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ENTER SHIKARI + LAKE MALICE - Alcatraz, Milano (MI), 04/11/2023
10/11/2023 (787 letture)
La parola che ho pronunciato più frequentemente il 4 novembre? Pioggia, non c’è dubbio. È un diluvio costante e inesorabile quello che accompagna il sottoscritto e una folta combriccola di amici verso Milano, per assistere ad un concerto che personalmente attendevo da tanto, troppo tempo. Gli Enter Shikari in Italia sono venuti non poche volte, ma da un po’ di anni pare che si siano innamorati dell’Alcatraz, che infatti li ospita per la terza volta. Ero a conoscenza della controversa nomea del locale, rinomato per la pessima acustica, ma da questo punto di vista, come vedremo, sono stato pienamente soddisfatto. Mi ha lasciato invece meno soddisfatto la terrificante viabilità del capoluogo lombardo, che ha minato non di poco la possibilità di arrivare con buon anticipo sul posto per accaparrarsi la mia prediletta prima fila. Poco male comunque: dopo aver camminato per una decina di minuti sotto l’acqua scrosciante, entriamo nella sala mediamente popolata e, veloce come un lampo, mi faccio subito strada per arrivare alla transenna sotto palco. Felice della posizione guadagnata e ringraziando i miei buoni amici per avermi fornito continuamente il beveraggio necessario a non perdere la mia postazione, inizio a guardarmi intorno notando immediatamente un pubblico variegato: i giovanissimi sono molti meno di quelli che mi sarei aspettato, mentre la media si aggira sui trent’anni abbondanti, il che confermerebbe la presenza di fan della prima ora che seguono da anni la band inglese. Il palco scelto è quello B e, mentre le persone continuano ad entrare alla spicciolata, ci accorgiamo della presenza di alcuni personaggi noti del web – nello specifico gli youtuber Marco “Croix89” Merrino e Sebastiano “Rock For Rookies” Cavallo – che vengono subito avvicinati da alcuni curiosi e affezionati che evidentemente erano a conoscenza della loro presenza. Qualche chiacchiera di rito con i vicini di posto, una birra per tutti ed ecco che è il momento della prima band a salire sul palco; ha inizio la serata.

LAKE MALICE
Può un progetto nato a distanza grazie ad alcune videochiamate durante la pessima esperienza della pandemia diventare in pochissimo tempo una cosa estremamente seria? Beh l’esempio dei Lake Malice parla chiaro: nato nel 2021 e uscito discograficamente solamente quest’anno con l’Ep Post-Genesis, il duo formato dal chitarrista inglese Blake Cornwall e dalla cantante italiana Alice Guala, si è guadagnato velocemente una credibilità a livello internazionale venendo adottato dall’etichetta So Recordings, legata non a caso agli Enter Shikari. La formazione di stasera vede i due fondatori accompagnati dalla batterista Emily Ainger, che è la prima a salire sul palco dopo che un inaspettato brano introduttivo – La Gatta di Gino Paoli, va a capire il perché – mette il pubblico sull’attenti. Pronti, partenza, via: il set del trio inizia nella maniera più bombastica possibile, con un tripudio di riff metalcore ribassati e basi elettroniche a profusione, sulle quali la cantante alterna con disinvoltura voce pulita e screaming taglienti. La proposta stilistica è rivolta ad un pubblico giovane, con brani brevi e veloci durante i quali è facile lasciarsi andare al mosh e all’headbanging, colpiti da un muro di percussioni digitali e chitarre djent. Alice è bravissima nel suo ruolo di grintosissima frontgirl avvolta in succinti abiti di pelle cyber-goth e al di là dell’indubbia avvenenza la sua capacità di coinvolgere il pubblico merita un plauso: la cantante fomenta continuamente la folla, muovendola a proprio piacimento facendola saltare ed invitandola ad un wall of death ampiamente partecipato senza perdere un briciolo di fiato. Al suo fianco Cornwall sfoggia una tamarrissima PRS leopardata e non si risparmia nemmeno una goccia di sudore correndo da una parte all’altra del palco. La risposta del pubblico è decisamente positiva e la connessione con la band pare essere saldissima, con Alice che si carica sempre più forse gasata anche dal fatto di giocare in casa. La prestazione del gruppo è sicuramente di livello e sono certo che dopo stasera i Lake Malice avranno guadagnato qualche centinaio di nuovi fan, ma io – e così i miei amici – non posso fare a meno di notare che la quantità di basi registrate utilizzate dal trio è veramente ingente e questo rende il concerto un po’ meno “magico”: chiaramente con una formazione così ridotta non si può prescindere dalle basi, ma in certi momenti era davvero difficile distinguere gli strumenti realmente suonati da quelli registrati e allo stesso modo notare che moltissime linee vocali fossero messe direttamente in base mi ha fatto storcere parecchio il naso. Queste osservazioni sono puramente personali e non ledono la professionalità della band, che consiglio di ascoltare se amate sonorità djent-core ipervitaminiche, ma sarei curioso di rivedere Alice, Blake ed Emily in una veste più “analogica” per poter apprezzare al meglio le potenzialità dei singoli musicisti. Ad ogni modo un’apertura che ha soddisfatto praticamente tutti, perciò un ottimo inizio.

SETLIST LAKE MALICE:
1. Magic Square
2. Power Game
3. Black Turbine
4. Creepers
5. Bloodbath
6. Mitsuko
7. Stop the Party
8. Blossom


ENTER SHIKARI
L’hype generale inizia a crescere vertiginosamente quando il palco degli headliner viene svelato; il primo boato si alza nel momento in cui viene posizionato a lato della batteria il sintetizzatore “Sparky”, divenuto iconico grazie all’artwork del quinto album della band The Spark (2017), che lo vede campeggiare fiero su uno sfondo azzurro. Nel frattempo nel locale vengono diffusi alcuni brani apparentemente fuori luogo, a partire da Africa dei Toto per arrivare a Take on Me degli a-ha, che il pubblico canta a squarciagola; qualcuno, scherzando, ipotizza di essere ad un pre-show dei Weezer e in fondo il paragone ci sta tutto. Chissà se la scelta di certe canzoni è stata presa direttamente dagli Enter Shikari? Ad ogni modo la folla si carica ulteriormente grazie a questo gigantesco karaoke e l’Alcatraz è ormai pieno, con buona parte del pubblico che va a piazzarsi nel piano rialzato in fondo alla sala. Sul fondo del palco vengono proiettati i primi, bellissimi, visuals che accompagneranno ogni brano del concerto e quando si inizia ad intravedere la copertina di A Kiss for the Whole World ecco che i quattro inglesi fanno il loro ingresso accolti dal calorosissimo affetto dei fan. La scaletta di stasera la conosco bene – anche se non mancherà una sorpresa, svelatami da uno dei tecnici di palco che prima dell’inizio del live mi fa sbirciare la setlist – e perciò so che la partenza affidata al singolo (pls) set me on fire è di quelle da infarto, con tutti i presenti che cantano e urlano entrando in simbiosi con un Rou Reynolds fin da subito unico e solo mattatore della serata, sopra e sotto il palco. Le luci impostate sulle tonalità del rosa creano una bellissima atmosfera, così come le immagini riprodotte alle spalle del batterista Rob Rolfe, che pescano dal videoclip del pezzo. I volumi non sono alti, anzi, e per la prima volta non si renderanno necessari i tappi per le orecchie; eppure tutti i suoni sono perfettamente bilanciati, con gli strumenti ben definibili e distinguibili fra loro e le voci che bucano il mix, creando dei picchi di intensità capaci di emozionare in più di un’occasione. Quindi il problema dell’acustica – a dire il vero inesistente già nel set dei Lake Malice – non si è posto, nemmeno per me che ero in prima fila. Tutto va alla grande, con alcuni piccoli giochi pirotecnici che abbelliscono ulteriormente un palco relativamente spoglio, ma carico di suggestioni sonore e visive. I quattro inglesi hanno in serbo uno spettacolo capace di pescare a piene mani da tutti gli album prodotti in carriera; probabilmente poi la scelta di proporre molti brani dal debutto Take to the Skies durante questo nuovo tour è legata anche al fatto che proprio nel 2023 la band festeggia vent’anni di attività ed ecco che quindi i concerti si trasformano in vere e proprie celebrazioni. Sssnakepit mostra il lato più aggressivo del gruppo con la consueta coda strumentale drum’n’bass che fa ballare chiunque senza sosta. Immancabile poi Juggernauts, durante la quale tutta la platea canta all’unisono perfino il riff portante e qualcuno inizia a commuoversi, ma i fan della prima ora impazziscono definitivamente con la doppietta formata da Anything Can Happen in the Next Half Hour... e Labyrinth, che riporta in vita per un quarto d’ora i vecchi fasti electronicore. Tra un brano e l’altro le luci si spengono e il megaschermo dietro la batteria imposta nuove atmosfere che cambiano in continuazione: a un certo punto sfilano tutte le copertine dei dischi del quartetto come se fossero opere d’arte in un museo, ma prevalentemente sono ambientazioni naturali e spaziali quelle che compaiono più spesso, con i musicisti che si trovano immersi in paesaggi ora boschivi, ora lunari e le luci che si muovono di conseguenza su tonalità verdi e azzurre, senza dimenticare l’immancabile rosa. Rou si prende lo spazio per un breve discorso ricordandoci come stasera siamo tutti uniti dal potere della musica, che è l’unico mezzo capace di parlare al mondo intero facendo superare ogni barriera; poi ci dà due regole: la prima è quella di guardarci negli occhi e vivere la serata non in solitudine, ma insieme ai nostri compagni di concerto, e la seconda è quella di ballare come se nessuno ci stesse guardando. Inutile dire che entrambe le regole verranno rispettate e nessuno starà fermo nemmeno per un attimo da questo momento in poi. Ed anche se non mancheranno i cellulari, la sensazione è davvero quella di essere tutti connessi e presenti, esaltati dalle canzoni suonate dagli Enter Shikari. La titletrack dell’ultimo album viene accolta in maniera trionfale e inaspettatamente pure The Void Stares Back, singolo pubblicato insieme ai Wargasm lo scorso anno, riceve consensi unanimi dalla folla. Per chi vi scrive l’apice viene raggiunto da Arguing with Thermometers (non a caso il mio pezzo preferito), dove il crowdsurfing è indomabile e il personale di sicurezza – purtroppo presente quasi fin da subito sotto il palco, rovinando in gran parte la fruizione del concerto – viene messo a dura prova nel recuperare le persone che volano al di là delle transenne. Una grande sorpresa è rappresentata da satellites* *, brano certamente gradevole, ma che stasera viene eseguito in maniera tale da fargli acquisire un’aura speciale, che mi fa sinceramente emozionare. Altro momento che non manca mai nei set del gruppo è il cosiddetto “Quickfire Round”, ovvero un mash-up di quattro brani concentrati in sette minuti: si parte ballando con Havoc B, si passa ad un altro singolo uscito lo scorso anno – Bull, che vede il featuring di Cody Frost – poi è il turno della sempre bellissima The Last Garrison e infine arriva il classicone Sorry You’re Not a Winner, nella versione “2023 mix”, che la band propone da quest’anno. In sostanza il pezzo perde tutta l’aura metalcore e si veste di abiti techno/dubsteb; sul finale poi l’atmosfera è quella di un club notturno scosso dalla potenza dei bassi, goduria assoluta. C’è anche chi non apprezza questa nuova versione della canzone, ma personalmente la trovo esattamente in linea con il sound attuale degli inglesi. Dopo aver salutato il pubblico, che richiama i suoi eroi a gran voce, gli Enter Shikari tornano on stage senza il proprio frontman, che di colpo inizia a recitare lo spoken word che apre System…/…Meltdown – brano introduttivo del capolavoro A Flash Flood of Colour (2012) – in piedi sulla postazione mixer in mezzo alla folla, scatenando un ulteriore ondata d’entusiasmo. Tutta la prima parte del pezzo viene recitata a cappella da Rou, con i presenti a salmodiare insieme a lui domandandosi che ne sarà del proprio futuro e di quello del nostro pianeta. La band attacca e il cantante rimane lì, a ballare e muoversi ripreso da miriadi di cellulari alzati. Questo brano è la vera sorpresa del concerto, dal momento che è la prima volta che i quattro lo eseguono in questa serie di date europee, e il caos che ne scaturisce testimonia come in molti non si aspettassero di ascoltarlo stasera. La chiusura vera e propria è invece affidata alle prevedibili Live Outside e { The Dreamer's Hotel }: durante il finale della prima Rou si fa trasportare con un lunghissimo crowdsurfing fino al palco, mentre nella seconda il pubblico canta così forte da impressionare tutto il gruppo, che si scambia divertito sguardi d’intesa. Con un’ultima esplosioni di scintille pirotecniche gli inglesi salutano i fan e si ritirano, mentre disillusi continuiamo a richiamare i musicisti per l’ennesimo encore, che non arriverà.

SETLIST ENTER SHIKARI:
1. (pls) set me on fire
2. Sssnakepit
3. Juggernauts
4. Anything Can Happen in the Next Half Hour...
5. Interlude 1
6. Labyrinth
7. A Kiss for the Whole World x
8. The Void Stares Back
9. Anaesthetist
10. Bloodshot
11. Arguing With Thermometers
12. satellites* *
13. It Hurts
---Quickfire Round---
14. Havoc B
15. Bull
16. The Last Garrison
17. Sorry, You're Not a Winner (2023 Mix)
---Encore---
18. System... (Rou Reynolds spoken word)
19. ...Meltdown
20. Live Outside
21. { The Dreamer's Hotel }


CONCLUSIONE
Nemmeno il tempo di rendersi conto che il concerto è finito che il personale di sicurezza inizia a mandare tutti fuori utilizzando le stesse transenne per “accompagnarci” all’uscita. Metodi lievemente barbari, se mi è concesso dirlo. Qualche fortunato riesce ad acchiappare qualche plettro e un paio di scalette, ma nel giro di nemmeno cinque minuti l’Alcatraz viene svuotato lasciandoci sotto la pioggia scrosciante. Riparandoci sotto una tettoia vicina salutiamo amici vecchi e nuovi mentre ci scambiamo le prime impressioni sul live appena concluso. Sebbene conoscessi bene la scaletta ben prima di stasera, mi ritengo estremamente soddisfatto di ciò che ho vissuto e anche se avrei voluto ascoltare ancora qualche perla in più – Zzzonked e Gandhi Mate, Gandhi su tutte, per non parlare di Mothership, queste ultime due suonate la sera dopo a Roncade – non si può dire che la scelta dei brani non sia stata azzeccata. Si potrebbe obiettare sicuramente che un’ora e venti di musica sia poca, ma è anche vero che con un genere come quello proposto dagli Enter Shikari alla fine le tempistiche sono giuste; magari un paio di pezzi in più ci potrebbero stare, ma va bene anche così. Come già detto dal punto di vista dell’acustica l’Alcatraz si è comportato bene e anche se i volumi, come già detto, non sono stati alti, in fondo non è stato male svegliarsi il giorno dopo senza acufene e senza la sensazione di “stantuffo” causata dai tappi. Dunque bilancio più che positivo, coronato anche dal fatto di essere riuscito a salutare il chitarrista Rory Clewlow fuori dal locale poco dopo il concerto. Il quartetto di St. Albans è ormai una realtà affermata e fortissima, con un sound unico e personale e un bagaglio di messaggi perfettamente in linea con le generazioni attuali. Come ho già avuto modo di dire nelle recensioni degli album, ritengo che gli Enter Shikari oggi – ma in realtà da almeno da dieci anni – siano una delle band che incarna al meglio la modernità, sia dal punto di vista delle sonorità che dei temi di cui si fa portabandiera, e stasera ne ho avuto la conferma definitiva: uno spettacolo orchestrato molto bene con grande professionalità, ma che non perde mai per un attimo quell’anima underground e genuinamente hardcore che crea connessione con il pubblico. Rou è sul palco, ma è spesso in mezzo a noi e così fa anche il bassista Chris Batten, tra l’altro migliorato moltissimo anche dietro al microfono. Più dimesso Rory, mentre Rob è dinamite pura, sia quando suona che quando si rivolge alla folla, con o senza microfono. Insomma, è questo il miglior concerto del 2023 per il sottoscritto? Probabilmente, per tutta una serie di motivi personali e non, sì. Non vedo l’ora di poter rivedere il gruppo dal vivo e nella speranza di aver incuriosito anche chi non ne avesse mai sentito parlare, vi consiglio di dare una possibilità a Rou e ai suoi compagni, magari iniziando ad ascoltare il nuovo singolo STRANGERS, in collaborazione con la cantante canadese AViVA (tra l’altro di origine italiana), uscito proprio oggi.



Black Me Out
Domenica 12 Novembre 2023, 20.45.11
3
@HeroOfSand_14 L\'ho scritto all\'inizio: eravamo nella postazione con il palco B, perciò quello più piccolo.
Skydancer
Sabato 11 Novembre 2023, 10.58.13
2
Avevo già prenotato da tempo viaggio e albergo per il Luccacomics per quel weekend, inutile dire che quando hanno annunciato le date sono volati i peggio porconi. Come dice Alex, una delle migliori band moderne in assoluto. Spero vivamente di riuscire a vederli live a breve.
HeroOfSand_14
Sabato 11 Novembre 2023, 10.30.18
1
Un giorno mi piacerebbe vederli, sapendo quanto sono forti dal vivo. Curiosità: palco grande o piccolo dell\'Alcatraz?
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10/11/2023
Live Report
ENTER SHIKARI + LAKE MALICE
Alcatraz, Milano (MI), 04/11/2023
 
 
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