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LICK ME - Come sono diventata Cherry Vanilla
01/03/2012 (3544 letture)
Bomba travolgente questo Lick Me! Un volume particolare, molto avvincente per le vicende narrate, corroborato da uno stile crudo, netto ma allo stesso tempo malinconico, dolce, divertente e onesto. Nell’oscurità di un backstage o sotto i riflettori, Cherry Vanilla c’era sempre, con la sua prorompente carica sessuale e vitale. Componente vigorosa della scena musicale newyorkese underground, fin dagli anni Sessanta, Cherry accompagna i lettori nel trambusto di un’esistenza insonne fatta di sesso, droga, illusioni, speranze e vita vissuta come si vuole.

Un’infanzia segnata da un’educazione bacchettona e moralista, una famiglia quasi povera quanto rompiscatole, un’apprensione infantile che si tramuterà in disturbo compulsivo, una passione viscerale per la musica, una doppia vita di agente pubblicitario e d.j. nei club della Grande Mela, dove scoprirà l’essenza di quella New York fatta di immagine, potere, denaro, divertimento, nudità e tantissima droga. Dopo una buona esperienza in agenzie di pubblicità che le permettono di sbarcare il lunario e di introdursi in ambienti fatti di uomini potenti e un mix di sballo e trombate, Kathleen Dorritie, questo il suo vero nome, nel 1970 viene folgorata dall’illuminazione: la donna in carriera decide di diventare una groupie per sfamare la sua bramosia di musica e appetiti libidinosi. Le sue avventure la portano tra le lenzuola di molti, tra i quali Kris Kristofferson (definito il più grande scopatore conosciuto) e David Bowie. Andy Warhol la vuole in teatro per Pork e, quando il punk ha la meglio sul glam, Cherry inizia una carriera come cantante e leader di una band che cambia elementi ogni settimana. Trasferitasi in Inghilterra con il suo ganzo dell’epoca, ingaggia gli sconosciuti Police come elementi del proprio gruppo, facendo su e giù per l’ Inghilterra tra freddo, fame e bisbocce varie. Cherry Vanilla è stata un’artista a tutto tondo: musicista, cantante, autrice, produttrice televisiva, attrice di teatro. Spassosa la sua narrazione, a mo’ di diario ma tutt’altro che opprimente e noisosa, della sua scrittura come attrice per il musical Pork voluto dall’entourage Warholiano, una rappresentazione da tenersi a Londra appositamente per scioccare e far parlare di sé, con attori nudi sulla scena e palesi attacchi sperticati alla società perbenista. Tra le tante celebrità che hanno incrociato la sua strada, spesso finite nelle sue spire ormonali, ci sono grandi rockstar e personaggi che hanno segnato epoche: Mick Jagger, Patti Smith, Joel Schumacher, Helmut Newton, Joni Mitchell, Don Johnson, Melanie Griffith, Ringo Starr, Rudolf Nureyev, Michael Kamen e Mick Ronson. Tutti meeting con dettagli succulenti e indiscreti, folli come la scena di quella New York notturna e squinternata. I racconti sono “scandalosi”, lei stessa si definisce ninfomane, drogata ed eccessiva ma dichiara di non essersi mai prostituita o d’aver fatto sesso per soldi; la stesura procede con disincanto e sincerità, il suo tono appassionante rende questo memoir divertente e godibile, uno sguardo rubato dietro le quinte del rock “pubico”. I metodi per intrufolarsi nei backstage, le tecniche (talvolta innocenti e puerili come un rutto dopo una sorsata di birra) per portarsi a letto i rocker del momento, la voglia matta di fare cosa passa per il cervello (sballato) in quel preciso momento. Ma anche bisogno d’amore, di rispetto, di non sentirsi un kleenex, una sorta di donna usa e getta, cosa che non ha mai accettato. Un racconto autentico e diretto, come una canzone che non riesci a toglierti più dalla testa, il classico tormentone. Una carriera rilucente come manager antesignano dei grandi A&R man che pianificheranno carriere, intascando fraccate di dollaroni, di grandi band al sorgere degli anni 80. Il suo incarico alla corte di David Bowie si rivelerà acutissimo, incessante, magnifico e produttivo, facendola divenire famosa per le sue p.r. (questa volta nessun doppio senso). Alcuni episodi sono davvero “cattivi” ma molto reali, e vogliono premere il pedale sulle condizioni ambientali di quel tempo, come quando racconta che:

Anche di quella sera all'Hotel Plaza di New York, quando David Bowie, Mick Jagger e Bettie Meddle s'eclissarono senza apparenti spiegazioni per una qualche ragione –polverina bianca, suppongo– si barricarono immediatamente in uno stanzino. Non sono sicura di chi fosse stato a invitarlo, ma a un certo punto arrivò anche Rudolf Nureyev, che avrebbe voluto, ovviamente, incontrare Bowie, Bettie e Mick; però, per quanto bussassimo alla porta e li pregassimo di uscire, non ci fu verso di tirarli fuori da quello sgabuzzino, e Nureyev presto se ne andò.

La sua predilezione per David Bowie non viene certo sottaciuta, anzi è documentata parola per parola:

La prima volta con David fu carnale, passionale e animalesca come chiunque potrebbe desiderare, ma non ebbi mai la sensazione che stessimo solo scopando. La sensazione era che stessimo facendo l'amore… penso che David si sentisse particolarmente a proprio agio a farsi di coca assieme a me ed ad confidarsi su qualsiasi cosa avesse in mente. Passò infatti diverse serate, che poi erano spesso intere nottate, seduto su una delle mie sedie di vimini giallo canarino, a farsi una pista dietro l'altra, a bere latte (non mangiava mai in quel periodo) e a raccontarmi storie una più folle dell'altra, secondo cui, ad esempio, Defries ed Adolf Hitler erano amici, Lou Reed era il diavolo, lui stesso veniva da un altro pianeta ed era tenuto prigioniero sulla Terra… Rimanevamo a farneticare per ore. Quello fu probabilmente il periodo in cui fui più innamorata di lui. Facevamo sesso utilizzando i molti, nuovi giocattoli erotici che avevo comprato. Una volta che gli avevo organizzato le cose in modo tale che potesse fare acquisti nella boutique di Yves Saint Laurent in Madison Avenue, da me riservata tutta per lui, e comprare un favoloso cappotto di lana, si fece di corsa tutti e cinque i piani di scale fino al mio appartamento, mi scopò senza levarsi di dosso il cappotto e subito dopo se ne andò per incontrarsi con Mick Jagger.

Esauriti gli anni della gestione manageriale dello “Starman”, Cherry decide di mettersi in proprio, dopo una carriera di comica tv, battutista e poetessa, vuole a tutti i costi l’ebbrezza del rock e del punk vissuto in prima persona su uno stage con adrenalina e schitarrate. E proprio Bowie e Jagger si ritrovarono in un club della Grande Mela per assistere alla performance di Cherry come cantante:

Arrivarono prima del mio show, presero un divanetto in fondo alla sala e mi chiesero di sedere in mezzo a loro. Io indossavo una tuta nera di Frederick’s of Hollywood, dall’aspetto quasi bagnato, che mi lasciava la schiena scoperta; sentire quei due ai miei lati, a contatto con la mia pelle nuda, per non parlare del pensiero dell’invidiabile posizione nella quale mi trovavo, mi eccitò a tal punto che avrei voluto gridare di piacere e poter conservare quel momento per sempre.

Insomma, non solo una pupa da sbattere a cura di band e star del rock, un’antesignana groupie rispetto alle varie Bebe Buell (madre di Liv Tyler), una delle più famose “femmine da band” che si ricordino a memoria di uomo, ma una vera artista multi sfaccettata con un’indole hippie e uno sviscerato amore per Hendrix, che non riuscì mai ad intercettare nel suo letto. La definizione che sorge dalle sue labbra è illuminante di quei momenti: “Eravamo tutti esibizionisti, dei fuorilegge sessuali che flirtavano con lo scandalo e calpestavano le convenzioni sociali”. Tante foto guarniscono le pagine scritte, alcune bellissime che adornano il suo innegabile fascino e percorrono tutto l’arco di una vita. Oggi lavora come manager e gestisce gli affari di Vangelis, ha mutato i suoi costumi sessuali, si dichiara poco incline alla materia per via del perduto interesse negli uomini e ha trovato una sua dimensione di realizzazione. Un libro davvero sentito e divertente da leggere, che trasuda chitarre e batterie tuonanti, sudore e lustrini, umori e circostanze erettili, Lsd e Mandrax, eccitazioni e “fuoriditestismo” per uno spaccato reale di un’epoca che non tornerà mai più nelle concezioni e nei meccanismi sociali. Cherry Vanilla, senza veli e pudori, rimorchiona, irrazionale, casinista e pazza come può solo il rock!

::: RIFERIMENTI :::
Titolo: Lick Me - Come sono diventata Cherry Vanilla
Genere: Musicale
Editore: Odoya
Autrice: Cherry Vanilla
Introduzione: Rufus Wainwright
Uscita: Dicembre 2011
Pagine: 316 pagine
Prezzo: 17,00 €



fabio II
Lunedì 5 Marzo 2012, 14.43.05
6
Interessante, ottima seganlazione Frankiss, ....la foto qua a fianco di Cherry Vanilla 'col suo libro oggi' sembra Tatiana, chi è Tatianaaa?
Radamanthis
Sabato 3 Marzo 2012, 10.58.29
5
Sicuramente collaborare con lei è stato più divertente che per coloro che han collaborato con Tobias Sammet in Avantasia o con Arjen Lucassen in Ayreon...
BILLOROCK fci.
Venerdì 2 Marzo 2012, 19.30.55
4
Beati coloro con cui lei ha " collaborato" sicuramente non si saranno annoiati....
Arrraya
Venerdì 2 Marzo 2012, 13.17.19
3
Quanto mi piacciono questi articoli, sono un punto di forza di questa web'zine.Mentre da altre parti si perdono in pettegolezzi e notizie da quattro soldi, qua si ripesca in retrospettiva e,storia e curiosità.
xXx
Venerdì 2 Marzo 2012, 11.54.27
2
Chi è Cherry Vanilla? Un'operaia specializzata nel darla via...
Hab666
Venerdì 2 Marzo 2012, 4.19.43
1
"musicista, cantante, autrice, produttrice televisiva, attrice di teatro"..."dichiara di non essersi mai prostituita o d’aver fatto sesso per soldi"... Tra tutti i "lavori" che ha fatto, quello che le è riuscito meglio è sicuramente la groupie, cioè la zoccola. Le vere zoccole sono quelle che la dan' via "aggratis", chi si fa pagare è solo un'operaia (o impiegata) del sesso.
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ARTICOLI
01/03/2012
Articolo
LICK ME
Come sono diventata Cherry Vanilla
 
 
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