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IL MONDO DEVE SAPERE. STORIA DEI MALNÀTT (QUELLI BUONI DI BOLOGNA) - La Recensione
17/06/2019 (2273 letture)
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Questo libro non ci voleva :tale frase campeggia -in grassetto ed in un font considerevolmente più grande rispetto al resto del testo- sulla retrocopertina della prima ed unica biografia dei bolognesi Malnàtt, ad opera di Francesco Ceccamea. Il breve e piacevolissimo testo ci disvela difatti la storia di un combo italico tanto originale e peculiare quanto poco noto ai più, offrendo peraltro, inclusa nel prezzo, la copia fisica dell’ultima release di Porz e soci -Pianura Pagana- con tanto di booklet. Le sorprese tuttavia non si esauriscono certo qui: la narrazione difatti non si dipana nella consueta modalità lineare ed eterodiegetica cui siamo da sempre avvezzi. Tutt’altro: la tumultuosa storia della formazione è via via delineata dalle parole di membri ed ex membri della band, collaboratori nonché varie figure gravitanti nella scena estrema bolognese e non. In tal modo, dunque, lungi dall’essere un lavoro autoreferenziale, Il mondo deve sapere assume un andamento corale e caleidoscopico, che ben si addice alla “poetica” dei Malnàtt, ed in grado di cogliere tutte le tonalità di humor nero che la formazione bolognese ha tentato di recare con sé sin dalle origini. Tale struttura è inoltre ben evidenziata mediante l’uso di paragrafi separati e del corsivo, sicché si ha l’impressione di trovarsi dinanzi ad una sorta di diario di strada composto mediante vari stralci di giornali. In questa forma prende vita il dualismo fittizio -ma non troppo- tra Porz, mastermind della band, ed il suo alter ego nella vita ordinaria, Helios, dialoganti tra le pagine alla stregua di due entità distinte ma avviluppate dalla medesima esigenza espressiva. Lo stile, mai troppo raffinato ma nemmeno troppo sbilanciato verso una eccessivamente scarna povertà lessicale, ci spinge a sondare le motivazioni più o meno profonde del percorso evolutivo (ed involutivo) dei musicisti attraverso la scena dei primi anni duemila, un contesto sulla soglia della rivoluzione digitale, che avrebbe segnato profondamente l’industria discografia, e l’universo di label, passaparola e distribuzione fisica ancora resistente al cambiamento. Ed in tale temperie, spingente all’elitarismo ed a una certa aspirazione all’austerità del black metal, i Malnàtt si pongono come un’entità dissacrante del canone stesso del genere, mediante la propria verve finemente ironica. Ciò conduce i nostri non solo ad includere elementi sardonici nella propria opera, bensì a sbeffeggiare pubblicamente quell’attitudine malvagia spesso indossata come un orpello ben poco convincente da numerose formazioni della scena:
“[…] Comunque sia, io mi sono tagliato perché volevo fare la sceneggiata da blackster: sai che in questo ambiente piacciono molto le lamette, le scarnificazioni, il sangue…Io non so perché ai blackster piaccia questa roba (a parte turbe mentali più o meno dimostrabili) ma so che la mia missione è prenderli per il culo. Anche a costo di farmi male e morire come un martire. Perché non si può essere seri o prendere le cose seriamente su questo pianeta e in questa precisa era. Non si può”.
“Mi vengono in mente i momenti in cui Porz sbavava sul palco con sangue finto, le sue battute con cadenza bolognese, la calza sul braccio con tatuaggi finti…insomma, tutte prese in giro degli stereotipi della scena black metal”.
Questa attitudine non sconfessa tuttavia una vena culturale e ricercata sempre presente: dalla ricerca con perizia quasi linguistica del dialetto bolognese, in disuso e quasi del tutto scomparso, a citazioni colte rappresentative di un bagaglio culturale ben poco comune: Montale, Dickinson, Pascoli, Praga e persino Palazzeschi e Beckett. Lungi dall’essere ostentati o pretenziosi, tali afflati fanno tutt’uno con la sintassi dei Nostri, divenendo parte integrante dell’amalgama tra il drammatico e il sardonico dei Malnàtt.
La scrittura accattivante, il formato agile e la piacevolezza della penna del Ceccamea rendono Il mondo deve sapere una lettura obbligata tanto per i fan di lunga data della band, quanto di coloro che non hanno ancora avuto modo di confrontarsi con l’opera di Porz e soci. La freschezza e l’immediatezza dello stile del libro attirerà senz’altro sia i lettori accaniti che quelli più occasionali: da avere.
::: RIFERIMENTI ::: Titolo: IL MONDO DEVE SAPERE. STORIA DEI MALNÀTT (QUELLI BUONI DI BOLOGNA) Anno di pubblicazione: 2019 Autore:Francesco Ceccamea Editore: Maledizioni- Edizioni Officina Immagine Prezzo di vendita: 19,99 €
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