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11/05/24
NWOIBM FEST VOL VI
DISSESTO CULT, VIA DEL BARCO 7 - TIVOLI (RM)
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30/07/2018
( 674 letture )
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All’esordio in modo del tutto autonomo, gli Orator sono un duo death metal proveniente da Seattle. Occasionalmente un trio, abbiamo infatti Marco Pitruzzella alla batteria, i nostri non hanno rilasciato molte informazioni in giro, e l’unica cosa che sappiamo è che nel 2017 hanno rilasciato l’EP Stealth Force Mutilation, passato in sordina.
Kallipolis si apre con un’intro strumentale a cui segue il primo grande assalto frontale, Emperor (Disposable Youth); da subito si fanno notare gli elementi portanti della proposta del trio. Grande tecnica, violenza e idee chiare. Ma attenzione, non parliamo di un gruppo devoto in tutto e per tutto alla tecnica fine a se stessa, ma si ha invece a che fare con musicisti che mettono le capacità al servizio della musica e dei brani; ad un primo ascolto salteranno alle orecchie i richiami di scuola Hate Eternal ed Origin, e non è sbagliato pensare che i tre siano partiti da lì, in fin dei conti le chitarre si muovono tra shredding, riff serrati e soluzioni più groove in cui vengono esaltati i mid-tempo molto presenti in tutta la durata del lavoro. Saltano puoi fuori dissonanze utili a rendere più ricche le stretture, che pur non essendo propriamente quadrate e semplici, non cadono mai nell’esagerazione e nella mania del voler suonare complessi a tutti i costi. È bene sottolineare questo aspetto perché nonostante il disco si aggiri su di una durata di circa trenta minuti, i brani vanno dai quattro ai sette (Perceiver (The Jaws of Recompense)); trenta minuti in cui sarà impossibile non restare colpiti dalla prestazione di Marco Pitruzzella alla batteria, inarrestabile specialmente sui blast beat e nei momenti più concitati. Non c’è da sorprendersi se a volte pare stia suonando una macchina più che un essere umano. A livello puramente strumentale insomma, siamo davanti ad un buon disco, se non che la prova al microfono di Isaac McCormick sarebbe potuta essere più soddisfacente e riuscita; niente di disastroso, lo stile scelto ben si lega con la proposta e lo stile, ma siam convinti che con maggior esperienza il risultato sarebbe stato sicuramente migliore. Se poi si vuole proprio trovare un “difetto”, questo potrebbe stare nella scelta e nello svolgimento del “concept” del lavoro; Kallipolis è infatti ispirato alla fondamentale opera di Platone La Repubblica, complessa ma al tempo stesso affascinante e ricca di spunti sempre attuali. Il problema sta nel fatto che trasformare quel tipo di opera in musica, a meno che non si tratti di un gruppo progressive (per esempio), diviene un’impresa tutt’altro che riuscita. Insomma, che si tratti dell’opera di Platone o di uno scritto di Cioran, il risultato, ne siamo certi, non avrebbe avuto chissà quali differenze. Bisogna infatti tener conto che in fin dei conti si ha a che fare con un trio che sta ben lontano da soluzioni articolate e progressive.
Sviluppo del concept a parte che comunque non va ad abbassare il giudizio complessivo del disco, Kallipolis regala comunque qualche soddisfazione nonostante la sua semplicità. Probabilmente gli Orator non diventeranno un punto di riferimento della
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Kallipolis 2. Emperor (Disposable Youth) 3. Elder (Waltz to Decay) 4. Mentor (An Assertation of Dominion) 5. Follower (Those Born for Far Greater Things) 6. Perceiver (The Jaws of Recompense)
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Line Up
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Isaac McCormick (Voce, Chitarra, Basso) Matt Stecz (Chitarra)
Musicisti ospiti:
Marco Pitruzzella (Batteria)
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RECENSIONI |
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