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10/05/24
JESSE AHERN
CARRO SOCIAL CLUB (EX “IL MAGLIO”), VIA LUIGI GRANELLI 1 - SESTO SAN GIOVANNI (MI)
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The Alan Parsons Project - Pyramid
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15/09/2016
( 4599 letture )
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From the rise and fall of an ancient dynasty, to the quest for a key to unlock the secrets of the universe, this album seeks to amplify the haunting echoes of the past and explore the unsolved mysteries of the present. Pyramid...the last remaining wonder of the ancient world...
Ad appena un anno di distanza dal sontuoso I Robot, i The Alan Parsons Project, sempre comandati dal duo Alan Parsons/Eric Woolfson, rilasciarono un altro concept album, che stavolta però abbandonava le tematiche fantascientifiche di Asimov, per pescare nel passato: stavolta, infatti, la nuova fatica del gruppo, la terza in soli tre anni (e che qualità!), si concentrò sulle Piramidi di Giza, i tre immensi monumenti sepolcrali dei Faraoni che da millenni si stagliano nel deserto egiziano. Parsons, insomma, dimostrava sempre più di non esser meritevole di fama “solo” per esser stato l'ingegnere del suono di un certo The Dark Side of the Moon.
Rispetto al precedente lavoro, che aveva fissato un nuovo canone di riferimento per il connubio rock/elettronica, il nuovo Pyramid presenta atmosfere più rilassate, al confine con il pop in certi passaggi, al punto che più di qualcuno ha notato punti di contatto fra questo album ed il movimento new wave. Voyager, primo assaggio dell'album, è una strumentale ideata apposta per dare l'idea dell'inizio di un viaggio attraverso quaranta minuti di musica evocativa ed atmosferica, ma anche vigorosa quando serve. Le influenze vagamente pop/new wave cui facevamo poc'anzi riferimento fanno capolino quasi subito in What Goes Up..., caratterizzata da coretti sognanti e da una base rilassata e rilassante. Più malinconica e semplicemente splendida risulta essere The Eagle Will Rise Again, scandita da una base musicale tanto semplice, quanto efficace ed emozionante. Si torna su ritmi più vibranti e tipicamente rock con One More River, che tuttavia sfocia nella sua seconda metà in un diluvio di note quasi psichedelico, con la particolarità di un gradevolissimo assolo di sassofono. Grande musica, da qualunque punto la si voglia vedere...o, meglio, ascoltare. Can't Take it With You torna a flirtare con la new wave, soprattutto nella base e nella ritmica, ma vale quasi la pena di saltarla, nonostante la sua bellezza, per concentrarsi su In the Lap of the Gods: confermando la poliedricità di Parsons e del suo gruppo, la seconda strumentale di Pyramid parte in modo abbastanza soft, per poi aumentare prepotentemente di pathos e ritmo poco prima della metà ed esplodere infine in un tripudio orchestrale (sì, avete capito bene) verso la fine. Magnifica, davvero. Quasi per amor del contrasto, la traccia successiva, Pyramania, è la più smaccatamente pop dell'album e potrebbe un pezzo dei The Beach Boys in taluni passaggi, a dispetto di una sezione di basso notevolissima. Hyper-Gamma-Spaces ci riporta su sonorità elettro-rock tanto care alla band, quasi aliene in alcuni momenti. Si chiude infine con Shadow of a Lonely Man, ballad dolce ed elegante che costituisce un perfetto happy ending.
Pur essendo probabilmente meno riuscito e sorprendente rispetto ad I Robot,Pyramid è un altro disco splendido partorito dai The Alan Parsons Project: rispetto al concept dedicato all'opera di Isaac Asimov, i toni sono meno oscuri e più rassicuranti, il che si percepisce chiaramente anche dalla musica, che a tratti abbiamo visto strizzare l'occhio alla new wave ed al pop; in sostanza, è più facilmente accessibile e potrebbe essere un ottimo punto di partenza per iniziare il vostro ascolto di questo magnifico gruppo.
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4
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Parson cala il TRIS per me sullo stesso piano di I Robot VOTO 90/100 |
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3
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Un altro capolavoro degli APP, il loro lavoro migliore insieme a I Robot e Ammonia Avenue. |
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2
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Ennesimo discone dei mai abbastanza apprezzati Alan Parsons Project. |
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1
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Stiamo arrivando in zona capolavoro e non poteva essere altrimenti con brani come The Eagle Will Rise Again (con Colin Blunstone degli Zombies); Can't Take With You (dove c'è Gilmour alla chitarra; anzi no c'è Ian Bairnson, ma non si stente la differenza), Hyper-Gamma-Spaces, Shadow of a Lonely Man. 83 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Voyager 2. What Goes Up... 3. The Eagle Will Rise Again 4. One More River 5. Can't Take With You 6. In the Lap of the Gods 7. Pyramania 8. Hyper-Gamma-Spaces 9. Shadow of a Lonely Man
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Line Up
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Lenny Zakatek (Voce) Colin Blunstone (Voce) Dean Ford (Voce) Jack Harris (Voce) John Miles (Voce) Alan Parsons (Chitarra) Ian Bairnson (Chitarra acustica, Chitarra elettrica) Eric Woolfson (Tastiera) Duncan Mackay (Tastiera) David Paton (Basso, Cori) Stuart Elliott (Batteria, Percussioni) Phil Kenzie (Sassofono)
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RECENSIONI |
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