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Survivor - Too Hot to Sleep
02/12/2023
( 822 letture )
I Survivor sono entrati, di diritto, nel gotha del AOR/american rock ormai da tanto tempo. E si sono meritati tutti i riconoscimenti che li hanno resi popolari, ricchi e decisamente considerati a livello planetario. Certo, l’uomo della strada quando sente il monicker della band li associa, indelebilmente, ad Eye of the Tiger, song che ha permesso loro di spopolare, visto l’inserimento del brano in una pellicola celeberrima come Rocky III. Questi musicisti a stelle e strisce non hanno composto e pubblicato solo quell’immenso successo internazionale, ma tanti album, alcuni dalla corteccia pregevolissima e deliziosa che, ancora oggi, crea felicità tra gli amanti della musica adulta e sofisticata, con ferreo scheletrato hard rock.

Il qui presente disco consta in 52:04 minuti di musica stupenda, prodotta da Frankie Sullivan, Frank Filipetti, con Jim Peterik come associate producer, ed è stato registrato in due studi tra Wisconsin e New York; la release battezza l'entrata nel gruppo del bassista Bill Syniar e del batterista Mickey Curry, sostituti dei fuoriuscenti Stephan Ellis e Marc Droubay. Un 10 tracks in cui la band esplora sonorità decisamente più hard rock, tralasciando i miasmi pop che tanto li avevano aiutati nell’arrampicata alle classifiche: scelta non premiata, perché le vendite saranno davvero scarse, arrivando solamente al 186° gradino nella Billboard 200; un dato davvero deludente. Ma il risultato musicale è inversamente proporzionale all’insuccesso commerciale: questo Too Hot to Sleep, settimo ellepì da studio, pubblicato nel 1988, è di una lucente bellezza, troppo spesso sottovalutata da critica e pubblico. She's a Star parte da un up tempo con le guitar che entrano a gamba tesa con un gran bel riff e la voce inimitabile del compianto Jamison, chorus ottantiano e bridge arioso che ci riporta agli States dominati dall’hard rock di grande fattura: pura libidine. Desperate Dreams abbandona l’hard calcato, e insolito, per il gruppo e torna a veleggiare su mari AOR più consueti, sfoggiando un andamento sfarzoso, capace di colpire le corde giuste con un ritornello sognante e slow, con Jamison caput mundi e cori ficcanti. Lo stesso dicasi per la titletrack, con quel piano quasi dissonante, la batteria secca, le svisate della sei corde e l’anthemico chorus. Didn't Know It Was Love, primo singolo estratto, si rivela un gran pezzo di classe che unisce melodie e sensazioni, creando una song AOR di grande emozione ed impatto, mentre l’hard di Rhythm of the City si incastra perfettamente nel mosaico. Here Comes Desire, scampolo più prolungato dell’intero lotto con i suoi quasi 7 minuti di durata, è splendido nella sua purezza e nella ricerca di armonie dominate dal gusto rock, con un piano che entra dentro, cori elevati e un grande solo dell’ascia, mentre il secondo singolo Across the Miles, uno dei frammenti più ricordati in madrepatria, non trascinò il disco più di tanto. Il brano è un capolavoro di eleganza melodica e ricercatezza negli arrangiamenti di alto lignaggio, con una veste da semi ballad che circuisce al primo ascolto, regalando percezioni oniriche indimenticabili. Tell Me I'm the One è rock scorrevole che lascia tracce nella memoria e deposita grandi coralità. Can't Give It Up e Burning Bridges chiudono la scaletta: entrambe ritmate con gli ampli a palla, sempre in bilico tra brillante gusto AOR e dure steccate d’eccellenza, con la traccia finale insolitamente cupa e rallentata, ma decisamente convincente.

Un grande disco dove gli intrecci tra chitarre e tastiere la fanno da padrone, il tutto dominato dalla voce fantastica di un grande cantante come Jimi Jamison che porta a termine la perfetta sublimazione delle partiture intessute e scritte da due immensi musicisti come Jim Peterik e Frankie Sullivan, un vero trio da entusiasmi musicali. Dopo questo album, forse a causa dei risultati poverissimi nelle vendite, i fondatori Sullivan-Peterik mettono la band in pausa a tempo indeterminato, mentre il cantante continua a fare tournée sotto l’egida del gruppo, scatenando così una lunga battaglia legale sui diritti del monicker della band. Il disco non solo non sfonda per nulla negli USA ma nemmeno su mercati, da sempre ricettivi: in Germania si piazza solo al 55° posto, in Giappone arriva al gradino numero 82. Too Hot to Sleep va fuori catalogo per qualche tempo e viene rimasterizzato e ristampato nel 2011, distribuito da Rock Candy Records. L’assioma successo-grande disco, che molti ritengono un connubio inscindibile, viene smentito come tante altre volte è accaduto nella storia del music business. Questo Too Hot to Sleep, nonostante l’insuccesso commerciale conclamato, è e rimarrà sempre un grandissimo lavoro, uno de migliori del quintetto americano, l’ennesimo atto a conferma della qualità suprema da sempre presente nei Survivor.



VOTO RECENSORE
88
VOTO LETTORI
87 su 2 voti [ VOTA]
Andy
Martedì 9 Luglio 2024, 17.40.48
10
...questo e\' un gran album tuttora....la miglior produzione sonora della loro discografia e pezzi notevoli....quello che colpisce di too hot to sleep e\' la grande eleganza delle canzoni...un chiaro marchio di fabbrica SURVIVOR ma votato di piu\' all\'hard rock!!!!!!
ShotInTheDark
Giovedì 18 Aprile 2024, 12.13.44
9
Un sound bomba con un problema (di non poco livello): una opener non proprio fiacca, ma incomparabile a Eye of the Tiger, I cant hold back, How Much Love.
Sandro70
Venerdì 8 Dicembre 2023, 21.15.56
8
Mi accodo pari pari al commento di hard n heavy. Agli amanti dei Survivor e dell\'aor in generale consiglio vivamente l\'album solista di Jimi Jamison never too late , un capolavoro .
hard n heavy
Martedì 5 Dicembre 2023, 19.46.19
7
Quello che hanno fatto i Survivor con questo album e qualcosa d\'impressionante a livello di scrittura di canzoni, non era facile venire dagli album precedenti. Too Hot to Sleep dimostra di essere un album superlativo, voto 90/100.
Aceshigh
Domenica 3 Dicembre 2023, 11.36.40
6
Altro grande album dei Survivor, un insuccesso inspiegabile. Eppure erano anni buoni per certe sonorità; forse l’indurimento del sound non convinse i vecchi fans, o forse altre band erano più attrattive, chissà… comunque flop immeritato perché il valore dell’album è sempre altissimo, bastino da esempio due pezzi come Desperate Dreams o Didn’t Know It Was Love. Per me giusto un capello sotto i due precedenti capolavori. Voto 86
duke
Sabato 2 Dicembre 2023, 19.15.37
5
...band eccezionale......grandi.....
Alidoro
Sabato 2 Dicembre 2023, 14.31.37
4
Disco epocale con Desperate Dreams come hit radiofonica migliore di quell\'anno
Fabio
Sabato 2 Dicembre 2023, 12.48.59
3
Il disco più potente della band, infatti come già detto si può parlare anche di hard rock, ottima la prova di Micky Curry, già con Bryan Adams. Canto del cigno della prima parte di carriera. Voto meritato
Epic
Sabato 2 Dicembre 2023, 12.25.31
2
Capolavoro, I più grandi Dell aor
Rik HM
Sabato 2 Dicembre 2023, 12.23.17
1
Band di gran classe in ambito aor, e spesso li associo ai journey. Album decisamente hard oriented e sicuramente più vicino ai miei gusti musicali. Jimi jamison ha una voce perfetta per le redio americane, ma come spesso accade l album non ha avuto il riscontro sperato. Per chi segue l aor non edulcorato ma bello tosto, provi a dargli un ascolto... 🤟🎸
INFORMAZIONI
1988
Scotti Bros.
AOR
Tracklist
1. She's a Star
2. Desperate Dreams
3. Too Hot to Sleep
4. Didn't Know It Was Love
5. Rhythm of the City
6. Here Comes Desire
7. Across the Mile
8. Tell Me I'm the One
9. Can't Give It Up
10. Burning Bridges
Line Up
Jimi Jamison (Voce, Cori)
Frankie Sullivan (Chitarra, Cori)
Jim Peterik (Tastiera)
Bill Syniar (Basso)
Mickey Curry (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Peter-John Vettese (Tastiera)
Ian Lloyd (Cori)
Tommy Shaw (Cori)
 
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