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California Breed - California Breed
( 2947 letture )
Dopo aver trascorso un anno intero a secco di pubblicazioni, il signor Glenn Hughes saluta il 2014 con il suo nuovo progetto. Nei decenni passati, il funambolico cantante non ha mai dormito sugli allori degli storici Deep Purple, dimostrandosi un artista particolarmente prolifico e dallo sconfinato curriculum collaborativo, sia in veste di musicista ospite, sia in veste di principale compositore e frontman. Recentemente, è tornato alla ribalta con una delle poche superband in grado di fornire un trittico discografico di alto livello, i Black Country Communion, con una formazione stellare: Glenn alla voce e al basso, il figlio d’arte Jason Bonham dietro le pelli, Derek Sherinian alle tastiere e, soprattutto, il bluesman Joe Bonamassa alla sei corde. I Black Country Communion sono stati un progetto in cui Glenn ha riversato tutta la sua passione musicale, sostituendo di fatto la sua prolificissima vena di pubblicazioni soliste; tale band, tuttavia, ha assunto il sapore del “tutto è bello finché è durato” quando è giunto il momento di porla come principale progetto di tutti i musicisti coinvolti, a scapito delle proprie carriere soliste. Se per Hughes, Bonham e Sherinian non sussistevano problemi, per Joe Bonamassa l’abbandono della sua carriera solista sarebbe stata una decisione inaccettabile, tanto da rifiutarsi di intraprendere quegli sconfinati tour mondiali che erano nella testa di Glenn Hughes sin dai primi giorni della band. Sciolti i Black Country Communion a inizio 2013, dopo aver pubblicato Afterglow (che, viste le vicessitudini interne del loro ultimo periodo, può essere sostanzialmente identificato come un ottimo disco solista di Hughes con musicisti d’eccezione), The Voice of Rock si è buttato immediatamente in un altro progetto, cercando di dare sfogo a una vena creativa che, a sessantadue anni suonati, appare più incontenibile che mai. Il drummer è sempre Jason Bonham, le tastiere vengono escluse e alla chitarra viene reclutato il giovanissimo polistrumentista Andrew Watt, famoso per essere il turnista alla sei corde di Cody Simpson e, talvolta, di Justin Bieber. Sì, avete letto bene. Se l’accoppiata Hughes/Bonham è già ampiamente rodata, la variabile dei California Breed sarà da riscontrarsi proprio nel promettente Watt, chiamato al difficilissimo compito di sostituire degnamente un chitarrista come Joe Bonamassa e di scrollarsi di dosso i pregiudizi che, inevitabilmente, fioccheranno su di lui a causa delle collaborazioni dal vivo con i “baby prodigi del web” costruiti a tavolino per ottenere un successo incommensurabile (ed inspiegabile) tra il giovane volgo musicale.

Bastano pochi istanti dell’introduttiva The Way per comprendere la linea stilistica intrapresa dai California Breed e, soprattutto, per avere la conferma che la voce di Glenn Hughes è sempre la stessa: forte, acuta e potente come se gli ultimi quarant’anni non fossero mai passati. L’incedere del brano è incalzante, il sound fuzzy della chitarra di Andrew Watt che si sovrappone con precisione al basso del frontman e si lascia trasportare dal drumming quadrato di Jason Bonham. Subito dopo, la setlist ci offre Sweet Tea, il primo singolo estratto dell’album che prosegue sul percorso stilistico settantiano; allo stesso modo le linee chitarristiche sono semplici e lineari, sottolineate da una ricerca particolare del sound e dell’effettistica ma, purtroppo, non sempre esaltanti, soprattutto nelle sezioni soliste che appaiono banali e scontate. Dopo aver assimilato il principale limite di questo esordio dei California Breed, ci si può comunque esaltare con la prestazione di Glenn Hughes che, sia in brani tirati, sia nelle ballad, tira fuori tutta la grinta delle sue corde vocali e lascia più di una volta l’ascoltatore a bocca aperta, grazie ad acuti ed a virtuosismi vocali di altissimo livello. Non manca nemmeno il groove batteristico di Bonham, ben evincibile nell’intro di Midnight Oil, altro pezzo di buon livello che i nostri propongono nel platter. Con il procedere dell’ascolto, si ha sempre più la sensazione che il lavoro qui proposto sia stato costruito per coprire un ampio spettro di amanti della musica rock, alternando canzoni soffuse e delicate da cantare con l’accendino acceso, a brani dalla grande energia live con riff assuefacenti ed ossessivi. L’anima prettamente rock anni settanta di Hughes e Bonham viene parzialmente imbastardita dal tocco di Watt che, oltre ai richiami palesi su Page ed Hendrix, aggiunge una spruzzata di grunge in un risultato piacevole, soprattutto nelle ritmiche e nelle colate di accordi dal sound fuzzy. Scivolare in un track-by-track sarebbe inutile, visto che ogni brano possiede le sue caratteristiche peculiari che saranno ovviamente esaltate dalla soggettività dell’ascoltatore: degne di una menzione rimangono comunque l’introduttiva The Way, il singolo Sweet Tea, l’energica Spit You Out e la cadenzata Invisible. Nel complesso ci troviamo di fronte ad un ammasso eterogeneo di cinquanta minuti di rock settantiano, che si fa vanto della sua derivazione, sbattendola indiscriminatamente in faccia all’ascoltatore in un risultato positivo ma migliorabile. La sensazione preponderante, una volta finito il disco, è che senza il caro e vecchio Glenn Hughes con la sua eccellente prestazione, questo California Breed sarebbe solamente un'altra mediocre nuova uscita nel panorama nostalgico della musica rock.

Tirando le somme, una prima nota di merito va alla produzione di Dave Cobb, un vero maestro nel rendere il sound del trio tanto fuzzy da escludere ogni dubbio sulla ricerca delle classiche sonorità settantiane ma, allo stesso tempo, sufficientemente moderno da non sfigurare tra le più recenti uscite discografiche. A questo dettaglio positivo si aggiungono le grandiose qualità messe in campo da Glenn Hughes, sempre a suo agio nel ruolo di cantante e bassista e vero mattatore del gruppo destinato ad esaltare la folla dal vivo, come sempre; la sua prova strumentale è solida e convincente, in un songwriting old-school e fortemente votato alle sonorità dei Led Zeppelin; sulle vocals non vi è altro da aggiungere se non che The Voice of Rock si è ampiamente meritato per l’ennesima volta il soprannome affibbiatogli dai fan. Nel suo ruolo da drummer zeppeliniano si cala alla perfezione anche Jason Bonham (e chi altri sennò?), capace di offrire una solida struttura batteristica di buon livello, seguendo vivacemente le orme del padre seppur privo del suo stesso estro. La variabile che, sin dall’inizio, è stata individuata come tale, continua ad esserlo anche dopo aver ascoltato il disco: Andrew Watt propone un sound adatto alla proposta, i coni dell’amplificatore che grattano il loro sound fuzzy e si amalgamano al basso ed all’incredibile voce di Glenn Hughes, senza però dare un imprinting personale e definitivo alla sua sei corde. I validi riff qui proposti seguono la moda settantiana, offrendo una struttura portante che viene mantenuta per l’intero brano e paga fortemente dazio a Led Zeppelin e simili, aggiungendovi un tocco del grunge novantiano; se nella sezione ritmica il lavoro è più che discreto, anche se perfezionabile, è nei solismi che Andrew pecca, non osando nulla più di quanto ci si aspetterebbe da una qualsiasi band nostalgica. Nessuno chiede assoli tecnicissimi o una colata di shred, anche perché stonerebbero non poco nel complesso, tuttavia sarebbe stato lecito attendersi una personalizzazione più profonda da parte del giovane chitarrista che, in questo disco, sembra aver curato nei minimi dettagli il sound e gli effetti del proprio strumento, senza però rivolgere la stessa attenzione sulle strutture vere e proprie delle composizioni soliste. Vista la giovane età ci sarà sicuramente il margine per migliorare questo aspetto e tentare di colmare l’importante gap che vi nei confronti del Bonamassa dei Black Country Communion. Concludendo, California Breed è un esordio valido e coinvolgente di un trio dai trascorsi parzialmente eterogenei che, tuttavia, riesce ad amalgamarsi in un songwriting di buon livello. Complici le caratteristiche preponderanti del genere musicale, ci troviamo di fronte ad un disco incalzante e piacevole, poco impegnativo e particolarmente adatto al clima estivo. Pur trovandoci alcuni passi indietro rispetto alle ultime pubblicazioni che hanno visto coinvolto Glenn Hughes, l'esordio dei California Breed è un album consigliato agli amanti del rock, sia ai neofiti, sia ai nostalgici che hanno vissuto gli anni settanta nel loro sconfinato splendore; una volta colmate le pecche succitate, il livello di questa band potrà assurgere a valutazioni ottime.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
81 su 3 voti [ VOTA]
Barroth
Mercoledì 8 Aprile 2015, 14.10.50
5
Me lo sono ascoltato varie volte e il risultato è sempre stato lo stesso: sezione ritmica spietata, voce di Hughes sempre al top.. Ma la chitarra e le canzoni in generale si ascoltano senza lasciarmi granchè.. Molto meglio i BCC o Hughes/Thrall
LORIN
Giovedì 22 Maggio 2014, 17.43.42
4
Anche a me piace molto questo disco, lo ripeto: è pieno di passione per la musica.
Graziano
Giovedì 22 Maggio 2014, 14.23.34
3
Vado controcorrente. L'album mi sta piacendo parecchio e di più dei due BCC. Va assimilato con calma, perchè non è immediatissimo, ma cresce invece con gli ascolti. Per ora la blueseggiante Midnight oil e la ballad All falls down le migliori del lotto.
Plinio
Giovedì 22 Maggio 2014, 10.27.45
2
due artisti come Hughes e Bonham avrebbero avuto uno stuolo esagerato di validi chitarristi da coinvolgere nel progetto, invece hanno scelto un hippy incapace che ha reso il disco noioso ed irritante...misteri misteriosi...
Sabbracadabra
Mercoledì 21 Maggio 2014, 16.04.08
1
Da comprare solo x la sempre stupenda voce di Hughes,perché purtroppo come anche nei BCC le canzoni non sono all'altezza di "The Voice"iatte, scontate e con ritornelli banali.
INFORMAZIONI
2014
Frontiers Records
Rock
Tracklist
1. The Way
2. Sweet Tea
3. Chemical Rain
4. Midnight Oil
5. All Falls Down
6. The Grey
7. Days They Come
8. Spit You Out
9. Strong
10. Invisible
11. Scars
12. Breathe
Line Up
Glenn Hughes (Voce, Basso)
Andrew Watt (Chitarra, Cori)
Jason Bonham (Batteria, Cori)
 
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