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Icy Steel - Guest on Earth
18/03/2019
( 2065 letture )
Probabilmente il nostro Paese non sarà La Mecca del Rock, il Bengodi del metallo pesante, ma forse proprio questo suo essere assolutamente marginale rispetto al mercato ed ai gusti dell’italiano medio, rende l’Heavy Metal una specie di religione per i suoi adepti. Esistono di conseguenza una marea di band che continuano a suonare da anni ed anni (in questo caso da quasi quindici), sostanzialmente disinteressate a come e quanto siano considerate dal mainstream e pur non demonizzandolo, continuano ad operare senza concedergli nulla. Magari agendo da una zona isolata e con le sue tradizioni forti anche in campo musicale. Proprio come i sardi Icy Steel.

Il quinto album degli isolani spicca per due motivi essenziali: l’essere basato su un concept di grande attualità e per la presenza al suo interno di una lista di ospiti italiani e stranieri davvero impressionante. Per quella completa vi rimando alle note tecniche allegate alla recensione, ma a spiccare nella lunga lista sono i nomi di Steve Di Giorgio; Roberto Tiranti; Kris Laurent; Gianni Nepi; Ralf Sheepers; Olaf Thorsen; Ross The Boss; Kenny "Rhino" Earl e Mike LePond. Tuttavia, questo elenco è davvero parziale. Basato sulla descrizione di un viaggio attraverso varie fasi della storia dell’umanità, il cui senso è già chiarito dal titolo dell’album (che contiene comunque anche un sotto testo relativo alla presenza dei "guest" nell’opera), Guest on Earth ci racconta della nostra transitorietà su questo sasso spaziale che abitiamo, della conseguente inutilità dei conflitti e delle quotidiane meschinità che ci avviliscono, ma ancor più quanto la diversità e la multiculturalità siano importanti e diano valore aggiunto alla nostra realtà. Il tutto partendo molto opportunamente da casa propria, ossia dalla Sardegna antica e finendo con gli indiani d’America. Le dieci canzoni in scaletta, complessivamente ben prodotte (per quanto nei passaggi più marcatamente epici avrebbero potuto essere un po’ più magniloquenti), pur non raggiungendo mai vette di qualità assoluta sono sempre godibili, ben costruite ed eseguite, vantano più di una volta passaggi interessanti –ottimo e personale l’apporto di Di Giorgio- e sopra tutto dimostrano di avere qualcosa da dire. Un fatto per nulla scontato. In questo quadro generale spiccano Echoes Lost in Time, con i suoi richiami Folk sognanti e sentiti; la sinuosa metallicità di Technology of the Ancient Gods; i passaggi tribali di Eternity of Soul; e The Calendar (The Beginning of the End), in cui emergono la linea di basso suonata da Di Giorgio ed un ritornello riuscito. Chi ama suoni e sapori musicali di un certo tipo, comunque, non troverà veri inciampi se non in alcuni passaggi troppo manieristici che, comunque, fanno un po’ parte del pacchetto "Heavy/Epic tradizionale".

Guest on Earth non è un prodotto da ascoltare con sufficienza, magari in sottofondo mentre si svolgono le occupazioni quotidiane, ma da approcciare con il giusto tempo e la necessaria concentrazione a disposizione. In questo senso risulta pienamente aderente al periodo in cui nasce concettualmente. Ossia quando per ascoltare un LP ci si piazzava davanti allo stereo con i testi davanti e si seguiva lo svolgersi del lavoro nota per nota e canzone per canzone. In un periodo come quello attuale, in cui si usa correre sempre e l’abitudine a considerare l’arte non solo come qualcosa di equiparabile ad un panino veloce da MacDonald’s e non come un piatto da gourmet da assaporare lentamente gustando i singoli ingredienti ed il bilanciamento tra loro, invece, è forse in un certo senso fuori moda. Tuttavia, chi ama questo tipo di musica è geneticamente tarato per usufruire dei parti intellettuali altrui in un certo modo e probabilmente analizzerà il CD con il giusto spirito. Anche perché diversamente, potrebbe risultare pesante. Niente di sconvolgente, per carità. Anzi, da un certo punto di vista tutto molto prevedibile. Qualche volta, però, fare le cose semplicemente per bene, lasciando che ognuno dia il proprio apporto per arricchire l’idea originale, è una qualità da non sottovalutare.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
74.62 su 8 voti [ VOTA]
Silvia
Martedì 26 Marzo 2019, 13.43.36
10
Figurati Graziano 🙂
Graziano
Martedì 26 Marzo 2019, 13.42.45
9
@Silvia, grazie della dritta!!!
Silvia
Martedì 26 Marzo 2019, 13.11.53
8
Comunque gran bel disco, di sicuro non usa e getta veloce come detto in recensione ma da ascoltare con attenzione. A me finora e' piaciuta molto Echoes Lost in Time.
Silvia
Martedì 26 Marzo 2019, 12.53.21
7
Puoi controllare la loro pagina Facebook che ti rimanda al loro sito x il check out
Graziano
Martedì 26 Marzo 2019, 12.46.20
6
Non trovo dove ordinarlo. Qualche idea?
DyingDementia
Sabato 23 Marzo 2019, 11.52.17
5
Ottimo lavoro, davvero maturo, ben concepito ed eseguito in maniera impeccabile. Dubito fortemente che fior fiore di guest avrebbero acconsentito a partecipare ad un album mediocre. Purtroppo quando l'invidia la fa da padrona, c'è poco da fare. Continuate così Icy Steel, non si può certo piacere a tutti, ma fortunatamente piacete a chi sa ascoltare e apprezzare la buona musica fatta con impegno e sacrifici, senza sputare sentenze e cattiverie gratuite!
Sandro70
Venerdì 22 Marzo 2019, 21.52.17
4
Io l'ho trovato un ottimo album neanche tanto ostico come viene dipinto , ben prodotto e ottimamente suonato.
Staciolla
Giovedì 21 Marzo 2019, 18.36.54
3
Se tanti ospiti si sono voluti cimentare "in questa roba" forse sei tu, Masquerade, a non aver compreso perchè lo abbiano fatto e non il contrario. Poi il disco può anche non piacere, ci mancherebbe. Ma la denigrazione gratuita.... 3
Pier Mauro
Giovedì 21 Marzo 2019, 14.42.35
2
Non è da tutti comprendere la musica. Non è da tutti avere rispetto del lavoro altrui. Se pur sconfina in generi che non ci sono del tutto congeniali è un ottimo disco, un grande lavoro. Grandi ragazzi. Lasciate perdere chi non ha nemmeno le palle di mettere il suo nome nei commenti. L'invidia è una brutta cosa. Grandi Icy Steel. Avanti così, sperando che la Terra ci ospiti ancora.
masquerade
Martedì 19 Marzo 2019, 16.00.46
1
disco che aimhe si avvicin al pessimo, un minestrone di idee mal riuscito con tanti ospiti che non si capisce per quale motivo abbiano voluto cimentarsi in questa roba. 45
INFORMAZIONI
2018
Manifest Records
Heavy/Epic
Tracklist
1. The Inhabitants Of The Solitary Island
2. Technology Of The Ancient Gods
3. Eternity Of Soul
4. Echoes Lost In Time
5. The Calendar (The Beginning Of The End)
6. Of The Gods And Their Mountain
7. The Empire And The Glory
8. Honour And Cold Wind
9. With My Horse And Dry Land
10. Spirit Of The Eagle
Line Up
Stefano Galeano (Voce, Chitarra)
Marco Scanu (Chitarra)
Carlo Serra (Basso)
Flavio Fancellu (Batteria)

Musicisti Ospiti
1. The Inhabitants of the Solitary Island
(Mattia Stancioiu, Daniela Manca, Tony Rassu, Gio Lombardi, Carlo "Makika" Spiga, Crabiols Fancellu)
2. Technology of the Ancient Gods
(Brian Maillard)
3. Eternity of Soul
(Roberto Tiranti, Kris Laurent, Marta "Minako" Pedoni, Andrea Pinna)
4. Echoes Lost in Time
(Andrea Pinna, Simone Dionisi, Gabriella Eva Luna)
5. The Calendar (The Beginning of the End)
(Steve Di Giorgio, David Shankle, Andy Mornar, Leonel Silva)
6. Of the Gods and their Mountain
(Magnus Rosén, Gianni Nepi, Maurizio Cadelano)
7. The Empire and the Glory
(Ralf Sheepers, Olaf Thorsen, Andrea "ToWeR" Torricini, Andrea Pinna)
8. Honour and Cold Wind
(Ross The Boss, Kenny "Rhino" Earl)
9. With my Horse and Dry Land
(Mike LePond, Raffaele "Raffo" Albanese, Carlo "Makika" Spiga)
10. Spirit of the Eagle
(George Call, Francesco Marras, Daniel Camargo)
 
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