto)genere che ascolto abitudinariamente, anzi.. Però ogni tanto ci sta.. Volevo chiedere al Recensore se i Nomi dei gruppi che ha citato qui sopra sono quelli a suo parere "essenziali" per approfondire questo tipo di musica... Così non vago senza meta.. Grazie. |
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La recensione decisamente mi incuriosisce, e la Solitude Productions pubblica spesso roba di buona qualità (sul loro canale youtube hanno anche la loro web radio sulla quale trasmettono i pezzi delle loro band, interessante mezzo per curiosare un po' nel loro rooster). Andrò a sentirmelo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Beginning | Начало 2. Dark Cherry Day | Темно-вишневый день 3. Interlude | Интерлюдия 4. Solitude | Одиночество 5. Wind Of Autumn | Ветер Осени
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Line Up
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Maksim “Nezz Black” Mazin (Voce) Evgeny Semenov (Chitarra, Basso) Roman ‘V’ (Batteria)
Musicisti Ospiti: Pavel Peristy (Chitarra su traccia 1)
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