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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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30/07/2023
( 2042 letture )
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Non è facile allineare centinaia di milioni di streams, firmare per un’etichetta di riferimento e organizzare una tournée negli Stati Uniti, il tutto nel giro di una manciata d’anni. Non è facile per nessuno, lo è ancor meno se vieni da Minsk, Bielorussia, se i tuoi testi si scrivono in cirillico e se il tuo maggior riferimento è il rock sovietico degli anni Ottanta. Eppure, ai Molchat Doma (o meglio Молчат Дома, letteralmente Case Silenziose) è successo. È la bellezza degli algoritmi: nel 2020, il brano Sudno diventa virale su Tiktok, viene usato in più di 150'000 clip e fornisce ai Nostri una botta di visibilità senza pari, il trampolino grazie al quale il terzetto bielorusso accederà alla notorietà internazionale, malgrado una musica sulla carta più destinata a club underground e pubblico di nicchia. Certo, sarebbe riduttivo attribuire ai social la sola responsabilità del -meritato- successo dei Nostri, che possono contare su di un immaginario post-sovietico di sicuro fascino e su una valida proposta musicale, che inizia a trovare proprio sul qui presente Etazhi la sua forma più compiuta.
Secondo disco della formazione, Etazhi (il titolo fa riferimenti ai piani di una casa) fa seguito all’esordio autoprodotto S krish nashikh domov, pubblicato nel 2017. Solo un anno separa le due release, ma la distanza in termini sonori è sostanziale. Rispetto all’interessante debutto, minimalista ed eccessivamente scarno, il nuovo nato suona più grosso e sfoggia un songwriting più maturo. Il gruppo di Minsk mantiene per contro il carattere gelido e meccanico delle proprie composizioni, sorta di punto di incontro tra i sovietici Kino, i Joy Division e i Kraftwerk: una musica catalogata sotto l’etichetta coldwave, un termine sommario ma in questo caso invero piuttosto calzante. L’apripista Na dne parte senza fronzoli e fa subito notare che qualcosa è cambiato: la pasta strumentale è nettamente più potente, la drum-machine picchia più forte e un grosso sequencer accoglie la desolata melodia principale, sulla quale si libra il cantato volutamente monocorde e riverberato di Egor Shkutko. È però con la concitata Tantsevat' che i Bielorussi svelano tutte le proprie carte: la chitarra di Roman Komogortsev tesse gelide melodie sulla chirurgica ossatura ritmica, ingrossata dal tappeto di basso steso da Pavel Kozlov, il cui apporto si rivelerà fondamentale durante tutto l’ascolto. Le atmosfere si fanno notturne, suadenti, grazie al salmodiare del vocalist, sorta di novello Ian Curtis delle terre orientali. Ed è proprio questo feeling desolato e glaciale che rende così unici i brani di Etazhi. Col passare dei minuti, l’ascoltatore si ritrova come immerso in un universo nevoso e inospitale, delimitato dalle squadrate silhouette dei palazzi sovietici, un mondo “altro” immortalato dalla copertina, sulla quale campeggia l’affascinante facciata costruttivista dell’Hotel Panorama, situato in Slovacchia. Il disco si distingue per le sue composizioni cupe e intimiste, come ad esempio Volny, tutta giocata attorno ad una triste melodia di chitarra ripetuta in un loop ipnotizzante. Lo stesso discorso vale per Fil'my, a dir poco metronomica, continuamente attraversata da scariche percussive e dalle fredde architetture della chitarra. Toska alza un poco i ritmi ma non la temperatura; il brano si dipana sulla brulla strumentale, lasciando esplicitamente trasparire la lezione dei Kino. Non mancano gli episodi più danzanti, come Prognoz, canzone ingannevolmente leggera e ritmata, ma non meno malinconica delle altre. Anche l’azzeccata melodia che caratterizza il singolo Kommersanty evoca tutt’al più una danza mesta, per non parlare della già citata Sudno, che comunica un forte sentimento di alienazione e disagio; d’altro canto, il titolo indica una sorta di vaso da notte utilizzato per le persone immobilizzate nel loro letto d’ospedale e il testo fa riferimento al poeta russo Boris Ryzij, morto suicida a soli 26 anni. La conclusiva Kletka stempera questa bizzarra energia triste, rallentando di nuovo i battiti e sgonfiandosi in una dolente litania portata da un Egor Shkutko particolarmente cupo ed espressivo. Uno dei migliori episodi del disco.
L’avrete capito, Etazhi non è quello che si chiama un album feelgood, ma offre un fascino magnetico e a suo modo accattivante. Più in generale, con il loro secondo full lenght, i Molchat Doma riportano in auge un genere un po’ relegato nell’ombra -la new wave- e delle influenze, quelle dei Kino e del post-punk sovietico in senso lato, non molto conosciute in Occidente. Il Terzetto abbatte anche la barriera della lingua, riuscendo ad imporsi con un album cantato in russo, scelta coraggiosa e inabituale -sicuramente una ventata d’aria fresca in un mercato musicale dominato dall’inglese. Ma dietro a questi due exploit comunque notevoli, il più grande merito dei Molchat Doma risiede altrove: una musica personale che, malgrado la giovane età del gruppo, è già diventata un marchio di fabbrica immediatamente riconoscibile.
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@Noesis: tipo ogni pagina che tratta cultura est eu infila un loro brano nei reel! E calza a meraviglia. |
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Tra Instagram e Tik Tok ne trovi a valanghe di video editati con quella musica. Soprattutto toska e sudno. |
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mi verrebbe sponatneo chiedere che social frequenti dato che non li ho mai sentiti nominare xD |
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Buon album. Sui social è abbastanza difficile non incappare in uno dei loro brani. |
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@Kurujai: l\'est Europa (più profondo), generalizzando ma non troppo, incarna nella sua essenza lo spirito post punk / dark wave (e black metal, ma quello è un altro paio di maniche), quindi ci sta che abbiano un buon seguito. |
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Buon disco che faceva ben sperare, purtroppo sono andati in vacca ... comunque pare che queste sonorità post punk e dark wave da quelle parti hanno un buon movimento |
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Dispiace vedere così pochi commenti e così poche visualizzazioni per un disco che ha lasciato davvero il segno nell\'ultimo quinquennio. |
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Grazie della segnalazione @El Malparido, era totalmente una svista. E mi fa piacere che l\'album vi piaccia. Posso consigliarvi anche il seguente Monument, a mio avviso ancora migliore. |
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Se posso fare un appunto all\'autore, ma magari non lo consente il sito, c\'è un errore di traslitterazione nel titolo in alto: è scritto \"Ethazi\" e non \"Etaži\" o \"Etazhi\". Si preferisce comunque la traslitterazione con il diacritico sulla \"z\". |
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Grazie Malparido. Io finora ho ascoltato Gruppa krovi, Zvezda po imeni Solntse e Kino (l\'ultimo senza titolo con la copertina nera). |
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@No Fun: dei Kino ti consiglio eventualmente la raccolta \"Poslednij geroj - l\'ultimo eroe\", presente anche in Spotify (e che ora mi sparo per forza di cose), magari partendo dalla traccia \"Mama, my vse tjazelo bol\'ny - mamma siamo tutti pesantemente (letteralmente) / gravemente malati\" (titolo inattaccabile), con un bridge da lacrime nel mezzo. |
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Mai sentiti.. Io conosco i Kina.. |
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@No Fun: i Kino assolutamente sì, band leggendaria. |
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Devo davvero ringraziare questa recensione. Non conoscevo i Kino, ne avevo letto la storia anni fa ma la musica, come la ascoltavo. Adesso sono andato a sentirmi quattro loro album sul tubo. Fantastici, sul serio! Sono convalescente e il post punk, chiamatelo come volete, chitarre fredde e basso pulsante insomma, mi rilassa e nello stesso tempo mantiene un certo umore che non so definire se non anti-allegro, perché non è triste o cupo o serioso però è come se ti togliesse ciò che è frivolo o divertente, una musica solenne, austera ma comunque piacevole, che ti dice \"stai bene, ma stai attento\". I Kino mi sembrano al cento per cento così. Bella scoperta. |
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Album che, seppur derivativo all\'inverosimile (per usare un eufemismo), ha assunto negli anni un\'aurea quasi leggendaria, è meraviglioso e trasuda di \"Ostalgie\", il che si tratta assolutamente di un punto a suo favore. E comunque, la canzone che aveva spopolato su TikTok è la \"peggiore\" dell\'album. Alzo a 85, almeno. |
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Capita davvero bene questa rece. Sto ascoltando parecchio il genere in questi giorni. Ho sentito dei pezzi e mi acchiappa davvero tanto. Ottimo! |
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Copertina affascinante e quella della ristampa anche di più. Detto questo ignoravo la loro esistenza se capita ascolto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Na dne 2. Tantsevat' 3. Fil'my 4. Volny 5. Toska 6. Prognoz 7. Sudno (Boris Ryzhy) 8. Kommersanty 9. Kletka
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Line Up
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Egor Shkutko (Voce) Roman Komogortsev (Chitarra, Sintetizzatore) Pavel Kozlov (Basso, Sintetizzatore)
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