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Enchant - A Blueprint of the World
28/10/2023
( 896 letture )
Ah gli anni ‘90… Il prog metal statunitense, la nuova ventata di neoprogressive e il debutto degli Enchant, come dimenticarli? Una band sottovalutata e bistrattata che, a parte un tour a supporto dei Dream Theater nel 1997, ha raccolto poco o nulla di quello che avrebbe meritato, tenuto conto della grande tecnica e capacità compositiva dei singoli interpreti. Ted Leonard lo conosciamo tutti (o quasi), principalmente per la sua militanza nei più noti Spock’s Beard, non si può dire lo stesso invece dei meno celebri ma talentuosissimi Doug Ott alla chitarra e Paul Craddick, magistrale batterista. Entrati in studio nel 1993, diedero alle stampe una versione non definitiva di questo eccellente debutto, A Blueprint of the World. Non definitiva dicevamo, proprio perché questa prima edizione in realtà non è stata poi diffusa a causa della scarsa qualità di stampa. Decisivo fu l’intervento di Steve Rothery, presente anche nella lineup di questo disco che, grazie al suo lavoro al missaggio e al riarrangiamento di alcune tracce con alcuni suoi inserti di chitarra, ha dato vita alla versione finale, distribuita poi dalla poco nota etichetta Dream Circle Records nella seconda metà del 1993.

Negli anni mi è spesso capitato di consigliare gli Enchant ad amici e conoscenti, sia perché si tratta di un gruppo che incontra il mio gusto, sia perché in un certo qual modo si meritano un po’ di pubblicità (non che il passaparola con i pochi ai quali ho inviato alcuni link di loro canzoni possa accrescere a dismisura la loro popolarità…). Durante questo processo, la domanda primaria è sempre la stessa: “Ma come suonano gli Enchant?”. Ecco, per rispondere mi sono sempre aggrappato alla loro grandissima caratura tecnica: gli allora ragazzi di San Francisco suonano come una versione depotenziata e meno metallica dei colleghi Dream Theater, con un mix di sonorità care ai coevi Spock’s Beard e ai Marillion e una batteria decisamente simile allo stile del Portnoy di Images And Words.

The Thirst è la porta d’ingresso al fantastico mondo incantato degli Enchant, questo prog metal fiabesco che somiglia vagamente all’anta dell’armadio di Narnia ci catapulta immediatamente, grazie alle tastiere oniriche di Mike Geimer, nell’immaginario epico e fatato della prima traccia. La voce di Ted Leonard non potrebbe essere più adeguata per portare a termine il compito, i toni medio-alti del suo timbro vocale sono perfetti per raccontare la vicenda, tra versi poetici con assonanze e rime degne di una poesia in endecasillabi e una musicalità che si sposa alla perfezione con la melodia. Un inizio con i fiocchi. Come già accennato è forte il tributo ai Dream Theater ed è bello cogliere alcune sfumature che richiamano Under a Glass Moon e la magnifica Learning To Live, ma sempre con la firma del tutto personale degli Enchant. Vanno citate alcune influenze che hanno contribuito a rendere possibile il loro sound, ma sarebbe ingeneroso non ammettere che la band ha un’impronta del tutto riconoscibile e distinguibile ed è proprio questo che ha dato alcune ispirazioni agli Spock’s Beard semmai, piuttosto che il contrario, anche solo banalmente per una questione di consecutio temporum. Questo è evidente anche nella seconda traccia, costruita per far emergere il timbro dolce di Ted Leonard. Anche qui sono molto ricercati i testi che aggiungono un connotato profondo ad una traccia con un nome pomposo già di suo, Catharsis. Gli amanti del prog metal si esalteranno poi con l’incipit di Oasis, che non ha fortunatamente nulla a che spartire con la band dei britannici fratelli Gallagher, che anzi è carica di rapide sezioni strumentali e deliziosi cambi di tempo in pieno stile progressive metal anni ‘90; una vera perla, non solo di questo debut album, ma della loro intera discografia. Gran parte del merito va al vero e proprio sfoggio di abilità, assolutamente non fine a sé stesso, del chitarrista Douglas Ott, eccellente nelle parti soliste ma anche in qualche duetto chitarra-tastiere con Mike Geimer. Come in ogni disco prog metal/neo prog che si rispetti, c’è spazio per la power ballad e in questo la voce di Ted Leonard è perfettamente adeguata al compito: tocca alla quarta traccia, Acquaintance, ricoprire questo ruolo. Pochi sanno che Mae Dae, oltre ad essere la quinta canzone del disco, era anche il nome originario di debutto degli Enchant, prima degli anni ‘90 e prima ancora dell’ingresso nella lineup di Leonard e Platt. Brano interamente strumentale, il più corto del lavoro con i suoi 3 minuti e mezzo scarsi di durata, eppure non è assolutamente da trascurare né dimenticabile: un dolce intermezzo onirico che fa da ponte tra un pezzo tranquillo e uno più deciso, dove emerge tutta la maestria del quintetto. Ecco perché, probabilmente, qualche minuto in più non avrebbe guastato. Fortuna che ci pensa la successiva At Death’s Door a rimpolpare l’offerta. Semplicemente magistrale la seconda parte di brano che viene trainata dalla schitarrata di Doug Ott, uno dei momenti migliori di A Blueprint of the World, nonostante un sound di batteria che a tratti rievoca una già citata band. Se gli Slayer, solo un lustro prima, ci avevano portato a Sud del Paradiso, quindi nel regno degli inferi, gli Enchant ci portano a Est dell’Eden ed è nettamente preferibile questa seconda destinazione. Il titolo rispecchia il bellissimo testo e lo ritroviamo nei suoni onirici e paradisiaci. Nel paradiso in Terra ci conduce poi il basso di Ed Platt, di gran lunga la migliore prova offerta in questo debutto dalle sue quattro corde. I nove minuti di Nighttime Sky si prendono lo scettro per la traccia di maggiore durata; la suite prosegue la linea progressiva dell’album e suona fresca e pomposa, grazie anche all’assolo di chitarra acustica di Steve Rothery che riempie ulteriormente un sound già corposo. Nove minuti che scorrono in un batter d’occhio, le tastiere si fanno cinematografiche, le due chitarre che si contrappongono ci portano ancora una volta nel mondo fatato degli Enchant dal quale non vogliamo assolutamente più andar via. Brano epico, magnificamente suonato e finemente inciso, incastonato nella discografia degli statunitensi e forse anche nella storia del prog metal d’oltreoceano. In questo clima di incanto si inserisce anche Enchanted, per l’appunto “incantato”, un vero e proprio manifesto del sound del quintetto di San Francisco. Tastiere riconoscibili e fortemente presenti che lasciano la propria impronta, riff precisi di chitarra alternati ad interessantissimi assoli, la voce di Ted Leonard che pervade il pezzo con la sua narrazione e una grandissima sezione ritmica di Paul Craddick. L’unica pecca di questo disco è che purtroppo ha una conclusione e con la decima traccia volge al termine. Ci pensa quindi Open Eyes a riaprire i nostri occhi riportandoci sulla terra ferma, dopo un viaggio fatato e incantato nelle lande fiabesche degli Enchant dalle quali, francamente, nessuno vuole tornare indietro, come Harry Potter nel primo capitolo della saga mentre saluta malinconicamente Hagrid sapendo che a casa lo attendono i simpaticissimi e adorabili zii Vernon e Petunia.

Il debut album degli Enchant è un disco come se ne vedono e sentono raramente, un suono maturo e già pronto ad approdare nel firmamento del progressive metal anni ‘90 statunitense, già colmo di stelle sfavillanti, senza sfigurare minimanente. Ogni lavoro del quintetto è inciso divinamente, con il voto aggiuntivo che si meritano per i testi e le copertine, sempre finemente studiati. Anche qui in questo A Blueprint of the World non si può fare a meno di cogliere la perfezione nella scelta delle parole, quasi da dolce stilnovo toscano, oltre ad una cura maniacale nelle melodie e appunto una copertina metafisica, a raccontare con le immagini il titolo, una cianografia del mondo. Alla freschezza compositiva del duo Ott-Geimer si aggiungono il precisissimo e mai banale basso di Ed Platt e la pulitissima produzione di Steve Rothery. L’unico neo è forse la batteria di Paul Craddick che, per quanto gradevolissima e calata totalmente nel prog metal degli Enchant, ricorda veramente molto, forse troppo, lo stile di Mike Portnoy in Images And Words. Ma questo è proprio a voler essere pignoli, sviscerando un album in ogni suo aspetto e sforzandosi di trovare piccoli difetti in un disco che, a trent’anni di distanza, suona ancora fresco e innovativo. Consigliato anzi consigliatissimo a tutti gli amanti del prog metal, dai suoni meno metallici e più delicati, ai fan di Neal Morse e degli Spock’s Beard. Il grande primo incanto degli Enchant, A Blueprint of the World.



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
89.5 su 8 voti [ VOTA]
Aceshigh
Lunedì 30 Ottobre 2023, 9.56.38
12
Album superlativo, uno dei migliori album della loro discografia e anche uno dei migliori debut in ambito prog-metal. Gruppo che ha veramente raccolto troppo poco in relazione alle proprie capacità. Sull’onda di quanto stava esplodendo in ambito prog-metal, in questa prima prova ho però sempre sentito anche una certa influenza neo-prog britannico, anche nei suoni (l’inizio di East of Eden sembra quasi un tributo a Incommunicado); non a caso questo disco è uscito anche grazie a Steve Rothery. Album dopo album gli Enchant matureranno un loro stile molto personale, ma, a prescindere da ciò, già su quest’esordio le capacità tecnico/compositive e l’ispirazione sono su livelli altissimi. Pezzi come Catharsis e Oasis mi emozionano ancora, anche se sono passati trent’anni. Voto 90
Adrian Smith
Domenica 29 Ottobre 2023, 16.29.12
11
Nn male, ma un gradino sotto Spock’s Beard, Fates Warning, Dream Theater e Shadow Gallery all’epoca. 75.
progster78
Domenica 29 Ottobre 2023, 11.12.38
10
La roba assurda e\' che conosco benissimo i Spock\'s Beard...roba da matti.
progster78
Domenica 29 Ottobre 2023, 11.10.15
9
Mi presento in queste pagine come progster e non conosco questi Enchant...devo andarmi a confessare e cospargere il capo di cenere. Vado a colmare questa lacuna.
DP
Domenica 29 Ottobre 2023, 8.37.50
8
Ciao, oggettivamente meno di un 85 non si può dare, come del resto a tutta la loro discografia. I loro dischi mi hanno sempre riempito di emozioni. Io sono più legato a juggling 9 dropping 10 al quale do 90. Douglas Ott è fantastico, le melodie che crea con la sua chitarra sono eccellenti ed un chitarrista non deve limitarsi alla sola tecnica ma a quello che crea ... Ted Leonard altrettanto unico.... Hanno veramente raccolto poco in proporzione alla loro effettiva statura artistica. Rimarranno sempre tra i miei gruppi preferiti, non limitandomi a pescare solo nel Prog.
Rob Fleming
Sabato 28 Ottobre 2023, 22.21.55
7
Beh, dai, per me è un 75, lontano dal 90 d\'accordo, ma è un signor voto. L\'avessi avuto io al liceo. Se poi mi nominate gli Shadow Gallery non c\'è proprio partita. Qualitativamente dominatori indiscussi con i Savatage degli anni 90
hard n heavy
Sabato 28 Ottobre 2023, 20.53.50
6
Shadow Gallery
Fabio
Sabato 28 Ottobre 2023, 20.33.13
5
Ma sul punteggio la discussione è sempre aperta, ma per me questo Enchant e gli Shadow Gallery di Carved In Stone sono superbi, sarà che mi piace il vecchio pomp seventies e questi lavori portavano avanti la tradizione, tecnicismo al servizio di un suono \'caldo\'
hard n heavy
Sabato 28 Ottobre 2023, 19.29.54
4
Rob Fleming \'\'ma onestamente non me lo ricordo così bello.\'\' Ma che dici questo album è un super-capolavoro altro che chiacchiere al vento, per me un 90 come voto non glielo toglie nessuno punto e basta.
Max1
Sabato 28 Ottobre 2023, 19.25.50
3
Bel gruppo! Quando ho voglia di relax, di staccare dal metal \"duro e puro\" o da quello \"cervellotico\" mi affido agli Enchant! Meno male che ci sono (stati)
ricky66
Sabato 28 Ottobre 2023, 18.57.06
2
Craddick mostruoso per tecnica , gusto e creatività. Assomigliare a Portnoy è un valore aggiunto.Anche se non ne ha bisogno.
Rob Fleming
Sabato 28 Ottobre 2023, 17.20.22
1
Strano che nella recensione non si nominino mai i Kansas. Io ricordo che su Metal Shock fu recensito benissimo e da ogni dove si faceva rimando proprio al gruppo di Topeka. Un buon incontro tra Dream Theater e, appunto, Kansas. Bel disco, ancora oggi piacevole all\'ascolto, ma onestamente non me lo ricordo così bello. Per me 75
INFORMAZIONI
1993
Dream Circle Records
Prog Metal
Tracklist
1. The Thirst
2. Catharsis
3. Oasis
4. Acquaintance
5. Mae Dae
6. At Death’s Door
7. East of Eden
8. Nighttime Sky
9. Enchanted
10. Open Eyes
Line Up
Ted Leonard (Voce)
Douglas Ott (Chitarra)
Mike Geimer (Tastiera)
Ed Platt (Basso)
Paul Craddick (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Steve Rothery (Chitarra, Ebow, Produzione)
 
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