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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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07/08/2022
( 1382 letture )
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Quarant’anni di longeva carriera e perseveranza in ambiente hard rock, heavy e power metal. Solo per questo Mat Sinner è un personaggio che merita grande rispetto. Nemmeno la recente seria malattia che lo ha tenuto mesi in ospedale e di cui non abbiamo dettagli né sono stati diramati particolari comunicati per rispetto e privacy hanno distolto Mat Sinner dalla sua professione e passione, anzi proprio la voglia di farcela e di lottare fino in fondo traspare con fervore in questo nuovo Brotherhood, i cui testi richiamano in più aspetti quello che deve essere stato davvero un periodo durissimo per lui. La band tedesca giunge al diciottesimo album forte della determinazione del leader di sempre, capace negli anni di evolvere i sound degli esordi dei primi anni Ottanta da un hard rock a stelle e strisce a tratti naif ad un sound gradualmente più corposo e rotondo ben rappresentato da dischi come Respect (1994), The Nature of Evil (1998) e The End of Sanctuary (2000), forse i tre migliori del gruppo, che ha un po’ diluito successivamente il livello qualitativo e quantitativo delle uscite anche a causa dei fitti impegni nella band parallela Primal Fear (fondata assieme a Ralf Scheepers dopo la sua uscita dai Gamma Ray a fine anni Novanta) e altri progetti tra cui Voodoo Circle e il progetto live Rock Meets Classic.
La partenza del nuovo album è sparata, diretta e senza fronzoli. L’heavy metal a tratti power di Bulletproof fonde alla perfezione i migliori Sinner di metà carriera con i Primal Fear: riff incrociati taglienti ed efficaci ad opera del fedelissimo Tom Naumann con Alex Scholpp alle chitarre, sezione ritmica potente e quadratissima con Markus Kullmann a picchiare dietro alle pelli accompagnando Mat Sinner, come al solito nel doppio ruolo di bassista e cantante. A coadiuvare e supportare nel corso dell’intero album una serie di guests, tra cui molti amici di lunga data come Ralf Scheepers, Ronnie Romero, Tom Englund e Giorgia Colleluori, in grado di dare manforte in sede di cori ed offrire preziosi innesti alle linee vocali che scorrono melodiche e magnetiche nel corso degli undici brani. Sullo stesso filone proseguono le anthemiche We Came To Rock e Reach Out, ottimo concentrato di potente hard rock e heavy come i Sinner ci hanno abituato nel corso della lunghissima carriera, con menzione per gli ottimi assoli che valorizzano entrambi i brani in questione. La titletrack è un inno alla fratellanza, alla lealtà e all’amicizia, valori che evidentemente hanno permesso a Mat di portare avanti così tanti progetti negli anni con grande coerenza e professionalità ampiamente dimostrate anche nel lavoro in questione; ottimo brano dal refrain gioioso, energico e richiamante i momenti più hard rock della carriera dei Sinner.
The spirit was there, blood shivers in my bones Bringing the spirit back to life
You're not alone Even in the darkest moments I will not go away And it's brotherhood You're not alone We will rock it side by side and burning the house down And it's brotherhood
Tratti maggiormente epici e cadenzati emergono in brani come Refuse To Surrender e soprattutto The Last Generation (dal testo chiaramente provocatorio e con l’intento di dare una svegliata e consapevolezza alla generazione corrente prima di raggiungere un punto di non ritorno), valorizzata dalle tastiere di Oliver Palotai (Kamelot) e da cori potenti e incrociati permessi dal già citato stuolo di ospiti/amici, il tutto ottimamente confezionato a livello di produzione e resa sonora, con il lavoro congiunto in consolle di Mat Sinner e Jacub Hansen (Volbeat tra gli altri) davvero eccellente per compattezza e nitidezza. Tutto il lavoro scorre bene, fluido, senza fillers e mantenendo il DNA Sinner, con momenti maggiormente pesanti come Gravity, dai riffs e dalle accelerate power metal, The Man They Could’t Hang e The Rocker Rides Away - molto Primal Fear e Judas Priest del periodo Painkiller - e My Scars, dalle ritmiche scandite e rutilanti in pieno Metallica style su un testo evidentemente autobiografico. Chiusura dedicata invece all’unica ballad dell’album, sulle note della non indimenticabile ma comunque sentita 40 Days e 40 Nights con ancora evidenti richiami al recente periodo travagliato.
Bentornati Sinner, un grande applauso a Mat per la voglia rimasta intaccata di sferzare il suo basso e di comporre brani potenti, catchy e dallo spirito battagliero. C’è bisogno della passione di Mat Sinner in questa scena, talvolta inflazionata ma in cui persone dalla sua coerenza, professionalità ed energia non possono che iniettare positività. E c’è da scommetterci che - salute permettendo - starà già pensando a come presentare in sede live i pezzi di questo Brotherhood, ma anche ai prossimi impegni con Primal Fear, Voodoo Circle, Rock Meets Classic, nonché delle nuove band da lanciare con la nuova e attivissima Atomic Fire Records, in cui il biondo di Stoccarda ricopre un importante ruolo nel management. Welcome back, stay strong and heavy!
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3
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Evidentemente lo stesso artist. Bel comeback cmq a livello di musica per Mat Sinner. Decisamente meglio delle ultime uscite targate Primal Fear, Voodoo Circle e appunto Sinner. |
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1
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La copertina uguale a quella dei vanexa |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bulletproof 2. We Came To Rock 3. Reach Out 4. Brotherhood 5. Refuse To Surrender 6. The Last Generation 7. Gravity 8. The Man They Couldn't Hang 9. The Rocker Rides Away 10. My Scars 11. 40 Days 40 Nights
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Line Up
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Mat Sinner (Voce, Basso) Tom Naumann (Chitarra) Alex Scholpp (Chitarra) Markus Kullmann (Batteria)
Musicisti ospiti Dave Ingram (Voce) Erik Martensson (Voce) Giorgia Colleluori (Voce) Lisa Müller (Voce) Mark Basile (Voce) Neil Witchard (Voce) Ralf Scheepers (Voce) Ronnie Romero (Voce) Sascha Krebs (Voce) Tom Englund (Voce) Oliver Palotai (Tastiere)
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RECENSIONI |
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