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Stratus - Throwing Shapes
( 2763 letture )
I cultori del sound tipicamente imprevedibile che generalmente categorizziamo alla voce NWOBHM sapranno bene chi e cosa si cela dietro al moniker Stratus: non certo galoppate rivestite d'acciaio o epiche composizioni dal flavour maestoso, come il passato del drummer Clive Burr potrebbe lasciar presagire. Il biondo batterista, per chi non lo sapesse, è colui che sedeva dietro le pelli di una band conosciuta come Vergine di Ferro e che sotto le colate di sangue finto che sgorgavano dalle fauci di Eddie the Head aveva contribuito a registrare i primi tre dischi degli Iron Maiden. Come detto in apertura, però, è bene scordarsi i duelli di chitarra e le fluide scorazzate melodiche della ciurma capitanata da Steve Harris, perché questi Stratus -inizialmente denominati Escape- riflettono più che altro lo spirito hard rock della corrente nella quale vengono inseriti. Dopo la dipartita dagli Iron Maiden, il valido Burr decise di proseguire la sua carriera imbastendo questo progetto assieme ai fratelli Troy dei Praying Mantis (dunque Tino alla chitarra e Chris al basso), sfornando un hard rock quasi “vanalheniano“, molto orecchiabile, leggero e rilassato, educatamente velato da tastiere e ammorbidito dalle linee vocali canticchiabili e radiofoniche affidate all'ugola di Bernie Shaw, singer con un futuro nei decani Uriah Heep. Sotto l'egida della Street Trax, dunque, fu pubblicato nel 1984 il debut album Throwing Shapes, impregnato di sonorità fortemente orientate ai Seventies; Burr stende ritmiche easy, molto semplici e basilari, che si affiancano a refrain vocali forse un po’ troppo ripetitivi nell'arco di uno stesso brano. In realtà, l'apporto compositivo di Burr è abbastanza limitato, mentre è quasi automatico considerare il platter come un progetto esterno dei Mantis, considerato anche il fatto che molti dei brani presenti furono scritti in origine proprio per quella band. Discreta la sezione solista affidata alle sei corde di Tino Troy, a tratti molto gradevole (Even If It Takes) e capace di dare spessore alla portata e completarne le coordinate stilistiche. Tra i brani più coinvolgenti spiccano Never Say No (vocalmente più solida), Romance ed Enough Is Enough, mentre la ballatona Give Me One More Chance -nella quale fanno capolino reminiscenze zeppeliniane- aiuta a conciliare l'alternanza ritmica delle diverse peculiarità sonore di questa band. Infatti è caratteristica basilare del platter quella di alternare passaggi più elettrici ad altri maggiormente docili, anche se resta sempre prominente una certa attitudine mainstream ed una pesantezza generale sempre attentamente frenata a dovere. Il ritmo quasi pop rock di canzoni come Run for Your Life, ad esempio, spruzza di radiofonicità i solchi del disco, con corpose impalcature erette dai sintetizzatori e linee vocali variopinte. Il contributo delle tastiere è sempre frizzante, ma tratteggia contorni poco decisivi attorno a certe tracce: spicca invece l'assolo di tastiera incluso in So Tired, composizione che chiude l'opera dopo il ritornello facilone di Enough Is Enough. Il disco è pertanto gradevole e ascoltabile, ma non trascendentale, anche se nel contesto storico in cui fu pubblicato rappresentava un'alternativa di qualità ai titanici prodotti delle band di punta e contribuì a dare in pasto qualcosa di discreto agli incalliti ricercatori dell'underground britannico: probabilmente, se conoscete ed apprezzate il sound dei Praying Mantis potreste benissimo trovare interessante questo lavoro, dato che -a conti fatti- altro non è che una release figlia illegittima della storica compagine britannica, che la registrò sotto moniker differente soltanto a causa di un periodo di scarsa popolarità. Puro hard rock, privo di chissà quali ambizioni, un sottofondo gradevole, elegante e mai invadente.


VOTO RECENSORE
68
VOTO LETTORI
30.23 su 17 voti [ VOTA]
jaw
Domenica 11 Febbraio 2018, 0.52.27
2
E' bella il finale della recensione, puro hard rock, privo di chissa' quali ambizioni, un sottofondo gradevole elegante mai e invadente, chi e' metal non cambia, oggi un disco del genere e' dei Lionheat, 85 a tutti e due, aspettando la rece del second
Charlotte
Sabato 10 Agosto 2013, 12.52.27
1
10 Agosto- Notte di San Lorenzo STANOTTE QUANDO GUARDERO' IL CIELO, CAPIRO' CHE C'E' UNA STELLA IN PIU'!! CIAO CLIVE
INFORMAZIONI
1984
Street Trax
Heavy
Tracklist
1. Back Street Loves
2. Gimme Something
3. Even If It Takes
4. Give Me One More Chance
5. Never Say No
6. Run for Your Life
7. Romance
8. Enough Is Enough
9. So Tired
Line Up
Bernie Shaw (Voce)
Tino Troy (Chitarra)
Alan Nelson (Tastiere)
Chris Troy (Basso)
Clive Burr (Batteria)
 
RECENSIONI
 
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