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26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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20/04/2018
( 554 letture )
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Thrasher di tutto il mondo, unitevi! sembrano urlare a gran voce le legioni di band thrash metal sorte negli ultimi anni in ogni angolo del mondo. È innegabile che il genere stia vivendo una seconda, straordinariamente prolifica giovinezza. Questi Hellavista Asocial Club – o più semplicemente Hellavista – provengono da Vienna e sembrano intenzionati a dimostrare che anche il vecchio Impero Austro-ungarico ha qualcosa da dire in proposito. Robolution, prima pietra della loro discografia, arriva a tre anni dalla fondazione e dalla pubblicazione di un demo di quattro brani, tutti inclusi nel debutto.
Logo puntuto e giallo zinco, copertina apocalittica, titoli distopici: l’aspetto esteriore di Robolution è un unico e rassicurante ammicco alla rodata estetica thrash metal. E il contenuto non è da meno. Gli Hellavista suonano un thrash robusto e relativamente canonico, in equilibrio tra gli Ottanta e i primi Novanta. Gli otto brani che compongono la tracklist sono lunghi, strutturati e generalmente lenti. I Viennesi puntano infatti sul groove e sull’impatto piuttosto che sulla velocità, che rimane – salvo eccezioni – contenuta. Ed è proprio nelle parti più cadenzate e rocciose che la band da il meglio di sé. L’iniziale title-track, che ruota attorno ad un riff squadrato e sincopato, è un brano potente e ben riuscito. La stessa formula è applicata a Breed of Evil, che mette in luce alcune influenze heavy metal, presenti anche in Screwdriving Away, mentre The Son of Satan si avvale di un guitar work melodico e evocativo. Hellevator e Attack of the Demons puntano invece più sull’acceleratore, pur senza perdere il carattere spigoloso degli altri brani, ciò che li rende poco dinamici e non del tutto azzeccati. Malgrado alcuni melodici abbellimenti chitarristici, Robolution è un lavoro irruento, la cui forza strumentale è garantita da un riffing muscoloso e dalla potente sezione ritmica. Drumming fitto e basso presente formano la spessa ossatura dei brani, peraltro dinamizzati dalla produzione, asciutta e forse troppo limpida. Sul tutto trona la voce di D. Harry, insolitamente gutturale per il genere. Il singer alterna sgraziate vocals sporcate ad un growl vero e proprio, risultando relativamente variato. Infine, un organo hammond fa capolino nelle già citate Attack of the Demons e Screwdriving Away, per un risultato forse non totalmente fuori luogo ma sicuramente bizzarro.
Insomma, il debutto degli Hellavista è un lavoro piacevole e ben suonato. I ragazzi austriaci includono quel minimo di personalità che permette di distinguere Robolution dalle miriadi di album thrash che escono ogni mese. La tecnica e il songwriting non mancano, ma gli Hellavista peccano ancora in compattezza e coesione. Robolution è ancora un poco acerbo, e manca di quel qualcosa capace di trasformare una manciata di buoni brani un album vero e proprio. Si tratta pur sempre di un (buon) debutto e di un lavoro onesto, che farà la gioia di tutti gli ascoltatori affamati di buon vecchio thrash.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Robolution 2. Hellevator 3. Breed of Evil 4. Dark Redeemer 5. Attack of the Demons 6. Screwdriving Away 7. The Son of Satan 8. Rest in Pain
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Line Up
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D. Harry (Voce) Glaso (Chitarra) Ossi Jr. (Chitarra) Renne (Basso) Mr. PP (Batteria)
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RECENSIONI |
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