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Hellavista - Robolution
20/04/2018
( 554 letture )
Thrasher di tutto il mondo, unitevi! sembrano urlare a gran voce le legioni di band thrash metal sorte negli ultimi anni in ogni angolo del mondo. È innegabile che il genere stia vivendo una seconda, straordinariamente prolifica giovinezza. Questi Hellavista Asocial Club – o più semplicemente Hellavista – provengono da Vienna e sembrano intenzionati a dimostrare che anche il vecchio Impero Austro-ungarico ha qualcosa da dire in proposito. Robolution, prima pietra della loro discografia, arriva a tre anni dalla fondazione e dalla pubblicazione di un demo di quattro brani, tutti inclusi nel debutto.

Logo puntuto e giallo zinco, copertina apocalittica, titoli distopici: l’aspetto esteriore di Robolution è un unico e rassicurante ammicco alla rodata estetica thrash metal. E il contenuto non è da meno. Gli Hellavista suonano un thrash robusto e relativamente canonico, in equilibrio tra gli Ottanta e i primi Novanta. Gli otto brani che compongono la tracklist sono lunghi, strutturati e generalmente lenti. I Viennesi puntano infatti sul groove e sull’impatto piuttosto che sulla velocità, che rimane – salvo eccezioni – contenuta. Ed è proprio nelle parti più cadenzate e rocciose che la band da il meglio di sé. L’iniziale title-track, che ruota attorno ad un riff squadrato e sincopato, è un brano potente e ben riuscito. La stessa formula è applicata a Breed of Evil, che mette in luce alcune influenze heavy metal, presenti anche in Screwdriving Away, mentre The Son of Satan si avvale di un guitar work melodico e evocativo. Hellevator e Attack of the Demons puntano invece più sull’acceleratore, pur senza perdere il carattere spigoloso degli altri brani, ciò che li rende poco dinamici e non del tutto azzeccati.
Malgrado alcuni melodici abbellimenti chitarristici, Robolution è un lavoro irruento, la cui forza strumentale è garantita da un riffing muscoloso e dalla potente sezione ritmica. Drumming fitto e basso presente formano la spessa ossatura dei brani, peraltro dinamizzati dalla produzione, asciutta e forse troppo limpida. Sul tutto trona la voce di D. Harry, insolitamente gutturale per il genere. Il singer alterna sgraziate vocals sporcate ad un growl vero e proprio, risultando relativamente variato. Infine, un organo hammond fa capolino nelle già citate Attack of the Demons e Screwdriving Away, per un risultato forse non totalmente fuori luogo ma sicuramente bizzarro.

Insomma, il debutto degli Hellavista è un lavoro piacevole e ben suonato. I ragazzi austriaci includono quel minimo di personalità che permette di distinguere Robolution dalle miriadi di album thrash che escono ogni mese. La tecnica e il songwriting non mancano, ma gli Hellavista peccano ancora in compattezza e coesione. Robolution è ancora un poco acerbo, e manca di quel qualcosa capace di trasformare una manciata di buoni brani un album vero e proprio. Si tratta pur sempre di un (buon) debutto e di un lavoro onesto, che farà la gioia di tutti gli ascoltatori affamati di buon vecchio thrash.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
50 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2018
Art Gates Records
Thrash
Tracklist
1. Robolution
2. Hellevator
3. Breed of Evil
4. Dark Redeemer
5. Attack of the Demons
6. Screwdriving Away
7. The Son of Satan
8. Rest in Pain
Line Up
D. Harry (Voce)
Glaso (Chitarra)
Ossi Jr. (Chitarra)
Renne (Basso)
Mr. PP (Batteria)
 
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