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Fisher Z - Red Skies over Paradise
( 1555 letture )
Che l'Inghilterra del periodo a cavallo tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli anni 80 sia stata una fucina di band e stili fondamentali per il rock, non solo nelle sue derive metal, è cosa arcinota. Tra i tanti generi che beneficiarono di una ventata di novità vi furono la new wave, il rock generico ed un certo synth pop-rock raffinatissimo che oggi manca quasi completamente dalla scena, quello connotato da una base rock, reggae (per la band in questione anche un'esibizione con Bob Marley) e ska che lo rendeva accattivante a sufficienza per arrivare ad un pubblico relativamente generalista, senza lasciare indifferente quello più colto. Uno dei gruppi inglesi più interessanti in questo senso furono i Fisher Z, formati nel 1976 da John Watts e qui giunti al loro album più maturo.

Qui orfani del tastierista ed altro membro fondatore Steve Skolnik, i Fisher Z agivano su una base essenzialmente rock, sulla quale innestavano suoni della nascente new wave, più che altro come uso delle tastiere nella loro declinazione più pop e tanti altri provenienti dall'influenza esercitata dall'immigrazione caraibica in terra albionica degli anni 60, tanto da risultare in alcuni passaggi simili ai Clash, ma più new wave. Un chiaro esempio del loro stile è rappresentato dalla title-track, un rock-reggae che, appena più "incazzato", non sarebbe stato strano se eseguito da Strummer e soci. Un altro elemento che rendeva molto interessante Red Skies Over Paradise era il suo essere assolutamente figlio del periodo in cui uscì anche a livello testuale, con molti riferimenti all'Europa del tempo ed alla guerra fredda, all'epoca in pieno svolgimento. I riferimenti ad una possibile escalation cruenta della situazione che tutti vivevamo in quel momento è rintracciabile in alcuni titoli quali Red Skies Over Paradise, Battalions of Strangers e, in maniera più che evidente, Cruise Missiles. Accanto a rock più arrembanti e resi molto frizzanti dalle linee di basso di David Graham, pur mediati da una vocalità sempre molto chiara e relativamente acuta da parte di John Watts -qui addetto anche alle tastiere- quali ad esempio In England, troviamo pezzi molto ritmati ed a tratti addirittura divertenti, se non ballabili, come quello che da il titolo all'album, Berlin, Marliese, You'll Never Find Brian Here, Bathroom Scenario, Wristcutter's Lullaby, Song And Dance Brigade, quest'ultima eccellente esempio di synth-pop che oggi sarebbe oro colato sentire da una band appena da classifica, così come The Writer, in pieno Talking Heads style ed altri, che diedero molta popolarità al gruppo. Il meglio da parte dei Fisher Z veniva però dai brani più sentiti, ossia quelli contraddistinti da testi più impegnati, dai quali emergeva una malinconia e, soprattutto, una inquietudine ed una paura verso il futuro che li rendeva davvero interessanti. In particolare, è in Cruise Missiles e Multinationals Bite, veri pezzi forti del disco con la seconda in forte debito con il lavoro di Gary Newman, che venivano fuori sia la vera anima della band che la sua capacità di comunicare in maniera semplice, ma efficacissima, la paura dell'olocausto nucleare che pervadeva un po' tutte le giornate di chi non si limitava a frequentare bar e discoteche, ma si interessava anche di seguire un TG e leggere i giornali. In misura minore, anche Luton to Lisbon, pur nella sua brevità, si inseriva nello stesso solco emozionale.

Dopo questo che fu il loro terzo album, i Fisher Z andarono di fatto in pausa a causa dell'avvio della carriera solista di John Watts, tutt'ora in corso col progetto multimediale World Go Round. Alcuni lavori editi dal 1987 in poi col vecchio moniker, sono frutto più che altro dell'iniziativa di Watts, anche se l'album dell'87 Reveal si avvale di un contributo marginale di Skolnik. Nel periodo in cui furono attivi, ad ogni modo, i Fisher Z diventarono una band di culto tra gli appassinati di parecchi generi, risultando assolutamente trasversali e capaci di piacere a tantissimi in tutta Europa tranne che in Italia, tanto per cambiare, pur restando sostanzialmente una rock band non certo svenduta al mercato, qualità non da poco. Un gruppo, i Fisher Z, non certo pesante, ma raffinato, elegante e comunque molto rock, rappresentativo di un momento topico della musica europea, quando si poteva ancora essere sia da classifica, che fare ottima musica. Senza dover scegliere.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
85 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
1981
Liberty Records
Rock
Tracklist
1. Berlin
2. Marliese
3. Red Skies over Paradise
4. In England
5. You'll Never Find Brian Here
6. Battalions of Strangers
7. Song & Dance Brigade
8. The Writer
9. Bathroom Scenario
10. Wristcutter's Lullaby
11. Cruise Missiles
12. Luton to Lisbon
13. Multinationals Bite
Line Up
John Watts (Voce, chitarra, tastiere)
David Graham (Basso, cori)
Steve Liddle (Batteria, cori)
 
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