|
26/04/24
ELECTRIC VALLEY RECORDS FEST
BLOOM, VIA EUGENIO CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
|
|
Prayer - Danger in the Dark
|
( 2218 letture )
|
E’ un dato di fatto: negli ultimi anni la scena musicale rock scandinava sta sfornando un’impressionante serie di band dedite ad un rock morbido e melodico, sulla scia di quanto fatto dagli apripista del genere quali Europe e Treat. Mutatis mutandis, sembra quasi di trovarsi negli anni 90, quando da quelle stesse terre spuntavano come funghi band black metal oscure e maligne, fra le quali alcune erano straordinarie, un buon numero discrete, molte semplicemente terrificanti. Una sorta di spietata ed a tratti insensata gara verso la fama, avete presente no?
Anche oggi, pertanto, ci troviamo a che fare con una band scandinava, finlandese per la precisione, che ha fatto del rock più melodico, ai confini con l’AOR, la propria bandiera; loro sono i Prayer, capitanati dal cantante/chitarrista Tapani Tikkanen e giungono in questi giorni alla pubblicazione del loro secondo album in studio, Danger in the Dark, a ben 7 anni di distanza dal loro esordio su disco. Un tempo discretamente lungo, che potrebbe però aver permesso a questi ragazzacci delle gelide terre nordiche di partorire un nutrito gruppo di ottime idee, nevvero? Vogliamo scoprirlo? La risposta non può che essere affermativa ed ordunque siamo pronti a tuffarci nelle note offerteci dai nostri nuovi amici. Ad accoglierci nei circa tre quarti d’ora di musica ci pensa un sottofondo in cui dominano le tastiere, con la voce del singer che interviene poco dopo: l’atmosfera è squisitamente anni 80, verrebbe da dire anche nella registrazione, molto ariosa e ricca di riverbero. Questo brano iniziale, che poi è la title-track del disco, scorre via senza particolari sussulti, senza infamia e senza lode, con una ovvia influenza dei già citati Europe, ma anche dei non scandinavi Bon Jovi. Stesse coordinate anche per la successiva Nobody Loves You, che segue il medesimo schema basato su batteria semplice a supporto di riff lenti e regolari, tastiera sognante in sottofondo, ritornelli catchy e corali e brevi assoli. La formula in sé funziona, questo sì, ma onestamente la canzone non lascia particolari ricordi. Un po’ più variegata, con alcuni riff di stampo più puramente hard rock, la traccia numero 3, Kp, che rallenta verso il primo minuto lasciando il solo cantante a declamare i suoi versi sostenuto dalla tastiera; l’espediente viene ripetuto nel corso del brano e, per quanto l’alternanza fra momenti più rock e stacchi atmosferici nel complesso non sia malvagia, anche qui si ha la sensazione che il brano suoni un po’ freddo, privo di particolari sussulti sia in un senso che nell’altro, quindi sia in positivo che in negativo. Assolutamente identica Get What I Came For, che parte con un riff quasi ledzeppeliniano per poi lasciare ampio spazio a momenti dove Tapani Tikkanen è lasciato da solo con le tastiere suonate dai compagni di band Vallteri Tikkanen e Mika Pohjola. La traccia successiva invece ci riporta sullo schema dei brani di inizio album, che si ripetono poi grossomodo anche nelle canzoni della seconda metà del disco, seppur sia sempre presente l’alternanza con momenti più riflessivi e lenti. I brani che seguono, difatti, seguono davvero in modo pedissequo le coordinate di quanto già ascoltato finora e, in tutta onestà, non ci sono davvero particolari elementi da segnalarvi, o quantomeno momenti degni di un approfondimento.
Questo disco, in sostanza, soffre di una generale, eccessiva piattezza di fondo. Forse la mia analisi sarà sembrata tropo affrettata, sufficiente o addirittura superficiale, o magari potrete pensare che il sottoscritto voglia ascoltare solo puro metal spacca timpani; niente di più falso, apprezzo certamente in modo maggiore il metal rispetto al rock melodico, ma apprezzo molto anche i gruppi dediti ad un rock morbido e per nulla aggressivo, in certi casi anche più di taluni gruppi heavy duri e puri. Molto semplicemente, questo è un album di rock melodico non riuscito appieno. Intendiamoci, non è un disastro totale ed alcune canzoni sono certamente gradevoli nel complesso, ma la loro davvero eccessiva somiglianza e la forte piattezza che affligge tutto il platter sono decisamente troppo macroscopiche per non essere rilevate e, con mio dispiacere (non è mai piacevole dover dare un gudizio negativo su un lavoro che magari è costato ore ed ore di fatica), criticate. Auguro pertanto vivamente ai Prayer di produrre un terzo album, magari in modo meno tribolato rispetto a questo, che mostri davvero di cosa sono capaci questi finlandesi dall’anima melodica.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Danger In The Dark 2. Nobody Loves You 3. KP 4. Get What I Came For 5. Another Fool 6. Never Let Your Dreams Die 7. Heart Wants You To Rock 8. Livin’ Ain’t Livin’ 9. I’m Back 10. It’s Not The End
|
|
Line Up
|
Tapani Tikkanen (Voce, Chitarra) Jukka Ihme (Chitarra) Vallteri Tikkanen (Chitarra, Tastiere) Mika Pohjola (Basso, Tastiere) Matti Torro (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|