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Cryptex - Live at De Bosuil (DVD)
( 2270 letture )
Si parla tanto in questi anni di band fotocopia, nate esclusivamente sulla scia di altre di più alto rilievo e non solo per il fatto che queste ultime sono sulla scena da più tempo, ma anche per i contenuti effettivi della loro proposta musicale. Quando abbiamo a che fare col power, ad esempio, quante sono quelle formazioni che sembrano emulare in tutto e per tutto le gesta dei gloriosi Helloween, dei Blind Guardian, dei Gamma Ray e degli Stratovarius? Quante poi quelle band heavy che sembrano rinvangare semplicemente gli anni Ottanta senza aggiungere un pizzico di personalità alle proprie canzoni? È ovvio che non si vuole fare di tutta l’erba un fascio, ma quando ci si trova di fronte ad una band davvero originale è difficile non accorgersene. È questo il caso dei Cryptex, tedeschi d’origine e fautori di un genere che va al di là di qualsiasi classificazione. Prog rock? Folk rock? Hard rock? Tutte e tre queste domande sono giuste tanto quanto sono sbagliate. La musica dei Cryptex è la più interessante mistura di generi che si sia sentita negli ultimi anni e volerla classificare sarebbe un torto non da poco nei loro confronti.
Il trio composto da Simon Moskon, Martin Linke e Ramón Fleig è approdato al primo disco in studio intitolato Good Morning, How Did You Live? nel corso del 2011 ed è sul finire del 2012 che ci fa dono di un succulento DVD live tratto da una data del recente tour intrapreso niente di meno che con i Pain of Salvation.

IL CONCERTO
Il live, della durata stimata intorno ai quarantuno minuti è stato registrato il 10 marzo 2012 al Muziekcentrum De Bosuil di Weert in Olanda e ci mostra una band in grande forma sia dal punto di vista meramente esecutivo che da quello del coinvolgimento e dell’intrattenimento. Gli stessi Cryptex, come vedremo, si sono stupiti della grandiosa risposta di pubblico, non così inferiore rispetto a quella riservata agli headliner svedesi. La data olandese è situata ad un mese esatto dall’inizio del tour, quando ormai l’emozione della prima volta è stata superata e non c’è più tempo per timide esibizioni.
L’apertura è affidata a Hicksville, Habitus and Itchy Feet, canzone dalla forza dirompente e allo stesso tempo dal grande impatto melodico, che ci presenta una formazione evidentemente ispirata e vogliosa di stupire fin da subito il proprio pubblico. Repentino cambio d’atmosfera con la gioiosissima Freeride, al termine della quale il gruppo si concede qualche istante per salutare ed intrattenere il pubblico e presentare una canzone rivolta direttamente a loro: Dance of the Strange Folk. Anche in questo caso l’atmosfera è solare e la freschezza con cui il pezzo viene interpretato dal vivo ci dimostra che la band riesce a farsi valere non soltanto in studio di registrazione, ma anche e soprattutto quando calca un palcoscenico. A dimostrazione di ciò, è esemplare la dimestichezza con cui viene suonata Camden Town, che addirittura si fa apprezzare più in questo contesto che su disco. La bella e dolce Alois è un altro lato della strepitosa versatilità del gruppo, mentre It’s Mine, eseguita interamente in acustico, è un altro di quei pezzi dall’impatto sonoro dirompente. Non finiscono di stupirci i tre tedeschi e Gypsy’s Lullaby ne è la prova: anche questa suonata in acustico e che ci mostra finalmente il singer Simon Moskon al basso. La canzone verso la fine si tramuta in un pezzo ai limiti del metal, con riff arcigni di chitarra e un groove insistente di batteria, giusto preambolo per Most Lovable Monster, pezzo decisamente più pesante rispetto ai canoni cui ci eravamo inizialmente abituati, con veloci cambi di tempo e sfuriate ritmiche quasi inaspettate; tutto questo fino all’entrata della voce, che spezza abbastanza di netto l’atmosfera che si era venuta a creare. Riguardo al cantante va detto che in più punti appare sforzare troppo la voce, perdendo così dei punti di merito su una prestazione comunque di alto livello. Si arriva quasi a conclusione con Grief and Despair, pezzo introspettivo e trascinante che richiama solo nella seconda metà la cattiveria metallica di Most Lovable Monster, e la finale Leviathan, che continua su questo andamento pesante e ci lascia una sensazione di completezza ed appagatezza non irrilevante. Quanto ascoltato finora non può infatti essere racchiuso negli stretti confini di un genere, ma è la piacevole unione di più anime musicali, quella rock progressiva degli anni Settanta, quella metallica derivante principalmente dagli anni Ottanta e una sperimentazione che prende a piacimento un po’ da tutte le epoche.

I CONTENUTI BONUS
Il documentario, che dura approssimativamente tanto quanto il live, è un’interessante finestra sul tour appena intrapreso dalla band, sul metodo di lavoro in sala di registrazione e su quello di composizione in sala prove, sulle opinioni di chi ha lavorato alla creazione del disco e di chi ha fornito ai Cryptex la possibilità stessa di entrare a far parte di questo tour europeo con gli svedesi Pain of Salvation. Quattordici i Paesi toccati e ventotto le date segnate in calendario, con appena tre settimane di tempo per preparare il tutto. Come rivelatoci dal cantante Simon Moskon, la notizia del tour li ha risvegliati dal torpore della vita quotidiana, non sapevano nemmeno che canzoni inserire in scaletta, quali vestiti e quali oggetti portare con sé in questo viaggio lungo circa due mesi. Il timore di perdere la voce, poi, era forte, ma anche il drummer Ramón Fleig ha avuto di che risentirsi, trovandosi spesso a pezzi dopo qualche data e con inevitabili dosi di Voltaren da assumere per rimettersi in sesto. L’esperienza però non è stata per niente negativa, infatti se prima pensavano che la gente avrebbe guardato solo parte dei loro concerti e che sarebbero stati tutti lì per gli headliner, si sono presto dovuti ricredere dato che il pubblico presente in sala assisteva invece sempre molto interessato ai loro show d’apertura. A conti fatti, perciò, il feedback è stato più che positivo.
Nella parte conclusiva del documentario, possiamo vedere i Nostri alle prese con la composizione dei nuovi pezzi ed è interessante vedere la precisione e la professionalità con cui ogni momento della composizione viene preso sul serio e trascritto su carta al fine di non perdere di vista il proprio obiettivo. Tra annotazioni di BPM, tonalità e singole note, il secondo disco dei Cryptex non sembra lontano dall’essere presentato al grande pubblico.

Nel complesso, questa nuova uscita ha soddisfatto la nostra curiosità di vedere quanto sarebbe stata attendibile la band dal vivo, e ci ha ripagato in grande con una dimostrazione di forza altrettanto grandiosa. Non convince troppo l’idea di un DVD live giunto dopo appena un solo studio album rilasciato, ma per tutti coloro che si erano fatti ammaliare da Good Morning, How Did You Live?, questo Live at De Bosuil è una chicca sicuramente gustosa.
Insomma, questa giovane band proveniente da terra tedesca sa il fatto suo e può senz’altro farsi valere ancor di più negli anni a venire, man mano che acquisirà ulteriore esperienza. Da parte nostra non possiamo che attenderci grandi cose e riprometterci che terremo senz’altro sott’occhio eventuali novità provenienti da casa Cryptex. Le prospettive si fanno sempre più rosee.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
53 su 1 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2012
SAOL
Folk Rock
Tracklist
Concert:
1. Hicksville, Habitus and Itchy Feet
2. Freeride
3. Dance of the Strange Folk
4. Camden Town
5. Alois
6.It’s Mine
7. Gypsy’s Lullaby
8. Most Lovable Monster
9. Grief and Despair
10. Leviathan

Bonus:
- Exclusive Documentary / Interview
- Photo Gallery
Line Up
Simon Moskon (Voce, Basso, Piano, Tastiere, Bluesharp, Didgeridoo)
Martin Linke (Chitarre, Sansula, Seconda Voce)
Ramón Fleig (Batteria, Percussioni, Cajón, Seconda Voce)
 
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